angeloben
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Signum, Croma, Classe R, Pacifica, Toledo, Vel Satis, Avantime, ecc ecc... Alla fine, semplicemente, hanno vinto i SUV.
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Sì, ed è singolare che entrambi i concept Signum abbiano anticipato le linee dei modelli Astra che sarebbero usciti in seguito. La prima Signum, quella del 1997, fu interessante per vari aspetti e più di uno fu ben ripreso da Astra G nel 1998. Sui paraurti però la lezione non fu ben seguita... Signum li aveva belli puliti e con tutti i dettagli perfettamente integrati, incluse quelle linee che "scavavano" giusto lì dove i gruppi ottici - sia davanti che dietro - avevano le loro linee di appoggio. Poi Signum aveva un problema "tutto suo", che invece non riguardò Astra; perché la coda di Signum, certamente il suo lato più caratteristico, era anche interessante e ben realizzata direi, con quell'idea del portellone tutto nero e i gruppi ottici perfettamente incastonati in quel disegno; solo che a livello stilistico, secondo me, quel taglio netto obliquo del lunotto-faro sulla fiancata non si parlava per niente con le linee curve dello sportello posteriore. Astra G "risolse" con una coda completamente diversa, da due volumi e mezzo, che sbagliata non era, anzi le stava bene, ma nel 1997 le dette un'aria non esattamente innovativa... Signum 2 (quella del 2000) ovviamente era molto vicina a Vectra C e quindi alla Signum di produzione, però molto di lei arrivò anche sulla Astra H del 2003. In particolare quelle linee decise, le superfici un po' rigide ma lo stesso piuttosto dinamiche. E poi la calandra e i paraurti anteriori, il taglio delle portiere e questa volta anche l'impostazione della coda, con portellone più verticale da hatchback compatta. La linea portellone-faro posteriore, però, che nell'evoluzione dal primo concept a Signum 2 (e poi anche il modello di produzione) era divenuto un punto forse troppo pesante... ...l'Astra H lo affrontava in modo meno semplicistico, sconnettendo il gruppo ottico dalle linee del lunotto e dandogli una forma a foglia che puntava verso la piega della fiancata, accentuandone il dinamismo: Ne guadagnava il protagonismo del faro, sottolineato anche dalla superficie tagliata sul paraurti; ne scapitava però il lunotto, che perdeva quasi del tutto carattere, e ancora (come su Signum '97) il profilo di coda non parlava con la linea dello sportello. In sostanza né Signum 2, né Astra H, avevano risolto in modo ottimale quella zona del corpo vettura. E dire che la soluzione c'era, ed era già sui fogli da disegno di Opel da un bel po'... (e così riportiamo anche questo lunghissimo [OT] nei binari della discussione ) Niels Loeb firmava già nel 1996 questa tavola, che Opel ha pubblicato poi nel materiale a corredo di Signum. E' un disegno, non è realtà e chiaramente non si poteva fare un gruppo ottico più grosso del finestrino dello sportello dietro , ma secondo me qui c'era l'idea giusta per realizzare quella zona della coda di Signum o Astra. Il faro è connesso al lunotto, entrambi con delle belle forme caratteristiche e significative, riprendendo pure, in qualche modo, la linea della portiera. Tra l'altro mi incuriosisce molto la scritta del modello sul portellone: OPEL ASPERA Mmmhh, fa citazioni dotte il nostro designer... "per aspera, ad astra" recita il detto latino. Quindi? Sicuri sicuri che Niels stesse pensando solo a Signum o al concept che la anticipò? Vabbe', vi lascio il link ad un post di qualche tempo fa sulle maquette di Signum... ...ed aggiungo il bonus di questo modellone asimmetrico, ancora in lavorazione ma sostanzialmente definitivo: P.S. Scusate il colpo di coda di questo assurdo OT, ma mi sono sempre chiesto quale sia stato il luogo di questo servizio fotografico del primo concept Signum, che pur con le classiche targhe "GG" di Russelsheim, sembra collocato in queste ambientazioni che sanno molto di campagna italiana... qualcuno riconosce questi luoghi?
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Se la Stilo fosse venuta fuori anche lontanamente vicina a quella cosa lì, oggi ci sarebbero i pellegrinaggi ai luoghi del miracolo della sua concezione... (ok, ti concedo che il taglio del faro davanti dove tocca la mascherina, può ricordare Stilo. 45 cm2 di auto. Fine) Detto ciò, passo al mio argomento del periodo: il 50° compleanno della Polo. E così torniamo al 1974, quando era stata lanciata l'Audi 50, ma in seno al Gruppo VW pensano che sia utile derivarne una versione più semplice ed economica, a marchio Volkswagen. Nasce così la Polo, nel 1975, puro badge engineering. Si cambiano marchio e nome, il resto è solo finiture e accessori (via su, è vero, ci misero anche il nuovo motore da 900cc...). Adesso, però, vi propongo qualcosa di cui non ho alcuna informazione a corredo, solo foto. Da cui io provo a fare qualche ipotesi o deduzione. Ma chi sa qualcosa in più, si faccia avanti! Si parte da una coppia di modelli affiancati, visti di fronte: Riconosciamo facilmente quello a sinistra: è l'Audi 50, bella e finita. E quello a destra? Chiaramente una versione in salsa Volkswagen, ma non certo la Polo che ricordiamo tutti. Sembra qualcosa di "più moderno"... In effetti il complesso fari-calandra ricorda da vicino lo stile del restyling Passat del 1977. La mettiamo poi di fianco e scopriamo che... Ops, questa è proprio una Polo diversa! Almeno ci avevano provato a differenziarla un po' dalla Audi. Ma quando è successo tutto ciò? Forse che all'inizio... Be', guardiamola da dietro: Ahhaaaa!! Ora forse si capisce qualcosa di più... Adesso il nostro prototipo Volkswagen (è lui, e non l'Audi, lo si capisce dalla targa e dal paraurti...) è affiancato da una nuova, fiammante, Ford Fiesta 1.1 Ghia. Lussuosissima e addirittura col tetto in vinile! E questo ci dice che siamo per forza in una data posteriore al Maggio 1976, quando Ford avviò la produzione della sua nuova piccola. E quando la Polo che conosciamo noi esisteva già da un annetto... Quindi questa Volkswagen cos'è? Be', l'unica cosa che mi viene da pensare è che sia uno sviluppo per un aggiornamento della Polo, magari avviato proprio in risposta all'arrivo della più temibile concorrente del momento, la Fiesta appunto. L'intento probabilmente voleva essere quello di rafforzare l'immagine della Polo, ammodernandola e allontanandola in modo più chiaro dal modello d'origine (quell'Audi 50 di cui forse avevano già deciso la soppressione?). Che stessero lavorando su un restyling più importante di quello che infine misero in produzione, lo possiamo desumere anche da questa ulteriore foto, che ci mostra un modello ancora diverso: Questa è una maquette asimmetrica, in cui si notano varie soluzioni che