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Beh, però da come me l'avevi fatta immaginare pensavo ad un catorcio cadente, ridotto ai minimi termini. Certo, non fa una bella sensazione vedere una Delta LX come auto da trapazzo, però non mi pare nemmeno in condizioni inenarrabili. Diciamo che le sue pecche cel'ha, come il paraurti posteriore disallineato, qualche bottarella mi pare nella portiera posteriore, però, voglio dire, levaci il portapacchi sul tetto, magari pure quei convogliatori d'aria sulle griglie del cofano, che non c'azzeccano niente, falle una bella lavata e lucidata e non dico che è a posto ma ci guadagna almeno un 50%.
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Cioè...una 75 in regalo...ma stiamo scherzando? Da prendere non al volo, ma di più...SUBITO. E poi, scusa, si trattasse di un catorcio spompato beh...ci penserei due volte. Ma se la macchina la conosci, sai chi l'ha tenuta, per giunta è di un parente quindi ne conoscerai senz'altro vita, opere e miracoli, io non me lo sarei fatto ripetere una seconda volta. D'accordo, è "solo" una 1.6 però come rivalutazione vai sul sicuro, garantito.
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Beh, però dipende dal vento. Qui dalle mie parti ci sono tratti autostradali, tipo l'A30 Caserta-Salerno e l'A16 Napoli-Canosa, soggetti a folate di vento impetuoso un po' in tutte le stagioni, che rendono la guida troppo difficile ed in certi punti addirittura pericolosa se si è al volante di un'utilitaria piccola e leggera. Alcuni anni fa ricordo di esserci capitato di persona in una situazione del genere insieme a mio padre. Ci trovavamo sull'A16 diretti a Mercogliano, vicino Avellino, mio padre e mia madre erano avanti con la 127; io, mio fratello ed una nostra zia seguivamo con la mia Uno. Alla barriera di ingresso di Napoli est c'erano gli avvisi di vento forte nel tratto tra Benevento e Candela, una settantina di km più avanti; quindi eravamo tranquilli perchè noi saremmo usciti ad Avellino ovest, una ventina di km prima del tratto incriminato. Fatto sta che le sferzate di vento le incontrammo da subito ed erano di una violenza tale da incidere parecchio sulle traiettorie; guidavamo tesi, quasi aggrappati allo sterzo; mio padre lo vedevo chiaramente zigzagare un po'. Allora ci fermammo alla prima area di servizio, la Vesuvio est, breve conciliabolo, mio padre disse che non se la sentiva di proseguire in quelle condizioni, io convenni e decidemmo di prendere la prima uscita, Pomigliano d'Arco, e tornare indietro. Questo per dire chissà che cosa sarebbe stato guidare una macchina, tipo la Dyane, in una condizione simile, con la sua aerodinamica molto più sfavorevole, l'assetto alto e le sospensioni soffici e dondolanti.
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Ottimo. Direi che fanno sempre la loro figura.
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La scritta Autobianchi mi sembra spaccata, dovresti sostituirla.
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Tornando a parlare di SIMCA m'ero dimenticato di un'altra che fu interessata dalla migrazione verso Talbot: la Ranch. Qui da me, nonostante la particolarità e l'originalità che ne facevano praticamente un mezzo un po' strano per l'epoca, non era difficile incontrarne per strada. Forse concettualmente anticpava di moltissimo i SUV modaioli di oggi, però una piccola fetta di estimatori credo che se la ritagliò.
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Più che altro si dev'essere intrecciato il cervello, perchè mi sa che scrivevo una cosa mentre ne pensavo un'altra. A quel punto il cervello deve aver mandato in automatico l'input ai "diti" dell'altra cosa che stavo pensando. Comunque, a scanso di equivoci, sappiate che volevo scrivere "non ne ho idea".
