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Esatto, è proprio quello che intendevo. Per caratteristiche tecniche e potenza la GT-R si può benissimo paragonare alla 911 TT che coste 140 k€, ma l'immagine di Nissan non è certo quella di BMW o Porsche in Europa; ecco che secondo me non devono fare l'errore di sparare troppo in alto col prezzo, soprattutto se è vero che in Giappone si parte da 50 k€.
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Se da noi costerà al max 70-75 k€ sarà un vero affare; oltre invece comincerà a scontrarsi con i limiti di immagine che Nissan ha in Europa nel segmento delle supersportive.
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Non credevo che anche Alenia avesse questi problemi, dall'esterno sembrava che la situazione fosse migliore. Forse però in qualche modo lì riescono ad ovviare, perchè altrimenti difficilmente riceverebbero commesse da aziende estere. Se non sbaglio a Pomigliano producono parti della fusoliera in fibra di carbonio del 787. Chissà cosa accadrebbe se la facessero fare ai vicini dell'Alfa:)
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La mascherina e il paraurti anteriore mi piacciono.
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Ma allora se è così, esclusa quella manciata di operai poco diligenti, perchè si getta la croce indistintamente su tutti gli operai e non si punta il dito anche su chi deve organizzare il lavoro e su chi progetta le macchine? Ricordo di aver letto che durante una visita di Marchionne a Pomigliano, gli fecero vedere come si svolgeva un lavoro; al che un'operaia gli mostrò come montare un componente e gli disse di essere stata fortunata quel giorno, perchè di solito, a causa di una progettazione difettosa, montare lo stesso pezzo richiedeva molto più tempo e fatica. Sarebbe interessante vedere come andrebbe se assemblassero la Croma a Pomigliano.
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Comunque ci deve essere qualcosa di strano all'Alfa a Pomigliano, perchè lì, a 1km di distanza c'è lo stabilimento dell'Alenia che produce componentistica avanzatissima per aziende del calibro di Boeing, e non mi sembra che lì ci siano problemi di qualità. Eppure gli operai vengono tutti dagli stessi paesi, mica sono napoletani all'alfa e milanesi all'alenia.
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Forse la soluzione ideale sarebbe cercare di mandare in pensione al più presto i dipendenti di lunga data e quelli più "facinorosi" e assumere ragazzi giovani. Magari si potrebbe tentare anche di introdurre una "meritocrazia" e prevedere degli incentivi per chi svolge in maniera diligente il proprio lavoro e delle multe per chi non lo fa. Se io fossi responsabile della qualità a Pomigliano, poi, farei la seguente cosa: per ogni macchina trovata difettosa all'uscita dalla catena, andrei dall'operaio addetto al montaggio di quel particolare e mi farei spiegare perchè il componente non è stato montato bene. A questo punto, ascoltatolo, potrebbero o meno scattare le punizioni.
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Io ti consiglierei la Honda, soprattutto se non devi rivenderla a breve (caso in cui la Mini è avvantaggiata). La Honda ha un motore che è un capolavoro, inoltre è più grande e versatile ed è di categoria superiore alla Mini. Anche la linea, nonostante ciò che si dice, mi piace molto. La Mini la vedo più indicata per il figlio di papà fighetto, mentre la Honda è più una macchina da "uomo". Comunque, come sempre il mio consiglio è di provarle entrambe e poi scegliere quella che ti convince di più.
