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IN UN'EUROPA DEI DIRITTI IO SONO DISCRIMINATO


Guglielmo

Messaggi Raccomandati:

E' inutile parlare di USA e GB che hanno un sistema economico-sociale completamente diverso dal nostro...

Va bé, allora finiamola di discutere, tanto é inutile.

Ho portato gli esempi che stev mi ha chiesto, ma se per te non sono validi, pazienza. Speriamo solo che quando andrà al governo il prosciuttone, conosca la formula magica per farci tutti ricchi e contenti.

Intendo dire che il sistema anglosassone ha dei principi fondamentali completamente diversi dal nostro: ha senso prenderne alcune scelte e soluzioni e inserirle in un contesto completamente diverso?

Secondo me no, o a meno di rivoluzionare completamente il nostro stato sociale (ma a che prezzo?) Un processo che comunque richiederebbe molti anni.

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...

Sul fatto di dove tagliare le tasse, sono d'accordo sul taglio marginale delle aliquote. Solo tagliando le tasse ai redditi piú alti si puó sperare di fare accelerare l'economia.

scusa Lele, sono profano in materia ma a me verrebbe spontaneo dire il contrario e cioè che tagliando ai redditi + bassi si smuove l'economia..

.. potresti motivare questa tua affermazione?

Anch'io non sono un economista, ma sono d'accordo con gli economisti che sostengono la tesi secondo la quale il modo piú efficace per smuovere la stagnazione é quella di tagliare le tasse a imprese e redditi alti.

Una maggiore disponibilità finanziaria per le imprese e gli imprenditori incentiverebbe gli investimenti, quindi la produzione, l'occupazione, e di conseguenza i consumi.

Inoltre l’appiattimento delle aliquote di tassazione, ossia dalla riduzione

della progressività, spingerebbero gli individui a essere

più attivi per aumentare il loro reddito.

Ovviamente anche la tesi opposta ha le sue buone motivazioni (seno non si spiegherebbe perché i piú autorevoli economisti la pensano chi in un modo chi nell' altro), ma imho, io appoggio la tesi esposta.

Sono d'accordo

Per rimettere in moto un'economia bisogna far spendere a chi ha grosse somme da spendere.....

IMHO la mossa più giusta sarebbe un taglio delle tasse ai redditi alti correlato al reinvestimento degli utili nell'impresa e nella R&D

Ad esempio: io NON ti faccio pagare le tasse su 100.000 euro che hai guadagnato, a patto che tu li abbia investiti nell'azienda e non per comprarti la barca.

Peccato che quando in Italia capiranno che il vero motore dell'economia è il reinvestimento degli utili e la R&D saremmo tutti con le pezze al culo :evil:

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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ma non è quello che vogliono fare... e si invece alzassero gli stipendi? Almeno quello lo vediamo concretamente, tanto se abbassano le tasse i soldi ce li levano in un altro modo facendo i soliti giochetti delle tre carte... :roll:

alzare gli stipendi provoca immeditata perdita di competitività ...mentre

il gioco è mantenere gli stipendi e i salari allo stesso livello aumentando il netto in busta

"è la somma che fa il totale!"

certo pago meno tasse allo stato e poi aumentano le imposte regionali, comunali etc. oppure tagliano i finanziamenti ad anas e ferrovie etc. che poi vado a pagare in altra maniere... mi sa un po' di presa per i fondelli...

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Ad esempio: io NON ti faccio pagare le tasse su 100.000 euro che hai guadagnato, a patto che tu li abbia investiti nell'azienda e non per comprarti la barca.

attento nel momento che comprala barca .....il cantiere paga stipendi

ilpadrone del cantiere si compra un'auto il concessionario lavora

lo stato incassa l'Iva sulla barca ...sul l'auto

ecc.ecc.

cioè se nessuno compra i prodotti ...a che serve produrli e a che serve investire.

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Ad esempio: io NON ti faccio pagare le tasse su 100.000 euro che hai guadagnato, a patto che tu li abbia investiti nell'azienda e non per comprarti la barca.

attento nel momento che comprala barca .....il cantiere paga stipendi

ilpadrone del cantiere si compra un'auto il concessionario lavora

lo stato incassa l'Iva sulla barca ...sul l'auto

ecc.ecc.

cioè se nessuno compra i prodotti ...a che serve produrli e a che serve investire.

