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Amici miei cari volevo dirvi che stamattina ho subito un intervento chirurgico e domani e dopodomani sarò ancora in ospedale, però, dato che contro ogni pronostico non sono morto sotto i ferri, anche stavolta cercherò di esserci il più possibile. Love.4 punti
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Infatti. Ci sono vecchietti che non lascerebbero l’automatico per niente al mondo, non per ragioni di salute ma proprio per il comfort. Così come dei giovani che pensano sia un dispositivo per disabili di ausilio alla guida. Per cui io, quelli che rifiutano l’automatico per principio, me li attaccherei cordialmente al cazzo. Il fatto è che su un’utilitaria è miope non prevedere una versione di accesso con trasmissione manuale, per tutte quelle persone che fanno pochi chilometri e di pagare di più per una cosa che non gli serve non ne vogliono sapere. Quelli che considerano una trasmissione manuale come un affronto io li metto sullo stesso piano dei fanatici delle doppiette. Tra l’altro, se oltre al nome e alle cazzate si vuole rispolverare quel concetto di essenzialità e libertà che ha fatto la fortuna della prima Panda, una versione d’accesso con prezzo contenuto, potenza giusta e cambio manuale la vedo perfettamente coerente.3 punti
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Prima che chiudano questo topic..🤣 Ghidella, che fu un autentico innovatore nei campi del processo e del prodotto. La capacità di affrontare il tema della complessità, cioè quella di diversificare l’offerta, portò la Fiat all’avanguardia in quel periodo. La creazione delle prime piattaforme di prodotto, un pianale con componenti standardizzati, da cui poi ricavare una gamma vasta di modelli, fu imitata successivamente dalla concorrenza. Alla fine degli anni ’80 il gruppo Fiat era il primo in Europa per vendite e il secondo nel mondo (dopo General Motors). Sarà stata questa la spinta a progettare un’alleanza con la Ford perché l’idea era quella di trasformarsi in un grande gruppo mondiale già dall’inizio degli anni ’90. Il conflitto tra Romiti e Ghidella è noto. Romiti, amministratore delegato dell’epoca, “uomo di Mediobanca”, spedito in Fiat da Cuccia per controllare i finanziamenti raccolti negli anni precedenti da Mediobanca per sostenere la Fiat.. Gli anni ’90, lo “Stato imprenditore” che non c’è Il controllo pubblico sulle attività produttive in Germania avviene tramite i lander. Il lander della Bassa Sassonia è il principale azionista della Volkswagen e le banche pubbliche regionali finanziano le attività produttive. Il controllo francese invece è esercitato direttamente dallo Stato centrale. La Renault è stata un’azienda pubblica fino al 1996, ma continua ad essere partecipata dallo Stato, mentre il capitale pubblico è entrato in PSA solo recentemente. Il potere della proprietà della Fiat ha invece tenuto sempre fuori il potere politico, provando ad assoggettarlo e ricattarlo a più riprese per ottenere sussidi. Ma lo Stato italiano non è mai entrato nel capitale azionario pur potendolo in teoria pretenderlo vista la mole di aiuti statali erogati lungo la storia della azienda. Tutte queste condizioni portano la Fiat a perdere forza, passando da crisi in crisi. Negli anni ’90 l’unico momento di ripresa fu legato all’iniziativa della rottamazione promossa dal primo governo Prodi. 05novembre2012 Marchionne? Il declino Fiat è cominciato 25 anni fa.. Tuttavia, forse perché impegnati a decidere se Marchionne sia più angelo o più diavolo, qui da noi si è persa di vista una realtà difficile da smentire: la storia Fiat degli ultimi 25 anni, e quindi al di là dell’operato dell’uomo col maglione che la guida solo dal 2004, è una storia fatta più di sconfitte e ripieghi che di successi e avanzate.. Dal punto di vista industriale e degli stabilimenti dell’auto, per esempio, il progressivo declino automobilistico di Fiat appare nettissimo. Nel 1968 il Lingotto s’impadronisce dell’Autobianchi, il cui stabilimento di Desio resterà in vita fino al 1992, quando l’ultimo modello prodotto, la Y10, verrà affidato a quello Alfa Romeo di Arese, che continuerà a fabbricarla con il marchio Lancia. Presto l’Autobianchi scompare con tutto lo stabilimento e nel 1990 è la volta dell’Automobili Innocenti, ceduta dall’imprenditore Alejandro