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F1 2021 - Argomento "Varie ed eventuali"


AleMcGir

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29 LUG 2021

 

Cristiano Fiorio nominato responsabile di Alfa Romeo Formula1

 

 

Cristiano FIORIO è stato nominato responsabile di Alfa Romeo Formula 1 e riporta a Jean-Philippe IMPARATO, CEO del Brand Alfa Romeo.

 

 

 

A seguito del rinnovo della partnership tra Alfa Romeo e Sauber Motorsport, Cristiano Fiorio assume la responsabilità del progetto, focalizzato nel massimizzare i risultati ed il ritorno sull'investimento, con obiettivi ambiziosi di progressivo miglioramento anno dopo anno.

 

 

 

Alfa Romeo sta ora scrivendo il suo futuro e progettando il suo piano a lungo termine. Dotato di patrimonio unico e spiccatamente italiano, il marchio resterà fedele alle sue radici anche attraverso il cambio di paradigma rappresentato dall'elettrificazione. Il piacere di guida e la passione rimarranno centrali e l'elettrificazione darà al marchio la possibilità di ridefinire il concetto di prestazioni sostenibili.

 

 

 

La presenza del marchio negli sport motoristici, e in particolare nella F1, continuerà a giocare un ruolo chiave nel futuro, sempre interpretato con un sentimento di nobile sportività italiana, il DNA di Alfa Romeo dal 1910. La F1 è il laboratorio del cambiamento per eccellenza, pionieristica nella strategia dell’ibrido, all’avanguardia della tecnologia sostenibile e alla ricerca continua dell’efficienza, quindi rappresenta un territorio chiave per Alfa Romeo nel suo percorso verso l'elettrificazione. Inoltre costituisce una base fondamentale per una strategia di marketing a livello globale.

 

 

 

Cristiano Fiorio, torinese, classe 1972, sposato con due figli, in FCA ha ricoperto la carica di responsabile Brand Marketing Communication EMEA; è stato quindi responsabile di advertising, digital, eventi, sponsorizzazioni e saloni di tutti i brand FCA. Inoltre da novembre 2019 è stato anche a capo del team di lancio della Nuova 500 elettrica.

 

 

 

Ha lavorato per il gruppo FCA dal 2013, ricoprendo negli anni diversi incarichi: dapprima responsabile dei servizi di comunicazione e cross brand per la region EMEA, assume la responsabilità dell’ente brand promotion di tutti i marchi del Gruppo, sempre in ambito EMEA, con la responsabilità anche degli eventi, del licensing e del merchandising.

 

 

 

In precedenza ha lavorato nell’ambito dei grandi eventi, del turismo e in società specializzate in eventi sportivi, sports e marketing communication. È membro del board di Basicnet (marchi Superga, Kappa, Sebago, Kway e altri).

 

 

 

Torino, 29 luglio 2021

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2 ore fa, j scrive:

non lo guardo manco morto :(

Non me la sento...a se so che mi piacerà

PETIZIONE 125 in Superstrada e Autostrada

La Desmosedici è una moto difficile, quando dai gas vibra e si muove, ma è una sua prerogativa perchè se non ti fai spaventare vedi che tutto funziona. [Casey Stoner]

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On 30/7/2021 at 14:01, j scrive:

 

Chissà se sveleranno qualcosa sulla condizione attuale, comunque lo aspetto con ansia.

Now: Jeep Compass MY20 1.3 GSE Longitude (Me - 2021) - Dacia Spring Plus (Wife - 2022)

Previously: Fiat 500L ('68); Autobianchi Avenue Y10 1.1 ('93); Fiat Panda 900 ('98); Fiat Panda 1.2 ('04); Ford Focus SW 1.6 Tdci ('09); Fiat Punto Evo 1.4 GPL ('10); Lancia Ysilon 1.2 Argento ('16)

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4 ore fa, stigghiolaro scrive:

 

Chissà se sveleranno qualcosa sulla condizione attuale, comunque lo aspetto con ansia.

assolutamente no a mio avviso

PETIZIONE 125 in Superstrada e Autostrada

La Desmosedici è una moto difficile, quando dai gas vibra e si muove, ma è una sua prerogativa perchè se non ti fai spaventare vedi che tutto funziona. [Casey Stoner]

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Ungheria, motore Leclerc “irrimediabilmente danneggiato”

La Ferrari ha comunicato le conseguenze dell'incidente al via dell'Hungaroring: oltre al danno la beffa per il monegasco, che al prossimo cambio di PU incorrerà in penalità

 
 
 

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Bandiere rosse, è record: mai così tante dal 1995

Più di un terzo dei GP disputati finora in questa stagione hanno subito un'interruzione; il conto sale a sette in un anno e mezzo considerando anche il 2020

