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Io interni neri. Sedili in pelle nera. Alla fine non mi danno problemi, tranne quando il sole martella così tanto da sconsigliare il decapottaggio, ma a quel punto non c'è colore o trattamento che tenga. La pelle in sé non è il massimo per la traspirazione, a meno sia ben traforata. Non ho ancora fatto un viaggio lungo, ma credo che in caso un copri sedile sarebbe d'uopo. Ma i miei sono sedili di una trentina d'anni fa...
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Concordo sul mettere tra le candidate la 500L: vettura col miglior rapporto vita-a-bordo / prezzo che abbia mai sperimentato.
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Sol per dire, mi risulta che nell'utilizzo benefittizio dell'automobile aziendale sia prevista una quotaparte forfettaria di utilizzo privato sulla quale il Fisco viene comunque vorace a banchettare. Mi pare il tutto sia calcolato su 4500 km d'uso strettamente personale ricavando il finale da fantomatiche tabelle di cui ignoro logica e contenuti, ma potrei probabilmente sbagliarmi. Da consapevole ignorante in materia, mi pare del tutto assurdo che in Penisola una delle cose più tassate sia il lavoro, e che quindi il ricorso al pagamento in natura sia una soluzione largamente percorsa, ma è un'altra storia...
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Ad inizio anno fui tenutario per qualche migliaio di km d'una fiammante bavarese 318d (allestita all'uopo di noleggio) mentre il mio cetaceo aziendale era nuovamente ricoverato in officina col doppiafrizione in pappa senza che la causa si palesasse chiara (magari ne scriverò con dovizia, trovassi il tempo, solo anticipo che nel mentre ho avuto modo di testare a fondo anche una sorprendente Nissan Pulsar ed una simpatica Jeep Renegade). Ebbene, ottima vettura la 318, beninteso, buon motore, cambio automatico a dir poco eccellente, ma... una tenuta di strada molto "turistica" rispetto alle mie aspettative (buonissima ma... da non "far la differenza"), interni a mio gusto appena discreti per le velleità della vettura, mancanza di comandi vocali per il telefono (fastidiosissima), mancanza del controllo della velocità di crociera (altrettanto fastidiosa), mancanza del navigatore ( per carità, si sopperì col tecnologico smartofono, ma fu una scocciatura) spazio interno e in bagagliera risicato. Mettendo sul piatto da una parte qualità stradali e di meccanica buone, ma non determinanti, e il certo o maggior prestigio, e dall'altra parte della bilancia le mancanze che hanno reso meno piacevole il lavoro di quelle settimane (e un paio di gite in famiglia in cui ci si è dovuti esercitare a fondo nell'arte del Tetris ove prima bastava buttar bagagli a vanvera), l'ago piegò irrimediabilmente sul "Ridatemi la mia*". Ecco, ora valuta tu il peso che dai ad ogni aspetto, considerando che si tratta di uno strumento di lavoro con cui avere a che fare anche per molte ore al giorno. (*) Per la cronaca trattasi di onestissima Focus giardinetta con motore due litri e cambio automatico infarcita di diavolerie atte a render più semplice il quotidiano usarla. Vettura da poche emozioni (molto più godibile il Brucomela...) ma eccellente elettrodomestico da lavoro.
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Siam fuor di seminato ma mi permetto di far notare come ancor fino a pochi anni fa la situazione tecnica raccontava di vetture sempre più pesanti, di motori a nafta estremamente avanzati e ancora non soffocati ed azzoppati dalle odierne normative, di motori a benzina per lo più aspirati e di vecchia concezione, dalla coppia motrice spesso in imbarazzo a smuover le rimpinguantesi carrozzerie, sempre più foderate di fonoassorbenti, appesantite di metallo da crashtest e ammennicoli vari, per non citare una barriera psicologica -e ancor più fiscale- nei confronti dei sani centimetri cubici da parte del Mercato. Ecco come si sia radicata l'idea del Diesel come motore da potersi preferire non solo nel far quadrar conti a fine d'anno, ma anche per il sol gusto del guidar quotidiano: mentre fino agl'anni Duemila incipienti era propulsore sol di mezzi agricoli e da soma, si scoprì poi nel gasolio un propulsore che, seppur in un arco di utilizzo limitato (ma comunque il più usato nel normale viaggiare), era in grado di spingere con una suggestione di veemenza mai precedentemente provata se non con cubature fuori dalla portata dei più. Oggidì la situazione è assai diversa, ma il Cliente medio ha un'isteresi d'apprendimento di diversi lustri.
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Io pure risolsi così. Mai vettura mi diede maggior soddisfazione. Mai avrei pensato di riceverne tanta da un vecchio agglomerato di acciaio, alluminio e plastiche varie.
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Il buon Sadman, in altra dicussione, ci deliziò con siffatto grigiore...