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PARLA IL PRESIDENTE All’assemblea della Fia di Parigi la presa di posizione del numero uno dell’automobilismo Mosley: Kimi è il campione Il 15 novembre verrà discusso l’appello McLaren «Ma il Mondiale è chiuso. Col risultato più giusto» di Marco Evangelisti A Max Mosley, il presidente della Federazione Internazionale dell’Automobile, non dispiace il ruolo dell’inquisitore. E poi non gli va troppo a genio il capo della Mclaren, Ron Dennis. E poi ancora ha vissuto con mal di stomaco insistente la faccenda della spy story, che effettivamente non ha propagandato la Formula 1 come l’arcadia sportiva che pretenderebbe di essere. Così ieri a Parigi, in occasione dell’assemblea generale della federazione, nel fissare per il 15 novembre la discussione dell’appello del team inglese sul risultato dell’ultima gara ha anche avvertito tutti gli interessati a un ribaltone di non farsi troppe illusioni: il titolo mondiale è di Raikkonen e della Ferrari e a loro deve restare. POLITICO - La data di giovedì 15 novembre diventerà ufficiale lunedì, però Mosley non parla mai a caso anche se qualche volta sembra. E’ uno che conosce le sue cipolle, come dicono gli inglesi, e quanto a politica lo battono in pochi. Sa perfettamente che restare altri venti giorni con un titolo mondiale in bilico sarebbe acqua che corrode i ponti. Non può ovviamente affernare che l’appello sarà respinto, però dice con chiarezza: «Per quanto ci riguarda il Mondiale è finito. Il risultato è quello che tutti conoscono. C’è una squadra che ha presentato appello, ma per il momento questo non cambia nulla. Spetta alla McLaren presentare nuove prove e dimostrare di avere ragione» . Ancora: «Ci si potrebbe persino chiedere se effettivamente la squadra che ha presentato l’appello avesse il diritto di farlo. Non hanno avanzato reclamo contro il risultato benché ne avessero la possibilità. E’ chiaro che non hanno misurato in proprio la temperatura della benzina » . Cioè: c’è da dubitare che il 15 novembre presenteranno elementi nuovi tali da rimettere in discussione la decisione dei commissari che non hanno squalificato Rosberg e Kubica per la temperatura eccessivamente bassa del carburante. Mosley chiude l’argomento ribadendo che anche in caso di successo l’appello potrebbe non consegnare il titolo mondiale piloti a Lewis Hamilton: «Se le monoposto che si sono classificate davanti al pilota della McLaren fossero squalificate, la Corte d’Appello dovrà decidere se avanzare Hamilton in graduatoria » . E’ lecito, diciamo noi, prevedere che non accadrà. E siamo tre a zero. Ma già che c’è Mosley torna anche sulla spy story e segna altri gol: « Una significativa minoranza del Consiglio Mondiale voleva escludere la McLaren dai campionati 2007 e 2008. Sarebbe stata l’unica maniera di assicurare trasparenza al Mondiale. E se troveremo grosse quantità di informazioni Ferrari sulla nuova McLaren la squadra rischierà nuovamente di essere estromessa. Fosse stato per me, avrei tolto di classifica Hamilton e Alonso. Però tutto sommato sono contento che non sia accaduto, altrimenti non avremmo potuto assistere a tre gare straordinarie nel finale di stagione. Si può dire che con il successo di Raikkonen giustizia è fatta. Tuttavia è stata questione di fortuna,niente di studiato » . CONSIGLIO - Noterete che le frasi di Mosley sono più pacate ma concettualmente sovrapponibili a quelle pronunciate dal presidente della Ferrari, Luca di Montezemolo, dopo la vittoria. Viene da pensare a un consiglio amichevole ( beh, amichevole...) alla McLaren: date retta, ritirate l’appello finché siete in tempo. La Ferrari è tranquilla, né più né meno di due giorni fa, ma ad ogni buon conto sarà presente alla discussione del ricorso come parte interessata. Mosley vuole chiudere in fretta tutti i casi in sospeso, compreso quello della McLaren 2008, i cui progetti verranno esaminati entro la riunione del Consiglio Mondiale del 7 dicembre. E compreso quello della Prodrive, la dodicesima squadra, le cui probabilità di essere al via del Mondiale 2008 sono, ammette Mosley, «non molte» . Corriere dello sport Meno male che è tutto finito; ormai il titolo di Raikkonen è al sicuro. Certo, non mi piace che Mosley dica che giustizia è fatta perchè Raikkonen ha vinto da solo: e se non ce l'avesse fatta? Per me avrebbero dovuto togliere i punti anche ai piloti per la vicenda spy story. Sono convinto, però, che la colpa di quell'ignobile sentenza sia stata più che altro di Ecclestone, e che se al posto di Hamilton ci fosse stato Alonso al comando della classifica, non avrebbero esitato a squalificarlo o a togliergli dei punti.
