Nuova classifica del World Economic Forum: il nostro Paese al 47esimo posto, davanti anche Thailandia e Cile
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DAVOS (SVIZZERA) - Nessun progresso. L’Italia anche nel 2005 resta inchiodata al 47esimo posto su un totale di 117 nella graduatoria mondiale della competitività, registrando lo stesso modesto piazzamento al quale era crollata un anno fa, ben lontano da tutte le economie più avanzate. Surclassata da Paesi non certamente di primo piano come Cile (ventitreesimo) e Thailandia (trentaseiesima). In 12 mesi non si è verificata nessuna "svolta" al calo delle sue performance, e così la penisola non è riuscita a riguadagnare nemmeno un gradino sulle decine di posizioni perse dall’inizio del nuovo millennio. Questa la sentenza dell’ultimo Global Competitiveness Report, la consueta indagine annuale sulla competitività elaborata dal World Economic Forum (Wef).
I PROBLEMI DEL BELPAESE - Accanto a problematiche ben conosciute - quali l’inefficienza del sistema tributario e dell’amministrazione pubblica - dal rapporto emergono segnali preoccupanti sul peggioramento dei conti pubblici e, conseguentemente, sulle aspettative di recessione tra le imprese. E’ difficile essere competitivi in un sistema che combina un’inefficienza cronica ad una pesante pressione fiscale, in cui nei rapporti con l’impresa la pubblica amministrazione opera "favoritismi" verso "imprese e individui" determinati, in cui "i lavoratori italiani sono tra i più pagati e i più protetti al mondo".
I MIGLIORI - In questo quadro, dice il Wef, la penisola risente della specializzazione su settori esposti alla concorrenza dei paesi emergenti. In cima alla graduatoria mondiale non è cambiato nulla: prima la Finlandia, seguita da Usa, Svezia e via via una serie di paesi del nord Europa o dell’Asia, che - all’opposto dell’Italia - vantano pubbliche amministrazioni efficienti e una fortissima propensione all’innovazione. Il bel Paese, avverte lo studio, ha anche "urgente bisogno di un aggiustamento fiscale", con l’invecchiamento che minaccia la sostenibilità del suo sistema pensionistico. L’indagine annuale del Wef, giunta alla 26esima edizione, combina dati e indicatori macroeconomici concreti a indagini valutative che in questa edizione hanno coinvolto 11.000 manager e imprenditori di 117 economie in tutto il mondo, tramite una rete di istituti partner. Il questionario sottoposto ai manager "è volto a cogliere una vasta gamma di fattori che incidono sul contesto operativo di un’economia - spiega il Wef - e che costituiscono le determinanti fondamentali di una crescita economica sostenibile". Per l’Italia l’istituto partner è la Scuola di direzione aziendale (Sda) dell’università Bocconi di Milano.
I NOSTRI COMPETITORI - Ma se l'Italia va male anche alcuni dei nostri principali competitori europei non ridono. Germania, Gran Bretagna e Francia perdono infatti rispettivamente due, due e tre posizioni rispetto al 2004 piazzandosi al quindicesimo, tredicesimo e trentesimo posto. Crollo anche della Spagna (-6 posti) e della Grecia (-9 posti) anche se entrambe ci precedono. Tra gli altri Paesi europei , oltre agli stati nordici bene l'Irlanda (+4 posti) e il Portogallo (+2 posti). Tra gli Stati Ue peggio di noi solo la Polonia che però ha guadagnato 9 posizioni rispetto al 2004.
28 settembre 2005
LE RAGIONI
1)l’inefficienza del sistema tributario
2)l’inefficienza dell’amministrazione pubblica
3)peggioramento dei conti pubblici e, conseguentemente, sulle aspettative di recessione tra le imprese.
4)una pesante pressione fiscale,
5)rapporti con l’impresa la pubblica amministrazione opera "favoritismi" verso "imprese e individui"
6)i lavoratori italiani sono tra i più pagati e i più protetti al mondo ..
Ecco perchè andiamo male .......
e non certo perchè abbiamo le piccole imprese ,pocho gruppi grossi e lavoriamo in settori tradizionali
le ragioni sono li
in uno stato costoso e inefficente
CHE NESSUNO VUOLE CAMBIARE !!!!!!