MILANO - Unioni civili sono quelle forme di convivenza fra due persone, congiunte da legami affettivi od economici, che non accedono all'istituto del matrimonio, ma a cui gli ordinamenti abbiano dato rilevanza o status giuridico. Di "Unioni civili, famiglie, coppie di fatto" si parla oggi in un incontro organizzato dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (alle 17, nella sala della Libreria Claudiana in via Sforza 12/a), relatori la pastora della Chiesa Valdese Letizia Tomassone e l'avvocato Silvia Banfi. Le statistiche dicono che in Italia vi sono stati, nel 2004, 250.764 matrimoni (34.957 in Lombardia), di cui 78.164 con rito civile (13.568 nella nostra regione). I cittadini italiani impossibilitati a contrarre matrimonio, o che non vogliano accettarne l'istituto, pur desiderando sia dato un riconoscimento giuridico alla propria convivenza, oltrepassavano nel 2001 il muro dei 500.000, un numero che negli ultimi anni si è ulteriormente incrementato. "In Italia - spiega l'avvocato Silvia Banfi - non esiste ancora una normativa approvata né il riconoscimento dei patti civili di convivenza, già presenti invece in quasi tutti gli Stati europei. Il concetto della famiglia di fatto è emerso prepotentemente dopo l'avvento del divorzio in Italia e con l'istituzione del nuovo diritto di famiglia. Peraltro una certa tutela è stata riconosciuta dalla Giurisprudenza con sentenze della Cassazione e dei tribunali che riconoscono in alcune situazioni la figura del convivente attribuendogli alcuni diritti, come quello di mantenere l'alloggio dopo la scomparsa del convivente o di un risarcimento del danno morale in caso di morte violenta o per incidente stradale del partner". Ma le unioni civili e le coppie di fatto non rischiano di scontrarsi con il sentimento religioso? "Assolutamente no - sostiene Letizia Tomassone - perché la Scrittura ebraico-cristiana non prescrive una forma di famiglia né presenta un modello già dato. Siamo assolutamente favorevoli al Pacs, che sono una possibilità della società civile. Siamo convinti che le Chiese non dovrebbero occupare tutto lo spazio dell'etica", Alberto Figliolia - -->.
(Giorno, Il (Milano) del 25/02/2006)