De Tomaso insieme alla fabbrica di Lambrate che però viene chiusa da Fiat già nel 1993, con il marchio che, prima di sparire nell’oblio, viene utilizzato solo per un tentativo poco convincente di abbinarlo ai modelli di gamma economica di Torino fabbricati all’estero. Nel 1986 era stata la volta dell’Alfa Romeo, ceduta dall’IRI a Fiat (che la accorperà alla Lancia già rilevata nel 1969) con modalità che ancora oggi suscitano aspre polemiche mai sopite. In ogni caso, nel 2005 anche il sito Alfa Romeo di Arese cessa ogni attività e perfino l’annesso e bellissimo museo storico del marchio del Biscione risulta oggi chiuso al pubblico. Nel 1993 se ne va anche lo storico stabilimento Lancia di Chivasso, passato da Fiat alla Maggiora, che lo gestirà (producendo modelli del Lingotto) fino al fallimento del 2003. Nello stesso anno, Fiat si libera anche della fabbrica di Rivalta (che nei primi anni 70 contava circa 18mila dipendenti e che era stata la culla della mitica 128) che dopo il trasferimento della produzione della Lancia Thesis a Mirafiori, viene conferita al consorzio Carlyle-Finmeccanica insieme alla divisione Fiat Avio dei motori aeronautici. Il resto è storia recente: oggi gli stabilimenti di Mirafiori e di Cassino restano in piedi solo grazie all’esteso ricorso alla cassa integrazione, con la produzione del primo ridotta alla sola Alfa Romeo MiTo e quella del secondo limitata all’Alfa Romeo Giulietta e alle residue Fiat Bravo e Lancia Delta, ormai al termine della vita commerciale. Per Termini Imerese la chiusura definitiva è avvenuta nel 2010. Senza contare, uscendo per un attimo dall’ambito strettamente automobilistico, lo stop imposto anche al sito campano Irisbus, interamente di proprietà Fiat, la cui produzione di autobus e filobus, ridotta a poco più di un centinaio di pezzi l’anno, è stata trasferita ad Annonay, in Francia. Quanto alla forza lavoro, due numeri per tutti: nel 1980 i dipendenti diretti Fiat nella sola Torino erano circa 130mila; oggi, in tutta Italia sono meno di 80 mila, dei quali non pochi stipendiati dallo stato tramite gli ammortizzatori sociali.. Tuttavia, ciò che più fa impressione non sono tanto i flop dei modelli (quasi ogni costruttore può lamentare in buon numero i suoi, che a casa della tanto osannata Volkswagen-Audi, per esempio, si chiamano Jetta e Bora, senza contare la recente e non molto gradita up! e l’incomprensibile Audi A1), ma il fatto che molti di questi modelli non siano più stati sostituiti da altri: senza eredi sono rimaste per ora le Fiat Marea, Stilo MultiWagon, Multipla e Croma, le Alfa Romeo 166, 159 e Spider, la Lancia Lybra e la stessa Thesis. Insomma, interi segmenti di mercato sono stati lasciati alla concorrenza e non può non creare perplessità il fatto che oggi la produzione automobilistica italiana non sia in grado di proporre, per esempio, una sola berlina popolare di taglia e prezzo medi, né una vettura giardinetta di qualsiasi segmento, né una spider in grado di riproporre almeno in parte i fasti della mitica Alfa Romeo Duetto guidata da Dustin Hofmann ne “Il laureato”. “I nostri concorrenti lanciano modelli nuovi in un mercato che non tira e perdono soldi”, continua a sostenere un convinto Marchionne per giustificare i vistosi buchi nella gamma. Può darsi che il manager abbia ragione e che la strategia di Fiat di non investire in nuove proposte in tempi di crisi per rimandarle a tempi migliori si rivelerà a lungo andare vincente. Tuttavia, non può sfuggire, anche se molti tendono a dimenticarlo, che la decisione di abbandonare vasti segmenti del mercato ai concorrenti è largamente precedente all’avvitarsi della congiuntura sfavorevole e della penuria di vendite che affliggono l’Europa e il suo mercato automobilistico, italiano in particolare. L’ultima Fiat Marea, non sostituita da alcun modello, uscì dalle catene di montaggio di Cassino nel lontano 2003, cioè quando il mercato andava ancora bene, mentre la decisione di non sostituire la giardinetta Stilo Multiwagon fu presa più o meno mentre ci si avviava a un 2007 che avrebbe registrato il record storico italiano di quasi 2,5 milioni di nuove immatricolazioni. Quindi, la decisione di Marchionne di non presidiare più alcuni settori dove altri costruttori hanno invece mantenuto la loro presenza è di vecchia data. In altre parole, non dipende affatto da una crisi che ancora non c’era e che avrebbe iniziato a farsi sentire in tempi più recenti..3 punti
