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[Mai Nate] Bugatti


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Messaggi Raccomandati:

Schumi comprò la EB110 SS, e mi sembra che la distrusse appena acquistata o poco dopo schiantandosi per strada contro un camion :lol:

Dal corriere dell'epoca:

Motori

Schumacher, pilota di F. 1 va a spasso con la Bugatti

la granturismo del campione e' gialla con gli interni blu

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ La granturismo del campione e' gialla con gli interni blu TITOLO: Schumacher, pilota di F.1 va a spasso con la Bugatti - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - DAL NOSTRO INVIATO CAMPOGALLIANO . Le due facce di Michael Schumacher: freddo computer in grado di portare sul podio un bolide di Formula 1 e sorridente giovane uomo in mezzo alle cose che gli sono care: la graziosa, biondissima compagna Corinne, la vivace cagnetta Jenny e la gialla possente Bugatti EB 110 GTS. L' occasione per vedere i due volti del campione di automobilismo coincide con la consegna ufficiale della supercar avvenuta alla Bugatti. Non si puo' dire che non vi siano emozione e orgoglio sul volto di Romano Artioli, il presidente della Bugatti Automobili, mentre stringe la mano a Schumacher accanto alla luccicante granturismo. L' industriale sara' abituato a consegnare le sue vetture ai Vip di tutta Europa o al sultano del Brunei, ma un testimonial del livello di Schumacher, pilota sopraffino in testa al mondiale di F.1, non se l' aspettava proprio. Un' iniezione di ottimismo dopo le polemiche della stampa inglese sulla sua solidita' patrimoniale, una dimostrazione che la sua fabbrica e' viva e vitale. Sono passati meno di due mesi da quando il pilota tedesco ha ordinato la gran turismo modenese. La sigla, sul contratto di compravendita, e' stata posta proprio a Imola, nelle prove alla vigilia del campionato mondiale. Mentre c' e' top secret sullo sconto fatto al pilota, alla Bugatti fanno notare che la scelta della EB 110 gli ha portato fortuna. I due primi gran premi disputati dopo l' acquisto, Brasile e Giappone, l' hanno visto salire sul gradino piu' alto del podio. Perche' Schumacher ha deciso di acquistare una EB 110? "Galeotta e' stata una prova che il settimanale d' automobili tedesco Auto Bild mi ha chiesto di fare per i suoi lettori . racconta il pilota della Benetton .. In Francia, in circuito, ma anche in citta' e autostrada, ho provato a lungo le piu' note e grintose sportcar, la Porsche 911 Carrera, la Lamborghini Diablo, la Ferrari 512 Tr e, appunto, la Bugatti. L' EB 110 mi ha tanto impressionato per il suo comfort abbinato ad altissime prestazioni, che ho deciso di metterne una nel mio garage". La Bugatti di Schumacher e' una Supersport, la versione piu' potente delle gran turismo costruite a Campogalliano, equipaggiata con un motore 12 cilindri a V, 48 valvole, 4 turbo e intercooler, cambio a 6 marce e trazione integrale. Capace di 630 cavalli. Puo' scattare da 0 a 100 in poco piu' di 3 secondi. Il numero del suo telaio e' S20. "Questa e' la centoventesima macchina che consegniamo da quando siamo nati . dice Artioli .. Nei dodici mesi del 1994 contiamo di produrne 140, tutte prenotate. Nel 1995, poi, iniziera' la produzione della berlina granturismo EB 112, disegnata da Giugiaro, che gia' i clienti stanno ordinando". Il pilota tedesco ha voluto la sua Bugatti gialla con gli interni in pelle blu. L' abitacolo, pero' , non e' quello spartano tipico della versione piu' sportiva. Schumacher ha chiesto tutti i lussi, ovvero sedili rivestiti in pelle con la regolazione a comando elettrico, finestrini anch' essi governabili con un pulsante. Puo' essere considerato un tradimento definitivo della Ferrari? "Assolutamente no . dice Schumacher . in quanto nel mio garage c' e' anche una F40. Solo che l' F40 e' ben piu' difficile da domare della EB 110. Sono due macchine diverse, una per avere forti emozioni, l' altra per fare viaggi lunghi e rilassati". Tra i suoi sogni c' e' anche quello di guidare una Formula 1 con il cavallino rampante? "Fra i miei desideri c' era quello di correre in Formula 1 e ci sono arrivato, senza aver mai avuto, fino ad oggi, nessun contatto con la Ferrari". Sa che Artioli ha deciso di dare alla tinta usata per la carrozzeria della sua macchina il nome giallo Schumacher? "No . risponde il pilota con un sorriso disarmante .. Davvero? Ne sono molto onorato".

