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Nuovi sommergibili Classe U-212


maxsona

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Il Programma U-212A deriva dall'esigenza della Marina Militare Italiana di disporre entro il 2006 di una nuova classe di Sommergibili rispondenti alle attuali esigenze operative. Allo scopo di perseguire tale obiettivo, la MMI ha ritenuto necessario procedere sulla strada di una cooperazione internazionale con la Germania, che, sulla base di un progetto precedentemente definito, aveva già finalizzato nel 1994 un Programma per la realizzazione di 4 nuovi Sommergibili denominati "23.10 01/06/2004".

L'elemento essenziale che ha portato a tale determinazione è rappresentato dalle estese comunalità ravvisate sia per quanto attiene il requisito operativo, che per la tempistisca di realizzazione delle nuove Unità subacquee. La collaborazione tra ITALIA e GERMANIA è stata formalizzata con un accordo governativo fra i due Ministeri della Difesa delle due nazioni, siglato il 22 aprile 1996 (Memorandum Of Understanding - MOU). Gli elementi salienti di tale accordo sono:

costruzione in Italia ed in Germania di sommergibili identici tipo U-212A (4 battelli in Germania e 2 in Italia, con l'opzione, attualmente in via di definizione, di altri 2 dopo il 2006);

integrazione dei supporti tecnico-logistici ed addestrativi italiano e tedesco per realizzare economie di esercizio e quale primo passo per l'integrazione operativa;

Immagini del nuovo Sommergibile Classe U212A "Salvatore Todaro" in galleggiamento

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Immagini del Varo del Sommergibile Classe U212A "Salvatore Todaro"

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Caratteristiche Principali dei Sommergibili classe U-212A

Dislocamento in superficie 1450 tons

Dislocamento in immersione: 1830 tons

Lunghezza f.t. 55,9 m

Diametro max f.o. 7,00 m

Immersione media 6 m

Apparato Motore nr.1 Gruppo Diesel-generatore MTU / Piller (3,12 MW)

nr.1 mot. elettrico a magneti permanenti SIEMENS (2,85 MW)

sistema A.I.P. con Fuel Cells da 8 + 1 moduli (306 kW)

Batteria di Accumulatori

Velocità in superficie 12 nodi

Velocità in immersione 20 nodi

Armamento nr. 6 tubi lancia-siluri da 533 mm

nr. 12 siluri Whitehead A184 mod.3 / STN DM2A4

Equipaggio 23 + 4 uomini

Autonomia 8000 miglia a 8 nodi in superficie

420 miglia a 8 nodi in immersione

Fincantieri - Muggiano (SP) - Settembre 2001, fasi costruttive dei 2 battelli U-212A della Marina Militare Italiana

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Si tratta di sommergibili di medie dimensioni caratterizzati dall’impiego di tecnologie innovative che permettono prestazioni molto avanzate, particolarmente notevoli nel settore dell’autonomia occulta, delle segnature, del sistema elettroacustico e di lancio delle armi.

Caratteristiche salienti e distintive del U212A rispetto alle precedenti unità subacquee sono essenzialmente :

impianto di propulsione indipendente dall’aria (A.I.P.) del tipo a Fuel Cells, che consente un’elevata autonomia in immersione;

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segnature (acustica, T.S., idrodinamica, magnetica, ottica, radar, termica ed I/R) estremamente ridotte;

sistema di comando e controllo armi (B.C.W.C.S. MSI 90) completamente integrati.

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Lo scafo resistente: è formato da due cilindri di diverso diametro, collegati tra loro da un tratto tronco-conico lungo due metri; il corpo prodiero è a scafo singolo; il corpo poppiero è a doppio scafo per l’esistenza di uno scafo leggero che inviluppa i contenitori di ossigeno ed idrogeno necessari per il sistema A.I.P.; le estremità dello scafo resistente sono chiuse da due calotte sferiche ribassate.

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L’apparato di propulsione è composto da un gruppo diesel generatore MTU, da un motore elettrico a doppio indotto SIEMENS Permasin; da un sistema a celle combustibili PEM.