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Io che sono terra terra andrei sul semplice. Porsche ha usato per la Macan il vecchio telaio della Q5, ma ha fatto un operazione di ottimizzazione per migliorare la guidabililta' simile a quanto fatto Alfa con le varie derivazioni dalla FIAT, ma a fare la differenza sono state le soluzioni interne e soprattutto una linea esterna caratterizzante e che ricorda le 911. E questo basta alla clientela di questo segmento. Con il restyling, con l'introduzione del monofaro ha dato una seconda vita al modello senza neanche dover modificare le lamiere, ma accrescendo il richiamo alla 911. Maserati aveva una davanti iconico e caratterizzante come quello di Levante e Ghibli, ma.con la Grecale l'ha abbandonato per adottare una soluzione banale e già vista su prodotti generalisti, perdendo un richiamo che poteva essere simile alla coda della Macan. Ha poi dato una lasciata generale alla Stelvio facendo una linea bella ed equilibrata, ma sicuramente meno esotica di Levante (per peraltro era nata 7 anni fa). Un po poco per un marchio che si fovrebbe compare di impulso perche offre qualcosa di diverso da tutto il resto (vedasi Ghibli ma anche Levante).Peccato perché rispetto a Macan - che nel frattempo ha sostituito i diesel con i 4cc di Polo GTI e Skoda - Grecale aveva un pacchetto tecnico forse più interessanteed era 6/7 anni piu giovane. Ma la clientela di quel segmento guarda più a stile e riconoscibilità rispetto alle solite proposte della Triade, che alla scheda tecnica. E proprio quella riconoscibilità è stata totalmente disattesa da Maserati che ha soll ha aggiunto le tre feritoie laterali e il simbolo sul montante...quindi di esotico rimangono solo i prezzi fuori mercato, la più alta svalutazione, l assistenza più di nicchia e la rete vendita meno capillare. Occasione persa considerando che Posche almeno in IT si è suicidata con il full electric...3 punti
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...SECONDA PARTE (Il progetto VBG) Nel 1977 proseguono gli sviluppi e i confronti tra ulteriori proposte, che sembrano aver preso ormai una strada ben definita, consolidata nella carrozzeria 3 porte con ampia vetratura e portellone sub-verticale. Le nuove maquette sono divenute anche meno spartane e con dettagli più moderni. Gli ampi fascioni protettivi in materiale plastico sono un tratto caratteristico, declinati in numerose interpretazioni. Portellone (in materiale plastico?) scuro: proposte "B" e "G" Proposta "B" (paraurti anteriori a inglobare i fari, calandra asimmetrica) Proposta "G": Ancora è nella lista l'originale proposta "circulaire" di Opron (VOITURE "J") La proposta "T" si caratterizza per le linee molto angolari, fari posteriori a tutta larghezza e il portellone con lunotto piegato: Tra l'altro, nel mega confronto da cui sono tratte queste foto, le proposte sono accostate ad una ignota "VOITURE L": Si è detto che il programma VBG era nato con l'obiettivo di un modello super-utilitario, più piccolo ed economico di R5. Perché allora la bella francesina è lì? Ovviamente la sua presenza non è un caso, né un errore... Be', è un indizio. Il 1977 infatti segna un punto di svolta per il programma VBG, perché la Régie decide di farlo evolvere nel "progetto 140". Numero che molti associano, giustamente, alla Supercinque. Però sia chiaro, in questa fase il "140" non è ancora "IL" progetto per la nuova R5, il cui successo è sempre così grande, che per la sua sostituzione Renault si sta muovendo in maniera estremamente cauta. E per adesso, questo progetto "140" ha piuttosto lo scopo di approfondire promettenti linee di sviluppo per la futura sostituta di R5. Difatti, fa ancora parte di questa serie di proposte anche quella di Jacques Nocher... ...già vista fin dalla prima serie di maquettes gialle del 1975 (è quella con targa "76 RC 0215" nel post precedente)... ...e che diventerà la base dei prototipi marcianti utilizzati intorno al 1980 per collaudi intensivi di quella che era stata a lungo ritenuta alternativamente l'erede della R5 o una nuova ipotetica "R2": FINE Seconda Parte...3 punti
