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Mazinga76

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  1. Ah beh...c'è poco da litigare qui. Anche per quanto riguarda me c'è solo da godersi questo dolce tuffo nei ricordi, quando l'utilitaria italiana non si chiamava solo FIAT e basta (o Lancia, oggi...) ma anche Autobianchi ed Innocenti, due gloriosi marchi nostrani nel settore fatti fuori da mamma FIAT. Gran bella chicca pure questa, grazie Paolo.
  2. Ah, scusate... pensavo che si parlasse della Kadett non della FIAT coupè. Non fateci troppo caso, sono i postumi dell'influenza molto virulenta che mi tiene bloccato in casa e mi ha mezzo rimbambito.
  3. E' un peccato non essere riuscito ad entrare prima in questo thread perchè l'argomento è interessantissimo e molto vasto. Purtroppo un fastidoso malanno di stagione mi ha tenuto bloccato a letto con la febbre, ma ora seguirò con attenzione l'evolvere della discussione e magari interverrò con qualche parere. Intanto voglio fare il mio plauso personale ad Enzo per l'idea di aprire questo topic e naturalmente a Paolino per la tanta carne a cuocere che alimenta la discussione.
  4. Ti ringrazio per questa precisazione, Roberto. Sinceramnte non conoscevo questo distinguo tra le Capri 2600. Però il 2673 cc a questo punto sarebbe più un 2700 che un 2600; la nomenclatura che veniva attribuita a questo motore rimaneva 2600 o mutava in 2700?
  5. Roy,tu mi sopravvaluti sempre troppo. Non è che io sia un'enciclopedia vivente o che possa sapere o ricordare tutto a memoria. Comunque, per quanto ne so, i motori 2600 e 3000 erano entrambi pesenti sulla Capri mk1 ma soltanto il 2600 faceva parte della gamma italiana. La denominazione ufficiale di questa versione era 2600 RS e qui da noi si poneva al vertice della gamma Capri. Il 3000 comparirà anche in Italia con la mk2 del '74, era un V6 da 138 cv ed era abbinato all'allestimento top di gamma "Ghia"
  6. Ragazzi, ma è una mia impressione o la vista laterale della SAAB 900 a 4 porte mette in evidenza una portiera anteriore di dimensioni veramente ridotte? Sembra una porticina rispetto a quella posteriore.
  7. Ecco bravo, ora mi hai fatto ricordare. Era proprio la prova non stop da Reggio Calabria a Lubecca pubblicata su QR di giugno '81. Ma non era la Montreal (ci fu anche quella ma una decina d'anni prima), era proprio la Lancia Gamma in versione 2500 i.e.
  8. La Beta sinceramente non me la ricordo, ma mi ricordo benissimo il viaggio che QR fece con la Gamma dal sud Italia fino al nord della Germania, se non erro.
  9. Ho appena letto tutto d'un fiato questo viaggio, trovo assolutamente giusta la tua scelta di pubblicarli tutti senza derubricare quelli apparentemente meno coinvolgenti. Io l'ho trovato affascinante, anche interessante se vogliamo per una questione di cultura generale automobilistica. La Chrysler 180 era una vera e propria meteora dalle nostre parti, io personalmente non ho mai avuto l'opportunità di conoscerla e di vederla un po' più nel dettaglio, questo reportage mi ha dato la possibilità di saperne qualcosa in più, oltre chiaramente al fascino del racconto dei luoghi, del vaggio, degli aneddoti. E' anche curioso notare la diversità di approccio di allora rispetto ad oggi verso la presenza o la mancanza di determinati accessori. Si criticano gli appoggiatesta mettendone in risalto più la scomodità in termini di visibilità che non l'importante funzione nell'ottica della sicurezza passiva, cosa impensabile ai giorni nostri; per contro si segnala la scomodità per l'automobilista italiano dell'assenza del deflettore:lol:...cose che a leggerle oggi fanno inevitabilmente sorridere. Dalle notizie da Wikipedia che hai allegato mi sorge però un dubbio: qual'era il marchio ufficiale col quale veniva commercializzata ufficialmente quest'ammiraglia sul mercato interno e nel resto d'Europa, Chrysler o SIMCA? Ed ancora: sulle riviste speciallizzate dell'epoca, tipo GM o QR, compariva nei listini ufficiali d SIMCA o Chrysler appariva come marchio autonomo?
  10. Ah certo, la funzionalità dei paraurti e dei fascioni in plastica non verniciata è indubbia, lo so bene ed ho modo di apprezzarla anch'io con la Uno. Sapevo che avrei provocato la tua insurrezione nominando la Mini:mrgreen:, ma non mi riferivo in particolare alla Minitre. Dicevo che dalla Minitre in poi ci fu un'evoluzione via via crescente della plastica. Però devo dire, a mio personalissimo parere, che i paraurti in plastica che furono montati sul restyling dell''82 mi davano l'impressione di scarsa integrazione con l'insieme. Mi sapevano un po' di posticcio.
  11. Peccato, peccato davvero. Duole vedere un marchio nobile come De Tomaso aver fatto la fine che tutti conosciamo. Da principio ero molto entusiasta del fatto che ci fosse un imprenditore che avesse intenzione di riportare questa casa ai livelli che gli competono, poi però la piega che via via è andata prendendo la vicenda pare non lasciare nulla di buono da sperare. In ogni caso la scelta di ritornare alla ribalta con un SUV, benchè di lusso, anzichè con una GT che rinverdisse il mito Pantera (auto che ho sempre adorato) seppur fosse andata in porto come operazione non mi avrebbe entusiasmato neanche un po'.
  12. Sì, lo credo anch'io. Sono convinto che la GT Turbo diede la sua buona iniezione di immagine sul resto della gamma.
  13. 968 però qui da noi quante ne avranno vendute, un paio? Io la conosco solo in fotografia.
  14. Quello delle piccole sportive è un discorso tanto interessante quanto vasto. Restando tra le nostrane non si può non ricordare l'anti A112 Abarth per eccellenza: la Innocenti Mini de Tomaso (così facciamo contento pure Roy de Rome..), dapprima offerta col motore aspirato della vecchia Mini Cooper da 1,3 litri e successivamente con il sovralimentato di derivazione Daihatsu.
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