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Scelte strategiche gruppo Stellantis NV


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intervista a carlos sul corriere
 

 

Tavares: «L’auto sta cambiando. I timori delle fabbriche? L’Italia sarà competitiva»

L’auto è il settore industriale che più di altri, con la rivoluzione della transizione elettrica, sta subendo una trasformazione profonda. Che mette a rischio modi di produrre, filiere, fabbriche, posti di lavoro. E che allo stesso tempo sta combattendo una battaglia di futuro, alla ricerca di una svolta. Carlos Tavares, amministratore delegato del gruppo Stellantis, usa la metafora della Formula 1: «Quando si cambiano le regole per le gare, all’inizio le squadre restano sorprese, non sono sempre d’accordo. A un certo punto però devono fare il reset, dalla tecnologia al design se vogliono restare competitive. E questo è quello che sta accadendo nel settore automotive. L’elettrificazione è la più grande trasformazione industriale degli ultimi anni, voluta dalla politica con la scadenza del 2035, votata dal Parlamento europeo e dunque dai cittadini. Credo che nel Dna del gruppo ci siano le capacità per trasformarla in una grande opportunità».

Però i dati del mercato dell’auto da mesi segnano un forte calo, per le produzioni in Italia significa 200 mila auto in meno, preoccupazioni dei sindacati, del governo. Il timore che l’Italia non resti più centrale in questo cambiamento di Stellantis. Italia vuol dire almeno 50 mila lavoratori diretti e 150 mila indiretti…

«Tutte le trasformazioni, soprattutto in Europa, sollevano preoccupazioni, timori. Ma l’elettrificazione rappresenta una grande opportunità, non soltanto un rischio. Stiamo investendo in Italia e nei nostri iconici brand Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Maserati. I marchi italiani? La 500e è l’auto elettrica più venduta in Italia e in Germania. Alfa Romeo è il nostro unico brand premium distribuito in tutto nel mondo, dalla Cina agli Stati Uniti. Non siamo soltanto fan del marchio, il lavoro di questo ultimo anno ha consentito di renderlo profittevole in anticipo sui tempi. Stiamo investendo per l’elettrificazione di tutti i modelli. E l’anno prossimo con Fiat ci saranno almeno due nuovi modelli nel segmento-B. Stiamo investendo 14 miliardi annui per ricerca, sviluppo ed impianti e l’Italia è un pezzo importante del nostro piano industriale. Capisco i timori della trasformazione che stiamo affrontando, si tratta di un cambiamento brutale che però offre un largo spettro di possibilità. Le nostre persone ci stanno supportando e i risultati mostrano grandi successi. Un numero: il semestre si è chiuso con un utile di 8 miliardi e 14,1% di AOI. Lo ripeto, abbiamo un grande futuro davanti, se ci muoviamo nella stessa direzione».

Eppure da Mirafiori a Melfi, a Pomigliano, molti lavoratori sono in cassa integrazione, in contratti di solidarietà. Il futuro comporta molti sacrifici…

«Abbiamo la tecnologia, gli uomini, gli impianti e le capacità manifatturiere per arrivare al 2030 come una sola squadra. In Europa siamo al secondo posto nelle vendite di auto elettriche con meno di 3.000 unità dietro a Volkswagen; posso dire che gli stiamo sul collo. Negli Stati Uniti siamo terzi nei veicoli a bassa emissione. Siamo in competizione per i migliori. Entro il 2030 il 70% dei nostri veicoli sarà elettrico, 100% delle nostre vendite in Europa. Non divideremo il gruppo come ha fatto Ford, creando una newco per il settore elettrico».

«In Stellantis non c’è vecchio e nuovo da dividere, siamo un unico gruppo che va in un’unica direzione. Capisco le preoccupazioni, ma stiamo investendo 30 miliardi di euro in elettrificazione e software. All’inizio dell’anno prossimo faremo annunci del segmento B che è molto importante per l’Italia»

In quali fabbriche verranno prodotti questi modelli?

«Questo lo dirà Olivier Francois al momento opportuno. Sarà lui a dare la buona notizia su questi due nuovi prodotti. Il lavoro e il modo di produrre auto sta cambiando profondamente. Siamo molto soddisfatti del lancio della Tonale o del nuovo Grecale per intenderci. Il cambiamento e l’innovazione fanno parte del Dna di Stellantis. Tutti i nostri brand sono molto profittevoli. Ora si tratta di svilupparli, di farli crescere».

