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angeloben

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  1. Buondì, torno un po' sui progetti di piccole Opel che non hanno visto la luce. Si va indietro nel tempo di una cinquantina d'anni (mezzo secolo, mi fa abbastanza impressione...), quando a fine anni Sessanta Opel aveva iniziato a pensare allo sviluppo di un'auto piccola, sotto la Kadett. Tra le idee connesse a questo progetto, c'erano la trazione anteriore e l'impostazione due volumi, entrambe novità sostanziali per il design Opel (e GM...) di quei tempi. Per chiarezza, si parla di una fase precedente al vero progetto S-car (Small car?) che portò alla Corsa A. Risale a quel periodo "esplorativo" (non saprei dirvi l'anno esatto, ma direi dal 1969 ai primi anni Settanta) questo prototipo sviluppato come dimostratore di un'idea strutturale particolare, legata in specifico all'architettura a trazione anteriore. L'intera porzione frontale era connessa al resto della vettura mediante due traverse sganciabili. Una soluzione che non ha avuto seguito, come sappiamo, ma certamente interessante. Il modello tra l'altro è tuttora esistente, sebbene nella configurazione giunta ai nostri giorni si notino alcune differenze rispetto all'immagine storica riportata qui sopra. Tra le differenze più evidenti, si notano i fari anteriori di foggia completamente diversa, i paraurti di colore scuro uniforme e dalla forma forse meno sfuggente, sedili e cerchi più ordinari. Direi che il modello possa aver subito nel tempo modifiche per avvicinarlo a soluzioni più realizzabili/utilizzabili, anche se dubito sia mai sceso in strade pubbliche, perché non ha specchio retrovisore esterno, né soprattutto tergicristalli! Per quanto credo che questo modello sia stato creato senza prospettive di produzione e quindi non avesse specifiche velleità estetiche, si può dire che l'impostazione generale della linea sia certamente nei binari del design globale di quel periodo, e abbastanza riconoscibile come Opel-GM. Vedi la linea generale - e il portellone in particolare - che ricorda Kadett C City o i fari anteriori simil-Manta. Ma alcune soluzioni specifiche sono certamente degne di nota: - la prima riguarda il "cofango" - legato a questo, mi viene da pensare che questo componente non sia in acciaio... ma non è che forse sperimentavano anche una carrozzeria interamente con pannelli in vetroresina o simili? - poi sempre sul cofano: l'assenza di calandra "aperta". Le prese d'aria nel paraurti ci sono, è vero, ma non sembrano onestamente molto ampie... il motore era tradizionale? - le portiere hanno il telaio avvolgente sul tetto, senza gocciolatoi a vista: una soluzione andata in produzione diversi anni dopo con le Fiat giugiaresche e che Opel usò per la prima volta con Vectra solo nel 1988! - le maniglie delle portiere incassate, stile Renault 5 - la netta divisione della linea tra la porzione inferiore paracolpi in materiale plastico e quella superiore colorata; è un tema stilistico certo visto da più parti, ma che Opel ha proposto spesso nel tempo, soprattutto nei suoi concept. La somiglianza più evidente è in quella che pare un'erede diretta di questo prototipo, vale a dire la Opel Junior del 1983. - e a proposito di Junior, un'altra soluzione degna di nota: i fari posteriori incassati nel paraurti in materiale plastico. Prima di Fiat Ritmo... In ultimo il dettaglio più piccolo e insignificante a livello di progetto e design, ma che sono sicuro tutti hanno notato: cos'è quel simbolo sulla calandra e sul portellone???? Perché quel triangolo inscritto in un cerchio???
  2. Urca!!! Confermo, non si era mai vista su queste pagine. E io non l'avevo proprio mai vista! E visto che queste cose mi incuriosiscono tremendamente, non potevo restare (e lasciarvi) nell'ignoranza... e quindi vi propongo anche due viste della coda! foto che tra l'altro consentono un raffronto diretto con la Calibra A, anche se in versione cabrio... Analizzando adesso con più completezza la proposta, ci sono alcuni temi interessanti da discutere. Anche io sono perplesso su questo prototipo e credo sia stata una decisione giusta quella di non mandarlo in produzione in questa forma. Al di là di qualche spunto interessante, dà l'impressione di essere un passo indietro rispetto a Calibra A. Tra i punti critici, vedo soprattutto una minore "presenza", forse dovuta al diverso rapporto lunghezza/altezza, alle linee meno tese e filanti e sicuramente anche alla impostazione cab forward menzionata da Paolo. Anche altri aspetti mi convicono poco: - la soluzione degli specchi integrati, per quanto interessante per l'epoca, non mi pare riuscitissima. Su Vectra B vennero decisamente meglio (e io mi sono sempre detto che sarebbero stati meglio su una eventuale Calibra B...) - i paraurti meno pronunciati e senza modanatura in qualche modo mi sembra riducano il dinamismo della linea (quella modanatura della Calibra, per quanto sia un dettaglio secondario, a me è sempre piaciuta moltissimo!) - i fari posteriori erano chiaramente un'evoluzione di quelli originali, ma troppo grandi, soprattutto arrivano troppo vicino al bordo del baule. E se le luci interne circolari possono essere interessanti, tutto il trasparente scuro intorno mi risulta pesante - la zona portatarga tra i fari post è un po' piatta, così come il bordo del baule, che mostra anche uno strano profilo/cornice - anche davanti, lo spoiler inferiore tagliato al centro lascia un vuoto che fa sembrare il frontale un po' sollevato - il vetro laterale posteriore non che sia mal riuscito, anzi, ma è piuttosto piccolo facendo sembrare l'abitacolo e tutta la vettura più piccola, meno importante. E in effetti dà un senso di già visto: a qualcuno ricordava la Toyota Celica anni '90, a me ricorda anche Hyundai Coupé e persino una delle proposte per Fiat Coupé... Il montante posteriore comunque è ben tornito e raccordato davvero bene alla fiancata. Una realizzazione certamente più raffinata di quella di Calibra A, che aveva il montante "appoggiato", anche se in maniera riuscitissima. Il prototipo comunque è interessante anche perché mostra alcune piccole varianti sulle due fiancate. I fari anteriori sono la differenza più evidente, in particolare l'indicatore di direzione: - quello della fiancata lato passeggero, con andamento "all'insù", è una validissima evoluzione dei fari Calibra A e mi ricorda moltissimo quello del disegno che girò come preview della Omega B! - l'altro, "all'ingiù", è più banalotto. Altra variante mi pare la lavorazione della zona bassa della fiancata: - lato guida mi sembra che lo scavo/scalino sia più arretrato e arrivi fino al passaruota con una leggera piega che forse intravedo persino proseguire sul paraurti posteriore. - dalla parte opposta, lo scavo mi sembra più avanzato sulla fiancata, forse toccando - all'opposto - il passaruota anteriore (ma non so se sia gioco di riflessi della foto...) Altri dettagli che hanno attirato la mia attenzione, ad esempio quelli che si rifanno ad altre proposte Opel di quel periodo: - la calandra nello stile del concept Maxx e poi vista su Astra G - la maniglia di Omega B, in tinta e dal disegno un minimo più ricercato delle precedenti. In ultimo, un plauso per l'idea di abbassare la soglia del cofano bagagli a filo paraurti, con un taglio inclinato dall'interno dei fari posteriori. Ma un dubbio: avrebbe mantenuto il portellone?