Volkswagen stava valutando: - da dettagli estetici come lo sfogo d'aria circolare sul montante C con il logo VW - a nuovi paraurti in materiali sintetici, abbinati alla nuova modanatura paracolpi laterale (con conseguente eliminazione di quella cromata sulla piega della fiancata) - continuando con modifiche più sostanziose come il finestrino posteriore dal nuovo disegno (senza spigolo a salire, uguale direi alla foto più sopra) che si intuisce in trasparenza sulla fiancata nascosta, quella lato guida - per finire con una proposta di modificare anche il piano di coda, in particolare la zona del faro e del portatarga, con un taglio più verticale (qui lo si nota sul lato sinistro, asimmetrico rispetto al destro, dove resta la forma originaria per confronto. Tante idee e buoni propositi, però alla fine l'elefante partorì il topolino, perché nel febbraio del 1979 si vide solo questa: Un banale face-lifting, ennesimo esempio di "plasticume" in voga all'epoca. In pratica solo nuovi paraurti in plastica, e un goffo tentativo di aggiornare il frontale, "correggendone" l'originaria inclinazione negativa con un pataccone in plastica dal cornicione ispessito che lo rendeva apparentemente verticale... Bonus "dettagli curiosi": questa foto ci mostra un esemplare con la guida a destra, destinato ovviamente al Regno Unito. Notate che però i tergicristalli sono montati in posizione standard per guida a sinistra... Ecco, Polo prima generazione fu tra le poche auto a non prevedere l'installazione invertita dei tergi per la guida a destra, cosa che ovviamente andava a detrimento della visibilità da parte del guidatore albionico in caso di pioggia. Il motivo? Chissà, ma fa riflettere il fatto che Audi 50 non fu mai prodotta con la guida a destra, e mai venduta in UK. Forse il progetto originario nacque senza questo requisito e quando poi VW volle esportare la sua Polo anche oltremanica, per qualche ragione tecnica l'inversione dei tergi non fu più possibile...
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Poiché parlando altrove di Audi 50, e di Bertone, e di paraurti innovativi per quegli anni... ...e poi di altre concept Bertone come 128 coupé (quella col carrellino nel bagagliaio)... ...alla fine si finiva sempre per parlare della nostra FIAT Ritmo, ecco che ritiro su questa bella discussione antidiluviana, per segnalare due cose: la prima, magari riguardarsi quel filmato che trovate nei post precedenti, davvero bellissimo; e poi che ho trovato una rivista on line che non avevo mai visto prima, e che - aperta nel 2023 - purtroppo sembra già inattiva... Il motivo per cui ve la segnalo qui, è che nella sua prima - ed unica - uscita ha dedicato un reportage davvero ben realizzato proprio sulla Ritmo! Ecco qua: https://www.classic-autocars.com/fiat-ritmo-speciale-45-anniversario/ E' stato fatto in collaborazione con il Fiat Ritmo Club Italia. Magari qualche superesperto troverà da ridire comunque, non lo so, ma io l'ho trovato estremamente completo, documentato, bello. Oltre alla versione on line, ci sarebbe anche una sorta di uscita "cartacea" della rivista, anch'essa consultabile gratuitamente, ma solo on-line e non scaricabile. Insomma, ci sono qui raccolti tutti insieme un sacco di retroscena, racconti, immagini, spunti, informazioni, dettagli che rispondono in modo più che esauriente alle domande dei più curiosi, inclusa tutta una parte sullo sviluppo dello stile, appunto. P.S. Prima che qualcuno "protesti"... sì, tutto il reportage riguarda solo la 1a serie della Ritmo, quella che va dalla presentazione alla fine del 1982.
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Disegni curiosi Paolo! La soluzione col montante "à la Tigra A" ha un che di coupé giapponesi anni Settanta-Ottanta... ...mentre invece mi fa ridere l'idea di un'Opel Astra "Bocanegra" Parlando seriamente, la cosa più interessante che noto è il montante posteriore di questa: Mi ricorda da vicino due vetture Opel, entrambe mai nate: il concept Antara GTC del 2005 e il prototipo - mai presentato ufficialmente - saltato fuori recentemente e che abbiamo visto anche su questa discussione: la "Antira SR", di cui ignoro l'anno di realizzazione. Questa forma del montante infine, mi pare sia ritrovabile anche su una vettura andata davvero in produzione, che Opel non è, e neppure Bertone: la Volvo C70 Coupé del 1996, disegnata internamente da Ian Callum. Riguardo ai paraurti di Astra G, hai menzionato una cosa del tutto secondaria, ma che in effetti mi ha sempre colpito. Quei paraurti in due pezzi, di cui il superiore voleva apparire totalmente integrato nella carrozzeria, mentre la porzione inferiore - come notavi tu, appena più sporgente - fungeva effettivamente da paraurti. In Europa continentale non so se sia mai apparsa un'Opel Astra con la parte bassa del paraurti davanti non verniciata (mai viste e cercando su internet non le trovo neppure nell'allestimento Van...), ma nel Regno Unito pare che Vauxhall abbia commercializzato un allestimento super-barbonz con paraurti neri e persino i lattoni!!!! Semplicemente adorabile ...e l'hanno venduta davvero! Non ho mai capito benissimo questa soluzione, che tra l'altro vedeva anche il bordo del passaruota interrompersi bruscamente proprio lì, dove cambiava il pezzo. Mah... Poi la versione Station era ancora diversa, perché dietro aveva un pezzo unico, posto più in basso, eliminando in sostanza la porzione superiore; ma anche lì, il profilo del passaruota si perdeva nel nulla. E dire che erano riusciti a dare al tutto un senso quasi compiuto nella CTC (per City Trekker Concept) del 1997, che però non vide mai tradursi in realtà quell'idea - secondo me valida - di paraurti, passaruota e minigonne a contrasto. Bertone, con le sue Astra Coupé e Cabriolet, risolse questa "anomalia" con nuovi paraurti in pezzo unico, molto ben integrati e persino con la raffinatezza di proseguire e sfumare in modo coerente ed efficace proprio quei profili dei passaruota: Invece nulla poté con l'altra piccola "anomalia" estetica che mi ha sempre disturbato un po'. Lo so, siamo nel patologico... Si tratta di quel piccolo lembo di lamiera che chiude il cofano, tra lo spigolo del faro e il bordo in rilievo della calandra: Secondo me, da un punto di vista purmente stilistico, avrebbe avuto più senso eliminarlo, seguendo la linea inferiore del faro, come Bertone aveva provato a sognare in uno di quei disegni: Ma chiaramente non ci poté fare nulla, Opel non avrebbe mai permesso una simile modifica. Mi sono sempre immaginato i designer Opel che inizialmente avevano immaginato loro stessi questa soluzione, ma che ad un certo punto si erano dovuti piegare a qualche esigenza "esterna" (funzionale, produttiva, economica...) per procedere in quel modo.