Tra i tanti numeri da analizzare in questa pausa di metà stagione che la Formula 1 si concede prima di riprendere le ostilità in Belgio, ce n’è uno che merita un’attenzione particolare. Sugli 11 GP disputati finora, in ben quattro occasioni la gara è stata neutralizzata con la bandiera rossa. I casi più recenti si sono avuti nelle ultime due gare, in Gran Bretagna e Ungheria. Tutte e due le volte l’interruzione è arrivata nelle primissime battute. Per l’incidente Verstappen-Hamilton a Silverstone e per l’autoscontro di curva 1 a Budapest. Precedentemente, erano state fermate e successivamente riprese anche la gare di Imola e Baku, sempre a causa di incidenti che avevano disseminato il tracciato di detriti.

Statistiche alla mano, quattro GP fermati con la bandiera rossa in una sola stagione rappresentano un record per la F1. Per trovarne altrettanti bisogna ritornare addirittura al 1995. In quel caso furono quattro nel corso dell’intero campionato, curiosamente tutti interrotti a causa di incidenti occorsi nel primo giro della gara. I quattro GP fermati in questa prima metà di 2021 si sommano inoltre con le tre gare stoppate durante il campionato 2020. Anche in questo caso, per trovare sette gare neutralizzate nell’arco di due stagioni (anzi, una e mezza), bisogna tornare al biennio 1994-95. Quella di allora era certamente una F1 molto diversa, molto meno sicura e – fatto da non trascurare – con molte più auto in pista. All’epoca infatti le griglie di partenza erano ricche di 24-26 monoposto, contro le 20 attuali.

Questi numeri certamente stanno iniziando ad inficiare anche le strategie dei team. Se in passato la bandiera rossa era vista come un evento totalmente eccezionale, dal 2020 ad oggi è diventata un’evenienza che statisticamente si verifica in un GP ogni quattro. Anche il fatto di poter riparare la vettura durante lo stop ha un impatto non da poco sulla gara. Hamilton a Silverstone, ad esempio, ha potuto proseguire verso la vittoria dopo il contatto con Verstappen proprio grazie allo stop di diversi minuti.

Certamente, a livello di spettacolarità, l’opzione della ripartenza da fermo può ‘invogliare’ la direzione corsa a sfruttare questo strumento in maniera maggiore rispetto al passato, per mescolare talvolta le carte. Va però riconosciuto che, delle quattro bandiere rosse esposte quest’anno, l’unica che probabilmente in passato non si sarebbe avuta è quella di Baku. A pochi giri dalla conclusione della gara, infatti, fino a qualche stagione fa era prassi terminare il GP in regime di Safety Car. Anche nel Circus però, come nella vita, abitudini e tradizioni cambiano e si evolvono con il tempo.

 

https://www.formulapassion.it/manifestomotore/zoom/bandiere-rosse-e-record-mai-cosi-tante-dal-1995-f1-interruzione-hamilton-verstappen-578431.html

 

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Tutti gli uomini del Residente

John Elkann sempre più a Maranello, sempre più vicino alle truppe. È il segnale di un cambiamento

Mi arrivano conferme su quanto avevo scritto tempo fa. E cioè che John Elkann ha fatto seguire alle parole i fatti e, ultimamente, è molto più presente a Maranello. Non solo nel ruolo, diciamo così, stradale, ma anche per quanto riguarda la squadra corse. Tanto che più di uno, fra i ragazzi di tutte le età che lavorano in Gestione Sportiva, lo avrebbe incontrato nei corridoi e si sarebbe sentito chiedere “Come va? È contento di lavorare qui?“.

Ricordo il primo giorno in cui incontrai l’attuale presidente Ferrari nei locali della GeS. Era il mattino successivo al GP Germania 2018, quello della corsa vincente di Vettel finita contro le barriere. Per arrivare in tempo al primo volo del mattino avevo percorso l’autostrada tedesca a velocità imbarazzante a bordo di una BMW Coupé (quella mi avevano dato, che facevo?). John ci parlò delle condizioni di Sergio Marchionne, che sapevamo essere in fin di vita; accennò anche a un “virus” che lo aveva colpito, di cui non ho più avuto conferme. Poi passò subito a commentare la gara e definì “inaccettabile” il risultato della domenica (aveva ragione da vendere, ma mi chiedo, a questo punto, cosa avrà detto di tutta la stagione scorsa). In tutti i nostri incontri successivi, però, mi diede sempre l’impressione di essere un pochino tipo pesce fuor d’acqua. A differenza di Montezemolo, che da giovane correva sotto pseudonimo, o di Marchionne che – così mi assicurarono a Torino – ogni tanto si divertiva al Lingotto, Elkann non sembrava avere nel sangue il gene delle corse. Però quello è un gene strano, capace di inserirsi a poco a poco nel corredo cromosomico di chiunque. Basta che si acquisisca un certo senso di appartenenza, al resto pensa la natura umana. Non ricordo più chi abbia detto che le corse sono il modo più efficace per tirare fuori il meglio, o il peggio, o tutti e due, da ciascuno di noi. Di certo scatenano emozioni fortissime, specialmente se vissute dentro un box.

