La Logan alla scoperta del grande Est
Partite dal Marocco, le robuste e affidabili Dacia sulle strade della Bielorussia, Ucraina, Romania e Russia
La Via Della Logan continua nel profondo Est. Dopo il Marocco e le strade dell’occidente europeo, le nostre Dacia affrontano le dogane della Bielorussia e della Russia. Il sequel di iter snervanti attraverso sportelli angusti e doganieri sospettosi è un’esperienza da ricordare. Un «thrilling» vissuto sotto una pioggia che non ci lascia mai soli.
VERSO LA RUSSIA - Minsk capitale della Bielorussia, che significa Russia Bianca, ci lascia un’immagine di palazzi nuovi e vie su cui sfilano donne bellissime, perfettamente omologate al mito delle mannequin occidentali. Proseguiamo per le strade della Russia affiancate da file di alberi altissimi che nascondono il paese agli occhi di chi passa, mentre la pioggia rende l’atmosfera incolore. I turni al volante si alternano per otto o nove ore al giorno in mezzo ad un traffico dominato dai camion intercontinentali e da una Polizia padrona assoluta della legge. Spesso ci intima l’alt. Non ne comprendiamo il motivo ma gli agenti parlano solo il russo e ci puniscono con contravvenzioni per le quali accettano dollari ed euro senza rilasciare documenti o ricevute. Benvenuto «Far East».
IL FASCINO DI SAN PIETROBURGO - La via per San Pietroburgo corre su strade lastricate da voragini orrende e sterrati capaci di distruggere ogni genere di veicolo. Nei villaggi di dacie, le classiche casette in legno con i tetti spioventi, c’è solo l’essenziale. Ma la gente del mondo contadino è serena, spesso allegra, ha un bel portamento e una grande dignità. L’atmosfera è quella della poesia leopardiana «il sabato del villaggio», con oche, galline e carri da fiaba di Andersen ai bordi delle strade. San Pietroburgo ci accoglie con il fasto e la bellezza di un’architettura imperdibile. Il fascino dell’Hermitage, i colori intensi della Chiesa del Sangue Versato e il Monastero di Alexander Newsky sulle rive della Neva, lasciano in noi un ricordo indelebile e il rammarico di non poterci fermare più a lungo. Ma un metronomo implacabile scandisce il ritmo della Via della Logan. Saltata Mosca, volto della Russia opulenta e benestante, puntiamo su Sergiev Posad cittadina mistica in cui sorge il Monastero della Trinità di San Sergio, fondato nel 1340 e centro spirituale della Russia ortodossa.
LA STRADA PER KIEV - L’alba del giorno successivo illumina la via per Kiev. La capitale ucraina è spettacolo. I raffinati palazzi di fine ottocento sono ben tenuti e illuminati ad arte, mentre il ritmo della vita ha tempi occidentali ma esenti da stress. L’arrivo in Romania è senza colore e senza storia. A casa loro i rumeni sono un popolo laborioso, tranquillo e cortese. La presenza dei casermoni dormitorio della cortina di ferro sono ancora una presenza forte. L’accoglienza in casa Dacia, infine, è cortese e fin troppo sobria. Nel paese in cui la Logan è l’auto più venduta il nostro raid non fa notizia.
ROBUSTE E AFFIDABILI - Ma per noi la low cost della Dacia dimostra che il basso costo non incide sulla qualità. Delle Logan possiamo solo dire bene. Hanno mantenuto un ritmo forsennato, mostrato robustezza e affidabilità da prime della classe. Non una vite allentata, un cigolio o una perdita di rendimento. I consumi sono sempre stati irrisori e le gomme Continental hanno fatto un lavoro onesto in autostrada e buono sul bagnato e nel fango. Gli unici problemi sono arrivati dagli allestimenti. Il sedile anatomico OMP, stretto e montato troppo in alto ha costretto a guidare curvi e in posizione innaturale. La pedaliera sportiva e il pomello del cambio, si sono rivelati inutili gadget da “bar sport”. Le griglie di protezione dei fari, avvitate alla carrozzeria, hanno reso lunga e laboriosa la pulizia dei proiettori, creando spesso delle difficoltà nella guida notturna. Per non parlare dei navigatori satellitari VDO Dayton, privi delle mappe dei paesi dell’Est. Una carenza grave vista la difficoltà a leggere l’alfabeto cirillico sulle carte. A Bucarest La Via Della Logan scrive la parola fine, con 8443 km in più sullo strumento e una grandiosa esperienza di viaggio e di vita da ricordare.
Valerio Monaco
17 aprile 2008
La Logan alla scoperta del grande Est Corriere della Sera