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Waterland

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  1. Approfitto per dire che un meccanico del genere lo metterei sulla lista nera. Visto che l'auto ha avuto due proprietari e non mi sembri sicuro al 100% io fare un tagliando in officina autorizzata Honda, richiedendo un check up completo. Senz'altro ti costerà di più, ma dovrebbe mettere a tacere la maggior parte dei dubbi.
  2. Scusate, ne approfitto per chiedervi una dritta. E' da qualche giorno che ho la scimmia per il Sony Xperia Z3. Mi sono fatto un giro per negozi e su Amazon (il meno caro) ma a meno di 449€ non viene via. Ora, rispetto ai miei standard è parecchio. Non è che non li ho, è che sono consapevole che un eventuale acquisto sarebbe solo sfizio. E' un acquisto che eventualmente merita o c'è qualcosa che eventualmente può distrarmi grazie ad un più elevato value for money?
  3. Se, come penso, Tsipras salterà, verrà fatto un robusto rimpasto con figure più gradite a Berlino. Ad oggi, per la Grecia, l'unica soluzione è abdicare (non ufficialmente) alla propria sovranità facendo, de facto, tirare i fili da Bruxelles. Mi dispiace per i Greci, ma per arrivare dall'altra parte di un tunnel stretto basso e buio, l'unica via è chinarsi.
  4. Sempre a pannaggio di una minoranza piuttosto ristretta. Potrei risponderti che molti (o molte famiglie che persero una o più persone care) arrivarono alla cessazione delle ostilità covando risentimento per aver dato tutto per una causa che non sentivano propria, per essere stati obbligati ad andare al fronte anzichè stare al paesello. Ma anche ammettendo che fosse valido per tutti i reduci si tratterebbe comunque di una minoranza rispetto al totale della popolazione. Siamo d'accordo. Comunque grazie per il bel dibattito
  5. L'idea, anzi il concetto che tu descrivi fu però un'epifania di pochi intellettuali (o letterati che dir si voglia) all'epoca del Rinascimento. Non già le classi più elevate, ma un pugno di intellettuali, che spesso giravano di corte in corte. Fino a qui concordo. Qui no. Per quello che riguarda la prima guerra mondiale, fatti salvi i soliti invasati o i precursori di quello che poi sarà il futurismo, l'Italia partecipò alla prima guerra mondiale nonostante la maggioranza del paese fosse per la neutralità. L'intervento fu un errore Dove sarebbe qui la coscienza nazionale? Si volle entrare in guerra e per assecondare uno sparuto gruppo di sciagurati e per i soliti magheggi politici. Fu con la televisione che gli italiani fecero grossi passi avanti nell'apprendimento dell'Italiano. Questo, se consideriamo che in altri paesi (in particolare la Francia, ma anche la Gran Bretagna) avevano una lingua consolidata da una tradizione secolare di letteratura e di teatro, dovrebbe farci riflettere. E molto. Posso capire che il fenomeno dell'immigrazione possa spingerci a sentirci più Italiani per distinguere noi da loro (cit) (ed è un modo orribile di arrivare a sentirsi italiani), posso capire che, di fronte ad una realtà diversa possa venirci nostalgia del nostro paese (attenzione, però, a non cadere nella sineddoche: io sono stato qualche mese in Inghilterra e quella che sentivo era la nostalgia per la mia città, non per l'Italia tutta). NON vedo come i social network possano contribuire a costruire una identità nazionale. Secondo me possono dare un contributo