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Secondo me lo schermo multifunzione è un particolare riuscitissimo. Inoltre come potrebbero mai mettere sulla plancia tutti quegli strumenti usando classici indicatori analigici? Verrebbe un cockpit degno del concorde:)
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La nuova Fiat 500 vince l’EuroCarBody 2007, il più prestigioso premio a livello mondiale per la carrozzeria (scocca). Giunto alla nona edizione e organizzato da “Automotive Circle International”, il Forum si è svolto a Bad Nauheim/Francoforte dal 16 al 18 ottobre con la partecipazione di circa 600 esperti nei campi dello sviluppo della progettazione, dei materiali, dei processi e della produzione della scocca. Appartenenti a 15 marchi automobilistici internazionali, i 600 specialisti hanno decretato la vittoria della Fiat 500 assegnandole 38,33 punti su un totale di 50 disponibili. In questo modo la “piccola” Fiat – era l’unica vettura del segmento A – ha superato gli altri 11 concorrenti provenienti dal Giappone, dagli Stati Uniti, dall’Europa e dalla Russia. In particolare, gli esperti hanno apprezzato il contributo dato dall’innovativa scocca per la conquista delle cinque stelle Euro NCAP (totalizzando ben 35 punti) e della classe 11 nella valutazione “Urto Assicuratore”: è un record che pone la Fiat 500 ai vertici del segmento nel campo della sicurezza e ancora più straordinario se si considera che è stato ottenuto da una vettura lunga solo 3,5 metri. Insomma, Fiat 500 è un’auto progettata e costruita per raggiungere i più alti livelli di qualità e sicurezza come conferma oggi il premio “EuroCarBody 2007″, un riconoscimento importante che pone in risalto anche il connubio “creatività e mestiere” necessario alla realizzazione di una scocca innovativa e vincente. Senza dimenticare che il concorso finale rientra in una piattaforma più ampia che vede ogni anno “Automotive Circle International” organizzare numerosi congressi per lo scambio di informazioni ed esperienze nel campo dei processi costruttivi automobilistici. In dettaglio, al concorso possono partecipare tutti i costruttori automobilistici internazionali con al massimo due vetture per ciascun brand. Requisito indispensabile che siano vetture di serie prodotte entro 12 mesi dal lancio ufficiale. Alla votazione finale le scocche devono essere esposte in modo da poter essere analizzate durante presentazioni e dibattiti approfonditi e giudicate in base a 23 criteri di valutazione raccolti in 5 macro aree: sviluppo e applicazione di materiali innovativi; soluzioni innovative per lo sviluppo e la progettazione; concetti innovativi applicati al processo di produzione industriale; valori rilevanti per il cliente come sicurezza, ergonomia, comfort acustico e qualità; e, infine, completezza e qualità della presentazione dei contenuti tecnici / tecnologici richiesti.
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Rossi licenzia il manager Dopo i guai col fisco e la caduta d'immagine Valentino divorzia da Gibo Badioli. Al suo posto potrebbe arrivare Davide Brivio. il d.s. della Yamaha che non smentisce: "Se me lo chiede perché no?" MILANO, 27 ottobre 2007 - Quando si chiamerà al telefono la Great White London per chiedere di Valentino Rossi, per fortuna non dovremo più sorbirci una segretaria italiana che rispondeva in un inglese strampalato: "Rossi non c’è, non so quando torna e non ho nessun numero da darle. Il dottor Badioli? Non è qui". Cosa vuol dire? Vuol dire che per Rossi è arrivata l’ora delle scelte e dei cambiamenti. E non solo le Michelin per le Bridgestone. La notizia non è ancora confermata, ma il paddock del Motomondiale è tornato dalla Malesia con una certezza: Valentino, dopo le gomme, avrà anche un nuovo manager. Via Gibo Badioli, quindi, l’uomo che dal 1997 cura immagine e interessi del fenomeno, il fondatore della Great White London, la società britannica il cui amministratore delegato è adesso tale Marc Canela, spagnolo ed ex responsabile