Mi piace quindi pensare che anche l’eburneo John sia uscito dalla sua bolla per lasciarsi coinvolgere dal mondo in cui il sangue scorre a trecento all’ora. Come era nel DNA di Montezemolo, di cui ricordo gli acuti rimbrotti quando trovava qualcuno o qualcosa fuori posto a Fiorano. E come era successo anche a Marchionne, che a un certo punto volle un suo ufficio personale anche in GeS. Per metterglielo a disposizione fu necessario far traslocare il povero Coletta, l’uomo che anche adesso fa vincere le Ferrari in pista con la GT. La targhetta accanto alla grande porta vetrata recava solo le iniziali, SM, laconiche e quasi minacciose. Spesso il Presidente rimaneva chiuso con gli ingegneri fino a tarda sera, specie nei periodi di crisi. Con tutto il rispetto per l’uomo che era e per chi non c’è più, il suo contributo riceveva commenti controversi. Ricordo un pomeriggio in cui James Allison uscì sconfortato da uno di questi meeting e si sfogò col sottoscritto: “Quello non capisce un c…o di corse e vuole insegnare a noi cosa dobbiamo fare?“. Sul campo di gara, poi, Marchionne dava prova di un cameratismo quasi militaresco. A volte appariva al box e chiedeva “ma non c’è un cesso, qui?” (Una volta capitò un piccolo inconveniente di natura idraulica e lui uscì a mani alzate gridando “io non c’entro”). In due parole, era diventato un uomo-squadra. Il suo entusiasmo per le vittorie era totalmente sincero, e altrettanto lo erano le sue incazzature per le sconfitte.

Ho già raccontato, in proposito, di quale fosse il suo stato d’animo quel pomeriggio di maggio, cinque anni fa, in cui il pivello Max Verstappen si tenne dietro Raikkonen e Vettel fino al traguardo di Montmelò. Con le due Mercedes fuori combattimento, quella per il Dottore era una gara già vinta: e non importa che Ricciardo, con l’altra Red Bull, non fosse riuscito a passare la seconda Ferrari in condizioni di sorpasso quasi impossibili. Per questo mi chiedo, a distanza di parecchi giorni, come John Elkann abbia preso il risultato dell’Ungheria, al di fuori delle ovvie dichiarazioni ufficiali. Perché qui sono d’accordo con i tanti bravi analisti che hanno fatto rilevare le mancanze della Ferrari all’Hungaroring. Per dirla calcisticamente, quello di domenica per Sainz poteva essere un goal a porta vuota. Da quaranta metri, magari, ma pur sempre un’occasione poco ripetibile. Mancava Bottas, mancava Norris, Verstappen e Ricciardo erano passati dallo sfasciacarrozze e Hamilton si era condannato alla partenza intelligente. E per la Ferrari, dopo avere illuso di poterla andare a prendere, essere battuti dall’Alpine di Luca de Meo, ex pupillo di Marchionne passato alla concorrenza, forse al Presidente-residente ha dato un po’ fastidio.

Anche perché si continua a parlare della rincorsa al terzo posto nel Costruttori, che di volta in volta è o non è una priorità; ma pochi accennano al fatto che Sainz, che a Budapest ha scavalcato in classifica l’incolpevole Leclerc, è pur sempre sesto in classifica Piloti. Sesto, come Alonso nella famigerata stagione 2014. Meglio era andata anche nel 2016, anno senza vittorie. E peggio, nel recente passato, solo nella passata stagione. Al di là dei risultati, c’è da risollevare il morale di una truppa che fatica a digerire il cambiamento di parametri, per cui oggi si festeggia per un podio ereditato. Se John Elkann, finora decisamente sottotono nelle uscite pubbliche, si sta ribellando al destino di essere il presidente meno vincente del Cavallino, è una bella notizia per tanti. Il segno che qualcosa potrebbe cambiare.

 

https://www.formulapassion.it/manifestomotore/alberto-antonini/tutti-gli-uomini-del-residente-elkann-marchionne-f1-ferrari-montezemolo-binotto-sainz-leclerc-gp-ungheria-presidente-allison-mercedes-578675.html?fbclid=IwAR03XjTKVhmFTJHA83ba0am-YrhzkFyl8c-6G8VKFsv3YABY2dSSGI8XwEg

 

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