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E' vero sì, pure la Sunbeam conobbe una discreta diffusione. Ne ricordo due, una bianca l'altra verde metallizzato, appartenenti a persone che abitavano nel mio condominio. Fa parte di quei modelli della casa francese nati sul finire dei '70, che nel corso della loro carriera commerciale vissero il passaggio di marchio da SIMCA a Talbot. Gli altri due furono la Horizon, sostituta della 1100, nata anch'essa nel '77 come SIMCA e poi migrata sotto le insegne Talbot, che conobbe un più che buon successo tanto da proporsi come antagonista piuttosto accreditata della coeva Ritmo (mi riferisco sempre a quanto si vedeva qui per le strade), e la 1510, nata nel '79 come restyling della SIMCA 1307/8/9, che ebbe in dote il nuovo marchio ma non incontrò ugual diffusione rispetto alle versioni SIMCA.
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Anche qui da me la SIMCA rispettava il trend nazionale di marca popolare piuttosto diffusa. La 1000 era nettamente la più visibile sulle strade, seguita a ruota dalla 1100 che pure era parecchio diffusa soprattutto nella versione berlina 5 porte. Più rare ma comunque presenti le 1301/501; buona invece fu la diffusione delle 1307/8. Uniche di casa SIMCA inesistenti da queste parti, o che perlomeno io non ho mai avuto occasione di incontrarne, sono la sportiva Bagheera ed appunto l'ammiraglia Chrysler.
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Comunque, pur con tutta l'indiscutibile originalità, volendo rimanere scevri dalla passionalità e restando nel solco dell'obiettività, credo si possa affermare che non erano certo la bellezza e l'attraenza delle linee i suoi punti forti.
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Attenzione Nick, per rimessaggio al coperto non mi riferisco ad una semplice tettoia ma ad un vano vero e proprio, box o garage che sia, al chiuso, fresco ed aerato, ambiente pulito ed al riparo da umidità ed eccessive escursioni termiche. Certo, una tettoia è già meglio che niente in quanto almeno ti preserva la macchina dall'azione diretta del sole e della pioggia; tuttavia, per quanto al riparo possa essere, sempre a contatto con l'aria aperta è, quindi difficilmente ti ripara dall'umidità atmosferica e dalle escursioni termiche. E' certamente una condizione migliore del tenere la macchina in strada all'addiaccio, che sicuramente rallenta i processi di decadimento dovuti agli agenti atmosferici, ma è chiaro che nel lungo o lunghissimo periodo, tipo i 20 o 30 anni di questa Delta, il decadimento è inesorabile. Mi sembra giusto il suggerimento di el Nino. Fai passare un po' di tempo ma non troppo, onde evitare che qualcuno faccia la tua stessa pensata, poi fatti avanti e chiedi informazioni sulle intenzioni che hanno sulla Delta. Male che vada, seppur non dovessero essere intenzionati a cederla nell'immediato, saprebbero a chi rivolgersi per primo nel caso decidessero di disfarsene.
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O la Lancia Delta integrale.
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Guardando la foto frontale dell'anteriore la somiglianza con la Countach mi pare abbastanza evidente, come pure guardandola da dietro anche se meno marcatamente. Si tratta di una semplice somiglianza e basta oppure c'è un legame che unisce lo stile di queste due vetture?