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Il progetto VBG PRIMA PARTE Qua e là è stato citato più volte nella discussione questo programma di sviluppo Renault, la cui sigla è generalmente riferita al significato di "Véhicule Bas de Gamme" (credo non ci sia bisogno di traduzione...). Un progetto monstre che ha occupato le scrivanie della Régie per circa un decennio, lasciato e ripreso in varie fasi e che risulta aver dato origine a innumerevoli maquettes e prototipi. La storia nasce intorno al 1973, con l'idea di studiare una nuova vettura al di sotto di R5. Sostanzialmente anche una sostituta di R4, ma con presupposti differenti, per una vera e propria cittadina, moderna, compatta ed economica. Una prima serie di studi, disegni e infine modelli fa la sua comparsa nei centri di sviluppo Renault a metà del 1975. L'approccio è piuttosto ardito, come nelle corde dei designers di quel periodo, in particolare in Francia. Ecco un paio di schizzi dalla collezione di Robert Opron, l'ex-Citroën approdato proprio in quell'anno alla Régie. Dalle idee più originali a quelle più pratiche, una prima serie di prototipi compare tra il 1975 e il 1976. Questa la maquette del disegno sopra di Opron, con l'originale finestrino verticale, il lunotto a tutto vetro e i fari anteriori "à la Ritmo"... Non è solo il nuovo arrivato Opron che si cimenta nel progetto... anche il veterano Gaston Juchet ovviamente fa il suo lavoro. L'immagine a destra è la maquette basata sulla sua proposta, più pratica e quasi "industriale" con quelle porte scorrevoli... (da "Renault La Collection", di Antoine Pascal, 2008, edizioni EPA) Rieccola in altre prospettive: Questa vista posteriore ci rivela un'interessante caratteristica del modello, che è la sua voluta asimmetria. Palese nella forma del montante C e che si intravede anche nel taglio del finestrino posteriore lato guida. Il portellone con quella maniglia laterale a destra e il taglio verticale sul lato sinistro, sembra indicare una possibile apertura laterale con cerniere a sinistra, anziché verso l'alto... A inizio 1976 una carrellata di nuove maquettes - curiosamente tutte gialle - si confronta anche con dei modelli di riferimento (riconosco sullo sfondo Citroen 2CV, R5 e forse una R4...). Per quanto si riesce a vedere da queste foto, sembra che si tratti di una serie di variazioni sviluppate su un tema di base comune, quasi da piccola station wagon, pratica e relativamente spartana, con linee semplici e abbastanza squadrate, 3 porte e portellone verticale, ampi paraurti e - spesso - fascioni laterali in plastica. Un esempio: ...con la sua vista opposta (scusate la qualità) che presenta la soluzione con fascioni protettivi sulla fiancata (e i fari dietro che sembrano gli stessi - rigirati - del concept B.R.V.): Non troppo diversa da quella sopra appena vista, tra queste proposte c'è anche quella di Jacques Nocher, che proprio in queste forme vedrà sviluppi importanti (vedi post seguente)… ...ma anche questa variante, appena diversa in alcuni particolari come i finestrini anteriori a scorrimento laterale o quelli posteriori con la base lievemente sfalsata verso l'alto rispetto a quelli davanti: Sempre nel '76 però, accanto a queste proposte (a destra sullo sfondo dell'immagine sotto si nota proprio lo stesso modello della foto qui sopra...), ne compare un'altra attribuita anch'essa a Opron. Qui ve la propongo a colori, ma è la stessa postata in B/N pochi messaggi fa da @PaoloGTC). Forse ancor più originale di quella col finestrino posteriore verticale già vista prima, questa è caratterizzata dal finestrino anteriore, con l'idea della forma circolare che segue il movimento basculante del vetro: Un che di Citroën (Visa, Axel...) nel frontale, e un cofano anch'esso piuttosto curioso nella soluzione della cerniera apparentemente a vista per l'apertura. FINE Prima Parte (segue...)3 punti