logistica del team Yamaha MotoGP. GESTIONE ALLEGRA - Un segnale importante di rottura con il passato e anche, forse, una svolta dopo la tempesta fiscale che ha travolto il campione pesarese quest’estate, frutto di una gestione a dir poco allegra dell’immagine e della montagna di euro di Rossi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Valentino, le cui conferenze stampa erano uno show, ridotto a parlare solo in inglese ai giornalisti italiani. E poi, quando c’è stata la multa di 112 milioni di euro per presunte irregolarità fiscali, ecco quella triste videocassetta uscita dal cancello della Great White London, fatta avere ai giornalisti e trasmessa in tv a reti unificate. DUBBI - Un vero disastro, magari non con il fisco il cui contenzioso è aperto, ma sicuramente in termini di immagine (Vale è "laureato" in comunicazione!), settore in cui Badioli ha sempre avuto un ruolo decisivo. Se avesse agito di testa sua, pensandoci solo un attimo, Rossi avrebbe preso in quel modo le distanze dai mortali? Avrebbe fatto quella videocassetta? Avrebbe gestito così il suo patrimonio? Domande che Valentino si dev’essere posto se, a un certo punto, ha deciso di voltare pagina dopo una collaborazione di 10 anni. PUNTO FERMO - Valentino Rossi, in una stagione di grandi rivoluzioni, perde quindi uno dei suoi punti fermi. Gibo Badioli, da sempre, è il manager del campione pesarese. Ma nell’ultimo periodo il rapporto tra i due si era incrinato. Inevitabile, con tutti questi soldi di mezzo. Un impero che forse nemmeno Rossi sapeva quantificare, avendo sempre fatto gestire il patrimonio ai suoi uomini di fiducia. Lui correva, gli altri amministravano. Tutto facile. Piena fiducia, fino all’accertamento del 3 agosto dell’Agenzia delle Entrate di Pesaro. FUTURO - Adesso una domanda sorge spontanea: chi sarà il prossimo manager del campione? Il candidato numero 1 è Davide Brivio, suo attuale team manager alla Yamaha. Che non conferma, ma nemmeno nega: "Se me lo chiedesse, perché no?". Per poi precisare e sottolineare: "Io nel 2008 lavorerò ancora alla Yamaha". Ipotesi: Brivio, che non ha rapporti idilliaci con Lin Jarvis, direttore generale Yamaha, resterà in squadra. Magari con un ruolo diverso, cercando di coinvolgere di più la Casa giapponese nella gestione della comunicazione. Con un punto di partenza già vincente: fare peggio degli ultimi due anni è impossibile... Giorgio Specchia gasport Ecco la risposta a chi dice che il comportamento sbagliato del Rossi di quest'anno non importa a nessuno. Da grande comunicatore, lo stesso Rossi ha capito che qualcosa non va, e ora cerca di rimediare.
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Haug tende la mano a Dennis Considerato il recente riassetto azionario della McLaren, 40% Daimler (Mercedes), 30% al nuovo socio Mumtalakat Holding Company, 15% Ron Dennis e 15% TAG Group - Holdings ( con quest'ultimi due che hanno dimezzato le proprie quote ), la cocente sconfitta nel mondiale piloti incassata sul filo di lana potrebbe portare a pesanti ripercussioni sull'organigramma della squadra. Il team anglo-tedesco, che dal punto di vista tecnico ha mostrato competitivita' ed affidabilita' assolute, ha perso il mondiale per la sostanziale incapacita' di gestire gli equilibri interni fra i due piloti, responsabilita' che ricade in buona parte sulle spalle di Ron Dennis. Malgrado questo, il vice presidente di Mercedes Benz Motorsport Norbert Haug, si e' sentito oggi di difendere il vecchio timoniere, forse piu' per amicizia che per dettato aziendale: "Sono tredici anni che lavoro in Formula 1 con Ron" - ha dichiarato il manager tedesco all'agenzia sid - "e posso dire di lui che e' un socio molto professionale: i vincitori saranno sempre lodati ed i perdenti biasimati e anche se non ce l'hai fatta per un solo punto, tanto basta per essere sconfitti. Ron e' il capo del nostro team e quindi adesso e' al centro delle critiche. Ma credo che abbia i mezzi per dominare la situazione". Saranno dichiarazioni di copertura?