in senso inverso visto che internet è un posto dove si riunisce il mondo e dove spariscono le barriere e i confini culturali e nazionali. Movimento culturale e politico estremamente limitato nei numeri. Non è sbagliato quello che scrivi. Va contestualizzato. In primo luogo è singolare che un tale fenomeno culturale sia nato sotto il tallone austriaco e non vi fossero tracce di tali spinte accentratrici in passato. Un altro elemento importante è il decadimento pesante sia dell'impero austro-ungarico, che dopo la grande guerra si sarebbe dissolto in parecchie identità nazionali, che dello stato di borbone e della chiesa. Lo stesso regno del Piemonte dovette brigare non poco con Francia, Svizzera e con alcuni stati tedeschi e con l'Austria per evitare intromissioni mentre "si faceva l'Italia". Alcuni stati di lingua germanica non intervennero perchè ciò avrebbe significato la rappresaglia francese (ricordiamo che 9 anni dopo l'unità d'Italia vi fu la guerra franco-prussiana) e lo stesso valeva a parti invertite. In questo clima di "crollo" dei vecchi sistemi, a livello degli intellettuali (è qui la chiave) nacque un movimento che seppe coinvolgere importanti figure, anche politiche, grazie alle quali si riuscì ad arrivare alla nascita di uno stato unitario (detto all'ingrosso). Mi sembra che sia un qualcosa di molto lontano da un movimento culturale trasversale, in primo luogo perchè non fu capillare, in secondo luogo perchè non giocava su valori e su un passato comune. Lo stesso Mazzini non pensava all'Italia unita ma a una repubblica cisalpina comprendente solo la parte nord e centrale del paese. Fu Garibaldi a scombinare le carte in tavola, sfruttando anche la debolezza dello stato borbonico. E infatti il regno d'Italia, per essere un minimo governabile dovette passare attraverso un processo di "piemontesizzazione" dove il governo venne strutturato secondo una struttura centralizzata che aveva un senso in Francia ma non in Italia. Pensa che la bandiera e l'inno Italiani furono trapiantati pari pari dal regno di Sardegna. Per quanto riguarda i plebisciti del sud, passo la parola a Massimo D'Azeglio : Ancora: diffusione? Tra un ristretto circolo di persone. Per quanto riguarda i governanti e la loro avversione all'unificazione, lasciando stare il concetto di Italia, mi puoi trovare UN solo rappresentante di un governo autonomo che accetti di mollare la poltrona? In questo caso sì, che gli italiani si riconoscono ovunque. Nel caso specifico, chi è che si sarebbe buttato volentieri tra le braccia del regno di Piemonte e Sardegna? RIASSUMENDO: Tu dici che le teorie risorgimentaliste che si ebbero nel periodo antecedente l'unita d'Italia contribuirono a formare una coscienza nazionale. Io lo nego, sulla base di questi presupposti: Le idee definite "risorgimentali" coinvolsero una minoranza tra intellettuali e letterati, e non la stragrande maggioranza del paese. Per quello che mi riguarda, per avere una coscienza nazionale serve una nazione, un popolo. Non si può dare un peso, in tal senso, agli interventi in guerra in quanto la coscrizione fu obbligatoria e in quanto la prima Italia non fu altro che un regno del Piemonte/Sardegna allargato, le cui leggi venivano (poco) fatte rispettare in punta di fucile. Per quello che mi riguarda una coscienza nazionale attualmente non c'è. E non ci sono nemmeno i presupposti per averne una a breve.