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Il Sistema di Combattimento dispone di:

apparato SONAR DBQS-40 della tedesca STN Atlas Elektronik, dotato di base conforme, flank-array, towed-array, intercettatore ASM, sistema di rilevamento del rumore proprio;

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sistema di comando e controllo tipo B.C.W.C.S. MSI90U della norvegese Kongsberg Defence AS;

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sistema periscopi SERO 14/15 della tedesca Zeiss Eltro Optronik;

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sistema ESM FL 1800U della tedesca DASA

radar Elna Hughes;

sottosistema Tlc integrato della tedesca Hagenuk Marinekommunikation.

Marina Militare Italiana

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Insieme agli U-214 sono il meglio, però ce ne servirebbero almeno 6, non solo 4. Inoltre è un peccato che non siano dotati da subito dei missili sub-superficie.

Perchè qui in Italia c'è chi vorrebbe anteporre la verifica della nostra tolleranza verso le idee altrui, prima ancora di assicurarsi della loro nei nostri confronti.

(Massimo Tosti, giornalista)

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mi ricorda un pò i kilo anche se penso che siano un pò più grossi questi.. a proposito, nessuno di voi ha mai letto classe kilo, di patrick robinson? se vi piacciono i sommergibili ve lo consiglio :wink:

Come se fosse antani per lei

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Secondo me la Marina è stata quella che meglio ha saputo gestire i propri finanziamenti. Quando la Conte di Cavour, i sommergibili classe U-212, i futuri caccia imbarcati JSF e le nuove fregate antiaeree classe Orizzonte saranno tutti operativi credo che avremo una marina militare più che dignitiosa, anzi !!

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Tra l'altro noi e i tedeschi usiamo la versione originale la cosidetta U212.....i Greci avrano la sua evoluzione la cosidetta U214.....finora ci sono ordinate 6 U214 3 dalla Grecia(che sara' la prima nazione di avere una U214 operativa nel 2005) e 3 dalla Corea del Sud la prima delle greche che sara' anche la prima della "classe" U214 sara' la unica delle tre U214 ad essere realizzata in Germania mentre le altre 2 saranno realizzate in Grecia come saranno del resto fatte in Corea del Sud le restanti tre destinate alla marina sudkoreane....

Credo che se la Marina militare vuole acquistare altri due batteli dopo il 2006 sarebbe da prendere in seria considerazione di prendere la versione evoluta U214..

La U214 presenta varie migliorie nei materiali usati rispetto alla U212 che permettono al battelo di superare i 400m di profondita'...inoltre 4 degli 8 tubi possono lanciare dei missili...il disloccamento in superfice e' di 1700tons contro 1450 della U212A e la lunghezza di 65m contro i 55,9m della U212 ed infine il sistema AIP e' ulteriormente evoluto permettendo permanenze anche di due settimane sotto l'acqua...

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Complimenti maxsona per l'ottimo resoconto!!!...

I due nuovi sommergibili italiani avranno l'onore di portare due nomi leggendari per la Marina Militare Italiana...

Salvatore Todaro e Scirè...

Chi era il primo...

Salvatore Todaro,

capitano di corvetta, è ricordato nella storia della nostra Marina come un personaggio da leggenda. Aviatore, sommergibilista,

operatore di mezzi d’assalto, fu protagonista di imprese straordinarie,

dimostrando in ogni occasione coraggio, tenacia, saggezza, lealtà. Diede certamente il meglio di sé come comandante di sommergibili in Atlantico durante la seconda guerra mondiale. In tale veste affondò circa 30.000 tonnellate di naviglio nemico e si distinse nettamente da ogni altro

suo collega per il modo personalissimo di operare. Infatti, egli attaccava in genere in emersione, di giorno e con il cannone, tanto che l’ammiraglio tedesco Karl Doenitz – pur non condividendo i suoi metodi – ebbe a definirlo ironicamente, ma con ammirazione, uno “stupendo comandante

di torpediniera”.