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Norbert Haug ha detto questo; quel cretino di Ron Dennis ha detto che lui non molla e vuole giustizia. Comunque il fatto che ieri Ecclestone si sia complimentato con il nuovo campione Raikkonen mi rassicura.
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Formula Uno: appello McLaren il 15 novembre a Parigi Indice Ultim'ora PARIGI - Si terra' il prossimo 15 novembre l'udienza relativa al ricorso della McLaren contro la mancata squalifica dei piloti di Bmw-Sauber e Williams nel corso del Gran Premio del Brasile per mancato rispetto del regolamento sulla benzina. A riferirlo e' stato il presidente della Fia Max Mosley. L'obiettivo della scuderia anglo-tedesca e' la squalifica del tedesco Nico Rosberg, del polacco Robert Kubica e del tedesco Nick Heidfeld, arrivati rispettivamente quarto, quinto e sesto, cosi' da far risalire Lewis Hamilton (settimo) nell'ordine d'arrivo e fargli ottenere i punti necessari a conquistare il titolo mondiale, vinto in pista da Kimi Raikkonen su Ferrari. (Agr) gasport
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NON FINISCONO I COLPI DI SCENA Biaggi, tutto da rifare Bayliss preme sul suo manager, che rinuncia a prendere Max di Paolo Scalera La notizia che Max Biaggi poteva correre in Superbike nel team GSE il cui proprietario è Darrel Healey, manager di Troy Bayliss, non è piaciuta al campione australiano. O, più semplicemente, il manager britannico non se l'è sentita di ritrovarsi di fronte ad un così palese conflitto di interesse, così ieri mattina Healey ha informato chi di dovere che rinunciava all'operazione. Deve essere stata dura, perché in Gran Bretagna la notizia si era diffusa con la rapidità di un incendio ed era stata salutata con particolare favore, anche perché avrebbe portato alla ribalta il giovane Leon Camier in una Superbike che, dopo la partenza del neoridato James Toseland alla volta del team Yamaha- Tech 3, non ha piloti inglesi sullo schieramento di partenza. LO SCENARIO - Quanto la decisione di Healey sia stata autonoma e quanto, invece, determinata dalle pressioni di Troy, che rimane pur sempre il pilota di riferimento di Ducati Corse, è difficile dire. Quel che conta, però, è che la Ducati, sotto la pressione della FGSport che organizza il campionato, non ha gettato la spugna, come ci ha confermato ieri Davide Tardozzi, manager del team Ducati- Xerox che schiererà anche nel 2008 Bayliss a cui sarà affiancato il 22enne romano Michel Fabrizio. «Non è stato facile trovare altre due moto per Max Biaggi, in questo momento della stagione, ma ci siamo riusciti per il valore del pilota - ha spiegato Tardozzi - il problema, ora, è che ogni giorno che passa è un giorno di meno per iniziare ad organizzare le cose. Quella del team britannico GSE sarebbe stata una soluzione ottimale, perché si trattava di una squadra ben organizzata. Ora dobbiamo valutare l'opzione numero due» . Si tratta del team Sterilgarda di Borciani, quello per il quale quest'anno ha corso Rubens Xaus. Si tratterebbe dunque di raddoppiare lo schieramento. « Sulla carta è una cosa semplice, in realtà lo è un po' meno - ha ripreso a spiegare Tardozzi - Max, infatti, non è un pilota normale. A lui si deve dare il massimo del supporto, altrimenti tanto varrebbe lasciar stare. Stiamo parlando di un pilota vincente che deve essere messo nelle condizioni di poter vincere, altrimenti la sua presenza ci si ritorcerebbe contro » . Max, in effetti, non ha mai avuto la fama di pilota facile. « In Superbike non ci sono molti team in grado di accoglierlo, ma ce la si può ancora fare. Il tempo però non è moltissimo. Entro pochi