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- ginevra 2016
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Al guardo s'evolve da pachiderma a plantigrade. Sottopelle, comunque, l'eccellenza.
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Pensa che trovo tuttora la Tapirottola ancora piacevolissima, nonostante tutto. Da più di una prospettiva, ad esempio la linea laterale, è anzi la quattro metri che preferisco. Il Brucomela allungato è davvero sgraziato, ma sulla "normale" francamente non trovo mancanze, anzi tra i piccoli pullmini per famigliole è quella che più mi è piaciuta. E direi d'esser tra tanti. Una dopo l'altra le ho comprate entrambe.
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Mi si dice che, almeno su certe motorizzazioni, il "manettino" varia anche la curva di coppia, non solo la proporzionalità del pedale. Sul millessei a gasolio il cambio di carattere del motore era avvertibilissimo, nonostante i valori massimi di coppia e potenza rimanessero inalterati. Avvertibilissima pure la maggior sete del propulsore col selettore nella dynamica posizione. Complice pure l'indurirsi dello sterzo, all'epoca mi sembrò di aver due auto in una, cosa che apprezzai molto...
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- ginevra
- giulia 2016
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Personalmente proprio perché mi ricorda la mia prima auto... E nelle sue ultime evoluzioni non è affatto male in generale, su di una vetturetta di queste dimensioni è godibilissimo. Ma forse il mio giudizio è annebbiato dal dolce ricordare l'irripetibile annata della Maturità...
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"Ma, fatemi capire, adesso quindi l'Islanda passa diretta ai Quarti?"
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In Bavaria valutano come un'avantratta che condivida il condivisibile con quanto d'avantratto già il Gruppo dell' Elica produce, possa esser venduta a pari prezzo ma con margine ben maggiore rispetto alla compatta che andrebbe a sostituire, ora basata su di una ben più costosa piattaforma nata per altri bersagli di mercato. Da quel che risulta, sembrerebbe che i clienti potenzialmente persi per l'offrire una disposizone tecnica sulla carta meno nobile, saranno grandemente compensati e dal guadagno maggiore per vettura prodotta, e dal possibile aumento del volume totale potendo in caso proporre versioni con un prezzo d'attacco più invitante mantenendo comunque un guadagno accettabile, cosa oggi preclusa. Nel piatto della bilancia anche da un lato il limitare i volumi della piattaforma più complessa aumentandone leggermente il costo/vettura (cosa di cui probabilmente il cliente tipo di queste vetture si farà carico), dall'altro aumentare quelli della piattaforma meno blasonata limando qualche spicciolo su questa. Quello che succederà dipende dalla parte in cui, quando si ponderò il tutto, l'ago della libra si rivolse. I cugini di Stoccarda sembrano più che soddisfatti della scelta: agl'occhi del cliente la tripuntuta stella rifulge nascondendo del tutto la plebea origine di quanto sta sotto cofani e carrozzerie delle loro duevolumi.
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Il mio, personalissimo, giudizio oscilla tra "divertente" e "che vergognosa porcheria". Interessante l'interno, totalmente sbagliata e filologicamente scorretta tutta la parte posteriore. Salvo pure l'ombrello.
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Le tetranellate Stan passando dalla misurata eleganza formale degli anni duemila, alla pacchianeria più inopinata. Peccato.
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L'Immagine. La prima variabile è l'Immagine. (Di cui l' estetica è una sola delle componenti, e di norma non la più ponderosa).
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La linea morbida del padiglione, sottolineata dal bel giro di cromo sulla finestratura, è molto bella. Assai indigesta mi è invece la sovrabbondanza di rette e poligoni all'anteriore, ahimè comuni alla recente produzione tetranellata, e pur mal sopporto il taglio dei fari. Peccato perchè a tentar di togliere grigia la patina d' anonimato della precedente sobrietà, finiscono per togliere almeno altrettanta eleganza. Dentro scenografica anche se, a intuito, meno preziosa nella sostanza a quanto prodotto un lustro-poco-più fa. Il tunnel e la zona clima mi ricordano forse un po'troppo quelli della serie 3.
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Ultimo appunto, le considerazioni fatte in precedenza erano filtrate attraverso un confronto diretto tra il 1.4 GPL e 1.6 Diesel, quindi un "gusto" di compromesso tra esigenze, contingenze, utilizzi, budget, e in quest'ottica ragioni per preferire il millessei al pur ottimo turbo gasato ce ne possono ben essere. Fermo restando che probabilmente il motore ideale per il piacere puro del guidare a mio parare resta sempre il benzina aspirato plurifrazionato. Meglio se euro sottozero e a carburatori...