  6. Paragone che non c'entra assolutamente nulla. I tedeschi, come gli Italiani, hanno una storia di unità (sacro romano impero) ma anche di distretti, in parte indipendenti. Ma solo in parte. Tra i vari distretti della Germania rimase un legame con il potere centrale che consentì lo sviluppo di una lingua e di una cultura unitari. Sono elementi che creano un popolo. Non entro nel dettaglio della filosofia tedesca, della letteratura, dei flussi letterari che hanno, comunque, forgiato un popolo. Nell'Italia questo non è stato possibile. In primo luogo perchè l'Italia, per la sua posizione, è stata territorio di conquista per diverse nazioni straniere che hanno portato un pesante influsso culturale. Per l'Italia sono passati tedeschi francesi e spagnoli, in alcuni casi si sono divisi i territori e nel tempo gli sviluppi furono diversi. In Sicilia c'erano addiritura gli arabi. Questa storia di forte divisione ha frammentato in maniera, secondo me, irrimediabile l'Italia. La Germania ha avuto una storia molto diversa. Innanzitutto non è mai stata territorio di conquista. L'unico importante contributo culturale che hanno ricevuto fu quello dei popoli scandinavi che diedero un impulso decisivo nella formazione della lingua tedesca. Anche i cosiddetti "territori dei principi" erano divisi solo politicamente ma ne condividevano lingua e cultura. Lingua e cultura che avevano fortissime rassomiglianze con quella austriaca e prussiana, che dovettero "scontrarsi" al momento dell'unificazione della germania. Ma questi elementi, sviluppati anche qui in secoli e secoli, hanno creato un popolo, il popolo tedesco. E' stato questo che ha pesato in modo decisivo, insieme ad alcune convenienze legate allo sfruttamento economico del territorio e delle risorse, nella nascita dell'impero tedesco. Mi pare che sia una situazione estremamente diversa da quella Italiana. L'unica cosa che ci accomuna è una unificazione ufficiale tardiva. Ma per il resto, il paragone non sussiste ed è anzi piuttosto impietoso nei Ns. confronti. - - - - - - - - - - AGGIUNTA al messaggio già esistente - - - - - - - - - - Secondo me causa ed effetto sono invertiti. Non è che non si parla più di patria per la scuola impegnata a sinistra ecc ecc e perchè prima veniva il partito e poi lo stato. E' vero il contrario: è proprio perchè è sempre venuta prima la fazione di ognuno (in questo caso il partito) che la patria rimane un qualcosa di astratto. - - - - - - - - - - AGGIUNTA al messaggio già esistente - - - - - - - - - - Ho formulato male... non è che il prodotto italiano non c'è..è che non regge il confronto. Perchè? Perchè tolta la creatività che citi (ed è vero, esiste) l'organizzazione che c'è in Italia è semplicemente penosa. E a me la cosa fa imbestialire perchè abbiamo davvero delle potenzialità immense, ma ci perdiamo sistematicamente in un bicchiere d'acqua. Siamo in un forum di auto, ti faccio l'esempio delle auto. Possibile che FIAT, la prima ad inventare il common rail, una casa automobilistica che ha introdotto innovazioni incredibili, pioniera in un sacco di tecnologia poi ci abbia dormito sopra? O peggio ancora che sui dettagli (cielo che ti cade sulla testa, scricchiolii, usura precoce ecc ecc ecc) capiti ancora che faccia cilecca? In questo caso non faccio gli elogi della Germania, in quanto come affidabilità meccanica non ci è assolutamente superiore. Però non concepisco che una macchina, anche se mi fa 400'000 km con la manutenzione ordinaria, debba avere delle cagatine vita natural durante. Non si può dormire sui dettagli, non me ne frega niente del piacere di guida se poi devi perdere del tempo con le piccole cose. E non possiamo dire che un'auto è bella o si fa guidare bene come un attenuante perchè NON LO E'. Non lo è nemmeno il fatto che la manutenzione costi poco. Ed è così per tutto: abbiamo delle idee brillanti e poi quando si tratta di inserirle in un sistema organizzato ed efficiente casca il palco. I tedeschi lavorano la metà di noi perchè FORSE sono organizzati un pochino meglio, che dici? Forse non hanno la burocrazia, le sovrastrutture e le zavorre che ci sono qui dove si fa tutto a toppe e rammendi. - - - - - - - - - - AGGIUNTA al messaggio già esistente - - - - - - - - - - Non condivido. O meglio, le opere letterarie che citi sono vere e consultabili, ma dimentichiamo il contesto in cui furono scritte. Nell'Italia delle signorie, l'intellettuale era al servizio del Signore e spesso scriveva opere a lui dedicate per magnificarne la figura. Questo perchè il signore, ospitando gli intellettuali a corte li manteneva, nel senso letterario del termine. E' il caso di Machiavelli, che auspica che il suo signore riunisca l'Italia (vedi Il principe) ma si tratta di una cosa puramente astratta. Ciò che i signori Italiani hanno fatto, sul piano pratico e STORICO, è stato chiamare non i signori ma i RE dei POPOLI stranieri (prima i francesi, poi i tedeschi, poi gli spagnoli, poi ancora francesi) per aiutarli nelle loro guerre tra staterelli. Salvo poi ritrovarsi colonizzati.
