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Inviato
E’ quello che sta succedendo. Una regressione a tutti i livelli. Scuola, sanità, lavoro

Con la differenza che nel 65 se eri in viaggio, a pranzo, a casa, nei weekend ecc.. Eri libero, adesso ti stressano h24 con la scusa di dover essere sempre raggiungibile dovunque e le cose vanno fatte sempre per ieri.
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Inviato
11 hours ago, ILM4rcio said:


Con la differenza che nel 65 se eri in viaggio, a pranzo, a casa, nei weekend ecc.. Eri libero, adesso ti stressano h24 con la scusa di dover essere sempre raggiungibile dovunque e le cose vanno fatte sempre per ieri.

Concordo. Io nei fine settimana ho smesso di guardare l’e-mail di lavoro. Si tratta di legittima difesa 

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Inviato
11 minuti fa, vince-991 scrive:

Concordo. Io nei fine settimana ho smesso di guardare l’e-mail di lavoro. Si tratta di legittima difesa 


Diritto alla disconnessione

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Inviato
C’è anche da dire che i costi di produzione in Europa e le leggi stringenti della UE relative alle nuove auto da immatricolare hanno comportato un aumento di listino dei prodotti finiti impressionanti. 
 
il primo big europeo che va a produrre in Cina auto ibride con uno o più marchi storici e le importa, può salvarsi. 
 
non penso che al consumatore che compra l’auto in concessionaria interessi se una ipoteca nuova Fiat Punto, sia prodotta in Cina o in Serbia o in Algeria. 
 
non vedo vantaggi nella produzione di auto di massa in Italia, Germania o Francia. 
 
il prezzo di vendita è fondamentale e non è compatibile con i costi di produzione allineati ai regolamenti 2024 dell’Unione Europea. 

Il prodotto però decade, ho avuto tre auto nella vita per ora, tutte e tre di marchi giapponesi è tutte e tre fabbricate in Giappone, adesso ho una moto, giapponese anch'essa ma fabbricate in Tailandia, beh, la qualità inferiore, soprattutto negli assemblaggi, si vede eccome.
Siamo arrivati alla soppressione dei dipendenti? 

Son francesi, sono abituati così, ghigliottina in cortile e problema risolto

Diritto alla disconnessione

Che in Italia non esiste ed è uno dei motivi per cui spesso subappaltano dalla Francia le consulenze a ditte/filiali italiane.
Inviato

Nel 1965 in Italia non esisteva nemmeno lo statuto dei lavoratori. 

 

Per cui, si per carità, non c'era il problema del diritto alla disconnessione ma direi che il quadro complessivo era giusto un tantino più a sfavore dei lavoratori dipendenti ;-).

 

 

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Inviato
Cita

La storica azienda tedesca Recaro, famosa per i suoi sedili, viene salvata dal gruppo italiano Proma, che porterà le linee produttive nel nostro Paese.  


PRODUZIONE IN ITALIA - Alla fine di luglio la Recaro, storica azienda tedesca produttrice di sedili, ha dichiarato fallimento (qui la notizia). Un’ancora di salvataggio arriva oggi dall’Italia: il gruppo Proma, azienda con sede nella provincia di Caserta che produce componenti per le auto e in particolare sedili, ha infatti firmato un accordo di investimento con la Recaro per rilevare l’attività. Da gennaio 2025, avverrà il rilancio delle attività in Europa, integrando una selezione di dipendenti dei reparti vendite e tecnologia che continueranno a operare nella regione di Stoccarda. Nello stesso mese, la produzione OEM, cioè le componenti utilizzate dai costruttori come parti originali, verrà trasferita in Italia, con l’avvio delle prime linee produttive. Allo stesso tempo, le operazioni della Recaro in Nord America e in Giappone continueranno a funzionare regolarmente, “mantenendo elevati standard di prodotto e servizio”, promette una nota dell’azienda.

 

DUE ECCELLENZE DEL SETTORE - Forte di un fatturato di 1,1 miliardi di euro, il Proma Group può vantare 25 impianti in 3 continenti, 5.000 dipendenti e oltre 30 brevetti internazionali. In primavera il gruppo aveva chiuso i battenti del suo stabilimento di Grugliasco, nella cintura ovest di Torino, dove erano impiegati 110 dipendenti. L’investimento del gruppo campano nella Recaro “rafforzerà la nostra capacità di offrire un prodotto di sedili premium, abbracciando al contempo le innovazione più all’avanguardia nel settore automobilistico”, sottolinea Luca Pino, ceo della Proma. Il nome della Recaro è rinomato in tutto il mondo come riferimento per la tecnologia industriale tedesca e “Proma Group, simbolo dell’eccellenza manifatturiera italiana, è entusiasta per il futuro e per la qualità che sarà espressa nel mercato automotive grazie all’unione di due aziende di primo livello”, conclude Pino.


via alVolante.it

Inviato (modificato)
On 24/11/2024 at 17:12, 4200blu scrive:

 

Esatto - Progresso, non soffermarsi sul passato.