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Non so se nei primissimi messaggi di questa discussione, quelli del mitico @JOKEJOE risalenti al preistorico 2008, ci fossero queste immagini o meno, perché purtroppo sono andati persi. E non per colpa del server di Autopareri o di altri siti di condivisione immagini, ma proprio della fonte originale, cioè il sito della carrozzeria Coggiola ... Si parla del progetto X54, la futura Safrane che uscirà nel 1992. Maquette di fine 1986 (sembra già il tema che poi verrà selezionato per lo sviluppo definitivo): Maquette iniziale su un disegno alternativo del designer Gérard Asensio (nella foto anche lui... ; fonte: Cardesignarchives) ...qui sotto nella realizzazione da parte di Coggiola di un modello più completo e realistico: Prima di queste, si erano già viste quelle di Gandini, presentate intorno al 1984:
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...e quindi, visto che si parla quest'anno di 50° compleanno di VW Polo (link al topic), e l'anno scorso era quello del "clone originale", ovvero l'Audi 50 che citavo altrove per alcune curiosità (link al post), mettiamo qui le proposte che non videro mai la luce. Alcune delle quali, tra l'altro, ci consentono di approfondire il tema dei paraurti integrati, introdotto nel post precedente... Bene, è noto che nel 1969 VW acquisisce la NSU, inglobandola in Auto Union, cioè Audi. A quel tempo NSU deve sostituire le vetuste Prinz etc, la vulgata racconta che nei cassetti della casa di Neckarsulm c'è già un progetto dedicato a tale scopo, chiamato K50. Non è accertato a che punto fosse tale progetto prima della fusione, ma è probabilmente solo nelle fasi iniziali, dove però i requisiti, cioè le idee tecniche di base del modello erano già definite. Di più non è dato sapere, E' solo nel 1971 infatti che la nuova entità Auto Union - NSU avvia ufficialmente il progetto per la nuova vettura cittadina che - viene deciso - avrà il marchio Audi. L'impianto tecnico è praticamente lo stesso della cugina VW Golf, le dimensioni però sono più compatte, lo stile differente così come il collocamento dal punto di vista del marketing (marchio, immagine, prezzi etc) La storia completa la potete trovare in moltissime fonti. Sullo stile però, tuttora ci sono delle versioni leggermente diverse in merito all'origine dell'impianto di base. Una racconta di uno sviluppo sostanzialmente interno, su cui poi venne richiesto un intervento di consulenza della nostra carrozzeria Bertone. Un'altra invece tende a ribaltare la posizione dei soggetti in questione, attribuendo alla carrozzeria italiana (e in particolare a Marcello Gandini) la paternità dell'idea fondamentale, ovviamente rielaborata e aggiustata dal centro stile dell'azienda tedesca. La prima risulta in ogni caso la storia più accreditata, ma è sempre un intreccio complesso quello del disegno di una vettura. Le immagini che si trovano sulla storia dello sviluppo di questo modello non sciolgono il dubbio, ma fanno comunque notare la vicinanza al progetto Golf e gli sforzi per distaccarsene. Qui una maquette in lavorazione: Nonché alcune proposte per la plancia: Quest'ultima rivela una modernità e "completezza" che stupisce per essere pensata per una cittadina dei primi anni Settanta! Ma ora torniamo alla carrozzeria esterna, ai paraurti e alla nostra ...Bertone! Ecco, risale al 1972 questa maquette, credo ormai piuttosto nota: (da Cardesignarchives) Qui la linea fondamentale di Audi 50 è ormai già presente, solo che Gandini l'ha corredata di innovativi paraurti in materiale sintetico, che oltre a fasciare la parte bassa della carrozzeria, arrivano a inglobare addirittura i gruppi ottici, sia davanti che dietro. Una soluzione radicale che Audi non considera in linea con la propria immagine e quindi scarterà. Il tema degli elementi circolari, invece, variamente ripetuto nella calandra, nei fari posteriori, nelle prese d'aria sul cofano e sui montanti C, verrà mantenuto solo su questi ultimi, separandoli però dalla funzione del bocchettone carburante. P.S. Non sto qui a commentare le supposte analogie con FIAT Ritmo, che ufficialmente non ha niente a che fare con Bertone o Gandini. Però ricordo che sempre nel 1972, FIAT aveva ricevuto da Bertone la proposta per una nuova 124 coupé che ci aveva mostrato @giopisca poco tempo fa:
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Ripartendo dal post precedente, sulle Audi 80 che "non furono", aggiungo tre belle foto della prima proposta della carrozzeria Bertone, quella del 1969 per una due volumi a 3 porte, cioè con il portellone come si può apprezzare in questa foto della coda: Una scelta che si ispirava ovviamente alla Renault 16 uscita nel 1965, sebbene menomata nella praticità dall'assenza delle portiere dietro e dall'inclinazione più accentuata della coda stessa. Una scelta che alla fine non venne premiata comunque, perché i tedeschi optarono per una più tradizionale berlina a tre volumi. Qui però voglio notare anche la soluzione proposta per i paraurti, che queste foto mettono bene in evidenza: elementi in acciaio semi-integrati nella carrozzeria, seguendo cioè il disegno delle porzioni inferiori degli sbalzi anteriore e posteriore. Si tratta di un tema che Bertone propugna con una certa insistenza in quegli anni. Lo si è visto accennato sulla FIAT 125 Executive, studio di Bertone del 1967, e poi sulle proposte dello stesso carrozziera per il progetto 116 (Alfetta) di Alfa Romeo e arriva in produzione sulla Iso Rivolta Lele (disegnata da Gandini per Bertone, ovviamente), proprio nelle stesse forme e nello stesso 1969 di questa proposta per Audi 80. Bertone non era solo però... in quegli stessi anni stavano lavorando su soluzioni dalle linee molto simili anche in Renault (prototipi del 1967 per il "projet H" per grande ammiraglia e anche quelli per R15-17), con idee anche più avanzate con l'uso di materiali plastici (sempre nei progetti per R15-17 e poi per R20/30, tutto tra il 1967 e il 1970). Anche Volvo, con gli studi P1560 del 1968, aveva realizzato prototipi con paraurti (in plastica) dal profilo paragonabile. Tornando ad Audi, ancora qualche anno dopo, nel 1974, Bertone utilizza qualcosa del genere sulla proposta per la futura Audi 100 C2, stavolta lavorando su materiali sintetici:
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Il 50° anniversario della VW Polo mi ha dato motivo di ridare un'occhiata a questa piccola e così mi è capitato di notare alcune sue curiosità, cui non avevo mai fatto caso. Si tratta di un paio di dettagli stilistici della prima generazione, che quindi si potrebbero più correttamente attribuire alla sua gemella che l'aveva preceduta di qualche mese*, l'Audi 50. Di cosa si tratta? Il primo dettaglio è l'elemento circolare che campeggia sul montante C Si potrebbe pensare al bocchettone del carburante, ma in realtà si trova in modo simmetrico su entrambe le fiancate e una foto del lato passeggero rivela che il serbatoio aveva il suo bravo sportellino rettangolare dedicato: Quindi? Niente di misterioso, ovvio, perché sono gli sfoghi per l'estrazione dell'aria di ventilazione dell'abitacolo, come doverosamente spiegato con un disegno nei depliant originali... Rimane però un particolare di design interessante, perché inusuale nel segmento delle utilitarie due volumi. Mentre lo si può ritrovare in molte altre vetture (del passato...) più grandi, vedi il post qui sotto... L'altro dettaglio che notavo, è il listello paracolpi cromato della fiancata, e la sua piega verso l'alto in coda, secondo qualcuno (Rich Gooding sul sito polodriver.com) "approvato" da Marcello Gandini in persona! Può sembrare una inezia, ma oltre ad essere una rarità in senso assoluto (provate a ricordare auto che abbiano un simile trattamento del listello paracolpi...), sottolinea una particolare forma della fiancata, che si nota bene in questa foto della sorella "povera" Polo in allestimento denudato di ogni orpello: * La VW Polo venne presentata al Salone di Ginevra del Marzo 1975, mentre l'Audi 50 era stata mostrata già al Salone di Parigi nell'Ottobre del 1974.
