Indicazioni al popolo della strada diviso dalla Santa Sede in 4 categorie: viaggiatori, prostitute, bambini senza famiglia e barboni
CITTÀ DEL VATICANO - «Anche un sorpasso spericolato può essere un'occasione di peccato». È la posizione della Chiesa cattolica contenuta nel documento sugli «orientamenti per la pastorale della strada», presentato in Vaticano dal cardinale Renato Raffaele Martino e monsignor Angelo Marchetto, presidente e segretario del Pontificio consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti. Il documento è indirizzato al popolo della strada, diviso dalla Santa Sede in quattro categorie: viaggiatori, prostitute, bambini di strada senza famiglia e persone senza fissa dimora. STRADA - «Il ricorso ai nostri intercessori celesti», si legge nel manualetto di 58 pagine, «non deve far dimenticare l'importanza del segno della croce, fatto prima di iniziare un viaggio». Ma anche recitare il rosario tutti insieme durante le lunghe percorrenze serve a «sentirsi immersi nella presenza di Dio e a rimanere sotto la sua protezione». I veicoli «anziché servire in modo prudente ed etico per la convivenza, la solidarietà e il servizio degli altri», sono spesso trasformati in strumento di «abuso», di «dominio», di sfoggio di potere e denaro. «I comportamenti poco equilibrati variano a seconda delle persone e delle circostanze: mancanza di cortesia, gestacci, imprecazioni, bestemmie, perdita del senso di responsabilità, violazioni deliberate del codice della strada», spiega il codice vaticano. «Vi è il pericolo derivante dalle minimacchine (citycar) affidate a giovanissimi e adulti privi di patente, e quello dell'uso spericolato dei ciclomotori e delle moto». La Chiesa, oltre a impegnarsi nell'educazione stradale con cappelle lungo le autostrade, preti negli autogrill e nei luoghi di sosta, sacerdoti ai raduni di auto e moto, invita lo Stato a fare di più per prevenire gli incidenti e le inciviltà della strada. Ricordando a chi guida il comandamento basilare del decalogo: «non uccidere».
PROSTITUZIONE - Per quanto riguarda lo sfruttamento sessuale e la prostituzione legata al traffico di esseri umani, il Vaticano ricorda che «sono atti di violenza, che costituiscono un'offesa alla dignità umana e una grave violazione dei diritti fondamentali». Nel caso della schiavitù delle donne, il testo sottolinea che «lo sfruttamento sessuale delle donne è una conseguenza di vari sistemi ingiusti» e individua nel traffico di esseri umani la dinamica che porta alcune immigrate a battere i marciapiedi. Il testo suggerisce anche «un esame che includa una giusta critica di costumi tradizionali legati alla mascolinità». Il cliente delle prostitute «va aiutato a risolvere i suoi problemi più intimi», che «sorgono soprattutto dalle frustrazioni, dalla mancanza di relazioni autentiche, dalla solitudine che caratterizza tante situazioni di vita».
RAGAZZI DI STRADA - Quanto ai ragazzi di strada, il documento la definisce «una delle sfide più impegnative e inquietanti del nostro secolo, sia per la Chiesa sia per la società civile». La Chiesa, infine, «con la sua scelta preferenziale per i poveri e i bisognosi, stimola i cristiani ad accompagnare e servire» le persone senza fissa dimora per scelta o immigrati senza risorse.
19 giugno 2007
il corriere.it
Il manuale della Santa Sede per chi si mette alla guida
I dieci comandamenti dell'automobilista
1. Non uccidere.
2. La strada sia per te strumento di comunione tra le persone e non di danno mortale.
3. Cortesia, correttezza e prudenza ti aiutino a superare gli imprevisti.
4. Sii caritatevole e aiuta il prossimo nel bisogno, specialmente se è vittima di un incidente.
5. L'automobile non sia per te espressione di potere, di dominio e occasione di peccato.
6. Convinci con carità i giovani, e i non più tali, a non mettersi alla guida quando non sono in condizione di farlo.
7. Sostieni le famiglie delle vittime di incidenti.
8. Fa incontrare la vittima e l'automobilista aggressore in un momento opportuno, affinché possano vivere l'esperienza liberatrice del perdono.
9. Sulla strada tutela la parte più debole.
10. Senti te stesso responsabile verso gli altri
19 giugno 2007
il corriere.it