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ilario

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  1. Nessun problema, rispetto volentieri le opinioni espresse bene e, quasi, quelle espresse maluccio. E so, per esserci passato, che è facile degenerare, che poi è un peccato, perché poi cosa ci scambiamo, battutine? Verso Sergio Marchionne non nutro alcunché, nemmeno acrimonia. Se mi chiedesse lezioni di stile, a pagamento, gliele darei. Ma solo a pagamento, perché altrimenti si danno solo a chi possa e voglia apprenderle amichevolmente.
  2. Dici a me, credo: cosa farei? L'amministratore delegato, con tutt'altro stile e tutt'altri contenuti, sinceramente. Ad esempio eviterei: - di dare lezioni dall'estero agli Italiani tutti, come l'altro giorno quando si è permesso di dire che lo spostamento del quartier generale a Detroit sarebbe d'insegnamento a noi; - oppure di continuare a dire che occorrono grandi cambiamenti mentre già vengono attuati quelli imposti da poco. Se davvero vuoi, posso continuare volentieri, ma adesso porto mia figlia a spasso. A stasera, magari
  3. Direi che da sempre gli scioperi sono fatti per manifestare difficoltà, rinunciando a qualche ora/giornata di stipendio, e per creare qualche disagio, in modo da avere risonanza. Sicuramente difficile individuare il limite di accettabilità sociale. Davvero non saprei quanto questo possa davvero influenzare la rinuncia agli investimenti, di Fiat o di altri, italiani e non.
  4. La furgopizza R sarà anche favolosa di ciclistica e motore, ma perché preferirla a tante più belle, già abbondantemente richiamate? Oppure va bene per portare le pizze ai colleghi in sguizzera? http://www.autoscout24.it/Details.aspx?id=211601590 Una così mi piace di più. E fra quattro anni è storica!
  5. Non so davvero se sia stato accertato ciò. Avrei intuito di no. Però propongo di parlarne altrove e magari chiamiamo Loric ad aiutarci ad interpretare meglio il tutto.
  6. Scusa se ho tagliato il resto. Sempre secondo la sentenza, è colpevole il comportamento antisindacale dell'azienda, in questo caso. Tendo a ritenere che i giudici abbiano approfondito la questione più di noi e con maggiori elementi a disposizione, almeno spero. Mi dispiace sinceramente che tu, da metalmeccanico, ti senta defraudato della correttezza lavorativa tua e dei tuoi colleghi, dopo questa sentenza. Non capisco bene come mai, sul serio. Edit.: comunque forse è meglio chiudere il lungo o.t. - e chiedo scusa
  7. Scusate, non seguo tento la F1, chi è l'ubriacone volante?
  8. Concordo sulla strategia Honda poco aggressiva in Europa, come modelli e come comunicazione. Ritengo sia un peccato (ho anche provato a dirlo a un paio di dirigenti ma non mi hanno guardato bene ...). L'offerta era molto più ricca tanto tempo fa, con la mitica (per me) Civic Shuttle, l'Hrv, le coupé piccole e grandi e alcuni missili di qualità.
  9. La Shiver non è male, se piace l'estetica: è alta, comoda, consuma poco. L'acceleratore elettronico rende un po' finta la risposta, comunque lineare. E' pesantina, poco agile: direi che è meglio in versione Gt, semicarenata da viaggio. Si può comprare a 3.500 euro. Aggiungo, avendo appena letto Motociclismo di marzo, che gli aggiornamenti della centralina dovrebbero aver migliorato la prontezza del motore.
  10. Bellissima la 406 coupé, la linea, il lunotto, una piccola Ferrari gt (che ho detto? ). Peccato che la plancia non fosse all'altezza del resto. Ottimi i sedili in cuoio traforato, nelle diverse nuance. Su strada niente di speciale, anche come motori.
  11. Non c'entra la mia eventuale calma, davvero. Direi che si tratta piuttosto di pregiudizio, visto che non è la prima volta che simili commenti vengono fatti. Ma non è per fare polemica: è che se si vogliono commentare delle motivazioni di sentenze, per lo meno ci deve essere la volontà di capire, secondo me. Edit: ora, dopo le cancellazioni, si capisce un po' meno quello che dicevamo.