Questi ultimi due anni hanno mostrato la fragilità del sistema produttivo, troppo esposto alla dipendenza della produzione dei chip dall’Asia, dalla Cina in particolare. Cosa che si è combinata con il calo della domanda d’acquisto: un mix che ha portato a un calo del 17% solo nell’ultimo mese…

«Nella produzione siamo ancora su livelli più bassi del 2019, la situazione si sta stabilizzando ma la normalità non tornerà prima del 2023. La dipendenza dell’Europa per le tecnologie da Cina e Giappone è stata una delle cause di questo rallentamento. La produzione dei chip veniva indirizzata più sui prodotti a largo consumo, dai pc ai tablet che verso le auto. Ma ora la situazione si sta normalizzando, da dieci fornitori che hanno avuto problemi con questa carenza di chip, siamo scesi a due. Con il calo della domanda di automobili, punteremo sempre di più sui modelli ad alto valore aggiunto. Certo, il tema della dipendenza è decisivo».

Succederà lo stesso con la transizione elettrica, anzi forse saremo ancora più dipendenti dall’Asia?

«L’Europa su questo sta recuperando. Stiamo investendo su tre gigafactory per la produzione di batterie, in Francia, Germania e Italia. A Termoli, come abbiamo annunciato qualche tempo fa. In Francia lo stiamo realizzando a Douvrin, a Kaiserlautern in Germania. Contribuiranno a ridurre la dipendenza dall’Asia. Resto stupefatto di quanto questa tecnologia sia sofisticata, basta vedere come sono questi impianti. Basta visitare la linea pilota di Douvrin per capire quanta tecnologia ci sia. Abbiamo una sola strada davanti a noi: evolvere».

Il contributo finanziario dei governi, anche di quello italiano, è stato rilevante

«Mi pare normale che i governi sostengano le imprese quando ci sono cambiamenti epocali, soprattutto per combattere il cambiamento climatico».

In questi giorni c’è stato l’anniversario della scomparsa di Marchionne, il suo predecessore, un manager che è ancora molto amato in Italia. Lei che lo ha conosciuto, qual era la sua più grande qualità?

«Sergio è stato ispiratore e visionario! Un grande esempio per tutti noi. Il suo senso degli affari non era secondo a nessuno. Spero che sia soddisfatto dei nostri risultati. Abbiamo la grande responsabilità di portare Stellantis nella direzione che lui avrebbe scelto, quella di una crescita più profittevole!».

 

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Quindi non uno ma due modelli di segmento B l'anno prossimo per Fiat, inoltre parla di "buone notizie" relative alla produzione di questi modelli. Uno è la 600 polacca ma l'altro? La Panda elettrica sarebbe dovuta arrivare nel 2024 e fatta in Serbia. 

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1 ora fa, The Krieg scrive:

Quindi non uno ma due modelli di segmento B l'anno prossimo per Fiat, inoltre parla di "buone notizie" relative alla produzione di questi modelli. Uno è la 600 polacca ma l'altro? La Panda elettrica sarebbe dovuta arrivare nel 2024 e fatta in Serbia. 

Secondo me quando parla di "annunci sul segmento B che è molto importante per l'Italia" intende solo che essendo noi italiani estremamente poveri, nel 2024 avremo 2 modelli in più tra cui scegliere 😉 

 

Mi chiedo comunque anch'io quale sia il secondo modello. Se fosse la Pandona/120 sarebbe notevole.

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Il secondo modello di seg. B sarà senz'altro la gemella della nuova C3, bene che arrivi già nel 2023, io me l'aspettavo l'anno dopo, a 12 mesi di distanza dalla cugina Citroen.

Non ho però capito se è questo il modello previsto a Kragujevac, oppure se in Serbia ci andrà la variante Fiat della prossima C3 Aircross.

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Lo smantellamento di FCA Europa (i.e. ITALIA) continua a ritmo serrato.

 

La parte credito FCA Bank (inclusa Leasys) é stata ceduta (a Francesi, chiaramente) a Credit Agricole.

 

https://motori.ilmessaggero.it/economia/stellantis_cede_a_credit_agricole_il_100_di_fca_bank_e_leasys_rent-6601308.html

 

Nuovo motore per gli STATI UNITI. Quale? Il frutto della "grande" tecnologia exPSA e quindi francese

 

https://it.motor1.com/news/601854/stellantis-novita-motore-ibrido-usa/

 

Si sta smantellando il management, l'ingegneria, il passato di FCA Italia.

Questo é il problema. A questo punto, cento volte meglio che comandino azionisti tedeschi o americani ma che tengano conto dello R&D, ingegneria e management impiantato in Italia. 

L'Italia viene trattata male, molto male. Una provincia, in cui avere operai (per giustificarsi e mantenere meglio il mercato). Nel medio termine, Tavares e i francesi questo vogliono.

 

Modificato da espresso
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