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La butto lì: sappiamo tutti com'è messa oggi Alfa. Come via d'uscita io la vedo così, visto che dal gruppo non vi sono (e non vi saranno) segnali di vitalità verso il marchio: accordo con BMW e fare di Alfa il marchio sportivo un pò più "povero" rispetto a BMW, un pò come VW è con Audi. Non lapidatemi !
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Riporto 2 interventi dal sito Finanzaonline. 1 Fiat/ Retroscena: il divorzio De Meo Marchionne consumato già nel 2007 Martedí 13.01.2009 16:49 Un divorzio che si era già consumato da tempo. Ovvero da quando nel settembre 2007 De Meo era stato degradato, secondo chi segue da vicino le sorti del gruppo Fiat, da amministratore delegato di Fiat Automobilies a responsabile del marketing per tutto il gruppo torinese. Un demansionamento che nel 2008, fanno notare fonti interne all'azienda interpellate da Affari, De Meo ha sfruttato, come periodo di transizione, per cercare nuovi incarichi. Sia all'interno sia fuori dall'industria delle quattroruote per "percorrere - come ha affermato lo stesso manager milanese nel comunicato di ieri in cui ha annunciato al mercato le sue dimissioni - nuove vie professionali". Si fa così nelle grandi aziende, quando le divergenze fra i manager al vertice non scoppiano e si consumano come un fulmine a ciel sereno. Com'è, al contrario, avvenuto, ad esempio, in Intesa SanPaolo fra l'amministratore delegato Corrado Passera e il direttore generale Pietro Modiano. Contrasti che in poco tempo hanno portato alle dimissioni del banchiere torinese. Lo scambio di lettere con ringraziamenti reciproci fra Marchionne e De Meo dimostrano la fondatezza delle voci che circolano in azienda: il giovane responsabile del marketing Fiat non se n'è andato sbattendo la porta. E lo sbarco di De Meo alla Volkswagen è stato preparato durante questo 2008. Un anno in cui lo stesso De Meo si è visto sorpassato da Lorenzo Sistino, manager un po' più vecchio e da più tempo in azienda (dal 1987) che Marchionne ha messo alla guida di Fiat Automobili. 2 Fiat: Tempi Brevi Per Il Successore Di De Meo (ASCA) - Torino, 13 gen - L'addio di Luca De Meo alla Fiat apre ora le ipotesi sulla sua successione. Se appare probabile che l'amministratore delegato Sergio Marchionne vi porra' riparo in tempi brevi, sono due gli scenari piu' verosimili all'esame della casa automobilistica torinese: secondo il primo, l'organizzazione rimarrebbe immutata e attraverso una soluzione interna si andrebbe a riempire la casella lasciata vuota da De Meo, ex responsabile marketing del gruppo e numero uno dei marchi Alfa e Abarth, l'altra, che appare egualmente praticabile, e' invece quella di una riunificazione delle deleghe sui marchi. In sintesi si crerebbero due posizioni parallele, una per tutti i brand, e una, gia' esistente peraltro, per il marketing che potrebbero essere affidate rispettivamente ai due numeri uno di Fiat Auto, Lorenzo Sistino, e di Lancia, Olivier Francois. A favorire questa interpretazione c'e' da osservare che negli ultimi tempi e' stata proprio questa la filosofia seguita dalla Fiat. Quando nel 2007 Antonio Baravalle lascio' il gruppo, per diventare dg dell'Einaudi, fu rimpiazzato dallo stesso De Meo, e una soluzione interna e' stata trovata anche per Roberto Ronchi, nel luglio scorso, sostituito in poche ore da Harald Wester.
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Brutti giorni per il Bel Paese. Prima ad Air France chiudiamo la porta in faccia con la sua dote per Alitalia per poi riaprirla ma con un pacco sensibilmente inferiore: ed i giornali francesi intanto se la stanno godendo ! Poi la notizia dell'ennesimo addio in casa Fiat verso una probabile meta tedesca. Certo che quando ci impegnamo siamo sempre i primi !
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Lui sta troppo bene dov'è. Lo ha fatto chiaramente intendere in un'intervista che ha rilasciato ieri mattina a Radio Monte Carlo.
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Bella tegola che dimostra la "tensione" che c'è da anni tra la dirigenza del gruppo. Nemmeno io credo che se ne sia andato perché aveva un'offerta migliore, e comunque se l'ha avuta ed accettata, vuol proprio dire che in Fiat non hanno le idee chiare sulle strategie. Oltre che ad una reazione di Marchionne, mi piacerebbe sentire qualcosa anche da LCDM, grande "stratega" dell'imprenditoria nostrana nonché grande "sostenitore" dell'eccellenza del Made in Italy; al riguardo gli chiederei: dov'è l'eccellenza in questi continui cambiamenti di fronte dei manager ?