  3. Sicuro, gli spoiler anteriori sono l'altra faccia della medaglia! ? Meno appariscenti di spoiler e alettoni sulla coda, e quindi meno chiacchierate, le appendici aerodinamiche anteriori hanno però un ruolo altrettanto importante dal punto di vista tecnico. E in effetti per quelli a movimento automatico anche stavolta il primato è dell'Italia! E ancora una volta di una berlina di classe superiore, e sempre negli anni Ottanta, ma addirittura ancor prima della Thema 8.32! L'Alfa 90 infatti portava questa innovazione due anni prima, già nel 1984. E dal Giappone poco dopo risposero a modo loro: con l'elettronica. A partire dalla (per noi) assai esotica Nissan Skyline serie R31 del 1985, che per le versioni GTS proponeva l'AutoSpoiler, uno spoiler normalmente nascosto, che fuoriusciva con movimento "a ribalta" da sotto il paraurti oltre i 60 km/h, controllabile anche dai pulsanti in plancia. Le successive serie R32 e R33 videro evolvere questa soluzione verso il movimento "a scivolamento". Sempre dal Giappone, nel 1990 la ipertecnologica Mitsubishi GTO (o 3000GT da noi) propose una soluzione similare, con un labbro inferiore che si estendeva automaticamente scivolando verso il basso. A questa era abbinato l'alettone posteriore a variazione automatica di incidenza. Tornando in Europa, nel 1992 appare la Ford Escort RS Cosworth, il cui spoiler anteriore prevedeva l'estensione automatica per mezzo di una lama che fuoriusciva scivolando in avanti. Un anno dopo, ancora dal Giappone, sulla Toyota Supra IV appariva uno splitter anteriore di foggia e funzionamento similare, offerto in opzione. Le supercar nipponiche del periodo combattevano a colpi di tecnologia, anche nell'aerodinamica....
  4. Si è già parlato qua e là di vari alettoni e spoiler particolari, ma io vorrei dedicare un messaggio a un genere specifico, quello delle appendici aerodinamiche con movimento automatico. Non parlo di aerodinamica attiva in senso lato, ultimamente sempre più "di moda", ma che ad esempio include paratie mobili totalmente nascoste. Intendo piuttosto quelle appendici visibili ma integrate nella linea della vettura e che certamente portano con sé anche un'idea estetica significativa per designers e... clienti! Sebbene confinati ancora al mondo dei modelli sportivi d'alta gamma, da una quindicina d'anni i modelli dotati di questo tipo di spoiler automatici si sono moltiplicati, per cui nel post mi concentrerò sugli esordi commerciali di questo fenomeno del design automobilistico. E si parte dall'Italia! ?? Il primo esempio di alettone posteriore a fuoriuscita automatica risale al 1986 e fu introdotto dalla "Thema Ferrari" citata tempo fa da slego: un dettaglio esclusivo ed unico come lo era l'idea stessa di questo modello. Da ricordare come in posizione di riposo l'alettone scomparisse totalmente sotto la sua copertura, a filo del baule, senza modificare la linea originale della vettura. Se il primato della 8.32 è certo e riconosciuto, per le successive apparizioni sul mercato devo andare a memoria, che riconosco essere alquanto limitata e molto legata al mercato europeo di quei tempi. Potrei quindi ignorare esempi coevi di produzione americana o giapponese, ma chi ne sa di più è benvenuto! Quindi... è nel 1988 che la nuova Volkswagen Corrado riapre il mercato delle coupé in Europa, e trova un elemento di distinzione proprio nel suo spoiler integrato alla base del lunotto, che si solleva automaticamente alle velocità più elevate. Lo scopo è ovviamente aumentare il carico aerodinamico e questo è il suo meccanismo: L'automatismo scatta a 120 km/h, ma non in USA... là, causa limiti di velocità normalmente molto più bassi, si alzava già a 45 mph (circa 72 km/h...): e questo rende chiaro quanto fosse significativa, soprattutto sul mercato americano, l' "apparenza" di questo elemento. Forse il mercato europeo (e in particolare quello più ricco del nord) è generalmente più sensibile ai temi tecnici, anche se magari non immediatamente visibili. Aveva comunque anche il suo pulsante per il comando a richiesta. Un anno dopo, nel 1989, i cugini di Zuffenhausen fecero debuttare la 911 Carrera 4, primo modello della serie 964, che introduceva anche la trazione integrale nella produzione Porsche di serie (dopo la produzione limitata della 959). Ma l'altra particolarità di questa serie fu lo spoiler in coda a sollevamento automatico (oltre gli 80-90 km/h, oppure anche manuale), che abbinava la funzione di puramente aerodinamica a quella di un aumento della portata d'aria per il raffreddamento del motore (sempre ad aria...). Ancora negli anni Novanta, le applicazioni sono sempre rare e una di questa viene ancora da Porsche con la prima Boxster del 1996. Come detto, questi sopra sono gli albori (europei...) di questa tecnologia, in seguito sempre più diffusa, come testimonia anche l'applicazione (invero abbastanza rara) su una vettura piuttosto lontana dal concetto di sportività come la Citroen C6, già citata anche lei. Il resto è storia recente...