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Riallacciandomi ai post su X1/23 di questa discussione, nonché a quello sui prototipi EV1/Ecovan di Lamborghini (link) che ha condiviso proprio oggi @__P, ecco del materiale su progetti FIAT per veicoli elettrici, di molto precedenti a quello di Sant'Agata Bolognese. Siamo nel 1978, e per il Convegno "Auto Elettrica" che si tenne a Firenze il 29 Giugno, FIAT presenta i suoi prototipi a batteria, tra cui il piccolo commerciale 900T, di cui il prototipo Lamborghini sembra essere un'evoluzione, incluso qualche carry-over... Il progetto di punta, in ogni caso, è sempre la city-car X1/23, qui già nel suo stadio di evoluzione finale. Ecco la cartella stampa FIAT per l'evento: Interessante notare le diverse collocazioni del pacco batterie sui due furgoni: nel 900T sotto al pavimento, tra gli assi, sfruttando l'architettura del veicolo originale; nel 242, invece, per lasciare il piano di carico al livello standard, le batterie erano collocate in verticale, nelle fiancate. In entrambi i casi erano "facilmente" rimovibili (con carrelli elevatori) per la sostituzione o la ricarica.
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Sì, giustissimo! Regata decisamente emula di Polo in quel dettaglio. E soprattutto grazie per aver segnalato Mitsubishi Galant del 1980! (mentre sono andato a vedere Cordia e Tredia e non mi pare abbiano quel disegno...) Quindi, al di là del profilo del bordo assai più pronunciato su Polo, questo tipo di taglio potrebbe esser stato introdotto dai giapponesi? Be', non proprio... perché quattro anni prima, nel 1976, era stata presentata questa coupé! Quindi italiano il modello, italiana la carrozzeria che la costruiva (Pininfarina) e italiano il suo disegnatore (Aldo Brovarone). Poi, arrovellandomi ancora un po', ho trovato che qualcosa di simile, sebbene in una forma se vogliamo embrionale, era stata utilizzata già negli anni Settanta da ben due Citroen: Citroen Visa (1978)... ...e ancor prima Citroen GS (1970) ...la quale a sua volta portava in produzione idee proposte sempre dagli italiani di Pininfarina (nello specifico Fioravanti e Martin) per una berlina aerodinamica, che nella seconda iterazione del 1968 per una compatta 1100, in effetti mostrava un disegno del passaruota posteriore molto vicino a quello in questione: Come spesso accade, possiamo dire che anche questa idea non è nata di punto in bianco, ma probabilmente è stato il frutto di elaborazioni progressive da parte di varie persone e aziende... Fatta la divagazione su questo particolare del design di Polo '81, possiamo tornare al 50° compleanno di VW Polo.
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Salve a tutti, e buon anno! Questa discussione nuova di pacca mi cade proprio a fagiuolo , perché in questi giorni mi sono arrovellato su una roba... Giorni fa, sulla discussione "[MAI NATE] SEAT", avevo postato questa immagine di una maquette per il restyling di Ibiza del 1991. ...e notavo il nuovo disegno del passaruota posteriore "tagliato" a semiarco e come "appoggiato" sul paraurti, variazione poi non mantenuta nel modello finale. Comunque mi aveva fatto venire alla mente l'Opel Astra F (quella del '91), la quale a sua volta aveva ereditato quel tratto dalla precedente Kadett E del 1984: Altre auto hanno utilizzato questa soluzione stilistica nel tempo, ovviamente con lievi differenze nell'inclinazione o nel disegno del profilo del passaruota; fra le altre, la nostra Y10 (1985): ...o la Punto 176: ...ma anche qualcosa di più esotico come la Daihatsu Charade (serie G100 del 1987): Bene, a quel punto mi sono chiesto l'origine di quell'idea, o meglio: quale auto aveva adottato per prima quella particolare soluzione stilistica? Per chiarezza, ritengo che siano soluzioni differenti - per quanto concettualmente associabili - le carenature parziali o totali come quelle di Citroen DS o CX, o il taglio netto di Fiat Panda '80 o di Opel Omega '86. Perciò, inizialmente l'avevo fatta risalire proprio a Kadett E del 1984, ma poi mi sono ricordato della seconda generazione della VW Polo, appunto, che nel settembre del 1981 si presentò con la nuova carrozzeria da mini-station wagon, con il passaruota dietro risolto così, in effetti donando un certo dinamismo a quella nuova linea: Cercando cercando, ho trovato delle giapponesi di cui non sapevo, perché spesso mi accorgo di non conoscere ciò che non è stato (quasi) mai venduto nel nostro paese... ma si tratta comunque di modelli successivi, seppur di poco, alla Polo II; giusto per dovere di cronaca, modelli come la Toyota Camry/Vista (serie V10) e la Toyota Tercel (L20) entrambe del 1982, o la Mitsubishi Mirage del 1983 (aka Colt o Lancer a seconda dei mercati). Qualcuno ricorda modelli precedenti alla Polo con questa caratteristica? O possiamo accreditare Volkswagen come detentrice di questo "primato stilistico"?