giorni, infatti, dovremmo chiudere ed iniziare la produzione delle moto » . LA MOTO - La moto sarebbe la nuovissima 1198 R. La bicilindrica di 1200 cc di cilindrata che correrà grazie ai nuovi regolamenti della Superbike che permettono alle bicilindriche di raggiungere questa capacità contro le 1000 cc quattro cilindri nipponiche, in cambio di una preparazione meno esasperata. Un cambio regolamentare voluto dalla Ducati per due motivi: da una parte promuovere il prodotto di serie - la 1098, che sta vendendo benissimo - e dall'altra per limitare i costi di gestione della vecchia 999 F07 che avevano raggiunto livelli da MotoGP. Biaggi è molto attratto dall'idea di correre con la Ducati. Già nel corso della stagione era rimasto meravigliato dalle prestazioni della 999 di Troy Bayliss e sente che se la Ducati ha deciso di abbandonare una moto competitiva come la precedente mille, l'avrà fatto a ragion veduta. Nel contempo Biaggi è anche un grande contrattatore e man mano che l'interesse attorno a lui cresce cerca di trarne vantaggio. I telefoni fra Roma e Bologna, fra la FGSport e la Ducati sono bollenti. La Ducati però non vuole fare a meno del romano: la soluzione potrebbe essere il team Sterilgarda Tardozzi fonte: corriere dello sport
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Secondo me hai in parte ragione, GTVeloce, però dobbiamo ragionare con il punto di vista di chi alfista non è o non ha potuto esserlo (mi riferisco ai giovani che hanno vissuto solo il periodo Fiat dell'Alfa. Oggi i soldi si fanno andando incontro alle esigenze di immagine dei clienti, e l'Alfa deve ricostruirsi tale immagine. Come chiunque sia costretto ad inseguire, per scalzare chi la precede dovrebbe offrire qualcosa di meglio degli altri, ma nel campo della meccanica cosa si può fare che non sia già stato fatto? Certo, trazione posteriore e transaxle, ma quanto costerebbe una 159 così? Inoltre credi che i clienti BMW o Audi le acquistino solo per la loro tecnologia? No di certo, sanno che sono all'avanguardia, ma sono attratti soprattutto dalla loro immagine, e dai gadget che possono sfoggiare con gli amici (magari più incompetenti automobilisticamente di loro). Guardiamo alla 159: ha un telaio (peso a parte) eccezionale, eppure non vende come dovrebbe. Penso allora che se si vuole allargare il bacino di utenza, si debba andare incontro al mercato di oggi, non è basandosi sui pochi alfisti integralisti rimasti che si riuscirà a conquistare il mercato. Oggi si guadagna con i SUV, la gente li vuole, anche Porsche li fa, ma perchè precludersi questa possibilità di guadagno? Certo, la mia è la BMW col biscione sul cofano, ma oggi tutti i marchi premium stanno andando verso di lei, perchè è lei a dominare il mercato. Inoltre io farei una BMW, ma con lo stile e il calore italiani, non la freddezza asettica teutonica; già questo potrebbe essere determinante per non correre il rischio di essere visti come una copia dell'ottimo originele.
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Inoltre il problema principale è che nel 2005 Max è stato più lento sia di Hayden che di Melandri, che aveva addirittura un' Honda clienti; ciò ha dato l'impressione che fosse ormai bollito; se a ciò si uniscono le sue dichiarazioni di fuoco contro la Honda, è normale che ormai sia avversato dai giapponesi. Avrebbe dovuto fare come Capirossi quest'anno; fare buon viso a cattivo gioco e riciclarsi l'anno seguente con un'altra squadra.
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Certo che sono inflessibili i jap; giurarono di farla pagare a max per le sue dichiarazioni l'anno che è stato all'HRC e stanno mantenendo fede alla loro promessa:?
