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E invece noi qui siamo in queste ottime condizioni dal 1860; allora se neanche Putin va bene non c'è speranza.
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Quoto tutto. Per salvare l'Italia e Napoli in particolare occorrerebbe un uomo forte alla Putin, uno che rompa le ossa a chi non riga diritto.
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07/01/2008 17.52.43 Kimi Raikkonen: "L'impressione e' molto positiva" "Le prime sensazioni sulla vettura sono molto positive - cosi' Kimi Raikkonen alla stampa che attendeva un primo riscontro dopo il test effettuato quest'oggi sulla pista di Fiorano, dal fondo umido - Per il momento non credo che ci siano miglioramenti da fare, oggi c'e' stata qualche difficolta' e non avevamo ancora gomme non ben rodate, ma la sensazione e' stata senz'altro positiva. La prossima settimana avremo modo di vedere meglio come si comporta la vettura. Alla domanda se una vettura piu' bassa e forse piu' corta, oltre che priva del controllo di trazione potesse condizionare la guidabilita', il pilota finlandese ha replicato: "Non ho molti punti di riferimento, posso fare un confronto rispetto alla vettura precedente, ma ho fatto un altro test prima di Natale senza controllo di trazione, e devo dire che in prima istanza bisogna essere molto piu' cauti, e considerare che con il traction control la vettura e' rapida e risponde forse un po' piu' puntualmente. Sicuramente pero' la prima sensazione e' positiva, si riesce a gestire la vettura anche senza il controllo di trazione. Il mio parere e' comunque molto positivo, il tempo oggi poteva essere piu' favorevole, ma e' molto bello guidare questa monoposto". Kimi Raikkonen ha effettuato un totale di 55 giri, con gomme da bagnato standard, realizzando un miglior tempo di 1.00.897.
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Sì, in effetti avrebbero avuto da ridire anche con la Magneti Marelli. Il problema è che un po' tutte le case fornitrici di componentistica elettronica e software sono di proprietà o comunque "vicine" a qualche costruttore.
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Eccola:
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La Magneti Marelli non fornisce solo la Ferrari, quindi per me sarebbe stata molto più imparziale.
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Il guaio è che quando hanno fatto la gara di appalto per decidere il fornitore della centralina e del software sembrava certa la vittoria della Magneti Marelli, ma McLaren ha spiazzato tutti con un prezzo molto più basso. Ci credo che hanno fatto un'offerta al ribasso, per loro non è importante guadagnarci, ma avere un vantaggio sugli altri. Certo che la FIA avrebbe dovuto impedire ai costruttori impegnati in F1 di partecipare alla gara di appalto.
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Che brutte quelle ruotine piccole piccole annegate in un mare di lamiera. Molto sproporzionata, IMHO.
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Già mi immagino le polemiche al minimo sospetto che la McLaren abbia qualcosa che replica il controllo di trazione. Comunque mi tranquillizza il fatto che la McLaren avrà gli occhi di tutti addosso, quindi dovranno stare molto attenti.
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La replica di uno degli "imputati" per questo disastro: LA LETTERA Bloccato da vescovi e eco-fondamentalisti di ANTONIO BASSOLINO Caro direttore, è giusto e doveroso chiarire il quadro delle responsabilità della drammatica situazione campana. È vitale, infatti, per la nostra democrazia che vengano alla luce scelte errate, inadeguatezze, inefficienze e le collusioni tra politica, imprenditoria e criminalità organizzata. Tale assoluta chiarezza è nell'interesse di tutti i cittadini e di tutti gli uomini impegnati nelle istituzioni. Voglio quindi dare il mio contributo a chiarire le vicende di questi anni. Nell'articolo di ieri, Eugenio Scalfari, scrive che in Campania "solo adesso, con dieci anni di ritardo, si è deciso di costruire un termovalorizzatore". In realtà, il piano rifiuti per la nostra regione, definito alla fine degli anni '90 dall'allora presidente della Regione e commissario governativo Antonio Rastrelli con il ministro Ronchi, prevedeva un ciclo industriale di trattamento dei rifiuti con 7 impianti per il trattamento e la trasformazione in combustibile (Cdr) e due termovalorizzatori. La decisione di costruire i termovalorizzatori risale