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3volumi3

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  1. Infatti le Citroen disegnate da Flaminio Bertone, le Mercedes da Bruno Sacco e le BMW da Paul Bracq sono proprio le meno riuscite
  2. Tornando al restilyng dell 147, io avevo trovato che avesse banalizzato il frontale, dato che aveva eliminato il richiamo al trilobo delle classiche Alfa degli anni '50, dove le prese d'aria laterali contenevano al loro interno le luci di direzione e avevano una forma un po' bombata. Con il nuovo design, le prese d'aria ai lati dello scudetto non richiamano più questo storico elemento, risultando più piatte e affiancate da un altro "buco" nel paraurti, dove risiede il nuovo fendinebbia. Inoltre, quest'ultimo elemento diventa di design molto più dozzinale, in pratica il "solito" faretto visto in ennemila modelli del gruppo, mentre quello precedente era disegnato ad hoc e aveva la raffinatezza di essere sdoppiato tra fendinebbia/luci di direzione proprio dalla storica cromatura centrale. Anche i fanali li ho trovati molto più normalizzati: tanto erano scolpiti e con quella inedita forma "a goccia" quelli originali, quanto diventano troppo sottili e minimali quelli nuovi. Tornando al discorso della citazione stilistica del trilobo nella prima 147, qui si può capire cosa intendo: Oltre al fatto della finta grigliatura in zona fendinebbia della restilyng che ho sempre aborrito...
  3. Ovviamente ci ho pensato (e qui ci sta un altro alert grande come una casa sul fatto che anche questo post è a rischio di sproloquio, quindi: astenersi no perditempo) Ma ritengo che sia ormai difficile trovare una tendenza univoca nei campi dell’immaginario erotico maschile e del design automotive. E secondo me c’è un motivo ben preciso: la globalizzazione sempre più spinta. Questo porta (in relazione al campo automotive) a un’ibridizzazione dei linguaggi estetici, pensati per essere apprezzati da consumatori di aree geografiche molto differenti. E che, col tempo, saranno pensati in misura maggiore per mercati molto differenti dal nostro, sia culturalmente che geograficamente, perché sempre più strategici. Sto pensando alla Cina, e al fatto che l’estetica di molti modelli recenti proponga soluzioni che vanno incontro al gusto dei consumatori di quel paese, che associano il lusso all’eccesso, non alla purezza di forme come facciamo invece noi in Europa: si veda il caso BMW con le sue griglie ipertrofiche. Tempo fa invece, erano i consumatori globali che dovevano adattarsi alle scelte stilistiche pensate in primo luogo per i mercati locali o culturalmente simili. Venendo alla tua giustissima provocazione tra estetica femminile e predominanza dei SUV di questo periodo, penso che anche la scelta di questo tipo di carrozzeria dipenda dalla globalizzazione: è un tipo di automobile pensata per l’ecosistema infrastrutturale USA (strade ampie e dritte, limiti di velocità stringenti, carburante economico, cultura del “bigger is better”) che per sovraesposizione mediatica e potenza del marketing alla fine abbiamo adottato anche da noi, solo di recente adattandola al nostro contesto. Se ci si pensa, lo stesso è successo con Halloween, una festa estranea alla nostra tradizione che solo negli ultimi decenni è stata calata “dall’alto” grazie a una sinergia tra immaginario collettivo derivato dallo strapotere culturale USA e alla proliferazione dei centri commerciali e relativo marketing. Quindi in questo caso non ci vedrei una correlazione netta con l’immaginario erotico maschile. Certo, potrei continuare lo sproloquio speculando sul fatto che viviamo in un mondo che è sempre più un villaggio globale, e in un’epoca “post” (post-ideologica, post-industriale, post-moderna, ecc.) che ci spinge a cercare segni identitari di cui generazioni fa non si sentiva il bisogno. Ecco allora che anche l’estetica femminile diventa sempre più frammentaria nell’immaginario collettivo e ibridata con culture diverse dalla nostra, facendo spesso uso di elementi di stile di origine “esotica” come piercing, tatuaggi, extension. Un po’ come nel design automobilistico si usano stilemi che vengono apprezzati da culture differenti dalla nostra (si veda l’esempio della Cina fatto prima). Potrei continuare lo sproloquio, dicevo, ma a tutto c’è un limite, e preferisco non giocarmi del tutto la mia ormai compromessa reputazione