  5. Be', questa non è molto diversa dalla Uno con la figurina dell'auto e la spia temperatura acqua... Semplicemente qui manca la spia dell'acqua, perché si tratta della Visa con il bicilindrico 650 con raffreddamento ad ARIA! ? Anzi, qui c'è pure il contachilometri parziale! ?
  6. Certo che si può! Ma in casi di oggetti del genere, vale solo se si posta un'immagine adeguata... In effetti mi era sfuggita completamente quando pensavo ai modelli con paraurti/paracolpi rigati...
  7. Sì, ammetto che il livello di impallinamento è divenuto patologico ...ma essendo una dipendenza non ce la faccio a smettere e proseguo nell'argomento... Dicevamo... le fasce paracolpi zigrinate o rigate. Sembrano una banalità (e lo sono, ovvio), eppure non è che siano poi così diffuse nelle automobili normali (escludendo quindi fuoristrada o veicoli commerciali). A memoria penso che ancora una volta sia stata una francese ad averle introdotte, e non una qualunque. Nel 1972 la Renault 5 utilizzò per la prima volta i paraurti in plastica ed avevano le loro rigature Riportate anche nelle fasce paracolpi laterali introdotte in seguito (nel 1976 con la versione GTL) Due anni più tardi, delle protezioni laterali chiaramente ispirate a quelle di R5 furono applicate anche sulla versione GTL della R4. Per colorare il post, qui vi riporto però la versione in azzurro della versione speciale Jogging del 1981. E prima della Panda, le fasce paracolpi zigrinate (solo lateralmente) arrivarono nel 1979 persino sulla nobile Mercedes-Benz serie S (sia W126 berlina che C126 coupé), prima Mercedes ad utilizzare paraurti in materiale sintetico. Questa finitura rigata fu poi modificata rendendola liscia con il leggerissimo aggiornamento del settembre 1985. E finisce qui. Promesso.
  8. La discussione piace, si fa sempre più corposa, e così è fisiologico che comincino a moltiplicarsi le ripetizioni. Chissene, siamo qui per svagarci . Solo l'occasione per invitare a leggere anche i post precedenti, per non perdersi nulla e godersela di più. Riparto dal tema introdotto da slego, le fasce in plastica zigrinata: Non credo di aver mai saputo di questa iniziale assenza, in effetti fa strano! Avessi mai visto una E21 così, fino ad oggi avrei creduto che avesse perso la fascia... ora posso complimentarmi con il proprietario per l'introvabilissima rarità (salvo poi sentirsi rispondere "ma quale rarità, la fascia me l'hanno catubata una settimana fa e mi fumano ancora i chitarrini ) Comunque sì, la fascia zigrinata come completamento dei fari posteriori ha avuto alcuni emuli, a partire dalla concorrente diretta Alfa Romeo Giulietta, che nella versione "84" di fine carriera applicò una fascia zigrinata grigia a tutta larghezza, sotto i fari principali, con inseriti però i retronebbia. La coeva Peugeot 205 iniziò una stagione in Peugeot, che proseguì con 309 e poi 405 berlina prima serie. Barando un po', ecco la fascia di 205... nella interpretazione rally! Dai, però bravi in Peugeot, mantenere continuità stilistica trasformando una fascia zigrinata in griglia di ventilazione! Allargando il campo dai soli fari posteriori alle fiancate, le fasce zigrinate furono anche un'originale caratteristica di un'altra francese, la Renault Fuego (1980) Un po' come altre auto "latine" del periodo, Ritmo su tutte (ma non solo), la Fuego aveva una quantità di temi di design particolari, dal portellone bombato alle maniglie incassate, ai cerchioni "piatti" con tagli verniciati. Ma soprattutto, il disegnatore (Michel Jardin) sviluppò qui in modo completo un tema "spoilerato" un paio d'anni prima in maniera molto "sfumata" dalla R14 TS proposta da 3volumi3, inclusi gli specchi con disegno aerodinamico e in continuità con la fascia nera. E qui ci si potrebbe estendere ulteriormente alla successiva reinterpretazione di nuovo italiana, di nuovo Alfa Romeo, di nuovo già citata anteriormente in questa discussione: la fascia in plastica grigia (questa volta liscia) sulla linea di cintura di Alfa 75 (1985) Gli anni '90 videro poi svanire completamente anche queste che mi paiono le ultime e più evolute vestigia di quel particolare fenomeno che fu il "plasticume" anni '70-'80, più volte trattato in altre discussioni di questo forum. Finirei il post con un ulteriore sconfinamento fino ai paraurti, per ricordare le fasce paracolpi zigrinate delle Opel prima metà anni ottanta, iniziate dalla Ascona C del 1981, Proseguirono con Corsa A, Rekord E2, Kadett E. Fu Omega a mettere la parola fine a questo dettaglio in casa Opel, in nome dell'aerodinamica che "levigò" ogni superficie...
  9. Svelare misteri è una grande soddisfazione per la nostra curiosità malata La tua cantina (di immagini e notizie) fa impressione... grazie per condividerle qui. Non si può negare che il cambio di rotta stilistica abbia fatto bene alla G90, ma mi sembra evidente che non ha mai rischiato di essere bella! Niente da ridire comunque, sappiamo tutti che i concept nati per ricerca aerodinamica mettono giustamente l'estetica in secondo piano, esempi ce ne sono a bizzeffe, da tutti i costruttori. E qui mi riallaccio al commento di Stev66: Sì, anche a me questi modelli hanno ricordato in qualche modo le piccole monovolume Mercedes-Benz, e soprattutto i concept ad esse legate (la Vision A 93 del 1993 e la FCC del 1994 pensata per il nascente mercato cinese); ma più in particolare alcune cose mi hanno rimandato al concept F100 del 1991, anch'esso in effetti uno studio principalmente aerodinamico...