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Mai piaciuta 456 Venice Spider. Stesse ragioni addotte da Paolo. Non solo quella coda "non parla" con il resto della macchina, ma in generale quel disegno "cadente", dallo stile retrò pseudo-classicheggiante non mi sembra affatto riuscito. Molto meglio la realizzazione "apocrifa" dell'americana Straman: ...un esemplare dei quali (3 in totale, pare) fu di Mike Tyson. Non era questa, la sua era rossa e l'ha rivenduta. Comunque tutte le Venice (incluse le varianti sedan e estate, che in quest'ultima forma hanno invece una loro dignità stilistica) furono commissionate dalla famiglia reale del Brunei, paese che poco ha a che fare con gli Arabi, al di là di condividerne la religione islamica. Sarebbe come dire "Inglesi & Co" parlando del regno di eSwatini (ex Swaziland), solo perché condividono a grandi linee religione e tipologia di governo.
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Sempre pensato anche io che quella coupé "GT America", assieme alla sua cabrio, sarebbero state delle buone eredi di 412, ma ...nulla più! E' vero che 412, per quanto bella ai suoi tempi, negli anni '80 era improvvisamente diventata vecchia e quindi una linea come quella di quei prototipi sarebbe stata certamente adeguata e aggiornata ai canoni del periodo, però... però... a mio avviso quelle linee mancavano di carattere. E una Ferrari non dovrebbe correre di questi rischi. In quel periodo erano già uscite alcune auto che, seppur non concorrenti dirette di una Ferrari, però già parlavano lo stesso linguaggio stilistico di quei prototipi. Non vorrei apparire blasfemo , ma mi riferisco ad esempio a Cadillac Allanté, trasposizione su basi americane di alcune idee proprio di Ferrari Pinin . E se l'americana rimaneva ancora nel solco delle linee tese e spigolose, poco dopo altre coupé e convertibili americane e giapponesi si erano lanciate sulle linee più morbide e levigate che caratterizzeranno la fine di quel decennio e l'inizio di quello successivo. Quindi le varie Buick Reatta, Chrysler LeBaron e ancora più le successive giapponesi tipo Mazda Eunos Cosmo, Toyota Soarer, Nissan Skyline, Nissan 240SX XE (S13)... Sì certo, classi e categorie diverse, ne sono ben consapevole, lo ripeto. Ma parlo di proliferazione di proposte di coupé (o cabrio) su uno stile "pulito", con volumi classici ma ben definiti, superfici levigate e lievemente bombate, con spigoli sempre stondati e la ricerca aerodinamica come mantra. E quella Ferrari avrebbe aggiunto poco o nulla a quella tendenza. Poi, a marzo del 1989 era uscita un'altra rappresentante anche più significativa di questa categoria: la nuova Mercedes-Benz SL (R129). Già in quel momento, secondo me, in Ferrari si erano resi conto che quell'auto in certe versioni poteva essere una concorrente diretta anche per il loro modello in sviluppo (almeno nella sua versione aperta). E infine, altro che troppo simile... onestamente la nuova BMW 850i (E31) apparsa nel settembre '89 sarebbe stata già una spanna sopra a quella Ferrari! (esteticamente parlando, of course) Ripeto, tutte considerazioni e punti di vista miei personalissimi. Che mi fanno pensare che allora, forse, fu solo una fortuna che ci misero troppo a buttarla sul mercato, o che comunque qualcuno arrivò prima con nuovi modelli che l'avrebbero subito resa "una tra le tante"... Mentre 456 GT fu davvero un'altra cosa.
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Avete ragionissima, ho scritto una tavanata! Grazie assaje! Carissimo, indietro di qualche pagina puoi trovare questo post in cui spinto dalla stessa tua curiosità, avevo fatto una carrellata dei colori della prima serie di Punto: https://www.autopareri.com/forums/topic/49284-genesi-design-story-fiat-punto-1993/?page=43#findComment-2408266 Buone feste a tutti!
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Guarda @el Nino, nulla che io conosca a memoria, ma andando a fare una rapida ricerca sulla Team ho trovato questo: Quindi sembra tutto giusto quel che ricordavi: paraurti grezzi, cerchi in lega di serie e il bellissimo Giallo Ginestra nella (ridottissima) tavolozza colori. La cosa curiosa è che pare che all'estero i paraurti fossero invece in tinta, mentre di serie non vi erano i cerchi in lega bensì i copricerchi della coeva SX. Della Sporting invece non ho documenti, ma son certo che ha sempre avuto i paraurti in tinta. Nella seconda serie (quella con Fire 16V) a memoria cambiarono i rivestimenti interni, il disegno dei cerchi in lega e le modanature paracolpi laterali (non più quelle a taglio netto e con filetto rosso, ma quelle con bordi stondati e scritta Sporting in rosso).
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Piccola fissa personale su questa discussione, vorrei concludere la questione della gamma colori della triade Sole-Star-Stile del 1998. Dopo aver postato quelle ufficiali da depliant degli allestimenti Stile e Star (cliccate sui link per tornare ai relativi post), rimaneva la "povera" Sole. E alla fine ho trovato anche questa! Dunque, a differenza di Stile e Star, nessun colore nuovo per la Sole. In pratica quasi la stessa selezione di colori della Star, ma se questa portava il nuovo 495 Blue Arrogance, su Sole rimaneva il 467 Azzurro Rialto introdotto nel 1997. Tra l'altro, giusto per aggiungere un po' di brodo al post, Sole non portava neppure nuovi copricerchi, che riprendeva pari pari dalla "S" della gamma '97. Star e Stile invece avevano ricevuto nuovi copricerchi dedicati. In sostanza, al di là di eventuali modifiche alle dotazioni di serie o a pagamento, le uniche differenze estetiche di "Sole" rispetto a "S" erano il tessuto dei rivestimenti (peraltro identico alla Star) e l'adesivo sulla fiancata. Nota a margine. Piccola curiosità su questa triade: la versione "Star" fu un'esclusiva italiana, perché nel resto d'Europa lo stesso allestimento era chiamato "Cult", con l'unica differenza che questa aveva il nome serigrafato sulla modanatura laterale posteriore (come la Stile per intendersi) anziché comparire come adesivo sulla fiancata. Il che fece della Star l'unica Punto con le modanature a bordi "stondati" - quelle che piacciono a Insidek e al sottoscritto... - prive di scritte e quindi riutilizzabili su qualsiasi versione. Cosa che feci, montandole sulla 75 SX Grigio Ducale di famiglia! Il motivo di questa denominazione differenziata? Boh, non so di preciso Forse qualche altra concorrente aveva già usato quel nome in Italia? Onestamente non ricordo... Mi viene da sospettare un puritano timore di pronuncia italiota (poco avvezza ai suoni inglesi) troppo vicina al volgare fondoschiena...