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Metto qualche moderna. Iniziamo da quest'ormai poco comune Smart Roadster 700 '06 travestita da Brabus, dobbiamo dire che la configurazione in generale è molto pacchiana in questo total white. Decisamente più tranquilla questa Hyundai Elantra VI Serie di proprietà di un militare della NATO, seppur un po' anonima questa serie è molto gradevole a livello estetico. Auto blu con targa tarda (ovvero che la numerazione è parecchio precedente alla data di immatricolazione) questa Lancia Thema 3.0 V6 Multijet '12 che svolge ancora il suo ruolo di rappresentanza dopo 12 anni. Sempre state poco comuni le Rover 75 2.0TD Tourer II Serie '04, difatti questo restyling venne introdotto nel 2004, ovvero un anno prima del fallimento del marchio inglese; Le poche unità vendute le hanno piazzate quasi tutte nel Regno Unito e in Italia (unico paese estero dove Rover ha mantenuto quote considerevoli di mercato sino alla fine). Ci vuole un occhio veramente tanto allenato per scoprire la rarità di questa Volkswagen Passat B6 1.4 TSI Ecofuel '09, difatti questa versione col metano di serie è praticamente finita nel dimenticatoio, fu disponibile per circa un paio di anni alla fine della produzione di questa serie di Passat, io credo di aver visto solo questa dal vivo, chissà quante ne hanno vendute in Italia. Vettura particolare e che a me piace parecchio questa Honda CR-Z Hybrid '10, è incredibile come quelle poche che ho visto fossero tutte di Aprile e Maggio 2010, praticamente le hanno vendute tutte insieme. Tornando alle versioni dimenticate ecco una Kia Venga 1.6 CRDI Crossover '14, ovvero la versione rialzetta della monovolume coreana derivata direttamente dalla Hyundai ix20, molto particolare e caratterizzato questo allestimento che fu proposto in soli 200 esemplari in Italia. E concludo con una francese che a me piace tantissimo, ma come tutte le auto francesi c'è chi la ama e chi la detesta, senza mezze misure; Parlo di questa Citroen C6 2.7 V6 HDI '09, l'ultima ammiraglia VERA prodotta dal marchio del double chevron che rispecchiava le caratteristiche tipiche che deve avere un'auto di alto rango prodotta da Citroen.2 punti
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Grazie, da dove è tratto? Anche io ricordo che nei primi anni 90 la Fiat era il terzo gruppo planetario per fatturato ma anche utili in concorrenza con Ford (e la mancata acquisizione di Chrysler propiziata da Iacocca). Interessante tutto l'excursus sulla progressiva chiusura delle fabbriche per errori di prodotto e mancati investimenti. Una cosa è interessante, la politica di Ghidella della condivisione delle piattaforme e componenti per più modelli fu copiata da VW e concorrenti, e quindi non una novità ne è criticabile quello che sta facendo Stellantis. Secondo me un punto focale del successo di Ghidella è stata la stabilità per quasi 10 anni come capo di FIAT AUTO, se cambi AD e strategia ogni 2 anni e ce ne metti 3 per poratare un modello in strada, sarà difficile fare una strategia di rilancio dei marchi coerente. Lapidario fu il commento di Ghidella alla decisione di Agnelli di preferire Romiti a lui (riferendosi a Romiti, che fino ad allora aveva curato solo la parte amministrativa del Gruppo): «Non ci si improvvisa ingegnere dell'auto a 60 anni.» E aveva ragione.2 punti
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Certo che preferire un cambio manuale anziché automatico proprio su una vettura a vocazione prettamente cittadina è un controsenso… Non è proprio in città che frizione e cambio vengono maggiormente utilizzati, con conseguente usura e stress per meccanica, muscolatura e articolazioni? NB parlo di preferenza dell’oggetto in sé, per la sua utilità, non di convenienza economica.2 punti
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visto che è ritornato fuori questo vecchio topic approfitto per un aggiornamento: in casa negli ultimi 5 anni abbiamo avuto 4 Honda comprate nuove più una usata: un Sh Mode venduta per comprare una SH 125 modello 2021 seminuova, una Vision 110 venduta per una una SH Mode usata (rivenduta dopo qualche mese allo stesso prezzo) e sostituita con una SH Mode nuova. Affidabilità 100%, mai un problema (tocchiamo ferro). Con la SH faccio in città e ogni tanto un po' di tangenziale i 40-41 km/l alla pompa. Il cdb mi segna 1,9-2,0 l/100 km ma è ottimista PS: Honda SH fatto in Italia, Atessa.2 punti
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Infatti penso che vedremo la versione 1.2 mt6 ma solo quando la produzione sia della G.Panda sia del 1.2 eb3 sarà a regime, e non penso che accada prima di 12/18 mesi. La macchina in generale piace anche qui, su 185 votanti, 163 persone gli hanno dato un voto dal 7 in su(quasi il 90% dei voti). Sopratutto quello che mi ha colpito sono i commenti all'estero, sotto il video fatto da "l'Argus" pare apprezzino più questa G.Panda che non la "loro" C3 2024, il che la dice lunga su quanto stilisticamente sta macchina convinca. Ha effettivamente quello che serve per vendere almeno 150k unità l'anno in europa(ovviamente con la produzione a regime e magari qualche offerta pronta consegna potenzialmente interessante).2 punti
