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"Per l’auto non sarà l’anno dell’Europa" - Parla c


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Da Affari e Finanza (Repubblica) di oggi.

Parla Folz, numero uno di Psa: "E’ in Cina e in Sud America che si decidono gli obiettivi di crescita". Perché delocalizzare la produzione finisce per diventare una scelta obbligata

"Per l’auto non sarà l’anno dell’Europa"

CLAUDIO NOBIS

Sei anni tutti di corsa per Jean Martin Folz al vertice di Psa, che ha scalato con lui la classifica europea dell’auto con metodi e rotte del tutto personali. E ora, dal 13 aprile, il secondo mandato lo impegnerà fino al 2008.

Presidente, i prossimi anni potranno essere altrettanto "facili"?

«Credo che gli anni appena trascorsi, non possano definirsi facili. Se guardiamo cosa è accaduto nel nostro Gruppo negli ultimi anni, credo che il termine più adatto a descriverci sia "crescita". Siamo passati, in 5 anni, da 2.100.000 vetture vendute, a 3.200.000, con un aumento che ha superato il 50%. Siamo passati dal 12% al 15,4% del mercato europeo e 3,4 punti non sono un’impresa facile. C’è inoltre un dato, sfuggito anche ai migliori osservatori: il più 3,4% corrisponde ad +1,7 Peugeot e ad un +1,7 Citroen. Il che conferma che i due marchi sono andati avanti di pari passo».

In Italia però Citroen ha ottenuto risultati davvero eccezionali.

«Si, è vero, in Italia Peugeot va meno veloce e nel 2003 Citroen ha superato Peugeot con il lancio di due vetture che in Italia sono piaciute molto e che continuano a piacere. Il marchio Peugeot, da parte sua, si è basato molto sulla 206, ma ora sono in programma lanci di nuovi prodotti, che lo faranno sicuramente risalire».

I vostri "alleati" di Toyota, dicono che dovreste mandare meno C3 in Italia...

«Va bene, prendo nota. Ma non sono completamente convinto che sia un bene accettare i consigli di un amico concorrente. Tornando alla crescita, i dati ci dicono che siamo andati avanti molto al di fuori dell’Europa. Nel periodo che va dal ’98 al 2003, il Gruppo è passato da 350.000 vetture vendute sui mercati extraeuropei, alle 820.000 dell’anno scorso. Rimaniamo comunque un gruppo fondamentalmente europeo, con tre quarti delle nostre vendite in Europa nel 2003, cosa che è stata letta dagli osservatori come una debolezza. Ma nel ’98 vendevamo, fuori dall’Europa, il 15% del nostre vetture, ora siamo al 25% e contiamo di migliorare ancora».

Al suo esordio come presidente lei indicò tre obbiettivi essenziali: crescita, redditività e innovazione. Tutto ha proceduto nel verso giusto, ma c’è qualcosa che deve essere ancora realizzato.

«Certo, è fondamentale continuare su quella linea. Come ho già detto, in termini di crescita siamo andati avanti. Per quanto riguarda la redditività siamo cresciuti, ma non ancora ai livelli che ci eravamo prefissati. Lo scorso anno abbiamo avuto un parziale decremento dei risultati ottenuti sino ad ora. Siamo passati da un netto di 1,7 miliardi di euro a 1,5. Un ottimo risultato, certo, ma il decremento c’è stato. Il nostro margine operativo sul giro d’affari consolidato, il dato più seguito dagli osservatori, è passato dal 5,4% al 4%. Un meno 1,4%, di cui un 1,1% è ascrivibile ai cambi.

Ma nel 2001 lei aveva parlato di un 6% di margine operativo …

«Le confermo che l’obiettivo del Gruppo rimane quello di arrivare ad un più 5% rispetto al costo dei capitali, costo che oscillando tra 8 e 8,5% porta il nostro obiettivo al 13,5%. Nel 2002 eravamo al 12,4%. Nel corso del 2003, un anno difficile, abbiamo raggiunto il 9,3%. Pertanto l’obiettivo si attesta sempre sopra l’88,5%. Siamo all’interno dei margini che ci siamo dati, ma non ancora agli obiettivi massimi. Rimango convinto che aumentare di 5 punti è un risultato possibile, anche se per assistere ad una nuova crescita del margine operativo bisognerà attendere il 2005».