Giusto...ma quella che ho proposto è una soluzione più "cerchiobottista"...

Nel senso che reinvestendo in azienda più persone ne beneficiano, in quanto l'azienda diverrebbe più competiva...

E poi per comprarsi la macchina ha i soldi che non ha pagato di tasse :lol:

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Ho trovato un interessante articolo scritto da Antonio Martino sulla questione della riforma fiscale.

Spiega in modo molto semplice il meccanismo di una politica fiscale che privilegi le fasce alte...

Per chi vuole perdere qualche minuto a leggerla...

Ovviamente, quoto al 100% il Ministro Martino!

Fisco, politicanti e promesse tradite

Il lettore vorrà perdonarmi se, per affrontare il tema di oggi, parto da lontano. Nel 1776, in quella che è l'opera da cui nasce l'economia moderna, Adam Smith mette a raffronto "la scienza del legislatore, le cui deliberazioni dovrebbero essere governate dai principi" con "l'abilità di quell'insidioso ed astuto animale volgarmente chiamato statista o politico, i cui consigli sono dettati dalle mutevoli contingenze". Smith fa riferimento a due modi di intendere la politica: il primo, quello del legislatore, guarda alle conseguenze effettive e durature delle sue decisioni; il secondo, quello del politicante, ha come obiettivo la cattura immediata del consenso e guarda non alle conseguenze reali delle scelte politiche ma al modo in cui esse verranno percepite dall'opinione pubblica. Il legislatore si ispira ai valori reali, il politicante a quelli apparenti.

La distinzione è sempre stata di grande rilevanza e giustifica la diffidenza degli economisti nei confronti dei politici: 160 anni dopo Smith, un altro grande economista, Keynes, diceva dei politici "la loro stupidità è inumana". Essa è di grande importanza per il tema politico del momento: la riforma fiscale. Consentitemi di ripetere considerazioni già fatte su queste colonne: l'obiettivo fondamentale della riduzione delle aliquote non è quello di stimolare i consumi privati, accrescendo il reddito dei contribuenti al netto delle imposte. Quella è solo una conseguenza desiderabile, ma tutto sommato secondaria della riforma.

Il taglio delle aliquote ha, invece, come obiettivi principali lo stimolo all'offerta, cioè allo sviluppo, e l'equità fiscale. Per comprendere questa affermazione, apparentemente paradossale, sarà sufficiente un attimo di riflessione su un fatto storico inoppugnabile: negli ultimi decenni, un po' in tutto il mondo governi di orientamenti politici diversi si sono impegnati a ridurre le aliquote di imposta: perché? La risposta è semplice: la riduzione delle aliquote scoraggia l'elusione, stimola la produzione e finisce coll'accrescere le entrate erariali.

La riforma fiscale di Reagan fece raddoppiare il gettito dell'imposta sul reddito in dieci anni, da 517 a 1.035 miliardi di dollari. Lo stesso era accaduto con la riforma di Kennedy all'inizio dei '60. E lo stesso è accaduto ovunque, in tutti i paesi del mondo. Ma, dirà qualcuno, la riduzione delle aliquote non è un regalo fatto ai ricchi? La verità è esattamente l'opposto.

L'elusione, infatti, è tanto più conveniente quanto più alte sono le aliquote sopportate dal contribuente, il che significa che ad eludere sono più i ricchi che i poveri. La riduzione delle aliquote, quindi, ha effetto soprattutto sull'elusione dei contribuenti ricchi, i quali, a seguito della diminuzione delle aliquote, eludono di meno e versano di più al fisco. Quando John F. Kennedy ridusse l'aliquota massima sul reddito delle persone fisiche dal 91% al 70%, il carico fiscale sopportato dai contribuenti con più di 50 mila dollari di reddito all'anno (una cifra molto alta per quell'epoca) passò dal 12 al 15 per cento del totale. Con due riforme Ronald Reagan ridusse l'aliquota massima dal 70% al 28%. In conseguenza di ciò,mentre nel 1980 il 5% più ricco dei contribuenti pagava il 35% del gettito totale dell'imposta sul reddito, nel 1990 quella percentuale era salita al 49%. La riduzione delle aliquote di Reagan ha prodotto un aumento enorme del gettito, che ha gravato soprattutto sui contribuenti più ricchi. La riduzione delle aliquote è il metodo più efficace di fare pagare le tasse ai ricchi.