Artemi Paolo

Pagina 39

(30 aprile 1994) - Corriere della Sera

automobilismo, F1

Schumacher: " stavolta e' favorito lui, pero' io ci provo "

alcune dichiarazioni di Michael Schumacher alla vigilia del Gran Premio di San Marino

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: Schumacher: "Stavolta e' favorito lui, pero' io ci provo" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - DAL NOSTRO INVIATO CAMPOGALLIANO . "La differenza tra gli uomini e i bambini sta nel prezzo dei loro giocattoli", dice un proverbio inglese che fa del "ragazzo" Michael Schumacher un' eccezione: a 25 anni mettere nel garage una Bugatti EB 110 Supersport non e' da tutti. Il pilota tedesco si e' recato nella cittadina del Modenese, alla vigilia dell' inizio delle prove ufficiali del G.P. di San Marino, per ritirare la vettura, carrozzeria gialla e interni in pelle blu, ordinata due mesi fa. Anche se si dice che alla firma del contratto il prezzo della supercar modenese, 676 milioni, sia sceso di parecchio, resta un passatempo riservato a pochissimi Paperon de' Paperoni. Ma per quali ragioni il calore del "made in Italy" automobilistico ha affascinato anche un freddo calcolatore come Schumacher? "La sincerita' e la facilita' di guida, soprattutto. L' EB 110 e' una macchina veloce, potente, ma che non impegna, non stressa. Una macchina che si puo' usare anche per andare in vacanza . dice Schumacher .. Completa stupendamente il mio parco macchine". Se venisse usata sul circuito di Imola, che tempi potrebbe fare sul giro? "Senza dubbio potrebbe far registrare degli ottimi tempi . risponde il tedesco . ma che non mi consentirebbero di essere competitivo con la Williams Renault di Ayrton Senna".

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Modificato da Dodicicilindri

"All truth passes through three stages. First, it is ridiculed, second it is violently opposed, and third, it is accepted as self-evident." (Arthur Schopenhauer)

Automobili

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  • 1 anno fa...

Un'altra Bugatti "mai nata" riemerge dal passato.

Quella nell'immagine qui sotto pare sia il modello statico 1:1 della proposta di Walter De Silva per la (alora) nuova supersportiva Bugatti.

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La maquette risale al 1999, quindi precedente o contemporanea alla definizione dello stile della Veyron concept, che arrivò poi alla serie.

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  • 10 anni fa...

BOOM

 

2015 Bugatti Atlantic. Non ha visto la luce per via dello scandalo Dieselgate. Pochissimi esemplari, piattaforma ad hoc. Motore V8 anteriore TwinTurbo (troppo costoso sezionare il W16 di Chiron). Prezzo non comunicato.

 

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BOOM ^2

 

Bugatti W16 Coupe', nome interno, di esemplare realizzato solo su disegno. Tutto ex-novo. Foglio bianco. Prezzo ipotizzato tra i 15 e 20 milioni di Euro.

 

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BOOM^3 .

Bugatti Veyron Barchetta (2004)

realizzata dal carrozziere Anscheidt su base Veyron Grand Sport. Se le proporzioni ricordano la Veyron, lo stile - soprattutto del frontale - si riallaccia a quello che abbiamo sulla Divo.

 

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Cita

 

Bugatti has released two cars since it joined the Volkswagen Group in 1998: the Veyron and the Chiron. Both are high-horsepower, multi-million-dollar machines built in strictly limited numbers. That wasn't the original plan; executives envisioned a three-car range during the 2010s. Autoblog went right to the source to discover a pair of coupes — one below the Chiron and one well above — that were cancelled and have never been seen before.

The French company first attempted to revive the practice of coachbuilding in the 2000s, but it shifted nearly every part of the process in-house because a majority of the companies it worked with during the 1920s and the 1930s were long gone. While this added significant costs and complexity, the success of Lamborghini's few-off models (like the Reventón) proved collectors were ravenous for exclusivity and more than willing to pay a lot for it.

"We were not sleeping on the horse. Starting in 2004, I was constantly giving management ideas about what we could do next to the Veyron, on its base, or after it. Most never saw the light of day," Achim Anscheidt, the soft-spoken head of Bugatti's design department, told me as we walked through the company's styling center.

With coachbuilders like Henri Binder, Park Ward, Kellner, and Figoni & Falaschi out of the picture, the task of creating a new body fell into Anscheidt's lap. While he experimented with many projects, one he shed light on is a barchetta-like open-top two-seater (shown above) based on the Veyron Grand Sport. It featured the short, boat-like wraparound windshield that has historically characterized the body style, though "it could have been done as a roadster with a conventional windshield." Its proportions are recognizably Veyron-like, but the similarities end there. Its front end wears a vertical lights and bigger grille flanked by wide air intakes, styling cues later seen on the Divo.

If built, the Veyron Barchetta would have arrived as a limited-edition model with a correspondingly high price tag, in part to offset the sky-high development costs. But as Lamborghini chalked up hit after hit, including the Sesto Elemento introduced at the 2010 Paris show, Bugatti's top executives were reluctant to adopt this business model. "They couldn't give themselves the push to make it happen," Anscheidt said with a tinge of regret.