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Le foto parlano chiaro; il mio giudizio te lo posso riassumere in un monito: lascia perdere. Viste le condizioni in cui versa questa Delta c'è poco altro da dire, la ruggine se la sta mangiando sopra e sotto, ormai credo che in alcuni punti sia più friabile di un grissino. Non oso immaginare le condizioni dei fondi o comunque nei punti più nascosti e sollecitati della scocca cosa si annidi. Inoltre ci sono ammaccature sparse, paraurti da sostituire, cofani disallineati ecc.. Insomma, un salasso già solo per il comparto carrozzeria qualora si volesse intervenire in un'opera seria di restauro. C'è poi la meccanica che se rispecchia lo stato di conservazione generale c'è poco da stare tranquilli. Il volante ha la corona lucida, indice di un utilizzo molto intenso, d'altra parte gli interni stessi appaiono piuttosto stanchi e vissuti. Tra l'altro 'sta macchina nella sua trentina e più d'anni di vita deve aver patito molto gli agenti atmosferici, a giudicare dalle plastiche dei fanali posteriori opache ed ingiallite, dai cerchi e coprimozzi divorati dalla ruggine e dalle cromature tendenti al giallognolo. Probabilmente la sua vita la passa all'aperto e si vede, o quanto meno un rimessaggio al coperto l'ha visto poco o niente. In sostanza bisognerebbe essere dei veri amatori oltre ogni logica, nonchè corroborati da sostanziose risorse economiche, per avventurarsi in un recupero che si presenta difficile, costoso e fine a sè stesso in quanto, in caso di vendita, anche collocata molto in là nel tempo, credo sia arduo, se non impossibile, anche rientrare delle sole spese sostenute.
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Condivido la tua perplessità sul giudizio favorevole che dànno della meccanica. A me sinceramente non pare tanto normale, anche per le aspettative di 40 anni fa, che nei primi 15.000 km si apra per ben due volte la testata per la bruciatura di una valvola e poi per la sostituzione delle stesse. L'unica volta che mio padre dovette aprire la testa della 127 è stato 6/7 anni fa per sostituire la guarnizione bruciata, però vivaddio la macchina aveva 26/27 anni ed aveva superato abbondantemente i 250.000 km. Devo altresì precisare però che mio zio ebbe una Renault 5 TL dell''81, rottamata 16 anni dopo a 130.000 km e non ebbe mai nemmeno l'ombra di un fastidio.
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Guardando la ESV 1500 più della 500 mi sembrano evidentissimi i tratti stilistici della 126. Addirittura il giro porta, la portiera, il brancardo e le maniglie paiono proprio identici. Sulla ESV 2000 anch'io ravviso un nonsochè di Ritmo all'anteriore, ma il posteriore è di chiara ispirazione 127 a mio avviso.
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Eh sì, sono cerchi Lancia quelli. Le condizioni della macchina sono superbe, magari quei cerchi non ci stanno neanche male, però magari i suoi originali l'avrebbero resa un gioiello impeccabile. Questa Delta sembra una I serie e apparentemente pare che stia in condizioni dignitose, almeno per quel po' che si vede. Peccato per quel paraurti posteriore di colore diverso, probabilmente recuperato presso un demolitore. Direi che una riverniciata l'avrebbe meritata. Mi pare che fosse el Nino l'utende che stravede per la Pacer. E' da un po' che non si fa vivo, spero per lui che la veda. Pure da queste parti la Ranch era piuttosto diffusa, anch'io la ricordo in uso a qualche sezione locale della Protezione Civile. Oggi però sono praticamente scomparse del tutto, non ne vedo più una in giro da tempo immemore. Non so se fosse FIAT o SEAT ma qualche 600 con la scritta 750 io l'ho già vista. Solo che me la ricordavo con la scritta (FIAT o SEAT, non ricordo) che precedeva i numeri. Probabile di sì, o comunque FIAT sicuramente.
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Perchè è coperta da tre o quattro teli e si trova dietro ad un mucchio di masserizie varie accatastate. Tutto ciò che so è che prima di metterla in letargo mio zio la fece rimettere a posto di carrozzeria, gli interni invece hanno lo schienale del divanetto posteriore con la selleria consumata e strappata. Fare delle foto è estremamente complicato senza svuotare il box e rimuovere i teli, per cui non prometto niente. Ma se se ne dovesse presentare l'occasione naturalmente sarei il primo ad essere felice di presentarvele.
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Credo che la cosa si limitasse ai soli componenti della trasmissione 4x4, ammesso che fossero prodotti lì e che la Steyr Puch non ne abbia curato solo lo sviluppo.