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Mazinga76

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  1. Onestamente non credo che negli anni '90 si potesse parlare di SEAT ancora come di una sottomarca, fatta eccezione per l'ormai vetusta Marbella, che restava sostanzialmente una variante meno evoluta della nostra Panda, il cui ruolo era semplicemente quello di auto da prezzo. Il processo di consolidamento dell'immagine tecnica e di marca non era forse del tutto completato, ma rispetto alla SEAT del decennio precedente (Fura, Ronda, Malaga) il passo in avanti fu globalmente enorme. Già l'Ibiza dell' 84 era una vettura che irrompeva nel segmento B con un'immagine e delle credenziali enormemente accresciute rispetto al recentissimo passato, tanto da non lasciarsi percepire come un'alternativa povera ad altre auto del segmento. Pienamente d'accordo invece sulla sottomotorizzazione dell'Ibiza II serie da parte di VW e sulla bruttezza di Corsa 5 porte.
  2. Col cognome ci sei andato vicino; la scritta sotto è "radiatorista".
  3. Questa credo di averla postata anche io anni fa. E' la Uno del mio meccanico/radiatorista di fiducia; la usa ancora quotidianamente come auto da lavoro, per girare tra autoricambi e autodemolizioni. Sulle fiancate è pubblicizzata la sua officina. Da dove salta fuori la ditta che vende climatizzatori? Nel Napoletano sì. Anche mio zio acquistò nel giugno '95 una Lancia Delta 1.6 targata "AA". Dipendeva dalla distribuzione territoriale dei lotti alfanumerici che non seguivano una logica cronologica esatta.
  4. Vista sempre da lontano, qualche volta dal balcone di casa mia. Non ho mai focalizzato il volto. Comunque è plausibile che prima la macchina appartenesse a qualcun altro; la donna deve essere stata l'ultima utilizzatrice e la usava come mulo da battaglia.
  5. Non credo siano le luci della targa; hanno tutta l'aria di essere dei sensori after market, di cui uno è rimasto appeso. Uuuuhhh, mi dispiace! Questa è stata per anni un mio incontro molto frequente; diversi anni fa la fotografai anch'io e la pubblicai qui, quando ancora era in condizioni più che meritevoli. Avevo l'impressione che fino a un certo periodo sia stata tenuta con molta cura, nonostante fosse usata quotidianamente. Poi all'improvviso iniziai a vederla deperire rapidamente, come se ormai non interessasse più. Tra l'altro, la proprietaria abita in una traversa privata non molto lontano da casa mia e spesso si fermava sotto casa mia per andare al bar affianco.
  6. Che Y e Ypsilon fossero auto diverse non ci piove. Quello che non torna è che Autobianchi/Lancia Y10 e Y vengano considerate alla stregua di un modello unico quando non è affatto così, anche di più che per Y e Ypsilon. A cominciare dal marchio Autobianchi che era solo di Y10 mentre la Y era solo Lancia; strutturalmente erano due macchine totalmente diverse e anche due segmenti diversi.
  7. Per me la I serie della Matiz aveva una linea riuscitissima, pulita, della quale non saprei trovare qualcosa fuori posto. Gradevole ma un po' "sporcata" nei successivi restyling. Aveva una linea di gran lunga più aggraziata della contemporanea Atos; grida ancor oggi vendetta il rifiuto di FIAT.
  8. La Lupo, con gli occhioni tondi, mi ha sempre fatto più simpatia. Non che mi facesse impazzire, ma la trovavo più personale. L'Arosa, segnatamente la prima serie, mi sembrava decisamente più anonima. Migliorò molto però col restyling, soprattutto al posteriore grazie ai nuovi gruppi ottici molto più particolari e originali. Non di rado vedevo proprietari di Lupo che montavano i fanali posteriori di Arosa.