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Non so se qualcuno ne ha già parlato, comunque da domenica 11 al 20 gennaio è prevista la campagna pubblicitaria televisiva per la 500. Ne ha parlato Italia Oggi giovedì 8 gennaio. La campagna è già apparsa nei mesi scorsi nei paesi europei tranne che in Italia in quanto in casa la 500 si vendeva praticamente da sola. La crisi attuale ha spinto il marketing ad iniziare tale comunicazione anche in Italia. Evidentemente anche per la 500 gli ordini sono calati.
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Un'altra conseguenza della crisi attuale Ingorgo di auto invendute, in tilt il porto - Corriere della Sera
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In primo luogo non posso che esprimerVi la mia vicinanza; anche dalle mie parti sta andando molto male ed ormai si parla di centinaia di dipendenti in mobilità (quando va bene), prepensionamenti e quant'altro. Ma quello che mi piace dei tuoi interventi, è la DIGNITA' con la quale ti esprimi, che credo sia comune a tutta quella gente "normale" che finora è vissuta e sta vivendo con stipendi che non fanno certamente fare salti di gioia ma che comunque ti permettono di vivere. Purtroppo, come ho già detto in altre occasioni, temo (sperando di sbagliarmi) che questa crisi sarà "epocale", nel senso che nulla sarà più come prima. Hai detto che non sei un luminare: permettimi, ma noi siamo più luminari di tutti quei santoni che erano e sono in posti di comando, che erano solo capaci di continuare a riempirsi la bocca di cavolate e paroloni, di crescita e di budget, ma che hanno miseramente fallito su tutti i fronti tranne uno: i loro stipendi e le loro buonuscite. Io non conosco gli intenti di Marchionne, né mi interessano più di tanto; dico solo che queste "persone", invece di dire un mese "che tutto va bene e che siamo in linea con gli obiettivi", il mese dopo "che per il 2009 non diciamo nulla" e per finire con il mese successivo "che resteremo in 5-6", è meglio che vadano a c...are, e stavolta lo dico a voce alta, anche se non sono il tipo che si fa prendere da certi vocaboli coloriti. Erano tutti là ai loro bei posti, a muoverci come burattini, finché i fili non hanno cominciato a rompersi: buchi colossali, prodotti vecchi, reti di vendita obsolete (per restare nel campo dell'auto), eppure ci dicevano che tutto andava bene e che la crescita continua: tutti ciechi ! Come quel pirla di Trichet, che in piena crescita dell'inflazione causata come dicevano tutti dall'incremento dei prodotti petroliferi, ha guardato diritto per la sua assurda strada e solo qualche mese fa aveva aumentato di un altro 0,25% i tassi, per poi cambiare repentinamente rotta ed abbassarli (finalmente!) in modo quasi disinvolto. Hai anche detto che non sai se tutti questi non siano anche dei giochi per avvantaggiare le aziende; credo che in molti casi sia così, perché quando va bene chi ne trae vantaggio sono solo loro, e quando va male pure. Domandona: perché quando tutto va bene questi bravi imprenditori non accantonano una parte degli utili per dare un integrativo (assieme allo Stato) ai lavoratori, che bene o male sono la spina dorsale di un'azienda ? Questi sono i personaggi che governano la "nostra" economia; quello che temo è che se la crisi fosse davvero forte, i disordini potrebbero avere il sopravvento con conseguenze difficili da immaginare.
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Posso anche essere d'accordo, ma il marketing esiste proprio per far vendere ! Ma aldilà dell'aspetto marketing, a mio parere, sapere che il modello che stai per acquistare è un'evoluzione del precedente modello che è stato già di per sè un successo, ti rassicura sull'acquisto che stai per fare. Prendiamo Bravo/Brava: che evoluzione erano della Tipo ? Che continuità di stile c'è stata ? Mi sembra che anzi Bravo/Brava abbiano avuto meno successo della Tipo, ed il cliente medio si "disorienta". Se VW si trova stabilmente al 1° posto delle vendite per marchio in Europa, credo sia dovuto non solo al fatto della forza del mercato domestico (tedesco), della rete di vendita, della "presunta maggior qualità" delle sue auto, ma anche a questa componente di continuità ed evoluzione continua dei suoi modelli che "rassicurano" il potenziale cliente medio.
