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Crisi Volkswagen,niente aumenti per il rinnovo del contratto


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Volkswagen non può permettersi un aumento salariale quest'anno. A chiarire che le buste paga devono essere tenute ferme per compensare la concorrenza sui prezzi e tenere la produzione in Germania è stato il capo del personale del gruppo automobilistico, Peter Hartz, che in questi giorni è impegnato nelle trattative con il sindacato. "I tempi sono cambiati", ha detto Hartz nel corso di una conferenza stampa a Wolfsburg. "Abbiamo bisogno di soluzioni nuove". Il potente sindacato dei metalmeccanici, Ig Metall, ha chiesto un aumento annuo degli stipendi del 4%. Una proposta - ha detto Hartz - che l'azienda non può permettersi. "Non c'è spazio per un aumento salariale", ha sottolineato. Il leader della Ig Metall, Juergen Peters, ha segnalato che il sindacato non si lascia preoccupare dalla posizione dell'azienda. "Quando si inizia il negoziato sugli stipendi e si presentano pubblicamente le nostre richieste, c'è da parte del datore di lavoro il riflesso" di dire "non possiamo pagare", ha dichiarato alla radio Westdeutscher Rundfunk. "Vedremo cosa ne verrà fuori".
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Volkswagen alla prova flessibilità

Sul tavolo delle trattative contrattuali l'allungamento dell'orario di lavoro

La tendenza a un allungamento del l'orario di lavoro in Germania è ormai evidente, come hanno dimostrato i recenti accordi siglati a Siemens e a DaimlerChrysler. L'esito delle prossime trattative salariali a Volkswagen sarà cruciale per capire quanto sarà veloce l'introduzione di questo nuovo esempio di flessibilità. Il sindacato Ig Metall ha già annunciato questa settimana che vuole incassare un aumento salariale del 4,0% per i 103mila dipendenti nei sei stabilimenti tedeschi della più grande casa automobilistica europea. A questo obiettivo si aggiunge la volontà di avere garanzie sui posti di lavoro «per un periodo di 10 anni», ha spiegato il capo negoziatore, Hartmut Meine. Come avviene spesso in questi casi, Ig Metall ha già minacciato scioperi, ma è evidente che il timore di nuove delocalizzazioni in Europa dell'Est peserà sulle trattative e che l'ipotesi di allungare la settimana lavorativa farà da sottofondo ai negoziati. La società tedesca terrà domani a Wolfsburg una conferenza stampa in cui il direttore del personale, Peter Hartz, presenterà la posizione negoziale dell'azienda. Non se ne conoscono i dettagli, ma si sa che Volkswagen punta a una maggiore flessibilità del lavoro. Il suo obiettivo di lungo periodo è di ridurre i costi del 30% da qui al 2011. Una fonte aziendale ha detto ieri a «Reuters» che anche per questa ragione gli stipendi dovrebbero essere congelati per almeno un anno. L'azienda sta attraversando un momento difficile anche perché deve fare i conti con la concorrenza di case automobilistiche che spesso producono auto meno care e altrettanto affidabili. Le prossime trattative vanno ben oltre gli interessi di Volkswagen o dei suoi dipendenti. Da alcuni mesi ormai la Germania si è resa conto che per rimanere competitiva deve introdurre nuovi elementi di flessibilità. Una delle possibilità è di aumentare l'orario di lavoro lasciando in molti casi invariato lo stipendio. In luglio, DaimlerChrysler ha promesso di non spostare all'estero (laddove la manodopera è meno costosa) 6.600 posti di lavoro, oggi a Sindelfingen, in cambio tra le altre cose di un aumento della settimana lavorativa da 35 a 40 ore e un risparmio di 500 milioni di euro all'anno. La decisione di allungare l'orario di lavoro senza aumentare lo stipendio era già stata presa in giugno in una filiale di Siemens. Nel settore metalmeccanico l'orario di lavoro ufficiale in Germania Ovest è di 35 ore alla settimana. In realtà, in media è di 37,5. A Volkswagen, per esempio, la maggior parte dei dipendenti lavora tra le 28,5 e le 40,0 ore alla settimana. Molti osservatori credono che ciò non basti: «La Germania ha bisogno di settimane lavorative di 30-50 ore che consentano alle aziende di gestirsi con più facilità», spiega Dieter Bräuninger, economista di Deutsche Bank a Francoforte. Ig Metall ha fatto la voce grossa in questi giorni, consapevole che le trattative a Volkswagen potrebbero rivelarsi cruciali per il futuro delle relazioni industriali in Germania. Negli ultimi mesi però i sindacati hanno mostrato maggiore flessibilità al momento di siglare un accordo. La minaccia di delocalizzazione gioca in un momento in cui le organizzazioni sindacali subiscono un netto calo degli iscritti. A pesare tuttavia sono probabilmente anche i recenti tagli al welfare state introdotti dal Governo Spd-Verdi. Il loro impatto preoccupa e induce molti a un atteggiamento più realista, soprattutto quando il rischio non è solo la perdita di posti di lavoro, ma anche sussidi di disoccupazione ridotti rispetto al passato. Un sondaggio messo a punto dal Wirtschaftsjunioren Deutschland ha rivelato che solo il 44% dei tedeschi è tranquillo sul futuro del proprio posto di lavoro.

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