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Visto ieri Lenny Kravitz, all'arena santa giuliana di Perugia. Quest'anno è stato lui uno dei big, ed ha tirato fuori un concertone. Energico, con voce fortissima e divertentissimo. Mi ha veramente dato l'impressione di apprezzare il pubblico. Scaletta composta dalle hit più note, conosciute anche da me che non sono un purista. Non potevo farmelo mancare, un concerto del genere a 10 minuti da casa non ricapita spesso. Buona l'organizzazione, Umbria jazz si mantiene un festival abbastanza casareccio, l'arena permette una buona visuale, penalizzata dai pochi posti.2 punti
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Esattamente, François Leboine che è a capo del design Fiat/Abarth da Giugno 2021.2 punti
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Che tristezza di gara. Non riescono proprio a mantenere l’equilibrio senza affossare qualcuno ogni volta. E noi non riusciamo a vedere questa 499 vincere una gara lontano da La Sarthe.1 punto
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Su Nuova C3 gli specchietti retrovisori a regolazione elettrica sono di serie per tutti gli allestimenti: la MAX aggiunge il ripiegamento elettrico. I fendinebbia non sono previsti per nessun allestimento, così come il keyless e i sedili anteriori riscaldabili. Tutti elementi che su molte immagini e vetture destinate alla stampa erano presenti.1 punto
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Se non sbaglio tutti gli SH sono fatti ad Atessa tranne il Mode che fanno in Vietnam1 punto
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Quoto su tutta la linea. E non dimentichiamo che, su Panda e 500 uscenti, gli automatici da un certo momento in poi sono stati rimossi. Ok, erano robotizzati, ma avevano anche un costo contenuto, e per un uso urbano erano accettabili. Questo la dice lunga sui gusti del pubblico target. Va bene iniziare a "spostare" l'offerta verso l'automatico anche per iniziare ad educare il mercato, ma il manuale ci vorrebbe comunque. Tuttavia, a mio avviso, la necessità di tutelare la Pandina per motivi sociali e politici, unitamente all'assenza di un powertrain 1,2 BSG MHEV Puretech nella banca organi Stellantis (per avere il manuale si dovrebbe ricorrere al termico puro come su C3, ma è un'opzione che il marchio Fiat ha rigettato negli ultimi tempi, tranne nel caso dei pochi diesel superstiti e per ovvi motivi) ha portato a questa scelta.1 punto
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A parte l’estrattore posteriore orribile, il resto mi sembra meglio del Tiguan1 punto
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Why should the MGU-H add to the total power computation? Turbocharging effect is alreeady in the V6 engine power, and energy recover is not Traction power.1 punto
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No, ha una coppia motrice ridicola essendo di cilindrata ridotta e senza il turbo...( hanno messo il cambio a 6 marce per cercare di sfruttare al meglio la sua pochezza ) su questa massa è semplicemente patetico, sulla Panda Classic + leggera è già scarso, appena accettabile, come lo sarà nella prossima 500 ibrida. ...1 punto
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Non dico che le soluzioni di design qui proposte siano diventate seminali, ma è interessante vedere come poi siano state riproposte da altre case. Partendo da quella più ovvia già segnalata (ma qui lo sviluppo sarà stato coevo): A un'idea che quando poi fu messa in atto (nello stesso segmento) non portò molto bene: Alle vibes che trasmette il portellone posteriore in plastica nera: E non sto nemmeno a scrivere cosa mi ricordano queste luci posteriori1 punto
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Orami questo forum prevede il futuro. E comunque preferisco la mia proposta 🤣1 punto
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Non mi sembra poi così sorprendente che il 70% delle Fiat vendute in Italia siano prodotto nel Belpaese se si considera che oramai vendono praticamente solo Panda/ine...1 punto