  7. Secondo me c'è un grosso errore di fondo. Per essere Nazionalisti, giustamente, si deve avere una Patria, una nazione, in cui il popolo possa riconoscerci. Non solo non c'è (se non come idea politica) ma non c'è nemmeno mai stata. Perfino l'impero era ROMANO (e non Italiano). Cercherò di non dilungarmi troppo, ma ci sono innumerevoli esempi storici che dimostrano come la penisola Italiana, dall' impero romano in poi, sia stata un territorio geografico dove diverse entità politiche e sociali RADICALMENTE diverse tra di loro siano coesistite cercando ciascuna di prevalere sull'altra. L'unificazione è stata prevalentemente politica, dovuta in gran parte ad eminenti personalità del regno del Piemonte e di Sardegna, non c'è mai stato un movimento popolare che abbia spinto per l'Italia. L'unico che credeva che il popolo potesse sollevarsi per l'Italia e si è adoperato in tal senso, Mazzini, non mi risulta sia annoverato tra i padri della Patria. Semplicemente perchè fallì, il popolo non si sollevò mai. Un esempio (documentato) è stata la NON partecipazione dei siciliani alla spedizione dei mille se non DOPO che il successo della spedizione fu incontrovertibile. Saltando direttamente ai tempi moderni, vorrei evidenziare un grosso difetto di noi Italiani: il voler darci un tono, un peso quando non ne sussistono le condizioni. Nel corso della seconda guerra mondiale l'esercito Italiano venne definito un "medaglificio" per la straordinaria facilità con cui le decorazioni vennero elargite. Un Gerarca fascista, Farinacci, venne decorato come reduce per aver avuto la mano amputata dalla bomba a mano che stava tirando in un lago per pescare nella vittoriosa campagna di etiopia. Campagna di Etiopia di cui si sono recentemente ritrovati dei dispacci ove si scriveva "ho dovuto falsificare i numeri nel rapporto per non mettere in evidenza che si vinceva solo in dieci a uno". Allo stesso modo, abbiamo completamente stravolto il ruolo (marginalissimo) che ha avuto la resistenza nel liberare la penisola dal fascismo. Così come marginalissimo fu il ruolo avuto dai repubblichini. Furono i nazisti da una parte e gli alleati dall'altra ad avere avuto il pallino del gioco. Quello che avvenne immediatamente prima e immediatamente dopo la fine della guerra furono faide e piccole battaglie da compagnie di bandiera medievali. Se qualcuno conosce il "triangolo della morte" in emilia, saprà che spesso si usò la "resistenza" come alibi per regolare dei conti personali. L'unica cosa seria e drammatica, nei conflitti che hanno coinvolto l'Italia dall'unificazione fino al 1945 è stata la morte di tanta povera gente, che spesso per l'Italia ha volontariamente dato la propria vita. Ma non posso accettare, pur rivolgendo alla loro memoria il rispetto più profondo, che si voglia far passare tutto questo per qualcosa di diverso da quello che è stato : una cialtronata con i connotati della farsa. Fu una farsa il fascismo, dove il poco di buono che venne fatto fu sommerso dai sommi tentativi di renderci ridicoli. Dalle divise, le liturgie, la marcia su Roma dove Mussolini arrivò in treno (!) ed accettò i poteri che il re stesso gli offrì (una grande rivoluzione). Fu una farsa l'impero, costruito sugli avanzi delle altre potenze coloniali. Lo fu la volontà di colonizzare l'Albania, dove vennero spesi miliardi per costruire edifici che il popolo albanese non utilizzò mai e che vennerò abbandonati al ludibrio finita la guerra. Lo fu il voler entrare in guerra a tutti i costi, salvo venire inchiodati sul primo fronte (quello greco) e destinati alla