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E' morto un amante delle auto Italiane


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Sicuramente pochi di Voi lo conoscevano, ma credetemi se c'era un vero esperto di Auto Italiane nella marea di scriba ignoranti che affollano la stampa Italiana, questo era Renato Gelli.

Ti ho conosciuto a Jesolo e ti ho rivisto a Milano, grazie Renato delle splendide chiaccherate, grazie Renato delle splendide lezioni che mi hai dato.

Scusa se non ho fatto a tempo a farti provare quella storica che tanto ti piaceva.

Ciao Renato

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da 4r.it

Dai, Renato: faccene sentire ancora uno! Come fa il V10 Ferrari? E il motore della Renault '5 GT Turbo'? E quello dello scuolabus"? Li sapeva fare tutti, i suoni dei motori. E li sapeva fare bene, Renato: se chiudevi gli occhi, ti sembrava davvero di essere a un Gran Premio, o sul pulmino della scuola.

Ma non lo ricorderemo solo per questo, il nostro amico Renato Gelli, che era arrivato nella redazione di "Quattroruote" dopo l'estate e sabato ha trovato la morte in un incidente di moto dalle parti di Jesolo, vicino a casa sua. Di Renato ci resteranno sempre nel cuore la simpatia, la disponibilità, la competenza, la sua "barchetta" con l'assetto da fare invidia a una monoposto, la passione per il karate, per le ragazze, i motori, le Alfa Romeo e tutte le Case italiane. La passione. Soprattutto la passione.

Renato si intendeva di tutto – di bielle, pistoni, valvole e alberi a camme, di corse (faceva il direttore sportivo per un amico che correva nel Ferrari Challenge) – e in qualsiasi cosa metteva il cuore, l'anima, l'entusiasmo. Quell'entusiasmo che chi fa questo mestiere da tanti anni, volente o nolente, rischia di perdere, facendosi prendere dalla routine. Quell'entusiasmo che all'arrivo di ogni nuova auto , soprattutto se italiana, dall'Alfa Romeo "GT" alla Fiat "Multipla", lo spingeva a uscire nel parcheggio per fotografarla, studiarla, commentarla, registrarla… Sì, registrarla: avreste dovuto ascoltare la suoneria del suo telefonino…

Ciao, Renato. Ci mancherai.

da Il Gazzettino.it

Si schianta contro un platano

Cordoglio a Jesolo per la morte di Renato Gelli, 36 anni. Grave l’amico che guidava la moto

È morto l'amico, il compagno di università, la persona che teneva sempre allegra la compagnia, il professionista che aveva coronato il suo sogno di scrivere di automobili. Jesolo piange la morte di Renato Gelli. Aveva compiuto 36 anni lo scorso 17 maggio. Un incidente stradale avvenuto sabato sera ha spezzato la vita a uno dei giovani più conosciuti e amati della cittadina balneare, come d'altra parte lo è la famiglia; l'amico con cui viaggiava sulla moto, Enrico Pagnin, è ricoverato nel reparto di rianimazione di San Donà in gravi condizioni. La tragedia si è consumata verso le 20.30 sulla via Ca' Gamba, strada che collega Jesolo Paese al Lido, lato piazza Milano, già teatro, anche nel recente passato, di gravi incidenti. I due viaggiavano in sella alla Ducati 996, di Pagnin, che la conduceva; nel tratto compreso tra via Correr e il semaforo di via Martin Lugher King, per cause in corso di accertamento da parte della polizia stradale, il giovane non è più riuscito a controllarla ed è finito fuori strada. Una breve frenata, è quello che si nota sull'asfalto, e poi lo schianto terribile contro un platano. La moto è letteralmente esplosa: pezzi di Ducati sono finiti ovunque nel raggio di una cinquantina di metri, alcuni finendo anche contro altre macchine, comunque non coinvolte nell'incidente; gli stessi due giovani sono stati scaraventati a qualche decina di metri dal luogo dell'impatto. Dato l'allarme sul posto sono intervenuti i sanitari del vicino 118, quindi gli agenti di polizia municipale e i vigili del fuoco; è stata chiamata anche l'eliambulanza da Mestre, che è pure giunta sul posto, ma per Gelli ormai non c'era più nulla da fare. La salma è stata ricomposta nella cella mortuaria del nosocomio. Pagnin è stato trasportato all'ospedale di San Donà di Piave, dove i medici si sono riservati la prognosi.

La morte di Renato ha scosso la città; anche la squadra di calcio, che ieri giocava la partita per la permanenza in serie D, ha rispettato un minuto di silenzio. Il padre Gigino aveva lavorato per anni per il Comune, prima come ragioniere capo, quindi per un lungo periodo come segretario generale; la mamma Ida Murador fa parte di una famiglia molto nota a Jesolo. E Renato era uno di quei ragazzi cui era impossibile non volere bene. Dopo avere frequentato il liceo classico di San Donà, cui andava molto fiero (voleva anche costituire un'associazione di ex allievi), si era laureato in giurisprudenza; aveva anche effettuato il praticantato per diventare avvocato, anche se la sua grande passione era l'auto. Sapeva di tutto di più. Recentemente era anche riuscito a coronare il suo sogno: lavorare per la rivista specializzata "Quattroruote"; dopo il primo periodo, la redazione era già pronta a rinnovargli il contratto e per il giornale avrebbe dovuto lavorare a una enciclopedia dell'auto. La data dei funerali non è stata ancora fissata.

Fabrizio Cibin

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