He reluctantly consigned the idea of modern-day coachbuilding to the attic but he never stopped thinking about how to expand the Bugatti range. And, while coachbuilt Veyron offshoots were swiped from the table, other projects blossomed in the company's design center. The idea was to forge a three-model range made up of a coupe called Atlantic positioned at the bottom of the company's line-up, the record-breaking Chiron released in 2016, and an ultra-exclusive, almost unobtainable range-topping two-door envisioned as a work of art on wheels.

Named after one of Bugatti's most emblematic past models, the Atlantic was created as a two-seater with a carbon fiber monocoque and parts sourced from other Volkswagen-owned brands when appropriate. Its proportions are completely different than the Veyron's and the Chiron's, they're arguably more in line with Bugatti's heritage, because the long hood hides a V8 engine that spins the rear wheels via a transaxle for better weight distribution. Bugatti chose to use one of the group's turn-key V8s rather than cleave a W16 in half.

The power-operated doors swing upwards thanks to a hinge mechanism similar to the one used on the ultra-efficient Volkswagen XL1. They reveal an interior partially upholstered with thick, two-dimensional leather closer to what you find on horse saddles than in high-end luxury cars. It's even more gorgeous in person than in photos.

As development work continued at a productive pace, stylists turned their attention to the bigger model. While the Atlantic wore an almost retro-inspired look, the W16 Coupe — a temporary internal name — went in a bolder direction with a front end inspired by the Veyron Barchetta and an almost Chiron-like rear end. It never made it past the drawing board so it only lives on in Anscheidt's memory and in a couple of design sketches shown here.

"It's quite a bit bigger; it has the same proportions [as the Atlantic] but it's as exclusive as it gets. Nothing here is off the shelf, nothing here has anything to do with the group. This is almost like developing a race car," he explained, adding total production would have been limited to a handful of units likely priced above $15 million, and possibly north of the $20-million mark; Bugatti never made a final business case for it.

Anscheidt remembered the Atlantic, though not fully approved for production yet, was tentatively scheduled to make its public debut at the 2015 edition of the Pebble Beach Concours d'Elegance. The various posters decorating the design studio's walls all reference that date, but the launch was pushed back and the delay proved fatal. The far-reaching Dieselgate scandal fulminated less than a month after the world's wealthiest enthusiasts convened on California's picturesque Pacific coast and sent all of Volkswagen's brands into panic mode. Bugatti worried about its future more than others because it's the smallest and most fragile part of the automaker. 

"Our president at the time, Wolfgang Dürheimer, pulled all the strings just to get Bugatti to a black zero so we were at least not costing the group money. We needed to be on the safe side to avoid being sold off from one day to another, because, in the first year, nobody could really judge the dimensions of the coming financial catastrophe. Everything was play it safe. It stayed that way for us for nearly two years," Anscheidt explained.

The Chiron was at a much more advanced stage in the development process so it was too late to cancel it. "We were five months away from the 2016 Geneva Auto Show where we planned to unveil it," Anscheidt explained. He candidly told me executives would have otherwise pulled the plug on the project to save as much money as possible, and they would have put Bugatti in a "freeze frame" while they riddled out what to do with the brand.

It goes without saying that the bigger, W16-powered model wasn't built, either. Its spirit lived on, however.

"We showed it to [company president Stephan] Winkelmann. He said 'I really, really like it, it's super exotic, we would find customers that would be interested in that. But, there's no chance in technical development we can make this fly, we have so many things do to. Can we not create this story, La Voiture Noire, on the base of the Chiron?' That's where it all started," he revealed, referencing the one-off, $19-million coupe unveiled in 2019. The former Lamborghini executive gave Anscheidt the freedom he needed to make the La Voiture Noire a reality, and he played a key role in fast-tracking other projects (like the Divo and the Centodieci) to production.

What's next? It's too early to tell, though Winkelmann has hinted at a second model in recent months, and he indicated it would be positioned as a more daily-drivable (and cheaper) alternative to the Chiron. While the Atlantic was obviously never made, it's significant because it illustrates Bugatti's vision of an entry-level car. Rest assured; the French company won't pull an Aston Martin by putting its name on one of Toyota's economy cars.

On a secondary but more lasting level, the Atlantic confirms Bugatti doesn't see itself as a single-model, hypercar-only brand. It's well aware of the luxurious, touring-oriented cars in its past and it's open to the idea of again exploring that side of its identity. Whatever it releases next won't look like the Atlantic concept, though.

Its 15 minutes of fame are over, and it's back in Bugatti's top-secret warehouse as you read this. Looking ahead, its best-case scenario is one day ending up in a museum. Alternatively, it might never be seen in public again. Regardless, Anscheidt was delighted to finally have the opportunity to reveal the Atlantic — though not in sunny California, triumphantly surrounded by its champagne-sipping target audience — and tell the world it.

"It makes me quite happy that these kind of things are not ending up in the cellar forever for nobody to see them."

 

 

Via Autoblog.com

Modificato da Beckervdo
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Concordo, la Atlantic è fantastica. Sarei curioso di capire come intendevano posizionarla, se al livello di Ferrari 812 e Rolls-Royce Wraith (come prezzi, tecnicamente non potrebbero essere più diverse) o ancora più in alto.

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