quindi a 9 anni fa. Quando diventai presidente e commissario a mia volta, nel 2000, la gara d'appalto per la gestione dei rifiuti era stata già definita e aggiudicata all'Impregilo, che, in base al contratto, aveva la facoltà di decidere la localizzazione degli impianti. Nei tre anni e mezzo in cui ho fatto il commissario (fino al febbraio 2004, ben quattro anni fa) ho firmato per l'avvio dei lavori e ho fatto tutto quanto potevo per dotare la mia regione di un moderno ciclo di trattamento dei rifiuti, dalla raccolta differenziata ai termovalorizzatori. In una corsa contro il tempo innescata dalla chiusura di tutte le discariche disposta dal prefetto e da una legge dello Stato. Sono riuscito a far costruire, tra mille opposizioni e proteste, i 7 impianti per produrre il Cdr (Combustibile derivato dai rifiuti). Per aprire il cantiere di Acerra ho dovuto fare i conti con ostacoli di ogni tipo e violente contestazioni. C'erano comitati civici, ambientalisti fondamentalisti, vescovi che predicavano contro i rifiuti-demonio, disoccupati organizzati, esponenti del centrodestra e del centrosinistra che si mettevano a capo dei cortei a caccia di consenso. Mentre delinquenti comuni e manovalanza della camorra facevano la loro parte, provando in ogni modo a intimidire e tenere in scacco le istituzioni locali ogni volta che si faceva un passo avanti verso quella chiusura del ciclo che avrebbe fatto terra bruciata intorno al business delle ecomafie. In questi anni, nella nostra regione, sull'opposizione ai termovalorizzatori e alle discariche, si sono costruite carriere politiche e fortune elettorali. Io sono stato sempre al mio posto. A favore della costruzione dei termovalorizzatori. Pronto al dialogo con i cittadini e alle giuste compensazioni per le comunità locali, ma indisponibile ai ricatti. Nei tre anni e mezzo in cui sono stato commissario non sono riuscito a costruire il termovalorizzatore. Dopo di me non ci sono riusciti gli altri tre commissari del governo: il prefetto Catenacci, il capo della protezione civile Bertolaso, il prefetto Pansa. Tutti con poteri ben superiori ai miei. Da presidente della Regione - non più commissario - ho garantito a loro la massima collaborazione, sostenendone l'impegno con tutte le risorse e l'appoggio istituzionale possibile. Come si vede non esito a riconoscere le mie responsabilità. Anche nel silenzio dei tanti che hanno ricoperto, prima e dopo di me, ruoli importanti in questa partita. La priorità oggi è dare soluzioni durature al problema. Se le mie dimissioni potessero servire a questo, non avrei la minima esitazione. Ma in questo momento sento il dovere di portare avanti con fermezza la battaglia di civiltà condivisa da tutti gli italiani onesti. L'autore è presidente della Regione Campania (7 gennaio 2008) Fonte: repubblica.it
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Ecco che si parte E' davvero notevole il lavoro di rastremazione delle fiancate e della "coca-cola" rispetto allo scorso anno.
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Scusami, non avevo capito.
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Sì, in effetti credo che la McLaren sia avvantaggiata dal fatto che sono loro ad aver creato il software e a fornirlo a tutti gli altri. Comunque Gilles Simon ha detto che ci lavorano su da giugno, quindi spero che non ci saranno problemi.
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Da questi disegni non sembra poi così malvagia.
- 966 risposte
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Dove avrei sbagliato?
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Per maggiore chiarezza, dal mio quaderno : http://img295.imageshack.us/img295/2585/scansione0001hz8.gif http://img166.imageshack.us/img166/4342/scansione0002ee4.gif http://img295.imageshack.us/img295/6007/scansione0003co0.gif http://img166.imageshack.us/img166/3990/scansione0004su3.gif
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La velocità V è pari a: V=(r/2,65)n(t)^(-1) con r raggio ruota, n= rpm e t è il prodotto del rapporto al cambio per il rapporto al differenziale.
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Fortuna che è inverno, perchè se questa crisi fosse capitata in estate ci sarebbero stati rischi altissimi di epidemia. Anche questo dimostra che la decisione di riaprire la discarica di Pianura temporaneamente, anche se ha penalizzato in parte i suoi abitanti, è comunque sensata.
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Fatto, scusami.