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Ho appena scoperto che colui che ha disegnato questa Grande Panda è il creatore del concept Renault R5 Elettrica.1 punto
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Oggi in Sardegna in mezzo al nulla ci stava una famigliola dentro una model 3 che ricaricava. Dentro col condizionatore acceso visto che c'erano 35 gradi. Mi pare fosse una collanina che va al massimo a 50 kW, senza neppure un ombreggio, nessun bar o altro nelle vicinanze. Son ripassato dopo 1 ora e mezzo e stavano ancora lì. Ma dove diamine vogliamo andare1 punto
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Ma Pandina non arriverà almeno fino al 2030? La Grande Panda è "ufficialmente" l'erede di Grande Punto, ma secondo me, è soprattutto l'erede della Fiat Idea, le dimensioni sono simili. La idea era MPV, oggi la sua naturale evoluzione è un SUV. G. Panda: 3,99x1,76x1,57 Idea: 3,93x1,70x1,66 Diciamo che sarebbe la perfetta erede della brasiliana Idea Adventure (ultima foto). Idea Adventure e Grande Panda:1 punto
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Ma davvero c'è ancora qualcuno nel 2024 che vuole una city car con cambia manuale?1 punto
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Vista ieri sera dal vivo e che dire? Auto azzeccatissima che spero davvero faccia il boom. Ogni dettaglio è curato e anche l'interno, pur con plastiche rigide (tranne il bamboox, che è un tessuto derivato dal bamboo al tatto super morbido), da davvero ottime vibes. Ha un ottimo spazio interno e un bel bagagliaio. Mi chiedo davvero che vita possa fare 600 ora con lei che sembra una macchina del futuro e che ha interni meglio rifiniti, pur costando meno...boh. La presentazione in autunno sicuramente la fanno per evitare i mesi di differenza tra il lancio dell'elettrico e l'ibrido. Ne voglio una.1 punto
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Comunicazione di servizio: Il toto nomi termina alle 18:06 del 12/07/2024 ovvero 24 ore dopo l'apertura del topic, per chi posta nomi dopo il termine del giochino, è richiesta un'autocertifcazione (in caso di minore l'autocertificazione deve essere compilata e firmata dal genitore e/o tutore), in cui si dichiara che l'autoparerista non ha potuto partecipare al gioco, causa non accesso al forum nelle ultime 24 ore, per il seguente motivo... non vale la scusa "Il cane mi ha mangiato il modem / router" e/o "motivi familiari". Grazie.1 punto
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Immagini reali di due Fiat diverse mai viste nello stesso giorno? Probabilmente non succedeva dagli anni 701 punto
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Il problema non è Stellantis o Ferrari, ma chi da il via libera allo stile dei modelli ed al family felling che anteriormente assomigliano alla Jaguar, alla Ford e che peccano di originalità, ci sarà qualcuno che dice si va bene oppure no, non va bene?? Non mi sembra che il problema sia se usare piattaforma Large o Ferrari, visto che sono entrambe valide. La questione del posizionamento è di lana caprina, la puoi posizionare come luxury pari a Porsche o come upper premium poco sopra la triade, ma se poi i modelli non piacciono a paragone con la concorrenza, che sia Porsche a pari prezzi o sia la triade a prezzi inferiori, non vendi e se non vendi vai in crisi e se vai in crisi le guerre intestine tra manager sono ancora più ridicole. Allfa fine della catena c'è un responsabile che da il via libera alle strategie del marchio, quali modelli fare o non fare, se fare tutto solo termico ed elettrico, oppure implementare seriamente l'ibrido. Gli errori sono stati fatti dai responsabili finali...il problema spesso è che se questi cambiano di continuo e non c'è stabilità non si sa a chi attribuire le responsabilità1 punto
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Ma veramente ancora date retta al Falso Quotidiano? Che pensano che con due mesi da un accordo la produzione è pronta?1 punto
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Suv rustici, fuoristrada e pickup li preferisco con i lattoni ed in allestimento rustico rispetto ad allestimenti lusso con cerchi in lega. In modo particolare Defender nuovo e Renegade “forestale”. ☏ iPad ☏1 punto