  12. Sempre sulla Cina, dal Guardian via Corsera: (davvero brillante l'infografica) Dieci anni di Cina (con finale aperto) di Marco Del Corona La morale delle opache convulsioni che stanno attraversando i vertici di Pechino è che la transizione di poteri del prossimo autunno sarà meno semplice di quella di 10 anni fa, con il passaggio da Jiang Zemin a Hu Jintao. Gli equilibri all'interno del Politburo, e dunque tra le diverse anime e personalità del Partito comunista, andranno ridefiniti, e non sarà un pranzetto di gala. I dieci anni che si chiuderanno con il congresso del Pcc sono quelli in cui il già mirabolante miracolo cinese è decollato: come sintetizza una brillante infografica pubblicata dal Guardian, si va dall'ingresso nella Wto al sorpasso delle tradizionali potenze economiche fino a raggiungere la seconda posizione, dalla Sars (con le relative lezioni sulla gestione dell'informazione) all'Olimpiade del 2008, dalle tensioni etniche in Xinjiang culminate col massacro del luglio 2009 all'incancrenita questione tibetana, dall'esplosione del web al Nobel per la Pace assegnato al dissidente Liu Xiaobo... Il congresso segnerà un trapasso epocale. Qualunque cosa accadrà, non si tornerà indietro: non strade a ritroso, casomai un'evoluzione diversa. China: a decade of change - interactive timeline | World news | guardian.co.uk
  13. Proprio così: una coppia di amici miei, pescaresi, hanno iniziato quindici anni fa a portare a Berlino, con un vecchio furgone, salumi, formaggi, olio e vino, riportando giù la birra per gli amici, giusto per non tornare scarichi. Poi, invece di aprire un ristorante, impegnativo, hanno aperto un piccolo negozio di pastalluovo a Kreuzberg, e stanno benissimo, ovviamente.
  14. Mi sembra che non se ne sia ancora parlato: Jaguar e Land Rover: joint venture con la cinese Chery Jaguar e Land Rover puntano al mercato cinese e per farlo stringono un accordo con il costruttore locale Chery Automobile. La crisi che ha investito il settore dell'auto sembra non aver intaccato minimamente i mercati emergenti e per questo motivo i costruttori europei guardano con sempre maggiore interesse questi nuovi paesi. Non deve quindi stupire se Jaguar e Land Rover, di proprietà di Tata Motors, hanno siglato un accordo con il costruttore cinese Chery Automobile per aumentare la loro penetrazione nel mercato del sol levante.La notizia non è ancora ufficiale, perché manca l'approvazione definitiva da parte del governo cinese, ma sembrerebbe comunque cosa fatta. Oltre alla commercializzazione di alcuni modelli dei due marchi inglesi, l'accordo prevederebbelaproduzione diretta di vetture Jaguar e Land Rover negli impianti di Chery oltre alla creazione di un polo congiuntodedicato alla ricerca e sviluppo a Changshu, nei pressi di Shanghai.L'investimento complessivo da parte di Tata Motors per questa joint venture è di circa 3 miliardi di dollari, ma dovrebbe essere ampiamente ripagato dal costante aumento della richiesta di vetture di lusso da parte del mercato cinese ( il gruppo Jaguar-Land Rover ha venduto 42.000 vetture l'anno scorso in Cina) oltre che dalla riduzione dei costi di produzione affidandosi alla manodopera locale. Ulteriore margine di guadagno sarebbe dato dall'eliminazione dei pesanti dazi imposti sulle vetture straniere dal governo cinese proprio per proteggere i costruttori locali Jaguar e Land Rover: joint venture con la cinese Chery - Attualità - Motori.it Mi scuso ma non riesco a formattarlo meglio ...
  15. Lorenzo ha dato una "botta" di mezzo secondo ... E De Puniet (CRT) è a mezzo secondo da Rossi Aggiorno: Lorenzo e Pedrosa volano con 4-5 decimi di vantaggio su Stoner e Co. De Puniet è a meno di 3 decimi da Rossi, nono con 1,5 sec di distacco.
  16. Ora sì che si spiega l'interesse dei tedeschi!
  17. Non solo: gli emiliani non sanno fare la piadina, i passatelli e fanno il ragù troppo grasso (ebbene sì, la mia famiglia è di Cesena)
  18. Beh, diciamo che è più elegante e meno sportiva.
  19. Ottimo quest'intervento: - la Duke 690 (non le precedenti, però) è eccellente e divertentissima; unici limiti il consumo, la comodità relativa e la difficoltà a viaggiarci, specie in due; - vero pure il ragionamento sulle dimensioni della SV e delle altre nude stradali. Come qualcuno ti ha già suggerito, per stare proprio comodo anche se sei alto e per viaggiare bene anche in due e bagagli, l'ideale è la Suzuki V-Strom 650 o, se ti piace di più, la classica Transalp nelle varie versioni.
