Piccola Jeep e 500X
le nuove sfide del Lingotto
FCA si prepara a lanciare i nuovi modelli in tutti i mercati mondiali
E ora appuntamento a Ginevra, al Salone dell’Auto più importante del mondo. Fra poco più di un mese, il 4 marzo, lì si toccherà con mano il primo, vero frutto italiano dell’unione fra Fiat e Chrysler ormai pronte a diventare una cosa unica: Fca, Fiat Chrysler Automobiles. Prima i giornalisti internazionali e poi il grande pubblico scopriranno la “baby” Jeep (neppure il nome è stato ancora svelato), quattro ruote motrici, interamente prodotta in Italia nello stabilimento di Melfi e in vendita da giugno. Destinazione? Tutti i mercati mondiali, non c’è limite, con un occhio particolare alla Cina. Una pedina fondamentale per superare quest’anno quota 1 milione di Jeep vendute, come vuole Marchionne.
Pochi mesi di attesa e, al Motor Show di Parigi, il 2 ottobre, arriva la «gemella diversa», la 500X (anche in questo caso, nome da svelare): crossover a 2 e 4 ruote motrici, stesso stabilimento (Melfi), stessa piattaforma, ma sul filone della gettonatissima e, sempre più ampia, famiglia della 500. Sarà sul mercato a novembre. E ancora: a giugno, ecco lo sbarco in Europa della Jeep Cherokee, da settembre in vendita negli Usa e subito un grande successo nel segmento decisivo dei suv medi. Tecnologia «made in Detroit», ma interni e stile che risentono dell’apporto del gusto «made in Italy», perdipiù realizzato sull’architettura Fiat «Cus Wide».
Fatti che spiegano le parole pronunciate mercoledì, annunciando Fca, dall’amministratore delegato di Fiat e presidente e ad di Chrysler, Sergio Marchionne: «Un sogno di cooperazione industriale a livello mondiale, ma anche un grande sogno di integrazione culturale a tutti i livelli». Ha detto il manager italo-canadese: «Abbiamo lavorato caparbiamente e senza sosta a questo progetto per trasformare le differenze in punti di forza e per abbattere gli steccati nazionalistici e culturali. Ora possiamo dire di essere riusciti a creare basi solide per un costruttore di auto globale con un bagaglio di esperienze e di competenze allo stesso livello della migliore concorrenza». Fca avrà sede legale in Olanda e fiscale in Gran Bretagna, anche se ovviamente continuerà a pagare le tasse in ogni Paese dove hanno sede i propri stabilimenti. «Dal punto di vista fiscale non posso impedire alla Fiat di fare delle scelte societarie che sono economicamente convenienti per loro - ha detto ieri il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera - Verificheremo il pieno rispetto delle leggi fiscali italiane». Ma subito dopo il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha puntualizzato: «Nulla di irregolare. Siamo convinti che hanno fatto tutto nel rispetto delle leggi vigenti».
Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha sottolineato, invece, gli aspetti occupazionali. «Da parte del management di Fiat c’è stato un impegno a riattivare gli stabilimenti in Italia che sono in cassa integrazione e così via. Noi siamo convinti che questo impegno sarà rispettato». Sul futuro delle fabbriche italiane continua, però, a chiedere garanzie la leader della Cgil, Susanna Camusso. Ottimisti, al contrario, Cisl, Uil e Ugl. «La sede non è un problema, la produzione resta in Italia - ha osservato il segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni - Fiat è l’unica che sta investendo miliardi in questi anni. Le altre stanno solo delocalizzando».
Se molto è stato fatto, l’attesa fra Torino e Detroit è grande per quanto resta ancora da realizzare e che impegnerà Marchionne per almeno tre anni, come ha assicurato il presidente John Elkann. Il completamento della fusione, la quotazione (entro ottobre, auspica l’ad) di Fca a New York e Milano, gli oltre 8 miliardi di euro di investimenti solo per quest’anno. Ma, soprattutto, la presentazione a maggio, negli Stati Uniti, del nuovo piano industriale che dovrebbe consentire la svolta del gruppo. Un appuntamento che riguarda da vicino l’Italia, con il rilancio dello stabilimento di Cassino destinato all’Alfa Romeo, proiettata, insieme Maserati, al segmento «premium».
Nel 2015 vedremo l’attesa spider compatta a trazione posteriore che si ispira al Duetto, realizzata in Giappone con Mazda. E matureranno l’ammiraglia erede della 166 e la Giulia, anche in variante wagon, che di fatto sostituirà la 159 (entrambe derivate dalla piattaforma Maserati già strutturata in sinergia con i modelli Chrysler). In cantiere, inoltre, un Suv di medie dimensioni che sfrutterà l’esperienza Jeep nell’off-road. Una gamma articolata, per consentire all’Alfa di tornare finalmente a competere a livello mondiale con i brand del lusso sportivo, Bmv, Audi e Mercedes, entro pochi anni, spaziando dagli Usa alla Cina. La strategia di Fca, però, va naturalmente oltre, è globale. Così a inizio 2015 in Brasile, a Pernambuco, partirà il nuovo stabilimento destinato anche alla produzione di auto a marchio Jeep. Mentre in Cina verrà realizzato una fabbrica a Guangzhou con la Gac per realizzare la Jeep Cherokee.
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