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Roba da terzo mondo: Il reportage Roghi, topi e liquami: l'odore della vergogna Topi affamati, roghi e pozze di liquami Periferie Est e Ovest sul punto di esplodere NAPOLI — «Occhio, che pende». Dal balcone, Sara scandisce il monito al viandante che sta entrando nel portone di casa. La voce è piatta, né rassegnata né furiosa. Semplicemente, pende. È un dato oggettivo, visibile all'occhio. La pioggia caduta nella notte ha scavato nel cumulo di rifiuti sul marciapiede, alto due metri e mezzo, e ha provocato smottamenti, piccoli crolli. Spazzatura per le strade di Napoli (Emmevi)Adesso la vetta è davvero in bilico. Un gigantesco sacco bianco che contiene altri sacchetti pieni di liquami, croste di vecchie pizze, verdure rese ancora più putride da una notte bagnata, si è sventrato, e a ogni refolo di vento sgocciola il suo contenuto sulle persone che varcano l'ingresso. «Fate in fretta, che crolla» dice Sara, tenendo la bocca premuta da una grossa sciarpa. La programmatrice di computer Sara Iovine c'è abituata, abita da sempre al primo piano di un vecchio palazzo di via Mercalli, in una zona della periferia Ovest di Napoli, tra la fine del quartiere Barra e l'inizio di San Giorgio a Cremano, uno degli avamposti di questo nuovo disastro sanitario, di immagine, morale. Suo marito Vincenzo, un geometra dagli zigomi forti e dalle parole nette, dice che lo scorso agosto era peggio, perché ovviamente faceva caldo, niente in confronto al luglio 2003, l'anno della grande calura. Qui, lontano dalle vie del centro, quelle che noi chiamiamo «emergenze rifiuti» le classificano per annate, per stagioni, come fossero vini. Dice Vincenzo che il peggio sta nel senso di ingiustizia, che macera come i rifiuti, l'olezzo che ti rimane addosso è una punizione esagerata ed immeritata. Sua moglie si china verso la lavatrice, estrae un bel maglione blu a trecce e lo tiene con due dita, con il braccio teso. Il suo regalo di Natale a Vincenzo.Puzza, è intriso dell'odore acre che si respira fuori. «L'ho messo questa mattina, per andare a comprare le paste a San Giorgio ». Mezz'ora all'aria aperta, con lo scirocco che soffia appena, e si rientra con questa sensazione appiccicosa sulla pelle, una patina vischiosa, sembra sudore quando è molto umido. A vederla dal basso, lontano dai pareri di dotti medici e sapienti, ma semplicemente dal tinello di Sara Iovine e di quelli come lei, questa montagna di melma che incombe è soltanto inaccettabile. Il puzzo, la gola che brucia sempre e raschia, come a fumare Marlboro rosse in continuazione. La raucedine stagionale dei bambini che invece fa venire in mente brutte cose, perché fuori c'è sempre questo odore maligno, plastica fusa in corrispondenza dei roghi, un liquore insopportabilmente dolciastro in prossimità dei cumuli. E poi, gli stivali di cinque taglie più grandi da mettere sulle scarpe per galleggiare sui sacchetti senza sporcarsi. E le finestre sigillate. E il riscaldamento spento, perché il caldo fa sentire di più la puzza. Tutto concorre a togliere dignità. Non è vita, quella all'ombra dei rifiuti. È una sopravvivenza astiosa, che genera rabbia. Perché si accetta qualunque cosa, ma non l'immondizia. Chi abita queste periferie è figlio di gente venuta dalla campagna, ha una visione antica e normale del problema, non ragiona di ecoballe o percolato. L'immondizia rimane quella roba schifosa dove si rotolano i porci e non gli esseri umani, non i loro figli. Le strade di San Giorgio a Cremano sono deserte. Quando il vento si alza, diventa fisicamente impossibile resistere all'olezzo. La spazzatura è ovunque. Qualcuno ha bruciato un enorme cumulo in via Cappiello, proprio davanti all'Azienda sanitaria locale. Nell'incendio sono bruciate anche due auto parcheggiate poco distante. Tutta la strada è invasa da una melma rossastra colata che continua a sgorgare dai resti anneriti del rogo, sui quali già vi sono strati di nuovi sacchetti. È una spuma solida che ribolle ed emana un tanfo sintetico. Una nonna che tiene per mano un nipotino vivace si avventura ad attraversare la strada, e quasi ci pattina sopra. La signora racconta che tocca a lei, perché suo marito soffre di enfisema, e non è il caso di farlo uscire. La rivenditoria del Lotto accanto al municipio ha un