  10. Quesiti interessanti, e credo di avere delle risposte. In effetti la posizione delle vetture in quel garage un po' scalcinato di Opel cambia spesso: reportage differenti da questa fascinosa caverna mostrano una variazione continua dell'allestimento, sebbene certi raggruppamenti "tematici" si mantengano abbastanza costanti. Riguardo alle auto con pecette, ho confrontato bene ? le immagini cui ti riferisci (pecetta per pecetta ) e posso confermare che si tratta della stessa vettura, il prototipo di Tigra B. Sul quale, a proposito, in un altro post ti chiedevi se per caso fosse una configurazione "targa": da questa foto di dettaglio, tenderei ad escluderlo, non mi pare di riconoscere parti removibili. Forse si può pensare ad una "normale" soluzione da coupé con portiere senza telaietto, con vetri a vista. Ma in realtà, la zona posteriore è molto "fumosa"... era una normale coupé stile Tigra A o era già una CC (coupé-cabriolet) come poi fu il modello finale? O magari una targa davvero, ma di quelle particolari, stile 911 (993) oppure Ferrari 575 Superamerica per citare nomi grossi, oppure la forma della portiera a me a fatto venire in mente la possibilità che fosse qualcosa sul genere Renault Wind... Ora l'altra domanda, quella sul modello con le gobbe sul tetto, quello dietro la Corsa Eco 3. Questa foto svela il mistero... ... ma in realtà è un altro mistero! La macchina in questione è quella specie di tapiro grigio scuro senza targa, in mezzo tra la G100 azzurra e la G90. Però... aspetta, prima di continuare col tapiro... ...ma la G90 è quella argento metallizato di coda, in fondo nella foto! Sì, se ne vede la metà scarsa, ma il nostro occhio allenato ci dice che è chiaramente lei la G90 che tutti riconosciamo per le foto ufficiali pubblicate da Opel. Ma allora... quella verde acqua, di fronte... cosa è? Guarda e riguarda le varie foto, francobollo dopo francobollo, è una G90! Evidentemente ne esitono due esemplari, di colore leggermente diversi, di cui quella verde acqua sembra essere una versione "meno rifinita", mentre l'altra argento è sicuramente quella usata per i servizi fotografici. (Fine della parentesi G90, sigla che per i più curiosi sta a significare l'obiettivo dei 90gr di CO2...) Quindi, dicevamo... il tapiro con le gobbe... Be', quel prototipo io non l'avevo mai visto né sentito dire, ma se devo dire la mia lo classificherei proprio nel filone di G90. Al netto dello stile arrotondato anziché spigoloso, mi pare evidente che si tratti di uno studio aerodinamico avanzato di classe MPV compatta, proprio come G90 e le analogie sono più d'una, a cominciare proprio dalle gobbe sul tetto, ma anche la forma dello spoiler anteriore... Di primo acchito mi verrebbe da pensare che sia un progenitore del concept finale, ma alcuni particolari mi impongono di non essere categorico: i gruppi ottici anteriori ad esempio mi sembra che riportino all'interno le luci di Astra H (2005)... Del resto anche l'altra novità di questi giorni, quello strano e fantomatico studio aerodinamico indicato come "Opel Parabolica", quel sito che al momento sembra l'unica fonte lo riporta con l'anno 2010...
  11. Per la serie specchi retrovisori, qualche contributo è già arrivato. E qui proseguo per approfondire il tema... Il retrovisore lato passeggero quadrato era in effetti una caratteristica lanciata nel 1982 sulla W201 (la 190 per intenderci), ed era curiosa perché i due retrovisori erano diversi in entrambe le dimensioni, quello passeggero più alto e più corto. Mentre Mercedes aveva già abbandonata la scelta, il gruppo VAG la ripropose con Audi a partire dal 1994 con la prima A8, ma stavolta variava solo la lunghezza. Altre Audi e Volkwagen del periodo seguirono, poi ritornarono anche loro alla simmetria. Idee più interessanti sui retrovisori sono state quelle per integrarli nel disegno della carrozzeria. Già citati quelli di Vectra B: Si possono ricordare anche quelli di Citroen Xm (1990), con gli specchi in plastica grigia in continuità con la fascia del medesimo materiale che stava alla base del parabrezza, inserendoli così nella "zona scura" della superficie vetrata a contrasto con la carrozzeria verniciata. Esaltando in tal modo anche il doppio scalino nella linea di cintura. E poi anche Renault Espace, con la II e la III serie degli anni '90. Dalle 7 posti alle due posti secchi: gli specchi montati a metà montante di Ferrari Testarossa primissima serie del 1984... ...e della BMW Z1: E poi "una fissa" tutta giappa, gli specchi montati a metà cofano, qui in una ottantesca Nissan Leopard F30, allestimento "qualunque"... In versione "estrema", eccoli in una sua super esotica derivata, quella citata da "j" molte pagine più su... E con le supercar... i periscopi! La Lamborghini Countach LP400, cioè la prima serie del periodo '74-'78, aveva sul tetto il taglio e la fessura rimasti come "organi vestigiali" dell'idea originaria del prototipo LP500 del 1971, che realmente impiegava uno specchio periscopico... Assai più riconoscibile e visibile la realizzazione nelle rarissime Isdera, che del periscopio hanno fatto un segno distintivo a partire dalla Imperator 108i, che ha portato alla produzione (si fa per dire...30 pezzi!) il prototipo CW311 del 1978: Finiamo con qualcosa di molto più prosaico e nostrano, un dettaglio se si vuole, che mi sembra però molto specifico: gli specchi con la scritta Alfa Romeo caratteristici della produzione fine anni '70 (quelli avvitati alla carrozzeria) e prima metà degli anni '80 (questi in foto) Finisco uscendo dal tema specchi, ma il particolare sopra mi ha ricordato un'altra curiosità sempre italiana, sempre di quel periodo: le scritte di marca/modello inserite all'interno di un altro elemento, il gruppo ottico posteriore della Fiat 131 II serie (1978) E allora, come non ricordare gli originali fari posteriori della prima serie del 1974, che con le luci di retromarcia fecero un semplicissimo capolavoro:
  12. Soluzione ispirata anche alla Ford Fiesta del 1996, che aveva riservato al solo allestimento Ghia questa calandra con trasparente che inglobava l'ovale caratteristico delle Ford del periodo. E' stata citata da altri anche la sofisticata soluzione dei fari posteriori a "gemme" di Fiat Brava 1996, e io aggiungo quella forse meno complessa, ma similare, di Fiat Multipla I serie del 1998, sempre completamente inserito in un taglio del parafango posteriore e con la freccia a forma di... freccia! Proseguo con altre soluzioni interessanti per i fari a scomparsa, come quella con i "parasole" dell'Alfa Romeo Montreal (1970), che a riposo davano al frontale un'aria molto accigliata e poi scomparivano... Unici i doppi fari a scomparsa della rarissima Cizeta V16T (1991) E che dire delle auto con faro centrale? Nel 1935 la cecoslovacca Tatra 77a, versione aggiornata del suo rivoluzionario modello aerodinamico 77, presentava anche la novità del faro centrale. Questa era l'opposto di un'auto popolare, ma se il frontale vi ricorda in qualche modo l'Auto del Popolo per eccellenza, beh... andatevi a ricercare la storia delle idee che portarono Ferdi Porsche al risultato finale da presentare al suo committente. La Tatra 603 del 1956 ripropose l'idea in forma più integrata e se vogliamo originale, ma forse troppo... L'americana Tucker Torpedo (1948) è stata forse resa più famosa dal film di Coppola del 1988 che dal suo (in)successo, e il faro centrale portava con se anche la caratteristica di essere orientabile secondo la direzione di sterzatura... Passando a soluzioni decisamente più normali e recenti, a me poi non dispiace la soluzione dei gruppi ottici anteriori con l'indicatore di direzione sotto o sovrapposto, attaccato e a tutta larghezza (più recentemente anche sotto il medesimo trasparente): Ford Fiesta 1976 è il primo che mi viene in mente Renault Twingo lo ripropone in forma più giocosa molti anni anni dopo (1992) Poi anche Daewoo Kalos (2002) in forma più dinamica e geometrica Anche Fiat Idea (2003) e poi Multipla restyling Gli indicatori di direzione sovrapposti ai fari furono anche una delle caratteristiche particolari (e a mio parere non riuscite) delle più discusse vetture BMW dell'era Bangle, dalla Serie 7 E65 (2001) alla Serie 5 E60 (2003) e coeva Serie 6 E63. Più semplici, ma per me preferibili quelli di Ford Fusion (2002) La cui forma mi pare sia stata introdotta dal concept/prototipo di Mercedes-Benz SLK del 1994, poi non tradotta nella versione di serie, secondo me perdendo molto.
  13. 3volumi3 ha citato i ripetori laterali di molte Renault anni '70-80, che riprendevano la forma a rombo del marchio. Credo introdotti ancora una volta da R5, e ricordiamo che non erano/sono obbligatori in tutti i mercati (in Italia sì). Sempre a proposito di Renault, avevo citato in un mio precedente intervento le asimmetrie nelle calandre (meglio, del marchio) di alcuni modelli anni '80, non ricordando che probabilmente citavano la coppia R8/R10, antenate degli anni '60. La R8 (1962) si faceva notare anche per la piega centrale del cofano anteriore concavo. Che copriva i bagagli, non il motore... E che ricorda quello del famoso prototipo di berlina a trazione anteriore Alfa Romeo tipo 103 del 1960. Il cofano concavo era una delle particolarità di un'altra francese del periodo, già citata in altri post, la Citroen Ami6. Lo si è visto nei tanti post, in questo campo di curiosità, stranezze o stravaganze, i Francesi "so' i re di' qquattiere e detengono i'ppotere" (cit.). Per lo meno lo sono stati per svariati decenni, proponendo un'infinità di soluzioni originali! Passiamo ad alcuni gruppi ottici posteriori a mio avviso particolarmente riusciti nella loro originalità: Il trasparente con tema ad L ribaltate di Alfa 33 1a serie Soluzione poi riproposta in una variazione più moderna - e semplificata - da Peugeot su 405 (e poi 309 restyling) E ora due idee che sono poi divenute "marchi di fabbrica" per i rispettivi costruttori: il magnifico gruppo ottico a scalino di BMW E32 (1986) ...e il faro con le profonde nervature orizzontali del trasparente della Mercedes-Benz W116 (la serie S dei primi anni '70) Anche Ford ha avuto una breve fase - diciamo a cavallo del 1980 - di fari posteriori caratterizzati da un particolare trattamento simile a quello Mercedes, ma con profilo "seghettato", introdotto dalla Taunus TC3 del 1979 e poi Escort '80, Granada ultimo FL 1981, poi... stop. La Sierra nel 1982 inaugurò per Ford il design aerodinamico, liscio e arrotondato, niente più spigoli, neppure nei fari... Ford Fiesta '89 aveva i suoi bei fari "a foglia" che a me paiono un'evoluzione certamente imbellita di quelli di Toyota Corolla 1983 e Starlet 1984, forse i primi a seguire la linea inclinata del portellone avvolgente I fari posteriori a triangolo (in realtà una forma più complessa) della Jaguar XJ 3a serie del 1979 ridisegnata da Pininfarina, furono una bella soluzione che partiva dal precedente gruppo ottico per riempire la zona vuota attorno, seguendo il taglio inclinato del cofano bagagli Da qui forse originarono idee successive assai note come quella della Volkswagen Golf II del 1983 e della quasi coeva MB W124. Passando ai gruppi ottici anteriori: riuscitissimo l'effetto |__/ \°/ \__| dei fari a trapezio rovesciato di Alfa 75 e poi 155 E nella tipologia fari a scomparsa, ecco quelli coperti con sportello retrattile della Chrysler LeBaron quelli che si ribaltano su se stessi di Opel GT (1969) e infine quelli "a rana" di Porsche 928