sconfitta senza l'aiuto della Germania (che, grazie a quella perdita di tempo andò a impantanarsi nell'inverno russo). Il cosiddetto "valzer diplomatico" che ha caratterizzato la condotta italiana nelle due guerre mondiali e ci portò a terminarle nello schieramento avverso a quello in cui iniziammo fu la summa della vergogna. Non ci voglio spendere commenti. Ci furono delle individualità che si distinsero per il loro eroismo o per benemerenze culturali e artistiche ma rimasero (e rimangono) individualità. Tutti i governi dal dopoguerra ad oggi sono stati di un'inefficacia mostruosa, i problemi del passato continuiamo a trascinarceli dietro come una zavorra che presto ci soffocherà. Al momento non esiste un popolo Italiano, semplicemente perchè non è mai esistito. Esiste e continuerà ad esistere un passato regionale che ha contraddistinto il nostro paese e che è stato un modello per l'Europa. Basti pensare agli "stati regionali" che splendevano di luce propria nel rinascimento. Pensiamo alla repubblica di Venezia. Pensiamo alla Sicilia, intrisa di cultura Araba (come l'Andalusia in Spagna). Pensiamo al Granducato di Toscana, alle repubbliche Marinare. Purtroppo l'influsso spagnolo-borbonico ha trascinato nel declino, oltre alla madrepatria spagnola, anche il Sud Italia. Ogni regione ha avuto il proprio percorso letterario, artistico e culturale. Tale percorso è un qualcosa di cui andare fieri, nel bene e nel male, ma il tutto è stato perso e confuso con l'unificazione e le guerre. Sulle differenze e sull' heritage culturale non si è lavorato dopo l'unificazione. Ogni regione è figlia della sua storia e delle proprie consuetudini. E la storia mostra che gli stati italiani non cooperavano, si facevano la guerra. In Svizzera, ad esempio, il "buon vicinato" fu alla base della nascita della confederazione elvetica. Nell'Italia moderna qualche politico cialtrone tira fuori l'esempio svizzero invocando il federalismo, trascurando che furono i cantoni a fare la Svizzera e non la Svizzera a fare i cantoni. Allo stesso modo il governo centrale Italiano è poco più di una patacca. Ha un grosso costo per i cittadini, ma deve poi fare i conti con il fortissimo (e non potrebbe essere altrimenti) campanilismo regionale. Il risultato è che la burocrazia è un cancro che devasta il paese, non c'è unità di intenti, armonia nelle strategie. Ci sono disparità immense non solo tra nord e sud ma anche tra regione e regione. La colpa più grave di tutte è il non voler lavorare per creare un popolo Italiano . E per creare un popolo Italiano non ci si può appellare ad un glorioso passato o al culto della nazione. Perchè così facendo, fino ad oggi, si è nascosto sotto il tappeto il fatto che l'Italia è sempre stata una burla. Si può cambiare. Innanzitutto non mettendoci a paragone di Francia o Inghilterra, i quali hanno avuto secoli e secoli di monarchia unitaria, hanno avuto secoli e secoli di tempo per sviluppare una lingua, una cultura, una storia nazionale UNITARIA che noi abbiamo ammucchiato e millantato in un secolo e mezzo scarsi. Con questo NON voglio fare l'elogio dello straniero, voglio evidenziare come il paragone non ha alcun senso. Non so se sia possibile far sì che le varie regioni di italia possano passare un colpo di spugna su secoli e secoli di realtà indipendenti. Faccio interamente mie le parole di questo grande ITALIANO che più di tutti ha saputo capire e dipingere il nostro paese: Ps: dal mio punto di vista, per quanto riguarda il made in Italy, tutto quello che non si mangia o si indossa, non regge il confronto.