cartello sulla serranda: «Se domani volete giocare, non mettete i rifiuti davanti alla porta. Collaborate!». È curiosa la geografia di questa ennesima crisi. Le periferie Est e Ovest, i due punti cardinali più poveri dell'Atlante napoletano, entrambi ormai sul punto di tracimare riversando il liquame nel centro della città. Il cuore della rivolta è a Est, quartiere Pianura. Appena entrati dalla tangenziale, i carabinieri fermano le auto che curvano in via Vicinale Pignatello. Non è ordine pubblico, ma igiene. Servirebbe un fuoristrada, per passare sopra questa distesa di schifezza. Dal muretto sul marciapiede al centro della carreggiata saranno quattro metri. Alla fine della strada c'è uno stop, ma della scritta per terra si intravede a malapena la «S», mentre il cartello è sommerso. In cima a quella strada ci abita della gente. Una signora invita a provarci, risalire la via a piedi per vedere quanto si resiste. Camminando veloci, 4-5 minuti, poi la puzza ti prende, prima al naso poi alla pancia. I carabinieri a questo servono, a soccorrere chi ha un malore e si mette a vomitare. In fondo alla via Montagna spaccata ci sono i segni della battaglia, fioriere rotte, auto ribaltate, cartelli stradali divelti. «Datemi retta, dobbiamo soltanto combattere per il nostro onore» strilla un ragazzo che è salito sopra un cassonetto ribaltato. Sotto di lui si raduna un crocchio di anziani dall'aria rispettabile, che annuiscono. Il ragazzo è un bullo con i capelli impomatati e una claque personale. In giorni normali, non se lo filerebbe nessuno. Ma adesso, con tutto il quartiere intontito dal puzzo della spazzatura, ottiene un pericoloso credito. Al netto delle infiltrazioni di ultrà e camorra, i miasmi del tanfo generano altre brutture. Al bar Etoile, il punto di raccolta dei rivoltosi, nessuno spende una parola di commiserazione per i poveracci che vivono sulla via Campana, la strada che collega Pianura ai comuni di Quarto e Pozzuoli. I blocchi non si limitano più a circondare la discarica. Il loro raggio è stato allargato, adesso cominciano dal centro di Quarto e Pozzuoli, nella speranza che si allarghi anche l'area della protesta. La zona proibita ora è un triangolo che ingloba la via Campana. Non entra e non esce nessuno, rifiuti, ma anche centinaia di uomini costretti a non tornare a casa. «In guerra, tutto è lecito» dice Mario Nurcaro, un signore distinto e ben vestito. «In una situazione altamente pericolosa, è giusto creare una bomba ad orologeria ». L'atteggiamento è quello di persone ferite nell'orgoglio, che vedono nello Stato un padre assente che dopo tanto tempo si presenta rivendicando un'autorità che non può più pretendere di avere. Quando è ormai buio, Sara cerca di ragionarci sopra: «È un disastro ambientale ma anche morale. Questo puzzo, ti fa sentire peggiore di quel che sei. Invita a tirare fuori la parte brutta delle persone. A vivere nel degrado, finisce che ti senti simile a quei sacchi di mondezza». Nel palazzo sta per entrare qualcuno. Il cancello d'ingresso viene chiuso con troppa forza. Dalla cima si stacca il sacco grande, che precipita sul sentiero scavato tra i rifiuti. Sara è seccata, e non lo nasconde. «Ormai è fatta. C'è solo da aspettare una mezz'ora ». Alle sue bambine, che si erano vestite per andare a vedere la Befana in piazza, dice di spogliarsi, sarà per la prossima Epifania. Per il perché, c'è solo da aspettare. «Ecco, ci siamo», dice Sara. Sul sentiero si sono materializzati tre giganteschi topi di fogna che si disputano gli avanzi sparsi sul selciato. È per questo che nell'androne c'è l'invito a legare «molto stretti» i sacchetti. Se esce qualcosa, c'è subito qualcuno, un ratto o un cane randagio, pronto a farsi avanti. «Inverno o estate, di notte devo sempre sprangare le finestre, perché in strada ci sono topi grandi come gatti che riescono a risalire la grondaia. E non sono come quelli di campagna, che fanno simpatia, questi ti mordono ». Attendere che si sfamino, e poi fare uscire le bambine, guardate a vista mentre si allontanano tra i rifiuti. Non dovrebbe essere Italia, questa. E comunque sia, non è giusto. Marco Imarisio corriere.it 07 gennaio 2008