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Esatto, ora c'è l'indicatore della temperatura olio:
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La Ducati salva Biaggi Max correrà in Superbike con la 1198 R nel team britannico GSE di Paolo Scalera La Honda, domenica scorsa, a Sepang in Malesia, ha sbattuto la porta in faccia a Max Biaggi, interpellato da Fausto Gresini per sostituire Marco Melandri all’interno del team italiano tre volte vicecampione del mondo. Di fronte al ” niet” di Kosuke Yasutake, nuovo managing director dell’HRC, Carmelo Ezpeleta, CEO della Dorna, dopo aver parlato con il pilota romano al telefono non ha mosso un dito. Un errore probabilmente, visto che l’ex iridato, avversario storico di Valentino Rossi, avrebbe fatto molto di più per l’audience della MotoGP di un eventuale passaggio al monogomma, identificato come panacea dei mali della classe regina, in leggero calo di ascolti. Al contrario del manager spagnolo, però, si è mossa la FGSport, organizzatrice del campionato Superbike, da poco partner di Infront Sport & Media che dopo aver perso Toseland, passato in MotoGP con la Yamaha, ha deciso che non poteva lasciarsi scappare l’altra stella del Mondiale. Il pilota romano, infatti, al suo esordio nel Mondiale delle derivate di serie si è battuto per il titolo sino all’ultima gara di Magny Cours, vincendo tre gare e salendo sul podio in 17 occasioni, conquistando il cuore dei tifosi della specialità, come ha dimostrato l’incredibile successo di pubblico - 80.000 spettatori nei tre giorni - ottenuto dal GP di Vallelunga, alle porte di Roma. Anche Maurizio e Paolo Flammini, però, nulla avrebbero potuto senza avere a disposizione una moto e una squadra in grado di battersi per il Mondiale a fianco di Biaggi. La mossa più importante, in questo senso, l’ha fatta la Ducati che, nonostante fosse già a ranghi completi con Troy Bayliss e il giovane connazionale di Max, Michel Fabrizio, inserito nel team ufficiale Xerox, si è prodotta in uno sforzo importante mettendo a disposizione del Corsaro una delle nuova 1198 R. LA NUOVA SQUADRA - Trovata la moto, si è fatto sotto per gestirla il team inglese GSE di Darrell Healey, attuale manager di Bayliss. Una squadra con una grandissima esperienza con le bicilindriche bolognesi. Basterà infatti dire che è stato questo team, nel 1998, a lanciare Troy Bayliss nel Mondiale Superbike e sempre la medesima squadra ha fatto correre Neil Hodgson e James Toseland, altri due iridati della specialità. Il team GSE, prima dell’arrivo di Biaggi, aveva quasi deciso di rimanere a correre nel campionato britannico Superbike, dopo aver cercato inutilmente i fondi per far correre nel Mondiale Leon Haslam e il campione in carica della Superstock Nicolò Canepa. La presenza di Biaggi, ovviamente, ha cambiato rapidamente le carte in tavola ed ora sembra che al fianco di Max possa approdare la giovane speranza britannica Leon Camier, un ventenne di Asford, nel Kent che l’anno passato ha corso nella British Superbike con la Honda e che nel 2003, a 17 anni, prese parte al mondiale della 125. Da definire, in questo momento, rimane il nome del finanziatore della squadra, ma sembra che ci siano delle trattative già avviate. Del resto il primo a comprendere che il nome di Biaggi poteva essere ben speso con gli sponsor era stato Fausto Gresini, un manager con l’occhio lungo che aveva capito in anticipo il potenziale di una squadra dove l’esperto Biaggi avrebbe affiancato il giovane Alex De Angelis. CHI VINCE E CHI PERDE - Ciò che non è riuscito alla MotoGp sembra dunque che riuscirà alla Superbike. Da questa storia, comunque, l’unica ad uscire perdente è la Suzuki, che Max aveva portato a battersi per il mondiale. Sia la Ducati che la Honda, infatti, si sono raffortate e schiereranno tre piloti ciascuna: Carlos Checa, l’iridato della Supersport Kenan Sofuoglu ed il campione della BSB Riyuchi Kyonari, la casa giapponese; Troy Bayliss, Michel Fabrizio e Max Biaggi quella italiana. Fonte: corriere dello sport 24/10 Vedremo se è vero.
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Potrei sbagliarmi, ma ho l'impressione che, da quando è rientrata la minaccia di creare un mondiale di Formula 1 sotto l'egida degli stessi costruttori, e la Ferrari ha firmato il nuovo patto della concordia, paradossalmente è diminuito il suo potere politico. Inoltre da quando Ecclestone non è più ricattato dalle banche, riesce a fare il bello e il cattivo tempo.