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Dazi UE sulle auto cinesi


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12 minutes ago, 4200blu said:

 

Come e finita la protezione statale potresti molto bene studiare ad esempio della industria automobile italiana: negli anni settanta il mercato italiano era "protetto" contro i Giapponesi con un limite (se mi ricordo bene 3000 o 5000 auto al anno per tutti giapppoanesi) - gli OEM italiane, ben protetti nel mercato di casa, hanno perso ognuna compettivita globale, il fine al momento vediamo molto bene.

 

 

Si caro in principio sono d accordo ma bisogna trovare un equilibrio; il libero scambio senza protezionismo funziona solo se tutti seguono le stesse regole del gioco, altrimenti l Europa verra travolta dai bulli che non seguono le regole. Vuoi che succede con l automotive quello che e successo all industria fotovoltaica Europea? Non `e uno scenario completamente fantasioso, e trovo che l Europa ha trovato un compromesso ok (imporre dazi solo se i prodotti sono troppo sovvenzionati come da regole WTO).  

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Quando i paesi "avanzati" sono europei va tutto bene, quando sono orientali si ricorre al protezionismo. come dire, "non riusciamo a darvi un prodotto all'altezza e quindi tassiamo quelli degli altri per scoraggiarvi nell'acquiasto". Peccato che siamo nel 2024 non nel 1800. Oltretutto vai a scontrarti con paesi che detengono il controllo pressochè totale delle materie prime con cui vai a costruitire le "tue" auto...

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Cioè all'importazione di auto EU i cinesi applicano il 15% di dazio, e noi il 10%? Ho capito bene? Pari aliquote mi sono sempre sembrate eque. 

 

Purtroppo la storia insegna che quando c'è bisogno del protezionismo: 1) non dura 2) finisce quando si prende atto che l'industria locale muore comunque e gli unici penalizzati sono i consumatori.

 

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Invece che dazi indiscriminati, secondo me si dovrebbe andare ad agire sulle aziende dove c'è un sovrasfruttamento della forza lavoro, dove c'è lavoro minorile, dove si utilizzano materiali e tecnologie altamente inquinanti e dove non vengono rispettate tutte quelle regole che qua in Europa sono invece obbligatorie.

Le sovvenzioni statali dovrebbero far parte di queste regole? Non lo so, sinceramente non sono informato sulla legislazione europea in merito.

Però mi viene da pensare...allora tutte le aziende statali/parastatali che ci sono al mondo e addirittura in Europa le lasciamo stare?

Qualcuno ne sa di più?

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Io solo una cosa voglio aggiungere. Il capitalismo è semplice. La produzione va dove il lavoro costa meno. Se qualcuno ci tiene assolutamente a comprare auto cinesi coerentemente si prepari e accetti di essere pagato quanto gli operai cinesi( 4000-70000 dollari all'anno spesso con 60-70 ore di lavoro a settimana) e di avere i diritti sul lavoro dei cinesi cioè nessun diritto.

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37 minuti fa, 4200blu scrive:

 

Come e finita la protezione statale potresti molto bene studiare ad esempio della industria automobile italiana: negli anni settanta il mercato italiano era "protetto" contro i Giapponesi con un limite (se mi ricordo bene 3000 o 5000 auto al anno per tutti giapppoanesi) - gli OEM italiane, ben protetti nel mercato di casa, hanno perso ognuna compettivita globale, il fine al momento vediamo molto bene.

 

 

 

I Costruttori italiani, Fiat a parte e solo in certe aree, non hanno MAI avuto competitività globale,

e questo da ben prima che una vettura giapponese potesse anche solo sembrare un'alternativa al consumatore...

 

Paradossalmente a livello europeo era stato soprattutto il mercato tedesco a subire il colpo della fine dei contingentamenti, la fascia medio bassa aveva trovato nei prodotti nipponici alternative di maggior qualità e prezzo competitivo rispetto alle vetture locali,

ma dopo i primi scossoni l'industria alemanna si era ripresa alla grande con innovazione, qualità e marketing (tanto da poter poi vivere di rendita...).

 

In USA il colpo fu invece molto maggiore.

 

La differenza con le attuali vetture cinesi è che ora la convenienza, a differenza di quanto accadeva con le nipponiche, non è data dalla qualità elevata accoppiata all'innovazione produttiva che abbassa i costi di produzione, come accadde allora, ma da fattori di concorrenza sotto molti aspetti "sleale".

In quest'ottica i dazi, normalmente da aborrire, se opportunamente bilanciati sono sacrosanti.

 

 

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2 ore fa, 4200blu scrive:

Come e finita la protezione statale potresti molto bene studiare ad esempio della industria automobile italiana: negli anni settanta il mercato italiano era "protetto" contro i Giapponesi con un limite (se mi ricordo bene 3000 o 5000 auto al anno per tutti giapppoanesi) - gli OEM italiane, ben protetti nel mercato di casa, hanno perso ognuna compettivita globale, il fine al momento vediamo molto bene.

I giapponesi non avevano un'economia centralista pseudocomunista usata a fini politici però.

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Una domanda, ma gli introiti dei dazi dove vanno a finire?

 

Purtroppo non credo vadano a finire nelle tasche dei poveri lavoratori cinesi sfruttati, ma nemmeno in quelle degli operai europei, che rischiano comunque il posto di lavoro se non gli fanno produrre auto all'altezza della concorrenza cinese. 

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2 ore fa, libbio scrive:

Non abbiamo tecnologie

Non diciamo castronerie su.

Le tecnologie sono tutte nostre, i cinesi sanno solo copiare e sfruttare manodopera a basso costo e sussidi di stato.

2 ore fa, libbio scrive:

Se la Cina si incazzerà per questa decisione chiuderanno i rubinetti per tutta la componentistica che già ci forniscono e ciao ciao Europa 

Quale componentistica? I connettori compatibili con quelli dei costruttori occidentali? O i pannelli solari?

2 ore fa, Maxwell61 scrive:

Purtroppo la storia insegna che quando c'è bisogno del protezionismo: 1) non dura 2) finisce quando si prende atto che l'industria locale muore comunque e gli unici penalizzati sono i consumatori.

La storia insegna anche che il dumping finisce sempre male, per chi lo fa se ha poche risorse, per chi lo subisce se chi lo fa ne ha tante, e credo che questo sia il secondo caso.

4 minuti fa, xtom scrive:

Una domanda, ma gli introiti dei dazi dove vanno a finire?

 

Purtroppo non credo vadano a finire nelle tasche dei poveri lavoratori cinesi sfruttati, ma nemmeno in quelle degli operai europei, che rischiano comunque il posto di lavoro se non gli fanno produrre auto all'altezza della concorrenza cinese. 

All'erario ovviamente.

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