  8. Il valore, in un certo senso, lo fa il mercato. Gli annunci tedeschi, come hai giustamente detto, non possono essere un riferimento valido. Anche qui in italia (esempio forzato) se vendi ad un prezzo basso una punto classic 1.3 mjt troverai certamente l'italiano "patriottico-sentimentalotto" che se la porta via come auto casa-supermercato o "da fatica" anche se magari l'auto è un catenaccio. La stessa cosa vale per auto di mutti VW in Germania. Qui in Italia, sinceramente, un'auto come la tua ha appeal prossimo allo zero. L'unico modo di liberartene è venderla ad un prezzo tanto basso da stuzzicare il potenziale acquirente. Va bene il diesel, va bene cabrio, va bene neopatentati, ma parliamo di un'auto con poca cavalleria, che furoreggia esclusivamente in versione berlina e nel cui segmento trova molta concorrenza più recente e magari più appetibile esteticamente. Posso capire l'allestimento highline, ma parliamo di un'auto di 14 anni fa. Io darei peso a quello...
  9. Mi pare di aver capito che hai una golf IV del 2001 cabrio, versione 90cv. Leggendo i commenti precedenti credo che avrai qualche difficoltà a piazzarla a certe cifre. Più che altro perchè non è uno dei modelli cabrio più richiesti dal mercato, non ha un motore con tanti HP da far passare in secondo piano la cosa e non è prezzata in maniera aggressiva. Se non sei disposto a cederla a 2000-3000 € (ma 3000 è già da leccarsi i baffi) ti conviene tenerla e sfruttarla un altro po'.
  10. Con 12'000 prendi questa nuova con il 1.5 dCi
  11. Se Fabia e Clio sono con il 1.2 turbo e Auris con il 1.4 gasolio, vince Jazz a mani basse.
  12. Da possessore io ne sono pienamente soddisfatto, la ricomprerei 1000 volte. Gli aspetti negativi che io ho riscontrato sono questi: Mancanza di una presa USB: E, su un'auto del 2011 la ritengo una mancanza importante. Va bene che c'è la presa AUX, ma non è la stessa cosa Viaggi autostradali: Come confort non è da buttare, ci sono solo alcuni fruscii aerodinamici passati i 120 km/h e il rombo del motore inizia a sentirsi a 130, ma si percepisce che è un'auto che da il meglio di sè nel tratto urbano-extraurbano Costo dei tagliandi: Almeno nella rete ufficiale. Fino ad ora, comunque, solo ordinaria manutenzione. Per il resto posso parlarne solo bene. Consumi, spazi interni (abbondantissimi) e qualità degli assemblaggi mi soddisfano pienamente. Fantastici i sedili posteriori che si possono alzare per appoggiare oggetti alti sul pavimento. Essendo uno che ama mettere tante menate in giro per l'auto sono entusiasta di tutti i portaoggetti sparsi per l'abitacolo. Segnalo la presenza di 4 dischi freno, tra le poche nel segmento B e la distribuzione a catena.
  13. Prova a vedere le Lassa Atracta (gruppi Bridgestone). Le ho sulla Kalos di mia madre e per il (basso) prezzo pagato direi che fanno egregiamente il loro lavoro.
  14. Prendo il tuo intervento come riferimento. Giusto non essere sempre rigidi e inflessibili e dire sempre di no. Altrettanto giusto, secondo me, è il non fare gli Yes man. Io ho notato che una volta che "cedi un po'" nel dare certe disponibilità, poi le stesse tendono ad essere date per assodate. Tradotto nel pratico e limitatamente alla mia esperienza: in alcune occasioni, se posso, mi fermo. In altri casi, se non posso, NON mi fermo (a prescindere da cosa c'è in ballo). Anche perchè, sinceramente, arrivati a certi livelli (che ho avuto modo di vedere) cosa te ne fai dei soldi se poi la dose maggiore della tua vita è "magnetizzata" dal lavoro? Certo, ci sarà il ritorno economico, ma a che pro se poi alla fine vai a battere sempre lì? Con un po' di buon senso, secondo me, si riesce ad essere buoni lavoratori anche senza fare le maratone fuori orario. Che uno si ritrovi a doverle fare per non andare in buca non lo trovo giusto, secondo me significa che c'è da aggiustare il tiro nell'organizzazione dei ruoli.
