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Standard and Poor's taglia il rating a lungo ad «AA-»


Guest DESMO16

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Guest DESMO16
L'agenzia Standard and Poor's ha declassato ad "AA -" da "AA" il rating del debito sovrano a lungo termine della Repubblica italiana, a causa del deterioramento nei conti pubblici previsto nel 2004 e oltre. S&P's ha confermato nel contempo il rating di breve termine ad 'A-1+'. Le prospettive sono giudicate "stabili"; con il rating in classe superiore ("AA"), erano state indicate come "negative" a partire dal gennaio 2003. Standard and Poor's ha deciso un analogo ribasso anche per le regioni Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Friuli Venezia Giulia e Valle d'Aosta e per i comuni di Milano, Bologna, Firenze, Venezia, Brescia e Sesto Fiorentino. L'outlook in queste aree resta stabile.

Le altre due grandi agenzie internazionali di valutazione del debito - Moody's e Fitch - per intanto non hanno modificato il giudizio sull'Italia. Dopo l'annuncio di S&P's lo "spread" fra i Btp italiani e i Bund tedeschi a 10 anni si è mosso pochissimo (fra i 19 e i 20 "punti base") e non sono giunti commenti dalla Bce a Francoforte, ma c'è chi ritiene che il declassamento si tradurrà in un rialzo dei tassi di interesse in Italia, anche se non subito.

«Il deficit di cassa italiano è cresciuto significativamente nel 2004 e un ulteriore allargamento è prevedibile nel 2005 se gli ambiziosi tagli alle tasse programmati per circa 12 miliardi di euro (0,9% del Pil) verranno attuati», commenta l'analista di S&P's Moritz Kraemer. L'agenzia prevede che il deficit italiano si manterrà attorno al 3% del prodotto interno lordo nel medio termine e che il debito rimarrà attorno al 105% del Pil per la maggior parte del decennio. Se, tuttavia, i tagli fiscali venissero attuati senza adeguate correzioni di spesa il disavanzo potrebbe salire finoal 4% nel 2005 e nel 2006.

S&P's avverte che un perdurante aumento del rapporto debito/Pil genererebbe nuova pressione sul rating italiano, mentre un miglioramento del giudizio sull'Italia verrebbe motivato da politiche sostenibili che indichino un ritorno dell'avanzo primario verso i livelli osservati alla fine degli anni 90 (vicino al 5% del Pil). "Le difficoltà della coalizione di governo ad affrontare gli squilibri fiscali non promettono bene ai fini dell'inversione del progressivo indebolimento della posizione fiscale dell'Italia e del raggiungimento di miglioramenti strutturali e duraturi del disavanzo".

«Anche con la manovra debito 2004 al 3,1%»

Secondo S&P's, se la proposta manovra correttiva da 7,5 miliardi di euro venisse interamente attuata, il debito quest'anno scenderebbe al 105,6% del Pil e il disavanzo di bilancio si fermerebbe al 3,1 per cento. Oltre al livello del debito, l'altro nodo critico per l'Italia è rappresentato dal profilo demografico della popolazione: uno dei più sfavorevoli tra tutti quelli dei Paesi a cui S&P's assegna un rating sovrano, secondo l'agenzia. Il mancato contenimento della spesa legata all'invecchiamento della popolazione è destinato a mettere sotto pressione lo standing creditizio dell'Italia nei prossimi anni.

Ecco i primi commenti a caldo di alcuni analisti: Lucia Lorenzoni (Mps Finance): "Il taglio non è una sorpresa ma il fatto che sia arrivato così presto sì. Pensavo che avrebbero aspettato un po' e valutato ancora prima di decidere. Il mercato ei titoli di Stato per il momento non sembra avere una reazione particolare, forse potremmo assistere nel breve termine a un leggero "'undeperforming", ma niente di eccessivo probabilmente.

Giada Giani (Banca Intesa): "Il taglio del rating era atteso, ma la tempistica è sorprendente. Credevo che attendessero almeno la presentazione del Dpef. S&P's ribadisce, in sostanza, quanto già detto, ovvero i timori per la sostenibilità delle riduzioni fiscali nel 2005,che non farebbero scendere il rapporto fra debito e Pil, mentre andrebbero a peggiorare l'avanzo primario. Di nuovo, S&P's dice che i conti pubblici stanno già peggiorando quest'anno. La posizione dell'agenzia, dunque, è che il trend sottostante dei conti pubblici italiani, al netto delle una tantum, è in peggioramento".

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Pare che S&P's sia la stessa agenzia che certificò positivamente le azioni Parmalat prima del disastro.

Per valutare in prospettiva il bilancio di un fruttivendolo occorre guardare in una sfera di cristallo, perchè nessuna agenzia di rating può mai mettere in conto la fantasia e la creatività umane, figuriamoci che razza di cantonate si possono prendere nel valutare le potenzialità di un bilancio statale.

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Anche a me sembra un po' un declassamento "a orologeria", capitato proprio nel momento di maggior tensione nel governo (vedi Tremonti, Ecofin, UDC, ...) :?

Ma chi c'é dietro a S&P, qualcuno lo sa?

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Economia: agenzia Moody's conferma rating dell'Italia

(ANSA) - ROMA, 8 LUG - Moody's ha confermato il rating dell'Italia, che resta 'Aa2' e l'outlook stabile per il debito pubblico italiano in euro o valuta. In una nota, l'agenzia di rating spiega che 'un fattore importante a sostegno del rating e' stato il calo del debito pubblico, sceso al 106,2% del pil nel 2003 dal 123,2% del 1995'. 'A meno che non ci sia un significativo cambio di direzione della politica di bilancio italiana, cosa non attesa, il rating Aa2 resta stabile'.

2004-07-08 - 11:32:00

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