Per hutchinson non sarà facile convincere gli investitori a pagare un premio per prendersi una quota di 3. Il conglomerato controllato dal magnate Li Ka-shing, che con questa operazione punta anche a stabilire un benchmark per le sue attività nella telefonia di terza generazione in giro per il mondo, vede infatti il valore dell'Ipo di 3 Italia più alto rispetto ad analisti e gestori interpellati da Reuters.
Hutchison, attiva nei trasporti marittimi, nella grande distribuzione, nell'energia e nell'immobiliare, ha investito globalmente 25 miliardi di dollari nel 3G, una scommessa che ha danneggiato il titolo negli anni scorsi, dopo lo scoppio della bolla speculativa sui titoli telecom.
La percezione del mercato adesso è migliorata, grazie alla crescita dei clienti e all'avvicinarsi della quotazione delle attività italiane. Hutchison ha dichiarato che le sue attività globali nel 3G, con reti in 10 paesi tra i quali Gran Bretagna, Hong Kong, Australia, Svezia e Israele, genererà un utile netto nel 2007.
Secondo fonti di mercato, Hutchison punta a raggiungere una valutazione tra 12 e 15 miliardi di euro per 3 Italia, al di sopra dei 10 miliardi stimati dagli analisti. La società punta a una valorizzazione sulla base di multipli più vicini a quelli adottati per i gruppi dei media, mentre forse una comparazione con gli altri operatori mobili sarebbe più valida, riferiscono gli analisti.
Secondo Mark Simpson, di Macquarie Bank ad Hong Kong, 3 Italia vale 9,8 miliardi di euro, di cui 4,66 miliardi di equity e 5,1 miliardi di debito.
"Non ci arrivo", spiega Simpson. "Devi assumere che questa società non è una telecom, ma una media, una content stock".
Dopo un avvio lento 3 Italia, che sarà il primo operatore attivo solo nel 3G a quotarsi, è riuscita a conquistarsi una consistente fetta di mercato grazie anche ad una massiccia campagna pubblicitaria.
Circa il 25% dei ricavi di 3 Italia sono generati dai servizi 'non-voce', mentre i ricavi medi per utente (Arpu) sono a 35,8 euro al mese contro i 30 euro delle attività italiane di Vodafone.
Basandosi su un enterprise value di 12 miliardi euro, 3 Italia vale 15 volte il rapporto EV/Ebitda, secondo una ricerca di Deutsche. Per dare un'idea, gli operatori di telefonia mobile europei trattano a una media di 7 volte il rapporto EV/Ebitda (secondo Citigroup).
Anche in Italia non mancano investitori scettici, malgrado sia unanime la percezione che sul mercato ci sia liquidità sufficente per assorbire quella che sarà la più grande ipo dell'anno.
"Liquidità c'è sicuramente. Va considerata anche una domanda 'tecnica' perché una operazione di questo genere va subito negli indici. Il punto vero è la valutazione: è una storia di crescita anche se ultimamente hanno visto un lieve rallentamento, che può essere considerato in linea con questa fase del ciclo economico", dichiara Stefano Bellavita, senior partner della banca d'affari indipendente Eidos.
Quella di valutarla come una 'media company', spiega Bellavita, "è una possibilità, anche se mi sembra difficile allinearla completamente al settore media"
"I multipli che ho visto sono po' troppo alti. La guarderemo ma a questi prezzi non sono sicuro che compreremo", dice un gestore italiano che chiede di non essere citato.
Secondo quanto riferito da fonti finanziarie, il piano industriale di 3 Italia prevede ricavi di 6 miliardi di euro al 2009, con un ebitda di 2,6 miliardi e un Arpu di 38 euro.
"Se vengono confermati (...) ci sembrano molto aggressivi e molto superiori alle nostre stime, principalmente per quanto riguarda l'Arpu", ha scritto Emilie Chau di Deutsche Bank Hong Kong in una ricerca.
"Ovviamente hanno il vantaggio di essere partiti per primi. Ma la concorrenza si sta dando da fare. Il 75% dei ricavi viene dai servizi voce. E' un grande business, ma sempre di telefonia si tratta", dice ancora Simpson di Macquarie che comunque ha un rating "buy" su Hutchison.
Hutchison è cresciuta del 26% nell'ultimo anno, terminando ieri a 76,85 dollari di Hong Kong. Il titolo ha raggiunto un massimo a 139,50 dollari di Hong Kong nel marzo 2000.
Hutchison prevede di collocare sul mercato il 25% del capitale emettendo nuove azioni al servizio dell'ipo.
Le banche che assistono l'operazione sono Goldman Sachs, Morgan Stanley, Merrill Lynch, JP Morgan, HSBC, Banca IMI (Gruppo San Paolo Imi, che è anche azionista con circa il 5% della società) e Caboto (Gruppo Intesa).