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Questioni di lana caprina: Su queste nomenclature si creano spesso malintesi e confusione, perché in realtà si tratta di denominazioni puramente di marketing e pubblicitarie o persino create dall'uso comune a posteriori, che molto di frequente hanno applicazione limitata nel tempo e differente a seconda dei paesi di commercializzazione. E' probabilmente assodato che "Ibiza Mk II" possa indicare per tutti la seconda generazione del 1993, ma difficilmente troveremo materiale ufficiale SEAT (manuali, pubblicità o brochures) con questa denominazione. Però è anche vero quello che dice @LNA, cioè che il facelift di Ibiza di fine 1988 è stato indicato come "IBIZA II". Solo che è stato così ...solo in Spagna! Dal depliant di lancio per il mercato spagnolo: Un modo di indicarla che, anche nelle pubblicità spagnole, sembra durare un annetto o poco più... In Italia e altri paesi, invece, le pubblicità iniziali di questa nuova serie parlavano di Ibiza "EXTRA": O anche questo spot olandese del 1989: Altrove, ad esempio nei depliant e brochure fuori dalla Spagna, al massimo si parlava invece di "nuova SEAT Ibiza" e spesso neanche quello... Sarà per questo che a noi italiani "IBIZA II" rischia di metterci in confusione...
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Ho trovato nuovo materiale che riguarda la genesi di IBIZA prima generazione, quella del 1984, da aggiungere a questo post di un paio di anni fa: Cominciamo con questa maquette "piena", che traduceva in scala reale i disegni di Paul Breuer (per Open Design) visti nel post: Calandra asimmetrica di ispirazione Ritmo (e poi Panda...) e cerchioni proprio di Ritmo . Cambiamo studio e proseguiamo con due tavole di chiara origine ItalDesign, che mostrano le viste di 3/4 davanti e dietro di una proposta individuata dalla lettera "E": Noto ancora una volta una resa non riuscitissima delle viste prospettiche dei disegni ItalDesign, vedi la ruota dietro che sembra sterzata . Interessante comunque lo "scavo" sulla fiancata, a cavallo del profilo che separa la fascia inferiore. Mentre il frontale sembra quello di Hyundai Pony '85... Poi delle maquettes in lavorazione di una Ibiza già impostata nelle forme generali, ma ancora con molti dettagli da definire: Infine alcuni prototipi che si confrontavano in vista del restyling che uscì nel 1991, cioè quella che fu chiamata "IBIZA New Style". Questa proposta azzardava cambiamenti anche nei lamierati, per quanto assai contenuti: cofano Marbella-style, ma soprattutto si nota il nuovo passaruota posteriore Kadett-style, che per via anche della nuova forma dei gruppi ottici e della fascia portatarga, nonché della sottile scanalatura sulla fiancata, sembra anticipare l'Astra... Anche questa qui sotto assottigliava i gruppi ottici, cambiando anche i paraurti, però manteneva il passaruota posteriore ad arco: Per poi finire con questa, che ormai è quasi definitiva, a meno di differenze minime nelle prese d'aria della zona calandra:
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Di nuovo un ringraziamento @PaoloGTC per aver accontentato le mie assurde richieste di recupero storico... Questa 3 porte in realtà non sarebbe proprio Sierra... Non è questione solo di dettagli, intendo. Be', sì, siamo sempre in quel progetto, nella fase "Toni", ma quello scatto rubato è il lato 3 porte di questa maquette: da Steve Saxty (c) ...ovvero la finalista che se la battè con quella che divenne Sierra. Eccole qua, una accanto all'altra, di fronte al design team di Merkenich, dove compare anche il "Cesare Ragazzi" di Abarth... foto (c) Steve Saxty, via "Driven to Write"; da destra a sinistra: Uwe Bahnsen, Friedl Wülfing (Studio Chief), Patrick le Quément, Ray Everts (Chief Designer) e Dietrich Tenner (Chief modeler) Quest'altra invece, come dici tu è quella che diventerà proprio Sierra. E sembra proprio la stessa di quest'altra foto, ripresa nella sala di modellatura: E di questa, che mostra il lato 3 porte: Oltre alla targa posteriore sul paraurti che tu citavi, notavo altre differenze più o meno significative rispetto a Sierra finale: a me sembra che il mezzo volume di coda sia più spiovente di quello definitivo; poi la portiera posteriore (del lato a 5 porte, chiaro...) va direttamente a battuta sul parafango, mentre Sierra lascia libero il bordo sul passaruota; questo lato 3 porte, invece, ha una vetratura leggermente diversa da quella finale (tenuta poi solo su XR4), con la terza luce laterale più ampia; infine mi piace sottolineare anche l'ardita soluzione del retrovisore esterno super-futuristico-integrato-aerodinamico 😆, già prefigurato nei disegni originali del progettista cui è attribuita "l'idea Sierra", cioè Gert Hohenester: A dirla tutta, in questo disegno in basso a sinistra sembra di vedere lo specchio che sarà di Opel Vectra B Passando al modello per "futura Escort"... ...non lo ricordavo affatto, forse mai visto Concordo che questa sarebbe stata assai più coraggiosa di Escort '90; ma c'è qualcosa che mi fa pensare più agli USA che all'Europa. Chissà... Comunque sembra un piacevole incrocio tra i concept Ford Eltec e Opel Tech-1, mentre i gruppi ottici compositi con quei faretti quadrati mi ricordano la Pininfarina Hit, nonché - per restare nel gruppo Ford - questo concept Lincoln-by-Vignale: Infine la strana Fiesta con Bahnsen: Mai vista neppure questa, roba forte! Uno stranissimo mix tra originalità francese e quel coraggio disperato di certi prototipi anni '80-'90 del gruppo Austin-Rover, ...che quasi la fanno sembrare uno di quei prototipi pieni di sperimentalismo di alcuni produttori sovietici sempre di quel periodo.