  4. C'erano le ultime esponenti di auto utilitarie nate nel periodo in cui i parabrezza piatti erano quasi la norma: Mi viene in mente anche la Lotus Esprit del '76 Nata in un periodo in cui le carrozzerie "wedge-shaped" erano una tendenza di design. Infatti abbiamo molti esempi di concept dalle linee spigolose degli anni '70 1972 Maserati Boomerang 1973 Audi Karmann Asso di Picche 1974 Lamborghini Bravo Concept 1980 Citroen Karin E, a parte molti fuoristrada "puri" che hanno tuttora il parabrezza piatto, a breve ci sarà questo
  5. Una particolarità di design che ho notato pochi giorni fa. Da che mondo è mondo i paraurti (quando ancora erano un elemento posticcio) hanno sempre occupato una posizione ben definita, nella parte bassa dell'estremità della carrozzeria. Ma in quel periodo felice per il design automobilistico che sono stati gli anni a cavallo tra il '60 e il '70, ci fu chi ruppe questa regola. Lamborghini Islero, 1968. Certo, soluzione affascinante dal punto di vista del design, ma terribile da quello pratico. In pratica la funzione di paraurti la svolgevano i due fanalini ALERT: da qui in poi parte un mio sproloquio, quindi chi vuole può concludere adesso la lettura. [][][][][] INIZIO SPROLOQUIO [][][][][] Esiste, a mia modesta opinione, una correlazione tra immaginario erotico maschile e design automobilistico nelle varie epoche. Prima che solleviate con fare perplesso le sopracciglia, lasciate che mi spieghi con due esempi. Gli anni '50, gli anni in cui il pubblico maschile stravedeva per le maggiorate (come Anita Ekberg, Gina Lollobrigida, etc) erano anche anni in cui le carrozzerie delle automobili (non tutte, quelle pensate per chi poteva spendere, non le utilitarie fatte al risparmio) tendevano a loro volta ad essere opulente e formose, in un tripudio di rotondità e cromature. C'è una spiegazione antropologica a tutto questo: era il dopoguerra e la collettività voleva lasciarsi alle spalle i ricordi della fame e degli stenti del periodo bellico celebrando corpi floridi che facevano pensare ai tanto anelati benessere e abbondanza. A cavallo tra i '60 e i '70, invece, dopo il boom economico, il concetto di bellezza erotica nell'immaginario maschile è rappresentato da corpi snelli, slanciati, praticamente magri*. Un corpo giunonico, ben tornito, non è più visto come espressione di benessere spensierato, è diventato "out". Avere invece cura della propria forma fisica è "in". E' questo il periodo delle mannequin eteree, quasi anoressiche (mi viene in mente la famosa Twiggy), l'antitesi della "corposità" anni '50. E possiamo trovare un'analogia con il car design coevo: le auto diventano sempre più slanciate, le forme sempre più tese, essenziali, spigolose. Insomma, per capirci... Anni '50 Anni '60 / '70 Perché questo sproloquio, vi chiedere voi? Mah, non lo so, rispondo io... Forse perché la particolarità di design che ho presentato è figlia del sopracitato periodo a cavallo tra gli anni '60 e '70 (il mio preferito, lo ripeto), in cui anche gli elementi non strutturali della carrozzeria come i paraurti diventano sempre più slanciati**. * Lo so, qualcuno potrà obbiettare che negli anni '50 c'erano famose attrici tutt'altro che formose (come Audrey Hepburn) e negli anni '70 ce n'erano di procaci (tipo Laura Antonelli). Ma io sto parlando di una tendenza generale. Gli anni '50 sono ricordati come gli anni delle maggiorate, gli anni (tardi) 60' e '70 come quelli delle bellezze magre, con tendenze quasi androgine (anni '70). ** Più probabilmente perché sto aspettando che Premiere Pro mi faccia il render di un video molto complesso.