  20. Magari sugli ordini influisce poco, ma sui margini di più: la Panda di mia cugina doveva arrivare da quasi due mesi, nel frattempo il concessionario sta spendendo soldini con un'auto sostitutiva (una bella Sedici 4wd, divertente) e con alcune aggiuntine di option after market. Poi magari la riduzione di margine la potrà spartire con mamma Fiat, cavoli loro ...
  21. Assolutamente incredibile questa decisione del Tar contro un sindaco. Bella anche la retrospettiva culturale e giuridica. Preferirei rimandare all'intero articolo (Corriere della Sera), invece che copiarne un pezzettino e poi linkare, si può? Nel dubbio copio l'intero articolo: VOLEVA PROTEGGERE I MINORENNI DI VERBANIA Il Tar multa il sindaco anti slot-machine Aveva ordinato che fossero spente al mattino I giudici: ordinanza illegittima, sanzione da 1,3 milioni di GIAN ANTONIO STELLA I ragazzini bigiano la scuola per giocare alle slot-machine fino a diventare schiavi della droga del gioco? Non è un problema sanitario ma di ordine pubblico. Quindi il sindaco stia alla larga e non danneggi le società-casinò. Lo dice una sentenza del Tar contro il Comune di Verbania. Chiamato a pagare quasi un milione e mezzo di euro sulla base di una legge vecchia come il cucco del 1931. Sono passati ottantuno anni,da quando Mussolini fece il «suo» Codice penale firmato da Alfredo Rocco. Era l'anno in cui il Canada diventò uno Stato sovrano, la Spagna cacciò il Re e si fece Repubblica e Guglielmo Marconi schiacciò un bottone a Pisa per illuminare il Cristo Redentore a Rio. Insomma: era tantissimo tempo fa. Quando i manuali di polizia dicevano che «la moglie non può essere commerciante senza il consenso espresso o tacito del marito». O che «è indiscutibile come il danno che dall'adulterio della donna ricade sul marito sia infinitamente più grave del danno che dall'adulterio del marito ricade sulla moglie: una moglie tradita, dice il Moggione, può essere compianta, un uomo ingannato è ridicolo se ignora, disonorato se sopporta, vituperevole se accetta cinicamente il suo stato».Da oltre sessant'anni Fëdor Dostoevskij aveva raccontato ne «Il giocatore» come la febbre del gioco possa essere una malattia rovinosa. Ma certo mancava del tutto, a quei tempi, la consapevolezza attuale della gravità esplosiva del problema. Anche perché negli ultimi anni, ricordiamolo, la situazione è precipitata. A causa della scelta oscena dello «Stato biscazziere», dal 2000 a oggi siamo passati infatti da 4 a 76 miliardi di euro giocati legalmente, più almeno un'altra decina nel circuito illegale. Una catastrofe per decine di migliaia di famiglie. Con una spesa annuale, dalle slot machine ai casinò online sui quali lo Stato pilucca vergognosamente lo 0,14%, di 1.260 euro pro capite. Davanti alla deflagrazione del problema, il 30 maggio 2005, quando i soldi buttati nel gioco erano quintuplicati rispetto ai cinque anni prima, la giunta comunale di Verbania, allora di centrosinistra e guidata da Claudio Zanotti, giustamente convinto di avere la responsabilità della salute dei cittadini, decise dunque di mettere un argine sugli orari. Così da scoraggiare almeno la tentazione di tanti scolari di bigiare la scuola per andare a giocare alle macchinette. E fece un'ordinanza stabilendo che queste potessero essere in funzione soltanto dalle 3 del pomeriggio alle 10 di sera. Una scelta condivisa anche dall'opposizione che governa oggi la città con il sindaco Marco Zacchera: «Verbania ha 31.500 abitanti e la sola società Euromatic (poi ci sono le ditte concorrenti!) gestiva all'instaurarsi della causa (oggi sono perfino di più) ben 402 apparecchi. Non so se mi spiego: uno ogni 78 abitanti. Altro che Las Vegas!». Quale sia il risultato di 15 sale gioco più centinaia di macchinette sparse per i bar lo racconta Aurora Martini, responsabile dei servizi sociali del Comune: «Il problema è enorme. Donne della piccolissima borghesia che col gratta e vinci si sono rovinate arrivando a rubare i soldi al marito e ai figli. Pensionati che si fanno fuori la pensione e i risparmi. Vecchi assediati dall'usura che non escono più di casa e muoiono in modo "strano" dopo avere mostrato un tale terrore da non aprire la porta neppure ai ragazzi del centro sociale che portavano loro il pasto caldo. Gente che smette di pagare l'affitto e non viene buttata in strada solo perché abita