  15. Ci sono anche le situazioni ibride. Io, dove sono ora, mi sto impegnando al massimo ma, in un lavoro di autoanalisi che ho intrapreso per cercare di capire un po' di più se il problema sono io o meno, mi sono reso conto che i compiti a me spettanti sembrerebbero essere troppi per essere tenuti sotto controllo efficacemente da me soltanto. Io arrivo a lavoro, spesso in anticipo, e di lì fino all'orario di uscita è un'autentica FRENESIA quasi tutti i giorni del mese (ci sono, obiettivamente, dei giorni morti) e ci sono molti momenti che non so nemmeno da che parte girarmi. Alcuni giorni mi sono fermato oltre l'orario, più o meno faccio una quindicina di ore al mese di straordinario, ma ho notato che la cosa passa sotto silenzio (leggi: vieni chiamato esclusivamente per prendere le rampogne per quello che NON sei riuscito a fare, sorvolando su quello che sei riuscito a fare e come) non noto segni di "presa visione" della cosa. Ho fatto presente più volte che non riesco più a stare dietro in maniera efficace a tutto (su alcune cose vado in buca per mancanza di tempo materiale di seguirle) e mi è stato suggerito di imparare meglio a darmi le priorità. La cosa non ha risolto il problema, se la mia capacità materiale è di "10" al giorno, e ho due settimane con carico 12-13 alla fine sarò in negativo di 20-25 pratiche! Noto che, specialmente tra le figure professionali di "grado" più elevato ci sono alcuni che si fanno vere ed autentiche maratone fuori orario. Hanno la mia stima, ma è una cosa per cui io non do disponibilità. Io ho la coscienza a posto sapendo che nel mio orario standard (più la mezzora/ora di straordinario giornaliera) mi butto sui miei compiti a mitragliatrice al punto da uscire autenticamente SCEMO. Di dover passare per scansafatiche o per nuova leva che non vuole farsi il culo per questo, sinceramente mi pare troppo. E' una cosa che, sinceramente, demoralizza. E' giusto che una persona che decide di "accamparsi" in ufficio perchè ci tiene e vuole crescere ne tragga beneficio. NON è giusto, secondo me, che chi comunque fa il suo con professionalità senza strafare debba essere stigmatizzato.
  16. Io, sinceramente, per quanto riguarda gli straordinari, cerco di stare al di sotto delle 15 ore mensili. Sicuramente sarà controproducente, ma se mi viene chiesto più di quello che posso dare e, conseguentemente, dovrei fare le maratone in straordinario, mi scuso e declino la richiesta (se posso). Come già scritto da qualcuno, mi pare assurdo che la volontà di ridurre gli straordinari all'osso (o non farli proprio) debba essere motivo di biasimo.
  17. La jazz se le mangia le tre che hai citato nel primo messaggio Io ho preso la 1.2 nel 2011 e tornassi indietro la ricomprerei ad occhi chiusi. Grandissima auto. Vedi le caratteristiche su questo video:
  18. Pronti al mix letale? Concludo con una outsider degna di nota - - - - - - - - - - AGGIUNTA al messaggio già esistente - - - - - - - - - - PS: doveroso fare gli onori di casa
  19. Di quest'ultima vogliamo il nome
  20. E' pesante come uno di questi:
  21. Io starei in subaru. Come trazione e integrale sono il meglio sul mercato, ed i motori diesel sono eccellenti. Esempio: Subaru Legacy 2.0D SW Comfort usata, Diesel, ? 13.400,- a Borgo San Dalmazzo - Cuneo - Cn Subaru Forester 2.0D X Comfort usata, Diesel, ? 14.800,- a Torino - To Subaru Legacy 2.0D 16V Station Wagon AQ usata, Diesel, ? 9.500,- a ivrea
  22. Ho provato gli uniroyal 4season sulla aziendale (Focus) e devo dire che non sono malvagi. Ora fa abbastanza caldo (25°C) ma non ho notato problemi in marcia o in frenata. Anche il consumo mi pare non risenta. Se non si fa molta strada potrebbe essere una soluzione interessante..
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