Il 1972 è un anno pieno di eventi e di importanti novità: a Monaco di Baviera si tengono i Giochi Olimpici; Gustav Thoeni vince nello slalom gigante e l'Italia conquista l'oro nello slittino a due durante le Olimpiadi invernali a Sapporo in Giappone; Vengono messe in vendita le prime videocassette, presentato il primo scanner e le prime fibre ottiche; in cima alla hit parade ci sono i "Delirium" con "Jesahel" e Lucio Battisti con "I giardini di marzo"; scandalo nel cinema: Marlon Brando rifiuta l'Oscar per "il Padrino".
E in Fiat?
In corso Giovanni Agnelli c'è aria di rinnovamento fin dall'anno precedente.
Molte le novità, alcune anche inedite ed in vari segmenti: in primavera arriva la nuova "132" e in estate è la volta della "124" rinnovata con nuovi motori e allestimenti in tutte le versioni (berlina, sport coupè e spider).
Il settore delle utilitarie conosce il successo della cilindrata prossima al litro, ed alla Fiat già si brinda ai furori della neonata "127", opera di patron Dante Giacosa e figlia dell'estro di Pio Manzù.
C'è da sottolineare che in quegli anni le utilitarie cominciavano ad assumere il ruolo di "seconda vettura" anziché quello di "prima motorizzazione" assolto fino ad allora, e nel contempo andava delineandosi una certa maturità della clientela in fatto di stile e comfort.
Fu così che a Torino si sentì la necessità di rivedere la fascia di produzione "economica" della gamma, nell’intento di creare un'auto che raccogliesse il testimone dell'anziana "500" (in listino da ben 15 anni).
La risposta a tale esigenza fu la "126", presentata ufficialmente alla stampa il 22 ottobre 1972.
La nuova vettura avrebbe dovuto accogliere in modo non disagiato quattro persone, ed era concepita come una 500 dalla maggiore volumetria, fattore che, com’è ovvio, ne influenzò le linee. La cilindrata del motore fu incrementata (594 cm3 contro i precedenti 499,5 cm3) essendo aumentato il diametro dei pistoni e dei cilindri (il cosiddetto alesaggio).
Si potrebbe pensare che una trasformazione in apparenza così semplice sia stata fatta in breve tempo, ma la progettazione fu inverosimilmente lunga e incerta, soprattutto per motivi stilistici, decisionali e finanziari, e non per fattori di carattere tecnico. Questo problema del resto era nato in Fiat alla fine degli anni '60, e al Centro Stile si dovette sempre lavorare su nuovi figurini per dare un'identità alla nuova vettura che non facesse rimpiangere la cara vecchia "500".
L’intervento di Paolo Boano all'inizio del 1970 fu estremamente determinante per la creazione del prototipo in gesso che porterà successivamente allo sviluppo della vettura di serie. Tanto lavoro non poteva essere premiato se non con un enorme successo: 594 cm3, 23 CV SAE a 4800 giri/min, oltre 105 Km/h di velocità massima, il tutto racchiuso in una linea moderna, elegante, e capace di trasportare quattro persone nonostante le dimensioni estremamente contenute (3,05 x 1,37 m - 580 kg di massa). Tale successo deriva in parte anche dal riuscito compromesso di affiancarla all'ormai celebre 500 nella nuova versione "R" (rinnovata) prodotta nei nuovi stabilimenti "Sicil Fiat" di Termini Imerese (PA), con meccanica 126 leggermente depotenziata: 18 CV SAE a 4600 giri/min , velocità massima di 100 Km/h. Resterà in produzione sino all'agosto del 1975 con un prezzo di poco inferiore alle 800.000 lire. La "126", insieme alla "127", delineerà l'assetto della Fiat nel mercato delle utilitarie attraversando i difficili anni della crisi petrolifera e dell'austerity (1973 - 1975). Al salone di Torino del 1976 arriva il primo aggiornamento: poiché il 70% delle "126" vendute sul territorio nazionale circola in grossi agglomerati urbani, la Fiat nel rilanciare questa utilitaria la propone come vetturetta prettamente da città e per proteggerla dai piccoli urti ora vi sono nuovi paraurti in poliestere e protezioni in gomma sulle fiancate.