  9. Eh sì. Anzi, forse da questa foto è anche più chiaramente visibile ...
  10. Ma, sbaglio o il presunto tappetino di moquette, lì nel vano portaoggetti, altro non è che la moquette di rivestimento del tunnel centrale? In pratica sembrerebbe che il mobiletto che raccorda la console con il tunnel sia aperto sotto e semplicemente calzato sul tunnel.
  11. Le Quadrifoglio Oro erano decisamente rare, ma qualcuna in giro me la ricordo. Quello che trovavo incomprensibile erano i cerchi verniciati di nero nella parte centrale, di una bruttezza inenarrabile. Non capisco nelle intenzioni della casa cosa avrebbero dovuto dare in più all'immagine della vettura quei cerchi verniciati a quel modo. Semmai il top di gamma avrebbe meritato direttamente i cerchi in lega, come avveniva per la concorrente Delta LX.
  12. Questa la conosco bene. La beccai a Cardito, nel piazzale di un noto caseificio, e la postai anche io su questo topic diversi anni fa, quando ancora era in condizioni perfette, probabilmente acquistata usata da poco. In seguito la vedevo ancora girare di tanto in tanto, poi non l'ho più vista. Fa un certo effetto vederla ridotta così rispetto a come me la ricordavo.
  13. Ecco, l'ultimo è il motivo esatto per il quale la Beta Montecarlo non fu sviluppata come avrebbe meritato. La Lancia dei tempi godeva ancora di un'aura di prestigio più o meno consolidata e del ritorno d'immagine che le veniva dalle competizioni sportive. Una Lancia forte sarebbe stato un problema interno di non poco conto, fino a ledere la maestà del Cavallino.
  14. Questo lo ignoro, sinceramente. Ma credo che dai primi anni '90, con l'arrivo del Porter prima e del Quargo poi, Piaggio abbia orientato definitivamente i suoi veicoli da trasporto medio/leggero dalle tre alle quattro ruote. Per il piccolo trasporto leggero di prossimità, anche se non è un erede dell'Ape in senso stretto, l'ultimo tre ruote da trasporto concepito da Piaggio è stato il 3W Delivery, da quasi un quintale di portata totale, oggi ampiamente presente nelle flotte di Poste Italiane.
  15. Ma come sarebbe "non vi è alcuna traccia dell'Ape"?? Io non ho fatto nessuna ricerca Google, ci sono arrivato dal sito ufficiale: Basta scorrere la home page fin giù e trovi la dicitura "Gamma Classica - Ape", clicchi sopra e si apre la pagina dedicata con tutte le informazioni. C'è anche la lista regione per regione dei dealer autorizzati alla vendita degli Ape; è un PDF in due pagine aggiornato al 2023, quindi è attualissimo. Poi magari le informazioni tecniche non saranno aggiornate, ma è impossibile pensare che non sia ancora ufficialmente a listino. Il listino IVA inclusa, in vigore dal 1° gennaio 2023, va dai 7141 € del pianale standard ai 7549 € del furgonato, franco concessionario e messa su strada esclusa.
  16. Sul sito Piaggio Commercial l'Ape 50 è presente in tutte le sue versioni: Pianale; Cross; furgonato oltre al telaio nudo da allestire. Prezzi da 6500 € circa.
  17. Ma, in realtà, l'Ape completamente nuovo e totalmente diverso da quelli degli anni '60 fu il TM del 1983, il cui design fu curato nientepopodimeno che da Giugiaro. Fu prodotto fino al 2016 con piccolissimi aggiornamenti di dettaglio. Personalmente trovo questo design riuscitissimo e ancora attuale. La mano di uno che di design se ne intende si vede eccome. Da noi dovrebbero essere rimasti solo i 50 cc.
  18. I vetri posteriori discendenti credo li avesse l'Alfetta Gt/Gtv. L'Alfasud sprint/Sprint credo avesse dei normali vetri ad apertura a compasso.