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IL CASO BASSOLINO Il Pd e quel feudo inviolabile Il fatto è che, per il centrosinistra, la Campania è diventata un elemento di grave disturbo Di fronte a una città sommersa dai rifiuti, era prevedibile che partisse la caccia alle responsabilità politiche. E che l'attenzione si concentrasse su chi, nell'ultimo quindicennio, ha ricoperto le cariche di sindaco di Napoli, presidente della Campania e commissario per la gestione dei rifiuti. Di Antonio Bassolino oggi sono in molti a chiedere le dimissioni, dalla grande stampa all'intero centrodestra. Nella consapevolezza che si tratti di un nodo di estrema importanza, pratica e simbolica. E tuttavia rimane una buona metà del quadro politico che, sulle sorti del leader, ha scelto il silenzio. Inutile dire, assordante. Non ha ritenuto di proferire parola, eccezion fatta per il battitore libero Antonio Di Pietro, l'intero governo. Non il ministro Amato, che pure ha da sbrogliare la matassa di un ordine pubblico diventato, nel Napoletano, pura finzione. Non quel Pecoraro Scanio che per mestiere dovrebbe dannarsi l'anima a fronte di una crisi ambientale ormai degenerata sul piano epidemiologico. Non lo stesso Prodi, il quale dichiara di voler mettere sotto tutela l'ingovernabile Campania (mostrando quanto poco ne ritenga affidabile l'amministrazione) ma evita di pronunciarsi sul punto strategico della sua leadership. Altrettanto reticenti, d'altronde, sono i capi di quel Partito Democratico a cui pure appartiene il governatore. Rispettosamente nominato, pochi mesi orsono, tra i quarantacinque saggi del comitato promotore. In questi giorni, con le prime pagine della stampa nazionale e internazionale occupate dalla guerra dell'immondizia, Walter Veltroni e Massimo D'Alema hanno continuato ad incrociare le lame sulle ipotesi di riforma elettorale. Ignorando le sorti di un pezzo da novanta del loro Pd. Il fatto è che, per il centrosinistra, la Campania non è più soltanto un grande serbatoio di voti, la regione che ha portato Prodi a Palazzo Chigi e che promette a Veltroni un robusto appoggio sulla strada del partito senza tessere. È diventata un elemento di grave disturbo, un luogo dove si rischia di perdere faccia e consensi. E l'imbarazzo dei Democratici, già alle prese con un quadro nazionale pieno di insidie, diventa paralisi. Significativamente, nei mesi scorsi, a ipotizzare le dimissioni del governatore della Campania erano state personalità non irregimentate come Sergio Chiamparino e Massimo Cacciari. Il caso Bassolino, d'altronde, non è che l'ultima conferma di quanto fragile sia diventato, in Italia, il rapporto fra centro e periferia. Nella Prima Repubblica, tra Palazzo Chigi e le amministrazioni regionali e comunali i legami erano intensi: un flusso di decisioni concordate, di pratiche amministrative, di risorse finanziarie. E per quei politici che facevano la spola tra Roma e le periferie, fu usata la categoria antropologica di brokers, mediatori. Allora peraltro erano i partiti, con la loro organizzazione disseminata sul territorio ma verticistica, a garantire una omogeneità ideale e operativa tra centro e periferie. Molte cose sono cambiate, dagli anni Novanta. Il centro politico — il governo del Paese — assomiglia sempre più a quei sovrani del Sacro Romano Impero che governavano grandi territori ma con scarsi poteri, mentre le periferie ricordano il sistema dei feudi medievali, indisciplinati, spesso inaffidabili, eppure, per il sovrano, indispensabile serbatoio di uomini armati. Il feudo bassoliniano è stato sempre fedele al centrosinistra e ai governi amici, ma ha giocato a tutto campo sul proprio territorio. Forte delle sue reti politico- amministrative e ricco, grazie ai fondi europei, di grandi risorse economiche. Ripudiarlo, sia pure nella catastrofe, è evidentemente difficile. Ma le reticenze del governo e dell'Unione non fanno altro che segnalare il carattere acefalo e frammentato che sta assumendo, in Italia, la decisione politica. Paolo Macry corriere.it Credo che questo articolo sia pienamente condivisibile, ed equilibrato nelle conclusioni, oltre che attinente all'argomento trattato, per questo l'ho postato. Io ho sempre pensato che l'istituto delle regioni così come si è sviluppato negli ultimi anni sia stato un danno per il Sud; il federalismo va bene per la Lombardia o il Veneto, ma per la Campania il centralismo sarebbe necessario. Fonte: corriere.it