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C'è una coppia di automobili che abbiamo citato solo di sfuggita in questa discussione, ma che decisamente merita un approfondimento! Sono le vetture sorelle che hanno rappresentato Renault nel settore delle coupé anni Settanta: R15 e R17. Forse non popolarissime qui in Italia, anche per via un una concorrenza importante da parte dei nostri costruttori nazionali, ma in questo contesto di dettagli curiosi sono piuttosto significative. A cominciare proprio dal noto "adattamento" di una delle due alle superstizioni del popolo italico: e così - solo e soltanto in Italia - Renault 17 divenne "Renault 177": (foto ripresa da Losange Magazine: esemplare del 1974) La targhetta mi riporta ad un altro dettaglio interessante di queste coupé, perché lì vediamo il logo pseudo-tridimensionale anni Settanta-Ottanta, ma R15/17 hanno visto l'adozione di ben tre loghi Renault differenti! Nel materiale stampa di presentazione (estate 1971), lo stemma nella calandra è ancora quello degli anni '60: Noto come stemma "a punta di diamante", inglobava il logo introdotto nel 1959, il cosiddetto "Pampuzac", dal nome del suo creatore, il pubblicitario André Marc Pampuzac. Già nello stesso 1971, con la presentazione al pubblico al Salone di Parigi in Ottobre e l'entrata in commercio, apparve però il famigerato logo "Kent", che su queste coupé venne apposto sul cofano, lasciando la calandra priva di simbolo: Era il logo disegnato da Michel Boué, il designer della Renault 5, che proprio per il lancio di quest'ultima (sua creatura...) fu incaricato di disegnare anche il nuovo simbolo della marca. Non durò molto. Durante il 1972, Renault perse la causa mossale dalla tedesca Kent (azienda chimica di prodotti anche per la cura dell'auto, tra l'altro fornitore di Renault...), che aveva notato una certa somiglianza di quel nuovo logo della Régie con il proprio. Giudicate voi... 😆 Vista la malaparata, i francesi si rivolsero al grafico Yvaral, il figlio dell'artista di origini ungheresi Victor Vasarely e a fine 1972 nacque il nuovo simbolo, che rapidamente rimpiazzò i precedenti, tornando in mezzo alla calandra: E lì rimase fino al termine della produzione. Quindi R15 e R17/177 del primo anno di produzione restano tra le pochissime Renault (assieme alle primissime R5) ad aver utilizzato il logo "Kent". Nulla si sa, invece, di quante siano state prodotte e vendute con il vecchio logo iniziale (il "Pampuzac"), perché al momento della commercializzazione già era avvenuto il cambio con il "Kent". Io ho trovato in rete solo questa foto... Un altro aspetto unico di queste coupé è proprio la loro "accoppiata": vado a memoria e potrei sbagliarmi, ma non ricordo esempi simili di modelli "fratelli" così nettamente diversificati, in una nicchia di mercato così specifica. Coppie di vetture simili, di cui una derivata per occupare un settore più alto del segmento sono esistite anche in quel periodo e dopo: proprio Renault ebbe in seguito R20 e R30, oppure Volvo già aveva 140/160 e poi continuò con le eredi 240/260, 740/760, 940/960, così come Audi ebbe le coppie 80/90 e 100/200. Anche Opel aveva la tripletta KAD (Kapitan, Admiral, Diplomat) e l'accoppiata Rekord/Commodore. Ma erano tutte sostanzialmente identiche nella scocca/carrozzeria, a meno di modifiche minori. Solo in seguito Opel si spinse appena più in là con la tripletta Rekord E/ Commodore C /Senator A, ma si trattava comunque di berline, una settore assai più ampio di mercato rispetto ad una coupé... R15 e R17 invece erano ben diverse pur senza cambiare tipo di carrozzeria (entrambe coupé 2 porte con portellone), né cambiavano dimensioni o meccanica di base. Semplicemente crearono due modelli distinti per linea, motorizzazioni e allestimenti, col fine di attaccare due livelli di clientela: R15 più semplice e economica, R17 più estroversa e costosa. Comunque entrambe avevano dei paraurti piuttosto insoliti. Sia davanti, visto nelle foto sopra, con l'anello in metallo e protezione in gomma nera a incorniciare tutto il frontale fari-calandra (nel restyling del 1976 resterà soltanto il semianello inferiore). Sia dietro, con un'idea coordinata, dove una sorta di semianello in metallo in questo caso incornicia una fascia in materiale sintetico nero con la targa. Questa immagine riassume poi un concentrato di altri dettagli curiosi, già trattati nella discussione: - la zigrinatura sul paraurti - il portellone parzialmente verniciato in nero - le portiere prive di maniglie, con la soluzione dello scasso a fianco della portiera (credo che siano "una prima mondiale" introdotta proprio da R15/17!) E poi ovviamente il terzo finestrino di R17, con quella forma triangolare e la grigliatura a persiana, che ricordava le prese d'aria della Mustang... Come se non bastasse, realizzarono pure una versione "apribile" della R17. Ma non una cabriolet classica, ovviamente , quanto piuttosto una sorta di "targa" piuttosto originale: Il tetto era sostituito da una capote in tela (apribile elettricamente! ) che si muoveva lungo due elementi strutturali in acciaio a vista, che fungevano da binari e avevano anche funzione strutturale per garantire la medesima rigidità della scocca. Inoltre era dotato di un hard-top che poteva essere montato durante la stagione fredda, per migliore isolamento termico ed acustico (nella foto sopra a sinistra è già montato, in nero; in questa sotto, una coppia "molto anni Settanta" lo sta movimentando): Poi furono le prime Renault a proporre, col restyling del 1976, i sedili "Pétale"; una novità su cui la Régie spinse molto dal lato marketing, tanto da comparire come protagonista nei servizi fotografici di lancio... E in effetti erano pieni di dettagli curiosi: oltre al poggiatesta integrato, gli schienali avevano quei fianchetti che come petali - appunto, da lì il nome - si potevano regolare per una conformazione più aperta o chiusa del sedile; ma a me hanno fatto impazzire soprattutto quei cuscinetti sulla seduta regolabili indipendentemente per ciascuna gamba! Avevano persino la regolazione lombare (quella manopola sul fianco interno, metre quella per l'inclinazione dello schinale è sul lato opposto, appena più in basso). Inoltre la leva per ribaltarli era al centro dello schienale, per essere raggiungibile dai passeggeri posteriori e rendere gli schienali simmetrici: Torniamo indietro nel tempo, alla prima serie ('71-'76), e parliamo della plancia. Sostanzialmente uguale per entrambi i modelli, si era fatta notare per la strumentazione con i quadranti coperti dalle caratteristiche cupolette circolari: Ricordate però il tema delle plance differenziate? Fu discusso diverso tempo fa (link1 e link2) e si riferiva ad una distinzione secondo livelli di allestimento. Ecco, anche la prima serie di R15/17 ebbe una seconda versione degli interni: La differenza sta ovviamente nel cruscotto porta-strumenti, che invece delle cupolette qui utilizza una grande palpebra unica e dal disegno più squadrato e massiccio. (en passant, non vi sembra un precursore delle plance Renault anni '80? ) La ragione? Niente a che fare con allestimenti più o meno costosi, eleganti o sportivi... stavolta si trattava di una ragione omologativa (visibilità, riflessi, sicurezza insomma) e fu sviluppata e prodotta esclusivamente per tre mercati specifici: Scandinavia, Nord America, Australia.
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Avvistamento odierno per me eccezionale! Non credo di averne mai vista una in vita mia! Peugeot 304 cabriolet (1288cc, 45kW, agosto 1971) Purtroppo ha subito l'ingiuria del tempo e qualche colpo di troppo e mi pare ovvio dalla ruggine affiorante in vari punti che aspetta da molto una risistemata più che meritata per un pezzo di questo valore. Ma dentro ha un bellissimo volante in legno a tre razze e fuori dei cerchioni aggressivissimi! 😆 E rimane un gran bell'avvistamento per me.