Il comandante Todaro è, però, passato alla storia ed è conosciuto

in tutta Europa e nel mondo soprattutto, come vedremo, per la sua umanità e generosità nei confronti degli equipaggi dei bastimenti affondati dal suo battello. A tale proposito, in una conferenza stampa da lui tenuta a Chioggia nel giugno 1941, affermò, a sostegno

dei suoi principi, che “il marinaio italiano combatte

contro le navi nemiche e non contro gli uomini”. Meritò

ben otto decorazioni al valor militare, tra cui una medaglia d’oro alla memoria e tre medaglie d’argento.

I primi passi verso la gloria

Nato a Messina nel 1908 da padre sottufficiale dell’Esercito, veneto per origine e tradizioni, Todaro fu ammesso all’Accademia Navale di Livorno nel 1923 e fu nominato guardiamarina nel 1927. Nel 1931, da sottotenente di vascello, prese parte a un corso di osservazione aerea e, al termine, venne destinato alla 146ª Squadriglia Idrovolanti,

sull’aeroporto di Elmas (Cagliari).

Il 27 aprile 1933, mentre partecipava a un’esercitazione di attacco

con lancio effettivo di siluri contro un’unità navale manovrante,

avvenne qualcosa che lo avrebbe segnato per tutta

la vita. L’idrovolante su cui egli si trovava quale osservatore

perse improvvisamente quota e cadde in mare. Il futuro asso

dei sommergibili riportò nell’incidente una grave frattura alla

colonna vertebrale. Quella lesione lo costrinse ad abbandonare per sempre l’attività aviatoria, che aveva intrapreso con

tanto entusiasmo e passione, e lo obbligò a indossare permanentemente

un busto. Aveva, perciò, un portamento rigido,

che chi non lo conosceva poteva attribuire a superbia, un tratto

del carattere lontanissimo dalla sua personalità.

Oggi Todaro, con la sua menomazione, sarebbe forse stato

considerato invalido, con diritto a una pensione. Ma egli

non voleva neanche sentirne parlare e rifiutava in modo assoluto

la prospettiva di una vita sedentaria, essendo stato

formato in Accademia alla cultura del sacrificio e della fedeltà

e dedizione alla Patria. Pertanto, ormai tenente di vascello

dal luglio 1933, chiese di essere destinato sui sommergibili

e, quattro anni dopo, nel 1937, cominciò a prestare

servizio nella nuova specialità. Per essere all’altezza dei

suoi compiti si era preparato con cura quasi maniacale,

studiando giorno e notte tutto quel che riguardava le unità

subacquee, tanto che diventò successivamente, in pochi

anni, uno dei più profondi specialisti del settore.

Tra il 1937 e il 1940 il nostro personaggio fu destinato su

vari battelli e prese parte alle operazioni navali connesse

con la guerra di Spagna. Gli imbarchi più significativi furono

quelli come ufficiale in 2ª sui Sommergibili Marcantonio

Colonna e Des Geneys (entrambi della classe “Vettor

Pisani”, 880 tonnellate di dislocamento in emersione /

1.058 in immersione) e come comandante su Macallè

(classe “Adua”, t 697/856) e Jalea (classe “Argonauta”, t

666/810). Dopo la promozione a capitano di corvetta, avvenuta

nell’aprile 1940, a due mesi dall’entrata dell’Italia nel

secondo conflitto mondiale, ebbe il comando, dapprima

del Luciano Manara (classe “Fratelli Bandiera”, t

942/1.147), e poi del Comandante Cappellini (classe “Marcello”,

t 1.060/1.313). Mentre tutti gli altri sommergibili citati

erano “di media crociera” o “costieri”, quest’ultimo

era “oceanico”. Todaro aveva, così, in soli tre anni, raggiunto

il massimo cui potesse aspirare un comandante di

unità subacquea nella nostra Marina di allora.