  14. Bello menzionare anche la Ranch, grande anticipatrice... In effetti non la ricordavo per questo aspetto, ma scrivendo <<auto "normali">> intendevo limitarmi alle classiche berline o station wagon, perché appunto le altre categorie un po' specialistiche (in cui a mio parere rientra anche Ranch, nonché la stessa Range Rover) già a quei tempi potevano proporre alcune soluzioni particolari appunto per la vocazione specifica. Allargandomi allora ai fuoristrada, mi viene in mente un'altra soluzione che mi ha sempre fatto simpatia, più che altro perché l'ho spesso associato a qualche cane che se lo gode... il lunotto discendente come un finestrino normale del Toyota 4Runner: Pare (lo leggo su Wikipedia che sono andato a guardarmi adesso...) che la soluzione nasca dal fatto che il primo 4Runner nasce (nel 1983) dalla chiusura del pickup Hilux, di cui manteneva cassone di base e relativa ribaltina. Quindi niente portellone vero e proprio, ma semplicemente il lunotto scendeva nello sportello-ribaltina. Così sulla prima serie (in cui la copertura in fibra di vetro del cassone era ben evidente, per quando ben integrata). Nella seconda serie (1989, quella che iniziarono a vendere anche in Italia) la derivazione da Hilux rimaneva, ma la carrozzeria di 4Runner divenne una vera e propria versione chiusa, in acciaio, conservando tuttavia la soluzione senza portellone, ma con ribaltina e lunotto discendente. Le serie successive (che non credo sia più arrivate da noi...) hanno poi adottato un portellone classico ad apertura verso l'alto, ma il "marchio" di fabbrica del lunotto discendente è stato mantenuto. Tornando al tema "maniglie", dicevo che molti si sono cimentati con soluzioni di varia fantasia, forse perché è un dettaglio piccolo (e quindi non troppo impattante nell'economia generale di un progetto, forse), ma comunque di sicuro impatto. Perché, si voglia o no, mentalmente la si cerca subito, perché rappresenta in concreto il modo di entrare in contatto e di "impossessarsi" dell'auto. E mentre scrivevo, mi sono reso conto che io mi ero focalizzato sulla grande serie, ma nel mondo delle supercar (un tempo le chiamavamo "fuori serie" , forse impropriamente, ma quanto era più fascinoso!) ci sono un sacco di esempi curiosi. E si può andare indietro di molti decenni. Per le supercar sportive in particolare, si è spesso trattato di nascondere o meglio integrare l'elemento per non sporcare la linea, che ovviamente ha un ruolo fondamentale per queste auto. Un elenco sarebbe fin troppo lungo, cito giusto Miura per dare il senso... E così, pensando alle supercar, adesso devo forse correggere la mia dichiarazione che Fiat Coupé del 1994 è stata la prima ad eliminare del tutto la maniglia/serratura dalla fiancata verniciata: in realtà nel 1991 Mazda lo aveva fatto con l'ultima RX-7 (Wankel...) Poi chissà quante lo avevano già fatto prima, ma io non ne ho idea, sorry. Altra citazione mancata, quella della prima Renault 5 (1972), che penso sia stata la prima a introdurre (meglio, eliminare...) la maniglia con lo scasso a fianco della portiera. Altre maniglie curiose: la Lincoln Continental (2017) e la versione speciale Coach con porte ad armadio che ricorda la versione anni '60 Per concludere, una delle idee più intriganti che tutt'ora mi affascina e forse è rimasta un unicum nella produzione di serie: le portiere discendenti di BMW Z1
  15. Continuo la carrellata, rimanendo nel binario della produzione strettamente di serie - come suggerito dall'iniziatore della discussione Merak (a proposito, bell'idea, grazie!). Il portellone con "botola" a ribaltina della Renault Modus (1994): da non confondersi con le normali ribaltine già citate da altri, era un accessorio opzionale la cui rarità temo ne abbia fatto un oggetto da collezionisti. Rarità che forse faceva rima con inutilità?? Mi risulta che con il restyling sia stato depennato. Per rimanere in tema portelloni, il lunotto apribile separatamente è divenuto ormai una consuetudine di molte SW, MPV, SUV, SAV, CUV... ma chissà quando è nato (forse Range Rover 1970?). Credo però che tra le auto "normali" in Europa sia stata una novità quando a fine 1991 BMW la presentò con la Serie 5 E34 Touring, assieme peraltro al doppio tetto apribile (in metallo!) Un dettaglio stilistico in comune tra una fuoristrada giapponese di successo anni '80, la Suzuki Vitara/Escudo (1988, nella foto), e una due volumi italiana che non mancava di spunti di originalità, ma che non riscosse gli stessi consensi, la nostra Alfa Romeo 145 (1994, non c'è bisogno di foto...): lo scalino nella linea di base del finestrino anteriore. Ricordo una proposta per Fiat Cinquecento (quella anni '90) con questa soluzione, che qualcuno disse di Ermanno Cressoni, ma poi forse venne smentita... Nel forum girò una foto, eoni fa... Poi ritorno al tema maniglie porta, già ricordato da altri per quelle a bacchetta di barchetta (scusate...) e da me per quelle tonde di Ritmo, ma ovviamente non è solo FIAT che ha avuto soluzioni curiose, anche se nel gruppo ci hanno giocato molto (poche foto qui, troppi esempi e troppo noti...): - Fiat Panda e Uno 3 porte con la maniglia incassata nella fiancata (poi anche Citroen AX e - con una variazione sul tema - anche ZX 3p e Saxo 3p) - Fiat Coupé 1994 è stata la prima con la maniglia totalmente integrata nel montante, lasciando la portiera totalmente liscia, senza neppure il blocchetto chiave - Lancia Y 1996 idem... - Alfa GTV 916 (1995) e Spider, in una pur meno esclusiva soluzione a maniglia incassata, nascondono l'incavo per la mano nella profonda scalfatura della fiancata , una soluzione estetica molto efficace - e la azzardatissima SZ non si risparmiava neppure nelle maniglie... - Alfa 156 inaugura la maniglia nascosta della portiera posteriore, per un effetto "due porte" poi riproposto da uno stuolo di emuli... - e ripensandoci, anche Alfa 164, per i tempi, mostra delle maniglie incredibilmente integrate nel disegno della fiancata - e sempre Alfa, aveva "stondato" le maniglie per Alfa 33 (forse a riprendere il tema ellittico della plancia?) - infine non dimentichiamo la moda del momento, le maniglie a filo che fuoriescono (in vari modi...), lanciate nella grande serie da Tesla model S Riprenderò più in là.