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Grazie Paolo, per due cose: - non avevo mai visto la LIBRA 2 di coda, per giunta lato guida a 3 porte! - non ricordavo che quel quartetto di maquettone molto progressive in effetti portavano la targa con il nome SCORPIO bello in evidenza. Segno chiaro che il progetto portava già quel nome e quindi si inseriva a pieno titolo in quella serie "costellazioni" che dicevo nel mio post. Poi, visto che tu ti incarti e io sono invece un fissato delle ricerche interne, ecco alcuni post di questa discussione in cui si parlava e si mostravano molte delle cose cui tu accennavi: - progetto LIBRA : link - progetto SCORPIO : link A proposito di Libra, alcuni disegni pre-prototipi, attribuiti a Luc Landuyt: Oltre a queste idee e quei modelli piuttosto arditi e innovativi, ci sono state poi proposte assai più conservatrici, come questa di Ghia del 1984: (da CarDesignArchives) E poi le altre già mostrate tempo fa, nel post a questo link. Tornando ai nomi, "Coruna" non lo avevo mai sentito. Non so se è frutto della fantasia di Gente Motori o di chi ha fatto/manipolato la foto, oppure se davvero era una opzione presa in considerazione da Ford e soprattutto se intendessero lasciarlo così o utilizzare la grafia propria dello spagnolo con la ñ, perché immagino si riferisca a La Coruña, la città nel nord della Spagna. Per quanto non mi piaccia un granché, è interessante perché nell'ambito della nomenclatura Ford poteva avere una triplice valenza: riprendere la serie dei luoghi famosi (Cortina, Capri, Granada...); restare in ambito spagnolo (Granada, Fiesta, Sierra); abbinare le due cose e creare una novità nella continuità con il modello che andava a sostituire, cioè Granada. Infine, una richiesta: @PaoloGTC, non è che per caso riesci a ritrovare/ricaricare le immagini dei tuoi primi post di questa discussione?
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Un paio di cose che volevo condividere qui con voi su vecchi progetti Ford. Intanto una questione di "nomi", che solo recentemente ho capito. In pieni anni Ottanta, immagino ricorderete Orion, cioè la versione tre volumi di Escort, uscita nell'autunno del 1983. Bene... qualche tempo fa leggo l'ennesimo interessante post di CarDesignArchives, che quella volta parlava del restyling della prima Fiesta, quello presentato nell'agosto dell'83. E scopro che quel progetto aveva un nome in codice che non sapevo: "Orion". Così, banalmente penso: toh, a qualcuno è piaciuto e l'hanno riciclato per la Escort a 3 volumi che dovevano presentare poco dopo. Poi ci ripenso. Ma Ford, non usava nomi di persona per i progetti interni? Sierra era "Toni" (dopo essere stata "Linda") e prima c'erano state "Erika" (per Escort '80), "Gloria" per Granada '82, "Teresa" per Taunus/Cortina '80, "Carla" per il restyling Capri del '78, "Brenda" per Escort '74 e "Diana" per Capri II sempre del '74. Poi mi si accende una lampadina... in effetti avevo visto tempo addietro che il progetto per la Fiesta tutta nuova, quella del 1989, già nei primi anni Ottanta si chiamava "Libra", che ovviamente nome di persona non è. Allora cerco di capire: vediamo come si chiamava il progetto che portò a Scorp... miiiiiii, non ci posso credere!!! Come ho fatto a non pensarci prima! Orion, Libra, Scorpio... tutti nomi latini di costellazioni! E poi... ma certo, in USA cosa uscì nel 1986? La Taurus!!! Altra costellazione. * Per la cronaca, il nome del progetto di Scorpio è ufficialmente "DE-1", ma non so se avesse avuto anche un nomignolo. Mentre risulta che Ford USA avesse creato un gruppo speciale di tecnici, chiamato "Team Taurus", dedicato a quel nuovo progetto critico per il futuro di Ford, visto che doveva sviluppare il prossimo modello nel segmento più centrale del mercato americano. E certe maquettes del programma riportano in effetti il nome Taurus. Bene, condivisa questa scoperta (magari ovvia e stranota per quelli meno sprovveduti di me..., in caso faccio pubblica ammenda), passo a qualcosa di più tangibile. Si parlava di Orion, cioè sostanzialmente una Escort a tre volumi. Era allora abbastanza normale dare un nome specifico alle versioni con la coda di modelli nati senza (e quindi ovviamente più piccoli), anche con l'intento di metterli in un settore di mercato in qualche modo superiore. Jetta lo era per Golf, Regata per Ritmo, Duna per Uno, Marea per Brava, Montego per Maestro. Per non parlare di tutti quei modelli principalmente di marchi giapponesi e per noi assolutamente esotici che popolano le strade di molti paesi dell'Oriente e dell'India, ma ormai anche del Sudamerica. Ma i più scafati ricorderanno roba rara - anche se meno esotica - come la "Siete" per R5 e la Derby per Polo. Ecco, Derby... ...guardate come avevano chiamato una proposta per versione tre volumi di Escort '80! Erika "Derby" (immagine pubblicata su internet dal libro di Steve Saxty "Secret Fords") Evidentemente la VW Derby del 1977 era il concetto di riferimento, sebbene di una categoria diversa. Poi quelli dello studio Ghia ancora si riferivano al nome in codice Erika, non essendo ancora uscita la nuova Escort (e forse non ancora deciso il nome per questo modello, talmente nuovo nella linea e nella meccanica che forse era in discussione se mantenere il nome storico o no...). Però non si erano limitati al compitino 3 volumi e via. Non contenti di essere i primi a introdurre la formula due volumi e mezzo con portellone, qui tentavano l'applicazione radicale dello stesso concetto a tutta la coda! Non convinsero chi prendeva le decisioni in Ford, e si dovette aspettare fino al 1991 per vedere in produzione questa idea. Solo che fu di nuovo VW a farlo e si chiamava Seat Toledo! Ma tornando indietro di qualche anno, ecco un altro tentativo di Ford per una tre volumi compatta, stavolta nel regno delle vere cittadine, proprio quello della Derby originale. Questa maquette fa parte ovviamente dei mille studi realizzati da Ford nell'ambito dell'enorme e lunghissimo processo che portò alla prima Fiesta, quella del 1976. In particolare dovrebbe venire da uno dei centri design europei di Ford, ma non sembra troppo lontano da un altro modello forse più noto, sempre tre volumi, realizzato da Ghia su richiesta del quartier generale USA: Erano i tentativi di adattare l'idea di questa "B-car" Ford ai gusti e alle possibilità di successo dei mercati americani, sia del Nord che del Sud, perché in quel continente le due volumi ancora non sembravano ricevere molta attenzione. E le fiancate per eventuale carrozzeria a quattro porte ne sono ulteriore prova. Ma le esigenze del mercato europeo ebbero la meglio e Fiesta fu. * (nota del traduttore: in italiano sarebbero Orione, Bilancia, Scorpione, Toro)
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