L’epopea del Cappellini

Il battello che portava il nome dell’Eroe di Lissa, al comando

di Salvatore Todaro, nell’autunno del 1940 venne dislocato

a Bordeaux, nella base di “Betasom” (con questa abbreviazione

veniva chiamato il Comando dei Sommergibili

italiani in Atlantico). Fu da qui che l’unità subacquea uscì

per una missione nell’ottobre di quell’anno. Nella notte fra

il 15 e il 16, il comandante Todaro, trovandosi con la sua

unità in una posizione al centro dell’Atlantico, a sud delle

Azzorre, avvistò al periscopio il piroscafo belga Kabalo

(5.186 tsl) che trasportava un carico di armi e munizioni

per conto degli Inglesi. Todaro venne in superficie e attaccò col cannone il mercantile; dopo un duro scontro, lo affondò,

prese a rimorchio la lancia su cui avevano trovato

posto i ventisei componenti dell’equipaggio e fece rotta a

nord, navigando in emersione. Il cavo di rimorchio si spezzò

più volte, fino a che il Comandante del Cappellini decise

di trasferire i naufraghi sulla coperta del proprio battello.

Dopo aver percorso complessivamente 750 miglia in queste

condizioni, con il rischio di essere attaccato dall’aria o

dal mare, Todaro portò in salvo quegli uomini sbarcandoli

sulla costa dell’isola di Santa Maria (arcipelago delle Azzorre),

cioè in territorio portoghese, e perciò neutrale.

Questo cavalleresco comportamento verso l’avversario, del

tutto insolito, ebbe una enorme risonanza su tutta la stampa

europea, specialmente quelle belga e portoghese. Una corrispondenza

da Lisbona di Pierre Goemere, in particolare, descrisse

l’episodio con accenti fortemente encomiastici per i

sommergibilisti italiani del Cappellini. Inoltre, il Comandante

del Kabalo, rientrato ad Anversa, scrisse a Todaro una calorosa

lettera di ringraziamento. Un’altra lettera da Lisbona,

firmata “Una portoghese” e diretta al comandante Todaro,

giunse al Ministero della Marina a Roma. In essa, fra l’altro,

si leggeva: “ Fortunato il Paese che ha dei figli come Lei…”,

“Vi è un eroismo barbaro e un altro dinanzi al quale l’anima

si inginocchia: il Suo…”. E ancora: “ … la Sua bontà fa di

Lei un eroe, non solo dell’Italia, ma dell’Umanità”.

Nella vicenda del Kabalo vi erano stati, tuttavia, anche

aspetti considerati negativi e complicazioni diplomatiche. Di

conseguenza il Comandante, anziché ricompense, ricevette

dei richiami e subì delle noie. Ciò non determinò alcun cambiamento

nella linea d’azione del comandante Todaro, il

quale si comportò in modo identico in un’altra occasione.

Il 5 gennaio 1941, durante la sua seconda missione di attacco

al traffico, trovandosi col Cappellini fra le Isole del Capo

Verde e la costa del Senegal, si imbatté nel piroscafo britannico

Shakespeare (5.029 tsl), carico di materiale bellico e

diretto a Port Said.. Lo attaccò col cannone, lo affondò, pur

in presenza della reazione del mercantile che rispose al fuoco

con le sue armi, e trasse in salvo venti uomini dell’equipaggio

sbarcandoli sull’Isola del Sale (gruppo del Capo Verde).

Come nel caso precedente, il cavo di rimorchio si era

spezzato e l’imbarcazione con i naufraghi, rimasta indietro,

stava per affondare. Todaro aveva invertito la rotta, aveva

ritrovato il natante e preso a bordo l’intero gruppo.

Per il nostro Eroe e per il Cappellini non era finita. Pochi

giorni dopo, il 14 gennaio 1941, il battello fu impegnato in

uno scontro ricordato come “battaglia di Freetown”. Fu, infatti,

al largo di quella città, oggi capitale della Sierra Leone,

che il Cappellini attaccò col cannone il grosso piroscafo

britannico Eumaeus (7.472 tsl), molto ben armato e con

a bordo tremila soldati, oltre l’equipaggio. Il mercantile

reagì, ma il Cappellini, dopo uno scambio serrato di colpi,

lanciato per la prima volta un siluro, riuscì alfine ad affondarlo.