Prima parte e tornare ad un modo di lavorare il ritorno a una vita autodeterminata e autonoma, senza continue grida allo Stato e richieste permanenti da parte dello Stato, semplicemente prendendo in mano la situazione se stesso. Ridurre le eccessive quote statali e la burocrazia in Europa, esattamente ciò che Musk dovrebbe fare per Trump con la sua unità speciale.
Seconda parte utilizzare le scarse e sempre più ridotte capacità per attività promettenti e a valore aggiunto. Per esempio la quota della industria al BIP in Svizzera e 20%, la parte del headcount di questa industria su tutti le teste lavorative nella Svizzera e 10%. In Germania la quota industriale e anche 20%, invece la headcount e il doppio della Svizzera, 20%. Significa che la creazione di valore di un headcount industriale tedesco e solo la meta di quello in Svizzera. Ma non può essere diverso se ci si aggrappa alle industrie tradizionali del secolo scorso( Accaio, chimica di base, automotive)  e ci si concentra su di esse. Il progresso non è persistenza, ma buttare il vecchio e iniziare qualcosa di nuovo. Ci sono tante nuovi segmenti, informatica quantistica, nuovi materiali innovativi, tecnologia medica, tecnologia energetica ecc ecc., lasciamo cose com assemblare agli asiati che sono in gradi di fare questo in stessa qualita a prezzi piu bassi in tempi piu corti. Costruire automobili non è certo una competenza fondamentale di una società moderna ad alta tecnologia.

 

 

Permettimi di dissentire totalmente sul tuo ragionamento.

La crisi attuale è stata determinata proprio dal libero mercato, lasciato troppo libero in mano ai privati. Il privato se ne frega delle politiche industriali. il privato se ne frega dei posti di lavoro, se ne frega delle fabbriche e l'unica cosa che gli interessa è il profitto.

Il troppo liberismo eil capitalismo portato all'eccesso sta causando il crollo delle industrie occidentali e presto anche delle economie.

Il privato, dicevo, per sua natura pensa solo al profitto. L'avidità dell'uomo, che non si accontenta mai e vuole guadangare sempre di più, sta distruggendo l'industria e l'agricoltura in Europa e presto anche il terziario.

Questo accadde per un semplicissimo motivo: quale è l'attività legale, quindi escludendo il narcotraffico e roba simile, che garantisce il miglior profitto a fronte di un investimento di capitale iniziale? Non certo l'attività imprenditoriale, quindi non di certo le industrie, le aziende agricole o di servizi, ma sono gli investimenti finanziari, quelli che garantiscono il maggior profitto. Investire in un'impresa, in una fabbrica, in media garantisce un profitto del 2%, mentre invenstire in fondi speculativi, in fondi assicurativi, in prodotti finanziari, in azioni, obbligazioni, ecc...garantisce in media il 6% di profitto.

Chi ha i soldi, non li investe più nell'economia reale, non li usa per costruire fabbriche, per comrpare macchinari, per istruire il personale, ,ma usa i soldi per fare altri soldi facili, con il minimo sforzo.

Perchè la Cina ci sta asfaltando? Semplice, perchè in Cina le aziende e l'economia è condizionata, indirizzata dallo stato, che invece di investire i soldi nei mercati finanziari, con quei soldi ci costrusice le infrastrutture. Li investe in istruzione e ricerca, li reinveste nelel fabbriche per migliorare l produttività...in poche parole investi i denari nell'economia reale. In europa da troppi anni lo stato, anzi gli stati sono usciti dalle industrie, hanno privatizzato e svenduto tutto il privatizzabile, lasciando tutto in mano ai privati, che, come sciacalli, hanno fatto scempio ed ora paghiamo le conseguenze.

E poi si diecva che però ste aziende statali erano molto inefficienti, mangiavano un sacco di denari pubblici...tutto vero certamente, ma intanto creavano posti di lavoro, costruivano fabbriche, infrastrutture, formazione, creavano l'indotto necessario. Certo non erano un grande esempio di buona gestione, però almeno ci guadgnavano i dipendenti, gli operai, gli impiegati che potevano permettersi una vita dignitosa.

Ed oggi...forse lo stato non elargisce lo stesso enormi capitali di soldi pubblici sotto forma di incentivi? Ci stanno incentivi per qualsiais cosa: per le auto, per le case, per gli elettrodomestici...tutto è incentivato. Un fiume di denaro pubblico che finisce nelle tasche di chi? Non certo dei cittadini, che di questi incentivi non ne beneficiano nemmeno di un centesimo, visto che i prodotti incentivati, chissà come mai, hanno raddoppiato i loro prezzi. Sti incentivi finiscono direttamente nelle tasche degli imprenditori, anzi degli azionisti delle case automobilistiche i quali poi non li reinvestono nelle fabbriche, per miligorare ocmpetitività e produttività, ma li investono nella finanza, li portano nei paradisi fiscali, ecc..ecc..

Allora cosa sarebbe meglio: regalare direttamente i nostri soldi, sotto forma di incentivi ai soliti noti, oppure con questi soldi non sarebbe meglio ritornare ad un'industria statale, che, con tutti i suopi difetti, limiti ed inefficienze, garantirebbe almeno il funzionamento delle fabbriche?

 

 

Modificato da infallibile_GF
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  • Grazie! 1
Inviato

nonostante qualche semplificazione di troppo, il ragionamento di @infallibile_GF ha alcuni punti interessanti che danno un'idea delle differenze fra la politica economica dello stato cinese rispetto a quella di stati europei e in particolare l'Italia.

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