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Scusami ma dissento: tra la nuova 500 e la vecchia mi sembra vi siano decenni di interruzione. Il gruppo VW, invece, può fare un discorso di continuità della vita di un modello per molti dei suoi cavalli di battaglia, dalla Golf alla Passat, dall'Audi A4 (ex 80) alla Polo. Qui non si tratta solo di onde emotive, ma ripeto, di continuità di un modello. Quanto a spostare la discussione vedete voi, ma stiamo parlando del mercato italiano e mi sembra che questa discussione sia proprio di aiuto a capire il nostro mercato più che a parlare della Golf. Se infatti Bravo vende (purtroppo) meno della Golf è anche per questo motivo: le sue antenate sono tante, ma nessuna ha a che fare con l'altra: se un italiano vuol comprare un'auto di segmanto C, se compera una Bravo non sa se tra 4-5 anni la sostituta si chiamerà ancora così e se sarà la sua naturale evoluzione, mentre se compera una Golf sa già in partenza che ci sarà la Golf VII.
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Indubbiamente questa pubblicità di Das Auto dà un pò di fastidio, sembra quasi che "l'auto" siano solo loro i capaci a farla e che di conseguenza "l'auto" sia solo prerogativa del gruppo VW. Bisogna però ammettere che sono astuti con questi messaggi; basta guardare anche alla campagna della nuova Golf nella quale è tutto un richiamo alla vita complessiva di quest'auto. In casa nostra Fiat non può ovviamente farla perché, aldilà del nome che è sempre cambiato, sono i modelli che sono stati stravolti ogni volta. Quindi non ci resta che guardare ....
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La 159 Sportwagon ?
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Non preoccuparti, hai reso l'idea. Leggo spesso uno dei forum di finanza più diffusi, ed anch'io mi sono fatto un'idea. Che l'elemento scatenante di questa crisi sia principalmente quello finanziario/bancario, non ci piove; ma c'è dell'altro secondo me: eccesso di consumi perché si deve comperare ed indebitarsi, quindi eccesso di produzione perché bisogna vendere, e di conseguenza eccesso di servizi collegati alla produzione ed alla vendita, eccesso di crediti al consumo perché bisogna finanziare chi vuole comperare anche se non può. Alla fine, noi occidentali, ci siamo riempiti di tutto, come peraltro qualcuno ha già detto in altre discussioni su questo forum, riportando l'esempio di auto che anche se hanno 10 anni vanno ancora bene ma che se fatte valutare non valgono una cicca mentre quelle nuove costano troppo. Siamo arrivati a due traguardi: 1° non possiamo più comperare perché il credito costa, perché le banche ce lo fanno pagare troppo e perché siamo già indebitati oltre misura; 2° abbiamo di tutto (auto, cellulari, tv lcd/plasma, elettrodomestici di qualsiasi tipo, internet, tv digitale/satellitare ecc. ), cosa possiamo ancora comperare ? A mio parere il mondo occidentale è arrivato alla saturazione: la popolazione non cresce se non per i flussi dell'immigrazione e quella che c'è invecchia, i paesi emergenti producono merce a costi più bassi anche se spesso di qualità mediocre, siamo in balia delle oscillazioni del petrolio. Dobbiamo capire che il mondo si sta evolvendo più velocemente di quello che ci sembra; Cina, India, Brasile, Russia e gli altri emergenti, unitamente al potere economico dei paesi arabi, ci stanno surclassando, o forse lo hanno già fatto. Ormai molte produzioni occidentali sono state delocalizzate in paesi a basso costo del lavoro; centinaia di migliaia di posti di lavoro "occidentali" sono spariti in questi anni, e per certi settori produttivi abbiamo completamento perso una tradizione che non recupereremo più. Per questi ed altri motivi, a mio parere, quella occidentale è si una crisi finanziaria, e forse in parte anche emotiva, ma è anche una crisi di un'economia che, ci piaccia o no, sta cambiando e che ci coglie impreparati.
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Ma se si fosse ritirato tutto, allora non si venderebbe nemmeno un'auto, ed il calo sarebbe del 100% e non del 10-20% come avviene ora. Per chi non ha problemi (o crede di non averne) l'auto se la compera comunque; per chi invece comincia a risentirne, al di là del fattore psicologico, guarda in primis il proprio portafoglio e forse comincia ad avere dei dubbi: se tutto è aumentato tranne lo stipendio, come posso continuare a spendere ? E per chi teme di perdere il lavoro il problema si sta facendo veramente serio. Qui in provincia a Volargne, c'è il centro logistico di BMW Italia: una cinquantina di addetti al magazzino, che sembra, vengano messi in mobilità per far diminuire i costi con affidamento della gestione ad una cooperativa. Queste 50 famiglie si fanno influenzare o guardano la realtà ?