Ma Todaro, a differenza delle volte precedenti, non

poté far nulla per salvare tutto quel carico umano, anche

perché, sottoposto ad attacco aereo, il sommergibile aveva

riportato gravi danni. Gran parte dei soldati e marinai

dell’Eumaeus vennero, così, inghiottiti dai flutti, mentre il

Cappellini, dopo una sosta a La Luz (Gran Canaria) per le

più urgenti riparazioni, lo sbarco di un ferito e rifornimenti

vari, raggiunse Bordeaux il 30 gennaio.

Questo tragico episodio provocò nel Comandante del Cappellini

una profonda crisi interiore. Egli comprese che la guerra

fatta con cavalleria, come lui la concepiva, era impossibile.

Chiese, perciò, di sbarcare dai sommergibili e di essere impiegato in operazioni più rischiose. Sembrò, cioè, voler cercare

la morte per sottrarsi all’obbligo di odiare l’avversario.

Sui mezzi d’assalto Salvatore Todaro ottenne quanto era nei suoi desideri e venne destinato alla 10ª Flottiglia MAS. Alla guida della

“Colonna Moccagatta” (in ricordo del cap. di fregata Vittorio

Moccagatta, caduto nell’azione contro Malta del 26 luglio

1941), che comprendeva MAS, MTM ed MTSM (questi due

ultimi erano mezzi d’assalto di superficie, comunemente

detti “barchini”), si trasferì con 26 autoveicoli, via terra, in

Crimea tra i primi di maggio e i primi di giugno del 1942.

Operò, con buoni risultati, in Mar Nero, compiendo attacchi

al traffico con i “barchini”. In quel teatro, ebbe modo di distinguersi

anche al comando di una sezione di MAS nel corso

di due azioni condotte in collaborazione con la 4ª Flottiglia

dell’allora capitano di vascello Francesco Mimbelli. Una

di tali azioni venne compiuta contro bastimenti sovietici carichi

di truppe (11-18 giugno) e l’altra contro la base di Sebastopoli,

fino alla sua caduta (2 luglio). Todaro rientrò in

Italia alla fine di settembre del 1942 e assunse il comando

del piropeschereccio Cefalo, che era stato adattato al trasporto

di MTM ed MTSM dalla Spezia alla zona d’impiego.

Con il Cefalo Todaro giunse il 21 ottobre a Pantelleria, che

era stata prescelta come base dei “barchini”, per cercare

di intercettare il traffico nemico da e per Malta. Dall’isola,

egli diresse la logorante attività che, al suddetto scopo,

impegnò otto ufficiali e sette sottufficiali, ma senza successo.

Dopo lo sbarco alleato in Algeria (7 novembre

1942), la base dei “barchini” venne trasferita a Biserta.

Nella città tunisina Todaro organizzò e tentò il 12 dicembre,

con i suoi ufficiali, un attacco a Bona, ma per le pessime

condizioni del mare dovette rinunziare e rientrò con il

Cefalo a La Galite (isola a nord-ovest di Biserta), da dove

l’azione era partita. Qui, mentre giaceva in cuccetta per recuperare

le forze dopo le fatiche dei giorni precedenti, fu

raggiunto e ucciso da una scheggia durante un attacco aereo.

Erano le 08.15 del 14 dicembre 1942. Ora riposa nel

Cimitero della Purificazione, a Livorno.

Un “Gentiluomo del Mare”

Il comandante Todaro, con le sue gesta, onorò in modo

speciale la tradizione della Marina italiana. Era un Uomo

giusto e onesto, un Capo abilissimo e dotato di un ascendente

assolutamente fuori del comune sui suoi equipaggi.

Dall’epoca dei fatti qui raccontati, e ancora oggi, gli vengono

attribuiti, meritatamente, i nomignoli di “Don Chisciotte

del Mare”, “Gentiluomo del Mare”, “Corsaro Gentiluomo”,

“Cavaliere Azzurro”, e altri. Alla sua generosità

accoppiava un’audacia davvero incredibile. Nella motivazione

della medaglia d’oro conferitagli “alla memoria”, si

legge, tra l’altro:”…affrontava innumerevoli volte armi

enormemente più potenti e numerose delle sue…”.