  6. C'è un triangolino che esaltava gli appassionati di un famoso marchio. Il Wankel aveva (ha) il suo fascino, peccato per i problemi congeniti che non sono mai stati risolti del tutto. Alla fine solo Mazda, con la tenacia di quei soldati giapponesi che non si convincono che il loro paese ha perso la guerra, ha continuato a credere a questo motore.
  7. Ho notato che molte Fiat coeve soffrono di questa disfunzione erettile allo specchietto. Stranamente non ho mai visto altre case automobilistiche avere lo stesso problema (e, sì, il fatto che noto queste cose non depone a favore della mia sanità mentale...)
  8. Concordo, non per altro la prima è di Giugiaro, mentre la seconda è del Centro Stile Fiat. E infatti quella del 2005 a opera dell'Italdesign Giugiaro era tornata molto bella (prima che il Centro Stile Fiat cominciasse a pasticciarla con i vari restyling).
  9. Non penso che sia tanto un problema dell'offerta delle case, che propongono quello che il mercato richiede (non siamo più hai tempi della Ford T che secondo Henry Ford poteva essere richiesta in tutti i colori, purché fosse nero). Penso invece che i fattori in gioco per questa monotonità di colori (o meglio, non colori, visto la predominanza di bianco, nero e grigio) siano due. Da una parte il fatto che sempre più vetture del segmento C e D siano flotte aziendali in leasing, con ovvi vincoli per quanto riguarda la scelta di colori, neutri per essere più rivendibili. Questo, d'altra parte, penso che rafforzi un certo conformismo nell'acquirente medio, che solitamente tende a omologarsi a quello che vede in giro (per un inconsio desiderio di accettazione da parte degli altri), specialmente quando deve investire delle cifre alte. Una cosa curiosa che ho sempre notato è che quando viene lanciato un nuovo modello di solito si utilizza un colore particolare, e (proprio per le ragioni di influenzabilità dell'aquirente medio) molte tra le prime vetture vendute sono proprio di questo colore di lancio, che poi, finitò l'effetto novità, viene sempre meno richiesto a favore dei soliti colori. Certo, possono esserci anche motivi legati a stock di vetture in esposizione, ma non penso sia solo quello. Mi viene in mente la Fiat Bravo del 2007, il rosso del lancio si vede molto tra i primi esemplari venduti. Per i segmenti minori, dove si vede una palette cromatica molto più varia, questo discorso è molto meno calzante, proprio perché la cifra investita pone meno paletti all'acquirente e perché non ci sono molte vetture aziendali di questo segmento. Penso che sia un po' un cane che si morde la coda. Vorrei comunque celebrare la varietà cromatica di pochi decenni fa, in particolare su vetture di segmento medio alto. Colori sgarginati che davano un ché di "gioccattoloso" a delle berline altrimenti troppo seriose e che rendevano un po' meno monotone le nostre strade:
  10. Negli anni '80 l'hifi era il prodotto tecnologico feticcio del momento, un po' come adesso lo sono gli smartphone, va da sé quindi che si usassero come ispirazione per gli interni (come adesso si usano schermi touch vari). E va da sé che fosse proprio la patria degli impallinati dell'hifi e delle innovazioni hi-tech, il Giappone, a insistere più su questo aspetto. Ma come hai ricordato, anche i designer degli altri paesi non furono immuni da questa moda. Non è un mistero (lo afferma lui stesso nel suo libro) che anche Fumia si ispirò alla pulsanteria dei componenti hifi per la parte centrale della plancia della 164, per poi ammettere di essersene pentito perché non era certo la scelta ideale dal punto di vista ergonomico. A margine, dalle tue foto si nota anche come fossero avanzati i climatizzatori delle vetture nipponiche del tempo. Perfino in questi interni del 1979 era presente il riciclo, che in Europa comincerà a diffondersi nelle vetture di fascia media solo 10 anni dopo.
