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[I leggendari della F1] Juan Manuel Fangio


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Juan Manuel Fangio

“Possedeva una visione della corsa decisamente superiore. Nei tracciati impegnativi la sua guida raggiungeva la perfezione”. Enzo Ferrari, “Piloti, che gente…”

Quando sbarca in Europa dalla nativa Balcarce, in Argentina, Juan Manuel Fangio non solo non possiede il fisico da campione automobilistico, ma non ha nemmeno l’età. Tuttavia, considerato una sorta di idolo dai connazionali, il governo argentino decide di scommettere su di lui e gli acquista una Maserati da Gran Premio. Con questa vettura l’asso argentino debutta in corsa nel 1948. Quando il Mondiale di Formula 1 debutta nel 1950, Fangio è portacolori della Alfa Romeo. Quell’anno il titolo lo vince il suo compagno di squadra Nino Farina che, nonostante abbia vinto tre gare come Fangio, vanta migliori piazzamenti. Ma l’argentino si rifà l’anno successivo: il campione del mondo 1951 è proprio Fangio, alla guida della Alfa Romeo 158 e contrastato fino all’ultimo da Ascari. Ma questo è solo l’inizio dell’incredibile carriera di Juan Manuel. Nel 1954-55 arriva la doppietta con l’imbattibile Mercedes: Fangio, pilota di punta della casa tedesca (dopo due gare con la Maserati nel 1954), ottiene vittorie e doppio titolo mondiale. Di questo arco trionfale, solo un piccolo periodo si inserisce nella storia della Ferrari: è il 1956. Ma a Enzo Ferrari, si sa, un “personaggio indecifrabile” e conteso come Fangio non può piacere fino in fondo. E così, nel bel mezzo di una stagione trionfale iniziata con la vittoria nel Gran Premio d'Argentina e proseguita anche con le Sport, si manifestano contrasti che inducono Fangio a prendersi un periodo di riposo accusando un esaurimento nervoso. Ma nemmeno questo impedisce all’argentino di vincere il titolo mondiale: torna, vince i Gran Premi di Gran Bretagna e di Germania e, con la vettura cedutagli da Collins nell’ultimo GP della stagione, quello di Monza, anche il suo quarto alloro. L’anno successivo Fangio preferisce passare alla Maserati e, anche con una vettura che non è la migliore del lotto, è di nuovo campione mondiale. L’unico in grado di tenergli testa è Stirling Moss sulla Vanwall. E infatti sono l’inglese e l’argentino a dividersi i sette Gran Premi: quattro li vince Fangio, tre Moss, evidenziando le potenzialità della marca inglese che sarà ancora in prima linea l’anno successivo. Fangio, in pratica al termine della carriera, raggiunge, sul terribile Nurburgring, la più alta espressione della sua guida: all’ultimo giro è staccato da Collins e Hawtorn, ma li rimonta vincendo Gran Premio e titolo. L’argentino affronta così le due ultime gare italiane, Monza e Pescara, vinte da Moss, con minore impegno. Sarà il 1958 l’anno dell’addio per il cinque volte campione del mondo. È morto a 84 anni, il 17 luglio 1995.

Asso di grandezza ineguagliata e unico, per cinquant’anni, a detenere il record di cinque Campionati del Mondo, è stato un pilota dalle innegabili qualità di fuoriclasse, ma anche dalle doti di uomo di pubbliche relazioni: anche per questo ha saputo sempre individuare la vettura più competitiva al momento giusto.

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