Nella Marina Militare ha portato il suo nome una corvetta

antisommergibili della classe “Pietro De Cristofaro” (940 t

p.c.), costruita nel Cantiere Ansaldo di Livorno tra il 1962 e

il 1966 e che è rimasta in servizio fino al 1994, anno in cui

venne radiata. Ma il nome di Salvatore Todaro tornerà presto,

prevedibilmente nel 2004 o 2005, nelle nostre forze

navali, essendo stato dato al primo dei due sommergibili

della classe “U-212A” risultato di una modernissima cooproduzione

italo germanica, varato lo scorso 6 ottobre nei

Cantieri del Muggiano (La Spezia).

A Salvatore Todaro è stata anche intestata una Scuola

Media Statale di Augusta (Siracusa), città molto legata alla

Marina e ai sommergibili.

Il secondo sommergibil invece porterà il nome Scirè...

...portò questo nome un leggendario sommergibile operante durante la II GM... medaglia d'oro al valor militare.... al comando di questo sommergibile il capitano di corvetta Valerio Borghese violò più volte i due porti più importanti (...e difesi!!!) della Mediterranean Fleet... Gibilterra e Alessandria... in una di queste missioni nelle notti tra il 18-19 dicembre 1941 forzò le difese del porto di Alessandria trasportando 6 uomini della X Flottiglia MAS...

i loro nomi:

1° equipaggio: Tenente di vascello Luigi Durand de la Penne e capo palombaro Emilio Bianchi;

2° equipaggio: Capitano Vincenzo Martellotta e capo palombaro Valerio Marino

3° equippggio: Capitano Antonio Marceglia e palombaro Spartaco Schergat

Questi in immersione posarono cariche esplosive sotto le chiglie delle Corazzate Valiant e Queen Elizabeth... Durand e Bianchi dopo essere stati catturati e rinchiusi nelle stiva delle Valiant (gli inglesi a Gibilterra avevano già sperimentato cosa erano in grado di fare gli incursori della Marina Italiana e immaginavano che la chiglia della Valiant fosse stata minata...)... ma i due si rifiutarono di rivelare la natura della loro missione (riuscirono poi ad uscire prima dello scoppio, gli inglesi erano scappati!) ...la missione quindi si concluse con gli scoppi delle cariche che affondarono le corazzate e danneggiarono anche un cacciatorpediniere (il Jervis quello che finì il Pola nella terribile tragedia di Capo Matapan!!) ...l'ammiraglio Cunningham (comandante della Mediterranean Fleet) al momento dello scoppio sulla poppa della Queen Elizabeth (nave ammiraglia!!) fece un salto per aria di un metro e mezzo (senza ferirsi gravemente...) ...con questa impresa la Marina Italiana vendicò il terribile attacco aereo di Taranto nel quale aerosiluranti inglesi avevano messo fuori combattimento buona parte della flotta da battaglia italiana... altro che Navy Seals....

[scusate il riassunto molto breve della vicenda, se a qualcuno interessa la racconterò con più particolari... ]

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Medaglia d'oro al valor militare sommergibile Scirè

Sommergibile operante in Mediterraneo, già reduce da fortunate missioni di agguato, designato ad operare con reparti d'assalto della Marina nel cuore delle acque nemiche, partecipava a ripetuti forzamenti delle più munite basi mediterranee. Nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, incontrava le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti.

Dopo aver superato col più assoluto sprezzo del pericolo, gli ostacoli posti dall'uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall'ingresso delle munitissime basi navali nemiche prescelte ed a lanciare - così - le armi speciali che causavano a Gibilterra l'affondamento di tre grossi piroscafi e ad Alessandria gravi danni alle due navi da battaglia "Queen Elizabeth" e "Valiant", il cui totale affondamento veniva evitato solo a causa dei bassi fondali delle acque in cui le due unità erano ormeggiate.

Successivamente, nel corso di altra missione particolarmente ardita, veniva spietatamente aggredito e scompariva nelle acque nemiche, chiudendo così gloriosamente il suo fulgido passato di guerra.

Mediterraneo, 28 aprile 1943

:!:

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