L'apparentemente paradossale conclusione è che se vogliamo davvero fare pagare meno tasse ai poveri dobbiamo tagliare soprattutto le aliquote alte; mantenerle elevate, viceversa, favorisce il protrarsi dell'elusione, che "avvantaggia" i ricchi e danneggia i poveri. Tutto questo è inoppugnabile ed arcinoto, ma il politicante non se ne cura; a lui interessa solo di creare nel pubblico l'impressione di battersi - lui paladino senza macchia e senza paura della "giustizia sociale", autentica versione moderna di Robin Hood - per difendere i poveri e colpire senza pietà ricchi e potenti. Che poi la sua politica produca effetti devastanti su gettito fiscale, sviluppo e occupazione, non gli interessa. Per lui quello che conta è l'apparenza anche se effimera, non la sostanza anche se dannosa e durevole.

Un altro grandissimo economista, Alfred Marshall, era convinto che "gli studiosi di scienze sociali devono temere l'approvazione popolare; stanno certamente dalla parte del torto quando tutti parlano bene di loro. E' quasi impossibile per uno studioso essere un autentico patriota ed al tempo stesso essere considerato tale". Mi piacerebbe che a questa importante osservazione si ispirassero anche alcuni influenti politicanti che fanno dell'opportunismo contingente la loro bandiera, e non esitano a tradire promesse che anch'essi avevano sottoscritto.

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ciò che scrive martino è decisamente diverso da quanto promise silvio b. nel contratto con gli italiani.

e, ti ripeto, gli esempi portati non sono calzanti perchè si riferiscono a un sistema dove non esiste previdenza sociale. inoltre dire che in 10 anni è raddoppiato il gettito fiscale è ridicolo. bisogna confrontarlo con l'inflazione... perchè sennò non vuol dire nulla. dieci anni fa una golf costava 25 milioni, ora 25.000 euro(o una bravo-stilo), quindi anche il costo dei beni (e gli stipendi) sono raddoppiati come cifra... e anche le tasse. ma non siamo per niente più ricchi di prima.

sennò potremmo dire che chi guadagna 200.000 lire è un ricco sfondato... peccato che non siamo più nel 1910! :lol:

Auto attuale: VW Passat Variant 4Motion 130cv con Torsen

La tua prossima auto: a trazione posteriore o integrale

Moto: YAMAHA FZ6 FAZER Diamond Black '05 "BLACK MAMBA" [clic], Suzuki GSX750 "Cicciottona" e YZF-R6 solopista 8-)

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Gli esempi sono calzanti, sempre che tu non pretenda che si debbano ripetere pedissequamente (e con gli stessi numeri) in italia.

Sono andato a cercare il famoso "contratto", e ci vedo, in linea di massima, esattamente quello che dice Martino riguardo la politica fiscale.

Ecco a voi.... il CONTRATTO CON GLI ITALIANI!....(chi voglia vomitare, lo faccia pure, ma senza sporcare il forum)

Contratto con gli italiani

Tra Silvio Berlusconi, nato a Milano il 29 settembre 1936, leader di Forza Italia e della Casa delle Libertà, che agisce in pieno accordo con tutti gli alleati della coalizione, e i cittadini italiani si conviene e si stipula quanto segue.

Silvio Berlusconi, nel caso di una vittoria elettorale della Casa delle Libertà, si impegna, in qualità di Presidente del Consiglio, a realizzare nei cinque anni di governo i seguenti obiettivi:

1. Abbattimento della pressione fiscale

· con l'esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui;

· con la riduzione al 23 per cento dell'aliquota per i redditi fino a 200 milioni

· con la riduzione al 33 per cento dell'aliquota per i redditi sopra i 200 milioni

· con l'abolizione della tassa di successione e della tassa sulle donazioni.