  16. ...proseguo: i magnifici alettoni rialzati di Ford Sierra RS Cosworth Sierra XR4i ed Escort RS Cosworth Passando poi a qualcosa di più elitario... le "antennine" che uscivano in retromarcia dagli spigoli del baule delle Mercedes-Benz serie 140, sia berlina che coupé: La visibilità è un problema in retromarcia per auto così lunghe? MB si attrezzò con quello che allora sembrava roba da 007... e oggi sembra preistoria! (Questione di pochissimi anni e BMW serie 7 E38, con i primi sensori radar di parcheggio della storia, avrebbe reso quasi ridicola questa soluzione un po' pecoreccia, verrebbe da dire oggi) Le frecce posteriori "rialzate" della Citroen DS (va be', con DS ci sarebbero un milione di cose...) Le maniglie "tonde" di Fiat Ritmo (uguale... anche della nostra Ritmo conosciamo i tanti dettagli curiosi) Ma anche i cerchioni in acciaio con forature nascoste, sia quelli "lusso" con finiture nere (a sinistra, nella serie 1978 con specchi a diedro già ricordati da qualcuno e spoilerino in fondo al tetto ben evidente, sia quelli "base" a quadrifoglio nella foto di destra di una versione post 1980 (riconoscibile dal paracolpi sul passaruota posteriore, gli specchi stondati e ripiegabili e lo spoilerino molto meno pronunciato). E poi le (piccole) asimmetrie del frontale, specie nella serie al lancio: dalla "calandra" integrata nel paraurti con griglie di aerazione leggermente diverse a dx e sx (asimmetria poi ripresa in modo più netto da Panda), al simbolo Fiat spostato sul lato passeggero, alla griglia sul cofano sempre lato passeggero. E sempre a proposito di asimmetrie (altre sono già state citate in post precedenti), per la serie dei loghi sul frontale già citata su Ritmo (1978) e Panda (1980), ecco il Double Chevron sul frontale di Citroen BX (1982, e posto solo questa..), AX e XM, spostato sul lato guida: Ma anche di Renault in quel periodo anni '80: Renault 25 V6 Turbo (1985, foto) e poi R21 (Phase I, 1986) e Supercinque (Phase II 1987). E per stasera mi fermo qui.?
  17. Io avrei un bel numero di dettagli di design o progettuali (parlo comunque di aspetti esterni o interni, non meccanica/tecnica) che mi incuriosicono. Più onestamente si tratta di aspetti che trovo interessanti più che altro per la loro originalità. Per adesso inizio con i tergicristalli con posizione di riposo verticale del trio Seat Altea-Toledo-Leon, nascosti nel montante. Il doppio lunotto della Citroen Xm Il lunotto a curvatura "inversa" (concava) della Citroen C6 (europea e poi anche la nuova versione cinese) e C5 Lunotto "a V" di Alfa Romeo 145 e Brera segue...
  18. Ritorno sul mio "pallino" del momento, cioè una sorta di [Mai nate] applicato ai concept, cioè alle [Mai nate] per definizione! E ritorno su quel prototipo che presumo sia per Maxx. Be', ho trovato altre foto assai più esplicative... Il modello è in realtà una maquette a fiancate diverse, di quelle tipiche per presentare due proposte alternative, - quella più in alto con portiera normale, vetro con deflettore curvo (reminiscenza Opel Junior) e fari posteriori molto simili a quelli poi adottati da Corsa C; - l'altra con portiera scorrevole (e vetro diviso a metà, proprio come Maxx), che sembra similissima alla fotina a colori postata qualche giorno fa. I fari anteriori invece ricordano un po' lo stile Twingo di quel periodo.
  19. Attenzione, quell'Omega V8 con i fari più ampi, che toccano il paraurti, era un concept del 1999 chiamato "V8.com", sviluppato sulla sola carrozzeria Caravan, con pianale allungato, e un allestimento particolare tutto improntato alla comunicazione telematica da ufficio viaggiante. NON era la normale versione V8 prevista per produzione, che invece era sostanzialmente identica alle versioni 6 cilindri, con la calandra a riquadri neri e senza listello cromato centrale, forse solo i cerchioni erano esclusivi. Poi, come si sa, non è arrivata oltre 32 esemplari di pre-serie; pare per l'insorgere di problemi di raffreddamento e di trasmissione... Chissà, comunque a mio avviso era una versione poco adatta a Omega, e dubito che avrebbe avuto un mercato significativo, né mi pare che avrebbe dato un apporto significativo all'immagine del modello o della marca; troppo poco riconoscibile. Peraltro arrivava a fine carriera di un modello che non avrebbe avuto neppure un sostituto diretto.