E nel 2006 contate di raggiungere i 4 milioni di unità, ora siete a quasi 3,3 milioni: come ci arriverete per marche e paesi?

«E’ difficile entrare nel dettaglio, ma posso indicare alcune direttrici di crescita. In Europa possiamo ancora guadagnare quote di mercato in alcuni paesi dove, per ragioni storiche, la nostra presenza è da sempre più debole rispetto a quello che noi riteniamo normale. In pratica, il Gruppo nel 2003 ha raggiunto una media del 15,4% e possiede una maggiore capacità di penetrazione. In Italia, ad esempio, l’anno passato abbiamo superato la soglia del 10% ed oggi siamo tra l’11,3 e l’11,4%. In più, con i nuovi modelli stiamo per entrare in aree in cui prima non eravamo, come accadrà con la vettura coprodotta con Toyota che sarà la meno cara rispetto agli attuali modelli di entrata, e con l’inedita 1007 in corso di lancio. Infine, l’instabilità del mercato dal punto di vista della crescita non è destinata a durare in eterno».

Ma per quest’anno le previsioni non sono ottimistiche.

«Mi auguro di sbagliare, ma nel 2004 il mercato europeo resterà stabile con l’aumento del petrolio, del prezzo delle materie prime e dei tassi d’interesse. Tuttavia la nostra crescita continua nei paesi dove siamo forti, come la Cina dove abbiamo raddoppiato la nostra presenza fra il 2001 e il 2003, e l’Europa centrale che ora si è in parte legata all’Unione Europea. Per quanto ci riguarda non possiamo che aspettarci dei benefici dall’entrata nell’UE di quei paesi, che non potranno che contribuire ad una crescita complessiva dell’Europa stessa. Poi c’è l’America del Sud: abbiamo fiducia, malgrado tutto, nell’avvenire del continente continuando ad introdurre nuovi modelli come la Peugeot 307 in Argentina e la 206 SW in Brasile entro il 2004, nell’attesa di beneficiare della crescita che è sul punto di concretizzarsi».

Come si dividono i 4 milioni tra America Latina, Cina, Europa ?

«Non posso impegnarmi con previsioni troppo dettagliate, perché molto dipenderà dall’evoluzione di ciascun mercato. Credo che nel 2006 dovremo arrivare a vendere almeno 200.000 vetture in Cina e 150.000 sul mercato sudamericano. In ogni caso per raggiungere i 4 milioni, un obiettivo che considero a portata di mano, è evidente che la crescita dovrà essere più forte fuori dall’Europa. A cominciare dall’Europa dell’est che ha significato per noi un mercato di 110120.000 vetture, in crescita verso le 150200.000 unità».

Fra il 2005 e il 2006 aggiungerete 500.000 unità con i nuovi impianti dell’Est. Saranno aggiuntive o sostitutive?

«Questo dipende dalla capacità industriale, ma non si tratta di delocalizzazione. Il nostro problema è far funzionare le linee oltre il 100% delle capacità, ma esistono limiti di tipo economico. In Francia, ad esempio, le ore notturne sono pagate con una maggiorazione e quelle del fine settimana in modo ancora più consistente».

Quanto incide la maggiorazione per il lavoro notturno?

«A grandi linee tra il 20 e il 40%. Ci sono ore del fine settimana che costano più care, si lavora meno e si percepisce la stessa retribuzione di un turno completo. In più non tutti accettano quei turni. Per questo abbiamo investito nella Repubblica Ceca, con Toyota, (200.000 vetture), e nella Repubblica Slovacca (300.000 auto) con la possibilità di progredire in rapporto alle necessità di crescita».

"Every time I see an Alfa Romeo pass by, I tip my hat" -- Henry Ford

- 2003 Volvo S60 D5 (201.000 km)

- 1988 Lancia Delta HF Turbo (125.000 km)

- 1987 Austin-Rover Montego Estate 1.6 HL (290.000 km)... and still roaring

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