in case pubbliche e gli enti, sbagliando, fanno finta di non vedere». Ma che importa, a chi su quelle macchinette fa business? Ed ecco che la società Euromatic e un bar a essa collegato hanno fatto ricorso al Tar di Torino. Il quale, senza neppure porsi il problema che il Codice Rocco sia incartapecorito rispetto ai tempi d'oggi, alle emergenze sopravvenute, alla decisione dell'Oms di considerare quella del gioco una patologia individuale e sociale, invece di sollevare il tema davanti alla Corte costituzionale, ha preso la legge di ottant'anni fa che vedeva la questione delle bische e del gioco come un problema esclusivamente di ordine pubblico, e l'ha applicata così com'è. Una scelta paragonabile a quella di entrare in Facebook con penna d'oca e calamaio. Ed ecco il verdetto: «Mediante la previsione di un orario di "disattivazione" degli apparecchi da gioco il Comune si è arrogato una potestà normativa che non trova sostegno in alcuna disposizione legislativa...». Infatti, stando anche alla sentenza 237 della Suprema corte del 2006, «i profili relativi all'installazione degli apparecchi e congegni automatici da trattenimento o da gioco presso esercizi aperti al pubblico, sale giochi e circoli privati» disciplinati dal regio decreto del 1931 «afferiscono alla materia "ordine pubblico e sicurezza"» di «competenza esclusiva dello Stato». Del tutto indifferente ai drammi delle patologie, la sentenza prosegue ribadendo quindi che «si tratta di una materia che si riferisce alla prevenzione dei reati e al mantenimento dell'ordine pubblico». Di conseguenza, con quella ordinanza fatta senza alcuna «copertura» legislativa, il Comune ha inciso «negativamente su situazioni soggettive dei privati connesse alla libertà di iniziativa economica». E non si permettesse di rivendicare il diritto di fissare gli orari degli esercizi pubblici perché può farlo «unicamente "al fine di armonizzare l'espletamento dei servizi con le esigenze complessive e generali degli utenti" e non anche per finalità inerenti alla sicurezza pubblica». Una posizione, sia chiaro, formalmente ineccepibile. Tanto che gli avvocati del Comune hanno consigliato a Zacchera di non fare neppure ricorso al Consiglio di Stato: sarebbero soldi buttati. La legge è platealmente inadeguata ma finché non viene scaraventata nel cestino è legge. A quel punto la Euromatic, passata in giudicato la sentenza, ha chiesto «il risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali derivanti dall'attuazione di tale regolamento per via delle illegittime, quanto gravose, limitazioni dal medesimo recate all'orario di attivazione degli apparecchi da gioco». Quanto? «Le perdite subite dalla società Euromatic srl in conseguenza della colpevole attività posta in essere dall'ente locale sono state prudenzialmente stimate in circa 1.350.000 euro». Non basta: «A ciò dovranno aggiungersi i pregiudizi da perdita di chance indotti dallo sviamento di clientela verso Comuni limitrofi o prodotti di gioco congeneri e/o diversi dagli apparecchi...». «Per la miseria!», è sbottato il sindaco davanti all'enormità della cifra, «E quanto guadagnano queste società? L'Agenzia delle Entrate è al corrente di questi affaroni?» Il tocco finale è così peloso da essere irresistibile: «La società comunica che una parte dei proventi che saranno liquidati in suo favore all'esito del giudizio instaurato dinanzi al Tar saranno devoluti a un'associazione locale contro il gioco patologico e problematico». Troppa grazia, signori biscazzieri... Troppa grazia.. Il Tar multa il sindaco anti slot-machine - Corriere.it
  22. ilario

    Impianto di produzione in Slovacchia

    Certo, di questi tempi, i coreani crescono sul nostro mercato. Riporto da Corriere Motori: In barba alla crisi, ai problemi di eccesso produttivo delle fabbriche europee, i coreani continuano ad avanzare nel Vecchio Continente. Nel 2011 la fabbrica di Kia di Zilina, in Slovacchia, ha assemblato il 10% più in più di vetture dell'anno precedente, per un totale di 252 mila automobili e 359 mila motori. Per tenere testa agli ordini il costruttore ha dovuto aggiungere una terza linea produttiva creando così 900 nuovi posti di lavoro. L'intero, breve, articolo qui: Coreani senza crisila Kia aumenta la capacità produttiva in Europa - Attualita Corriere.it
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