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- ginevra 2016
- ginevra
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Indubbio, ma, sempre esperienza oramai di qualche anno fa ma ancor ben viva (ci feci 60000 km), pur se minore alle gemelle a ciclo Otto, la Tapirotta tra le curve aveva comunque un bel piglio in valore assoluto, e la stessa stabilità sul veloce delle sorelle a benzina. E fino ai quattromila giri una spinta davvero sorprendente per una vetturetta simile, mentre il turbato millequattro, pur eccellente, non andava oltre le attese (il confronto lo feci con la prima 155 cavalli) almeno nelle condizioni in cui mediamente mi ritrovo a guidare. Deh, or mi sovvien ulterior ragione che prima dimenticai d'annoverare: la maggiore autonomia del diesel, ma -appunto- specie vista la differenza all'acquisto il millesei era ideale sol a chi di strada ne faceva parecchia e in buona parte in autostrada, il turbo GPL mi pare un ottimo compromesso per il resto delle occasioni (mai provato ma immagino sensazioni non troppo dissimili dal benzina, almeno fino ai paraggi della zona rossa).
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- ginevra 2016
- ginevra
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Da fu possessore di Tapirottola millessei, posso dire che la notevole "castagna" del Diesel, specie nella dinamica modalità, può offrire un gusto nel guidare maggiore a propulsori di potenza anche ben maggiore, se si guida in souplesse, nei transitori senza cercare la zona rossa, quindi confrontare il solo dato dei massimi equini può essere assai fuorviante. E per chi fa molta autostrada l' andare a velocità di crociera sotto ai 2500 giri è cosa da non sottovalutare.
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- ginevra 2016
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Se per metà la usi in autostrada la VI marcia è assai consigliata, il millessei è un gioiellino. Personalmente su questa macchina trovo si accordasse meglio la versione da 105 cv, più morbida e regolare, ma non è più a listino... Il problema -relativo- , è dato dalla minor richiesta di usato del 1.6 rispetto al 1.3, quindi in proporzione la 1.6 si deprezza di più, cosa da tenere in considerazione se si prevede di rivendere o permutare la vettura dopo soli 3-4 anni (poi cambia poco).
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La mia fortunatamente (ancora) non gratta, amici duettisti confermano la delicatezza del sincronizzatore della seconda velocità, e per lo più si arrangiano con la "doppietta" fino a che sarà ora di una revisione più approfondita. Oramai il grattare della seconda la si considera parte del carattere della macchina... Giustissimo: costruzione 1986, una delle poche Aero II 2.0 non-QV, rientrata su suolo patrio nel '90 dopo qualche anno alemanno...
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Splendido l'Osso, pur se con interni non ancora compiutamente disegnati, testimonianza d'un aureo periodo ancora di spensierata letizia, oramai agli sgoccioli. Forse meno affascinante ma altrettanto bello il Codatronca, specie nelle versioni con le polimetilmetacrilate palpebre. E bellissimi sono gli interni della 2000 (e unificate). L' Aerodinamica primaserie fu appesantita dai paraurti plastici che, dovendo soggiacere alle malenorme di sicurezza amerinde, il buon Pinin ha provato ad integrare secondo i dettami del Graphic Desig dell' epoca. Gli interni però sono l'apice della cinquantennale storia duettistica, per disegno e combinazioni cromatiche. E lo spoiler anteriore dava un contributo importante alla stabilità. L' "Aero 2" cambia gli interni, più vicini al gusto dell'epoca, manda in pensione la splendida strumentazione a binocolo e triplice quadrante in favore dell' erratico cruscotto elettronico. E' la Cenerentola delle varie infornate per avere contemporaneamente un'estetica appesantita da paraurti e spoiler, e gli interni meno vintage. Ma la meccanica è sempre fenomenale e la versione Quadrifoglio Verde diede un certo equilibrio all'insieme (però io non la amo, preferisco la lamiera nuda curvata sottoporta alle minigonne). La IV serie è ingentilita dai fascioni in color carrozzeria che tentano di dar modernità a quella che pur nuova già era oramai un'auto d'epoca, riuscendo comunque a dare eleganza senza tradire lo spirito del Duetto. Mantenendone il disegno, si provò ad impreziosire gli interni con colori e tappezzerie chiare a richiamer pellame, ahimè rendendoli assai delicati. Il posteriore guadagna moderni fari allungati, belli in sè e discretamente integrati, ma questi sì piuttosto distanti dal concetto originario della vettura. Per un poco rimane il millessei, ultimo a carburatori, il due litri si imbolsisce prima con il trapianto dell' iniezione (come sui modelli prima esportati) poi con il catalizzatore, perdendo buona parte del suo carattere aggressivo (tanto che c'è chi preferisce di gran lunga il 1.6 per il IV serie). Nessun Duetto è perfetto. Ma senza tema di smentita posso afermare che il Duetto più bello... è il proprio!
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E'assai che, pur sempre frequente avventore del forum, m'è difficile proferir favella per queste bande. Ma dopo Bianchina Panoramica, tenevo a presentare a voi Autopareristi il nuovo arrivo nella rimessa del pollaio, ecco Bianchina Aerodinamica:
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