Usa, un kit per andare a olio fritto
e il pieno si fa gratis in rosticceria
di VALERIO GUALERZI
Usa, un kit per andare a olio fritto
e il pieno si fa gratis in rosticceria
Il kit della Greascar
BASTA un investimento di 800 dollari per fare il pieno gratis e aiutare allo stesso tempo l'ambiente. L'America costretta a fare i conti con un caro benzina senza precedenti nella sua storia sta scoprendo le virtù di un dispositivo in grado di far correre un'auto diesel con olio vegetale, anche se è già stato usato per friggere. Il merito è soprattutto della Greascar, una piccola azienda del Massachusetts, che vende online a cifre abbordabili i kit con tutto l'occorrente per fare il grande salto. Basta andare sul sito, selezionare il modello di macchina che si vuole convertire, ed è possibile ordinare via internet il necessario.
Non si tratta di passare al biodiesel (è qualcosa di completamente diverso) e tantomeno di aggiungere olio per uso alimentare al normale gasolio in percentuali variabili, come pure molti automobilisti giurano di fare con successo anche in Italia. La novità decisiva del sistema Greascar è che all'automobile viene aggiunto un secondo serbatoio per l'olio, così come avviene per il passaggio al gpl o al metano. Un accorgimento che pare sia in grado di scongiurare gli inconvenienti dai quali i produttori di automobili mettono in guardia chi opta per il "fai da te" con olio di colza o di semi di girasole.
La vettura, una volta installato il kit Greascar, conserva la doppia alimentazione e dopo l'accensione a diesel, passa all'olio nel giro di qualche minuto quando quest'ultimo si è scaldato alla temperatura necessaria per essere bruciato dal motore. Prestazioni e consumi, garantisce anche l'esperto di automobili del New York Times che ha testato il dispositivo per i suoi lettori nel corso di un viaggio di 160 miglia a bordo di una Volkswagen Jetta Tdi, rimangono sostanzialmente invariati.
A parte il fatto che bisogna ricordarsi di tornare al diesel qualche minuto prima di fermarsi per permettere ai tubi del carburante di spurgarsi, l'inconveniente più grave, osserva ironicamente il giornalista Jim Norman, è con l'olio usato si lascia una scia vagamente puzzolente di patatine o di pesce, a seconda del ristorante o del McDonald's dove si è fatto il pieno.
Secondo la Engine Manufacturers Association, l'associazione dei costruttori di motori statunitensi, in realtà non è ancora chiaro quali possono essere le conseguenze di lungo termine su un'auto alimentata a olio fritto, ma il presidente e fondatore della Greascar Justin Carven garantisce che ci sono ancora in circolazione vetture che hanno installato il kit 200mila miglia fa. Ora l'ambizione della sua azienda è quella di ottenere la certificazione dell'Epa, l'ente Usa per la tutela dell'ambiente che al momento vieta l'utilizzo dell'olio vegetale come carburante e punisce chi modifica la sua auto con un'ammenda di 2.750 dollari.
Oltre all'evidente risparmio per il portafoglio, usare quanto avanza da un fritto ha anche dei grossi vantaggi ambientali. Tra gli ecologisti il dibattito sui pro e i contro di un uso massiccio dei carburanti di origine agricola è in pieno svolgimento (riducono le emissioni e la dipendenza dal petrolio ma rischiano di massacrare biodiversità e risorse idriche), ma al momento ristoranti e rosticcerie sono felici di disfarsi gratuitamente dell'olio esausto che ha altrimenti un elevato costo di smaltimento, anche se il gioco della domanda e dell'offerta potrebbe cambiare presto le cose.
Inoltre, secondo quanto dichiarato dalla Greascar, con l'olio vegetale non si producono solfuri, agenti fortemente cancerogeni e anche il bilancio con le emissioni di anidride carbonica sono in pareggio, visto che le piante usate crescono proprio grazie alla C02.
Il crescente interesse per il kit del resto non sembra essere motivato esclusivamente da ragioni economiche. L'azienda del Massachusetts dichiara attualmente una vendita mensile compresa tra i 100 e i 400 pezzi, grazie a un boom scattato nelle settimane successive al passaggio dell'uragano Katrina su New Orleans, quando un numero crescente di americani ha iniziato a interrogarsi sui pericoli del riscaldamento globale e sui modi per contrastarlo.
(14 settembre 2006)
da repubblica