2. Attuazione del "Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini" che prevede tra l'altro l'introduzione dell'istituto del "poliziotto o carabiniere o vigile di quartiere" nelle città, con il risultato di una forte riduzione del numero di reati rispetto agli attuali 3 milioni.

3. Innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione di lire al mese.

4. Dimezzamento dell'attuale tasso di disoccupazione con la creazione di almeno 1 milione e mezzo di nuovi posti di lavoro.

5. Apertura dei cantieri per almeno il 40 per cento degli investimenti previsti dal "Piano decennale per le Grandi Opere" considerate di emergenza e comprendente strade, autostrade, metropolitane, ferrovie, reti idriche e opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni.

Nel caso in cui al termine dei cinque anni di governo almeno 4 su 5 di questi traguardi non fossero raggiunti, Silvio Berlusconi si impegna formalmente a non ripresentare la propria candidatura alle successive elezioni politiche.

Silvio Berlusconi

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Il vero problema è che Berlusconi parla come la Thatcher e governa come Andreotti ("tirare a campare è meglio che tirare le cuoia"). E' inutile prendersi in giro, non ci si può limitare a dire che in Italia la pressione fiscale è troppo alta, bisogna avere il coraggio di dire che questi soldi vengono spesi - male - dallo Stato, e quindi è giusto e necessario tagliare la spesa pubblica.

Il buon Silvio parla, parla, ma non ha il coraggio di tagliare le spese. Si inventa un fantomatico tetto del 2% alle spese dello Stato (dopo tre anni di crescita ben superiore!), che vale solo per la cassa e non per gli impegni di spesa, vale a dire che i ministeri continueranno a impegnarsi per spese di importi superiori che pagheranno negli anni a venire.

Non solo, ma le vere voragini della spesa pubblica (dipendenti pubblici, previdenza e sanità) sono fuori dal tetto!

Inoltre, per dare il contentino a Bossi si vara un progetto "federalista" che comporterà la moltiplicazione dello stato centrale, e delle sue spese, per quante sono le regioni: una VERA FOLLIA. E' ovvio che per far fronte alle nuove competenze le regioni dovranno assumere nuovo personale ed è altrettanto ovvio che la struttura dello stato centrale non verrà ridotta (provateci voi a licenziare i dipendenti pubblici...)

La verità è che una riduzione delle tasse senza contestuale riduzione della spesa pubblica è una bufala, l'anno dopo (quello dopo le elezioni, guarda caso) chiunque sarà al governo dovrà farci pagare tutto con gli interessi..

L'Italia avrebbe bisogno di una Thatcher vera, con il coraggio di varare politiche impopolari nel breve periodo ma efficaci nel medio - lungo, ma purtroppo all'orizzonte non se ne vedono!

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si vara un progetto "federalista" che comporterà la moltiplicazione dello stato centrale, e delle sue spese, per quante sono le regioni: una VERA FOLLIA.

bhe ,una visione da Roma su federalismo ...molto interessante.Non sto certo a dirti che per prima cosa dovresti leggere dei libri veri per capire cosa è il federalismo ...perchè non per colpa tua ma per chi non vuole dirti la verità non hai secondo me ,e perdonami se ti dico questo ,una visione giusta e complessiva del più moderno tipo di sistema amministrativo .....oggi utilizzato nelle più moderne democrazie e in tutti quei paesi che diventando democratici e scelgono un loro sistema amministrativo.

In generale per farti capire cosa accdrà .esempio.

la Lombardia copre con tasse locali quasi il 90% delle sue spese ...l'arrivo della devolution costerà pochissimo e ci toglierà quei lacci e lacciuoli del centralismo che oggi frenano il nostro dinamismo.

poi ci sono regioni ....Toscana ? Emilia Romagna ? tanto per citarle al centro nord che oggi copropno solo il 50% delle loro spese

bhe li la devolution sarà più cara :wink:

i governi rossi di quelle regioni saranno costrette ad aumentare i tributi locali oggi tenuti bassi .....

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