  11. Ho come la sensazione di un déjà vu (e non era un buon segno, visto com'è finita): http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1995/11/14/Economia/LANCIA-Y-NASCE-IL-COLORE-SU-MISURA_172800.php#
  12. Mamma mia, quella nuova sembra pantografata, c'è da domandarsi come facevamo a starci in quattro dentro quella vecchia. Ma forse c'è da stupirsi di meno se si pensa che la dimensione media di automobili e l'altezza media degli uomini sono aumentate insieme* * lo so che in realtà la correlazione è del tutto arbitraria, basta pensare al gigantismo delle americane anni '50
  13. In effetti potrebbe essere: Ma ormai ho preso a considerare quel proprietario come uno a cui piace complicarsi la vita a livelli incredibili, quindi mi piace pensare che in realtà abbia preso quel componente da una Lamborghini Murcielago:
  14. Vabbè, se non altro è da apprezzare lo sbattimento Sarebbe interessante capire da dove ha preso quel componente, oppure se si tratta di un pezzo fatto ad hoc, magari con una stampante 3d. Peccato che dalla foto non si veda molto.
  15. Complimenti al proprietario per la creatività nell'inventarsi quei nuovi fanali di direzione, che avrebbe potuto evitare se solo avesse usato anche i paraurti della HF
  16. Questa attesa della Tonale sta diventando così lunga che nel 2021 anziché presentare il modello di serie presenteranno il restyling del concept 😐
  17. C'è un dettaglio di design inesorabilmente yankee che mi ha sempre affascinato e che da elemento funzionale a un certo punto ha perso la sua ragion d'essere ed è diventato un elemento vestigiale. Si tratta del bagagliaio che presenta la sagoma della ruota di scorta (Continental kit, dal modello della Lincoln che ne fece un'icona di design), a quanto pare un noblesse oblige dei marchi premium per attrarre una clientela molto nostalgica. Non a caso sono i tre marchi di punta delle Big Three ad averlo utilizzato più: Lincoln (gruppo Ford), Imperial (Chrysler) e (in misura molto minore) Cadillac (GM). Non starò qui a elencare tutti i marchi e modelli che l'hanno utilizzato (sono molti) ma mi concentrerò su come a un certo punto siano diventati un elemento di design fine a se stesso e dal carattere inesorabilmente demodé. Per cui mi riferirò solo a Lincoln e Imperial. Se infatti fino un a un certo punto la ruota di scorta era effettivamente alloggiata nel rigonfiamento del cofano bagagli, da un momento all'altro cambiò sistemazione, ma il bagagliaio con la gobba circolare era diventato un elemento così caratteristico che i designer Lincoln non vollero cambiarlo e quelli Imperial lo copiarono. L'ultima Lincoln ad avere la gomma di scorta alloggiata nella rientranza del cofano fu la Lincoln Mark II del 1955 Qui lo vediamo chiuso Qui aperto Con la serie Mark III del '68 la gobba sul cofano bagagli diventa un elemento vestigiale. Come potete vedere, la ruota di scorta è alloggiata in un'altra posizione: Il cofano bagagli sagomato rimarrà una caratteristica del marchio fino agli anni '90, diventanto un qualcosa di sempre più stucchevole, per quanto carattersitico (a mio parere). Mark VII Mark VIII (1996) Stesso discorso per l'ormai da un po' defunta Imperial, che presenta più tardi questa caratteristica di design, e direttamente come solo elemento di stile, come si puù vedere dal modello '57, il primo a farne uso Concludo ricordando che non essendo un esperto di auto USA, potrei essere stato impreciso e lacunoso. Chi ne sa più di me, mi corregga pure
  18. Piccola aggiunta alla serie di auto con tre posti davani, con una soluzione che richiama quella della McLaren F1 e Ferrari 365P Berlinetta Speciale (volante centrale) ma in un contesto molto più turistico: La Panhard Dynamic del 1936. Mi ricordavo che in un vecchio libro francese di mio nonno sulla storia dell'automobile c'era un'immagine che da piccolo mi aveva colpito, oggi ho avuto l'occasione di averlo tra le mani e ho fatto una foto: Qui una foto degli interni dalla ricca voce di Wikipedia: Si vede che ai tempi non c'erano i caselli delle autostrade...
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