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Mi spiace, ma non concordo con gli ultimi interventi dove si attribuisce il calo degli acquisti di auto a fattori psicologici o di timore per la crisi dovuta anche al catastrofismo della stampa. Ci dobbiamo rendere conto che la crisi è reale e le conseguenze FORSE sono solo agli inizi. In questi anni si è vissuto come su un treno in corsa, dove si poteva comprare di tutto e spesso con soldi che non si avevano; c'è stata un'euforia collettiva alimentata da banche e compagnie finanziarie che sul debito hanno gonfiato gli stipendi di manager, specialisti, analisti e via dicendo. I debiti sono stati impachettati in prodotti finanziari venduti ad altre banche, e da queste rimpachettati e ceduti nuovamente a banche ed alla clientela; un giro perverso che non aveva più fine, finché qualcuno ha cominciato a non pagare più le rate dei debiti perché queste continuavano a crescere con l'aumentare dei tassi. La pentola è scoppiata, ed anche oggi, anniversario del crollo del 24.10.1929 le borse stanno crollando, imperterrite senza freno. I posti di lavoro cominciano a calare ed a mancare e non solo nei paesi stranieri: nel nostro nord-est le assunzioni sono crollate del 70% rispetto all'anno scorso. Comincia effettivamente ad esserci anche una diminuzione della capacità economica da parte dei privati, sfiancati in questi anni da aumenti di tutto. Recentemente mi sono capitate in mano le bollette di luce, telefono e gas della metà degli anni 80: un bimestre di corrente si aggirava in media sulle 40-60 mila lire pari a circa 20-30 euro; ora quando va bene la mia bolletta si aggira sui 120-140 euro al bimestre, ma il mio reddito non si è quintuplicato ! E potremmo fare mille altri esempi. Come ho già detto nella discussione sul crollo economico, temo che la festa sia finita, e che dovremmo adottare uno stile di vita diverso; come dire che se prima ci sentivamo tutti "ricchi", forse ora ci sentiremo "diversamente ricchi".
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Settore auto, la bufera continua fuori e dentro le piazze finanziarie Finanzaonline.com - 24.10.08/11:04 Non arrivano segnali di ripresa dal mercato automobilistico mondiale. Anzi, il bilancio della crisi che sta colpendo l'industria delle quattro ruote peggiora di mese in mese. A confermare l'aggravarsi dello stato di salute di questo settore una raffica di "bad news" giunte dall'Europa tra ieri e oggi, che allontanano la speranza di una anche "timida" ripresa nel breve-medio termine. Che la tensione sia alle stelle per il mondo auto lo dimostrano anche le performance in Borsa: in questo momento il Dj euro stoxx auto accusa un calo pari al 9,71 (il saldo da inizio anno è pari a circa -52%), con i principali titoli del comparto in profondo rosso. Tra le peggiori del comparto spiccano le francesi Renault e Peugeot rispettivamente in contrazione del 14,18% e del 13,50%. Lettera anche su Daimler che perde il 10,73%. Dopo il profit warning lanciato nella seduta di ieri dalla tedesca Daimler, che ha abbassato le previsioni per l'intero 2008 e ha annunciato la sospensione del piano di buy back, a mercato chiuso, sono arrivati i risultati trimestrali da Renault. Anche la casa automobilistica transalpina ha corretto al ribasso guidance 2008 sulle aspettative di un rallentamento della domanda di auto a livello internazionale. Le nuove stime per l'anno in corso vedono il margine operativo tra il 2,5% ed il 3% rispetto al 4,5% della precedente guidance. Ma le cattive notizie per il gigante d'oltralpe dell'auto non finiscono qui. Si è diffusa questa mattina la notizia secondo cui Renault ha intenzione di chiudere quasi tutti i suoi impianti in Francia per una o due settimane a partire dalla prossima. Lo ha reso noto Fabien Gache, membro del sindacato Confederazione sindacale internazionale, confermando una notizia anticipata dal Figaro. Rimanendo sempre in territorio francese si apprende che anche il gruppo PSA-Peugeot Citroen, il secondo produttore di automobili in Europa, ha deciso di tagliare i suoi obiettivi di vendita e di utili per l'esercizio fiscale in corso dopo aver accusato nel terzo trimestre un calo dei ricavi del 5,2% a causa del rallentamento dell'intero mercato delle quattro ruote. I ricavi sono calati a 13,3 milioni di euro dai precedenti 14 milioni riportati nel medesimo periodo un anno fa. Peugeot ha così fatto sapere che il profitto operativo per il 2008 ammonterà all'1,3% dei ricavi, abbandonando il precedente obiettivo del 3,5%. La crisi finanziaria globale frena anche la svedese Volvo. Dopo un primo e secondo trimestre di vendite e utili in crescita, uno dei maggiori produttori di mezzi pesanti, ha comunicato che i ricavi nel terzo trimestre sono calati più di quanto previsto. L'utile netto è precipitato a 1,98 miliardi di corone svedesi, in calo da 3,12 miliardi dello stesso periodo. Alla luce della debolezza del mercato europeo, Volvo si attende che il mercato dei mezzi pesanti cresca solo dello 0-5% nel 2008.
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