La nuova versione denominata "Personal" si distingue anche per l'inedita raffinatezza degli interni, ed è disponibile in 2 versioni: "Personal" e "Personal 4", quest'ultima con un vero e proprio divanetto posteriore.
Dal punto di vista meccanico si osservano: freni potenziati (di derivazione "128"), alternatore da 33 A, sospensioni ammorbidite e nuovi attacchi per le ruote (con interasse minore).
Nuovo anche il prezzo: 1.988.000 lire contro 1.858.000 lire della vecchia versione base, che per altro rimarrà in produzione fino al 1983 (con l’unica modifica riguardante la denominazione commerciale) quando la serie verrà unificata ad un solo modello.
Nel luglio 1977 la cilindrata verrà poi portata a 652 cm3 con incremento di 2 CV di potenza (ora 25 totali); il prezzo sale così a 2.384.000 lire. Da ricordare anche il susseguirsi di numerose versioni speciali, basate su particolari colori carrozzeria e disegno degli interni: le famose "Black" e "Silver" del 1978 (prezzo all’epoca del lancio 2.879.000 lire) , "Red" e "Brown" dell'inizio 1980 (O.T.); tutte con motore di 652 cm3.
E la 126 sbarca negli anni '80... e resterà sulla scena italiana con varie versioni successive fino al 1991 e su quella polacca fino al 2000 (non ne parlo perchè OT, ma se vi interessa posso postare lo stesso).
Le 126 sportive
Stranamente, come non accadde per la "500", la "Abarth" (divenuta nel frattempo reparto corse Fiat) non si cimentò mai nella preparazione seppur in serie limitata di questa vetturetta, che ha invece fatto qualche sporadica apparizione in pista con elaborazioni per lo più "caserecce".
In questo contesto è la romana "Giannini automobili S.p.A." a farla da padrona, che metterà a disposizione dei suoi clienti una gamma articolata di vetture preparate.
Ecco quindi comparire nei listini dell’epoca le Giannini 126 "base" e "Personal" con meccanica di 594 cm3, forti di 29 CV a 5000 giri/min e con una punta massima raggiungibile di 120 Km/h; queste versioni sono strettamente derivate dalla produzione di serie, e differiscono da queste solo per alcuni dettagli come il volante di foggia sportiva, gli inserti personalizzati, la marmitta con una maggiore espansione di scarico (che conferisce un leggero incremento della potenza originaria). A queste nella gamma Giannini si aggiungono, per gli automobilisti più esigenti, le assatanate "GPS 700" e "GPA 800" aventi entrambe propulsori sviluppati ed omologati dall'azienda romana con motorizzazioni rispettivamente di: 694 cm3 e 34 CV a 5400 giri/min. e 794 cm3 e 36 CV a 5000 giri/min.
La produzione Giannini della Fiat "126" termina nell'ombra alla fine del 1985, quasi a sottolineare il declino che la fabbrica sta vivendo in questi ultimi anni, gettando nell'oblio il suo glorioso passato agonistico ed industriale.
Lo sapevate che nell'estate del 1989 fu approntata anche una versione cabrio della popolare super utilitaria di casa Fiat: si chiamava "126 Pop", ed era basata su telaio e meccanica "126 Bis". Questa simpaticissima mini scoperta presentava un aspetto molto gradevole e riuscito, per nulla compromesso dall'assenza del tetto come talvolta accade sulle decappottabili derivate da berline di serie.
Ebbe tuttavia una vita molto breve (uscì di produzione alla fine del 1990) dato il prezzo decisamente elevato: poco meno di 12 milioni di lire; troppo per un'auto da gustarsi solo in estate!