  19. Ovviamente sterzava. Giravi il manubrio da un lato o dall'altro e sterzavi.
  20. Esatto, tutti hanno iniziato così. La capostipite è stata ovviamente la Piaggio con il celeberrimo Ape del 1948, in pratica una Vespa faro basso col cassone (lo ebbe mio nonno paterno negli anni '50) : Poi a seguire tutti gli altri, tra cui l'Aermacchi M.B. 8 (in pratica l'antenato del Bremach)... E il Moto Guzzi Ercole, la cui prima versione era una moto cassonata... Io ricordo anche il Piaggio Ciao Porter; quando ero bambino era molto usato soprattutto come mezzo della N.U. per il trasporto di bidoni e scope...
  21. Lessi già da qualche parte, tempo fa, che nel delirio totale di marchi e accostamenti di loghi uno dei motivi era proprio questo, lo smaltimento fino a esaurimento scorte di componentistica già marchiata coi precedenti loghi. Altra motivazione che lessi, alquanto cervellotica, fu di natura commerciale: In pratica si volle accompagnare il passaggio da un marchio all'altro nel modo più lento possibile, affiancando e a poco a poco sostituendo i vecchi marchi con il nuovo. In pratica, nelle intenzioni del marketing, questa politica avrebbe dovuto rassicurare e tranquillizzare la clientela che proveniva da SIMCA. Ne scaturì che durante le fasi del passaggio vi furono esemplari marchiati addirittura con tre scritte/loghi: Chrysler-SIMCA-Talbot. Lascio a voi il giudizio se questa politica avesse un costrutto oppure no.
  22. Assolutamente d'accordo. Spulciando tra le caratteristiche della Sunbeam troviamo che è lunga 3,83 m per una larghezza di 1,60 m. Sono dimensioni che nel 1977 sforavano e di parecchio quelle medie del segmento B, avvicinandola di parecchio, se non proprio entrandovi, nel segmento superiore. Se prendiamo come esempio alcune rappresentanti del segmento come la FIAT 127 contemporanea ci accorgiamo che era lunga 3,65 m x 1,53 m; la Renault 5 misurava 3,52 m x 1, 53 m; la Ford Fiesta 3,57 x 1,57; la Volkswagen Polo 3,51 m x 1,56 m; la Peugeot 104 3,62 m x 1,52 m. Le dimensioni della Sunbeam si raggiungeranno nel segmento B circa due decenni dopo. Va da sé che, al netto della motorizzazione entry level, la Sunbeam sia stata più un'alternativa a tre porte della Horizon, anche un po' originale se vogliamo, che una vera e propria utilitaria in senso stretto. A pensarci bene, qualcosa di molto simile si ebbe qualche anno dopo anche in casa Alfa Romeo con Arna e Alfa 33, con la prima che teoricamente si posizionava nel segmento inferiore ma nella realtà era una macchina che per dimensioni (4,00 m x 1,62 m) sopravanzava la Uno e le altre B del tempo di gran lunga. Addirittura in configurazione 5 porte poteva in qualche modo sovrapporsi all'Alfa 33, visti i pochi cm che le separavano.
  23. Perché erano a cinque dadi invece che quattro e sopportavano meglio i quintali in più della blindatura.
  24. Sunbeam e Horizon uscirono insieme, nel 1977, ancora sotto il marchio SIMCA.
  25. Dopo anni e anni in cui non ne vedevo più, nei giorni scorsi, per un paio di volte, ho visto passare un Bremach rosso sotto casa. La seconda volta l'ho riconosciuto dal motore, prima ancora di vederlo dal balcone. Sembrava in uno stato di conservazione ottimale; chi sa, forse rimesso a posto. Trasportava materiale edile, come la stragrande maggioranza dei Bremach che ho sempre visto dalle mie parti. La foto che pubblico è un'immagine di repertorio scattata dal balcone di casa mia e pubblicata nel luglio 2014 qui su Autopareri, nel topic degli avvistamenti. E poi, in quanto ad armi di distruzione di massa, il Moto Guzzi Ercole non era certo da meno... Mi sembra ancora di sentire nelle orecchie il suono martellante del motore... TUM TUM TUM... Sembravano dei movimenti tellurici.
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