  20. Non so come sia venuto fuori Jozef Kaban con Opel e con quel periodo, perché non mi risulta abbia lavorato per GM e in quegli anni mi sa che era ancora sui libri (o sul tecnigrafo)..., anche se mi incuriosisce il fatto che quel testo sembra un copia-incolla per come è formattato... fonte? La storia ovviamente sembra riferirsi piuttosto - come diceva Paolo - a Ignacio Lopez de Arriortua e alla causa con GM. A questo proposito mi sono sempre chiesto cosa mai potessero essere questi fantomatici progetti che lui poteva aver portato in Volkswagen. Opel alla fine non ha mai portato in produzione una piccola in quel periodo, mentre la coppia Lupo/Arosa mi sono sempre parse qualcosa di talmente basico e scontato da non poter essere il frutto di chissà quale spionaggio industriale. Peraltro, tornando alla frase di Renault, "Pico" non lo avevo mai sentito come nome di un possibile modello Opel, mentre è invece il nome del programma che Ignacio Lopez mise in atto in GM per ciò per cui divenne e rimase famoso: il taglio dei costi. PICO significava infatti Program for Improvement and Cost Optimization of suppliers. Detto ciò, ritorno all'argomento modelli per Maxx con queste altre due fotine, di vere e proprie maquette fatte da Bertone (dimensioni attorno ai 30 cm): Questa chiaramente immagina un modello ipercompatto tipo Smart (che comunque era di là da venire...), mentre il frontale ha una vaga somiglianza con VW Chico (del 1992). Quest'altra per certi aspetti ricorda Smart ancora di più (passaruota/paraurti, doppia colorazione...). Da qualche parte ho letto comunque che Hayek (il signor Swatch per intenderci), quando voleva sviluppare e industrializzare il suo futuristico progetto di citycar elettrica, proprio in quegli anni parlò ampiamente anche con Opel GM. Evidentemente non ne fecero di nulla, ma chissà che negli sviluppi successivi Smart non abbia in qualche modo giovato/approfittato di quello che Opel aveva fatto per Maxx. Si pensi anche ai pannelli carrozzeria in plastica.
  21. Ramingando nella rete mi sono imbattutto in queste foto di prototipi/maquette/concept che non avevo mai visto e di cui non riesco a trovare ulteriori info... Concetto, colori, particolari come i cerchi o gli specchi, rimandano in qualche modo alla Opel Maxx del 1994/5, qualcuno ne sa di più? Risulta che l'oggetto misterioso nella prima foto sia conservato nei garage Opel, ma se questo mi fa pensare ad una maquette in scala, la seconda immagine sembra più in dimensioni reali, oltre ad essere in effetti un modello lievemente diverso. Modelli per la Maxx? so che Bertone ci aveva lavorato un po'... Comunque il concept Maxx mi aveva sempre convinto assai.
  22. Nuova Antara basata su Chevrolet Equinox? Mah... non so. Magari GM voleva fare davvero così, ma al netto del frontale (che ovviamente avrebbero cambiato), non credo che quel corpo vettura, e in particolare il profilo di coda, sarebbe stato adatto all'Europa. Peraltro mi è capitato di guidarla in USA, ed era un discreto cassonetto (linea, interni, guida...). Ovviamente Chevrolet Captiva ancora meno papabile come "nuova Antara", gusto troppo orientale a mio avviso (tecnicamente non ho idea). Mokka 2 by GM invece non mi sembra così male. Preoccupante, invece, la possibile Corsa basata su Buick Excelle (Cina). Anche qui non so davvero che piani poteva avere GM, ma una semplice versione 2 volumi di quel coso, di nuovo mi sembra qualcosa di poco vendibile in Europa, a meno di non voler trasformare Opel in una nuova Daewoo/Chevrolet Korea in salsa cinese... Se così rischiava di andare, fortuna che è stata venduta a PSA. Non che Crossland X sia bella o la nuova Corsa mi entusiasmi (quelle porte posteriori "ristrette" in lavatrice e con la maniglia troppo in basso non mi vanno giù, come su 208...), ma meglio di quell'aggeggio lì! Grandland X (nome a parte) la trovo invece esteticamente valida per Opel.
  23. Domanda: qualcuno potrebbe correggere il titolo della discussione? Si sta parlando della Jazz/Fit IV generazione! Poi devo deludere v13, perché il volante sarà effettivamente a due razze, come già visto sulla elettrica Honda e; nella foto rubata dell'interno del camuffo, la terza razza è posticcia... Concordo poi con i commenti fatti da più d'uno, sulla perdita di personalità e dinamismo di questa nuova serie, magari più equilibrata dell'ultima, attuale serie, ma in effetti più insipida e con tratti di deja vu. La serie più ŕiuscita a mio avviso rimane la seconda (GE). Gli interni invece mi paiono interessanti nella loro linearità.
  24. Be', in realtà quelle dietro sarebbero proprio le nuove Jazz/Fit... ...e sì, dovrebbero essere ormai pronte. Si parlava di debutto/anteprima al Salone di Tokyo (fine Ottobre). Quelle in primo piano (arancione, rossa e le due azzurrine) sono invece le versioni 2020 della Honda Freed Hybrid, normale e Crosstar (quelle con la protezione finto alluminio sotto lo spoiler anteriore). Mi rimane però un qualche dubbio per la foto nella zona delle nuove Jazz. Non so se sia un effetto delle prospettive e dei tralicci, ma non capisco bene la relazione tra il frontale grigio chiaro metallizzato e il corpo vettura giallo acido. O è un allestimento con cornice-montanti a contrasto? Perché il tetto sembra grigio anch'esso...
  25. Se siete curiosi, andate a vedere la WR-V, che sarebbe la "vera" (se ha un senso questa definizione...) Honda Jazz/Fit cross-over. Venduta (e vista personalmente) in Brasile e India. Frontale un po' diverso, la coda anche, avendo eliminato i finti fari verticali a lato del lunotto - e guadagnando assai - ma non hanno resistito e hanno aggiunto un altro pezzo nel portellone, per paura che risultasse troppo vuoto con quell'altezza. Rimane la fiancata un po' sgraziata della Jazz attuale.
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