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daytona

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Risposte pubblicato da daytona

  1. Mi sembra di capire che questa sarà una rivale della Jetta, che in America ha buon successo. Francamente fra le due non saprei quale scegliere ma, concettualmente, una rivalutazione delle berline 4 porte, come segmento di mezzo, non mi dispiace... ma, fatemi capire, questa è la macchina il cui muletto era una Giulietta "allargata" ??

  2. Molto bella questa storia Daytona :clap

    per pura e semplice curiosita', potresti dirci se si tratta di parte di un racconto piu' lungo o se si tratta di, appunto, una "storia breve"?

    Mi piace la tua maniera di scrivere e ammiro molto chi si cimenta in questo tipo di esercizio.

    Anch'io qualche volta mi sono cimentato un storie brevi (a sfondo horror-onirico nel mio caso) dove si affacciano sempre elementi derivanti dalle cose che mi sono piu' care, come la musica e le auto, ad esempio.

    Prima o poi tentero' di metter giu' qualcosa di piu' articolato. O almeno, fino ad ora e' stata un'idea :D.

    Caro "Poliziotto",

    Devo confessarti che questa è nata come un'idea per un ipotetico romanzo. Così come la leggi è stata già pubblicata da qualche parte (scrivi il titolo in un motore di ricerca....). L'ho scritta come fosse un trailer, con una tecnica, se si può dire, quasi cinematografica. Lascio che i frammenti si ricompongano nella mente del lettore. Ho avuto molti solleciti a farla diventare un romanzo, specie dalle persone che conoscono i luoghi citati e che hanno "visto" un film in queste poche parole. Non avrei il tempo per svilupparlo e, probabilmente, lo leggerebbero in pochi considerato che non sono un professionista della scrittura e che, anzi, faccio un lavoro che è agli antipodi. Il racconto breve circola più velocemente, viene pubblicato dai blog, insomma c'è un ritorno (ovviamente non economico ma di soddisfazione personale) quasi immediato. Il Libro diventa impegnativo. Il fascino del racconto breve è tutto lì perchè, se è scritto bene, lascia un senso di incompiuto nel lettore, che vorrebbe approfondire di più i personaggi e la storia.

    Il suggerimento è di continuare a scrivere e di non essere mai superficiali. Non puoi parlare di un luogo, di un'atmosfera o di un'opera (quale lo Schiaccianoci che ho ascoltato e visto e riascoltato) se prima non l'hai vissuta e sperimentata. Solo così anche l'estrema sintesi delle parole di un racconto breve è efficace e sollecita il lettore. Nel mio caso specifico, solo chi conosce l'opera dell Schiaccianoci a fondo e conosce il balletto che viene portato in scena, coglierà ulteriori precisi riferimenti e che, per gli altri lettori, saranno solo elementi decorativi o secondari della storia... Ognuno interpreterà la storia, quindi, secondo la propria cultura o sensibilità individuale, fermo restando la "trama " di base, accessibile a tutti.

    Fammi leggere presto qualcosa di tuo. Saluti!

  3. Quel disco era lì da tempo e il tempo trascorso ne aveva un po’ cristallizzato ed ingiallito il cellophane esterno. Una bella copertina che raffigurava la stampa di un’opera liberty con una donna di profilo, fasciata da una tunica che le lasciava scoperto un seno. Lo aveva acquistato Daria molti anni prima. Era un’edizione speciale dello Schiaccianoci di Tchaikovsky, registrata dal vivo al Teatro Bolshoi di Mosca e diretta dal Maestro Kopilov.

    Mario non aveva dato peso a quell’acquisto, faceva parte della sfera delle passioni personali di Daria. Aveva solo un’idea di chi fosse Tchaikovsky e anche il titolo del disco gli diceva qualcosa, non fosse altro per la buffa considerazione che un compositore avesse mai potuto dedicare un’opera ad un utensile da cucina. Bizzarrie da geni! Non si rimproverava certo, lui che era un ingegnere, e uno sportivo per giunta, di non conoscere il repertorio classico. Vi era poco spazio e tempo libero, nella sua vita di calcoli e di cantieri, per potersi appassionare a certi generi di musica .

    A casa, Mario aveva tentato, per carineria più che per un reale interesse, di aprile la confezione di quel disco, ma lei lo aveva fermato, dicendogli che non c’era fretta di ascoltarlo e che era riservato ad un’occasione speciale.

    Si erano incontrati in un pomeriggio assolato, in un piazzetta del centro storico di Soleto, sotto la guglia degli Orsini. Mario, impegnato in un cantiere poco distante, studiava i particolari di un progetto di ristrutturazione, appoggiato sul cofano della sua macchina. Daria a scattare fotografie. Gli era finita addosso, indietreggiando, mentre cercava la migliore inquadratura per ritrarre un demone scolpito su un lato del monumento. A quell’ora i raggi diventavano dorati e la filigrana di pietra, enfatizzata dalle luci e dalle ombre, regalava agli obiettivi uno splendido effetto tridimensionale. Il momento perfetto per gli scatti… Quel passo indietro era stato di troppo, o forse no.

    Mario l’aveva sorretta con garbo, e poi si era scusato lui stesso, forse per il compiacimento provato in quel contatto inaspettato con le braccia della ragazza, e con il lino della sua camicetta…

    Daria, all’epoca, non ballava più da tempo. Un incidente l’ aveva allontanata, definitivamente, dalla scuola di danza e dal palcoscenico. Con i suoi genitori era ritornata a Lecce. A lei era rimasta la musica e l’altra grande passione della sua vita: la fotografia. Appassionata d’arte, avrebbe voluto lavorare nel settore ma aveva dovuto fare i conti con la finanza domestica e ripiegare sulla moda e sui negozi, per assicurarsi un reddito necessario per vivere. Nel tempo libero, però, le ritornava prepotente la passione per i campanili e le torri saracene del suo Salento. Centinaia di scatti per un libro che avrebbe certamente pubblicato, in un futuro prossimo. Una sorta di “tela di Penelope” della quale non era mai abbastanza soddisfatta.

    Da quell’incontro casuale nacque qualcosa.

    Mettiti qualcosa di decente questo pomeriggio, magari una giacca – aveva telefonato Daria quella mattina al marito - Ti porto fuori …-.

    Al Bar Avio, dove avevano l’appuntamento, Daria aveva in mano due biglietti del Politeama: “Lo Schiaccianoci”. Mario ricordò il disco mai aperto. Lei lo rassicurò – E’ un balletto, ma non preoccuparti, ti piacerà…-.

    -Voglio raccontarti una storia - gli disse, mentre si avviavano sul viale, verso il teatro.

    - E’ la storia di Clara, la favola della mia infanzia-.

    Stringeva la mano di Mario mentre gli raccontava di un sogno in una notte di Natale, di una festa, di un mago e di una battaglia fra i buoni e i cattivi. Di uno schiaccianoci dalla bizzarra forma di soldatino, che diventava un principe e che conduceva Clara nel castello di una fata, in un mondo di fiaba che durava solo una notte.

    - Noi, invece, saremo felici per sempre – le aveva detto Mario.

    Fu uno spettacolo bellissimo. Un ritmo incessante di danze e di musiche. Non fu difficile, per Mario, collegarle a tante colonne sonore ascoltate nei film, nelle pubblicità, nei documentari. Mai avrebbe potuto immaginare che provenissero tutte dalla stessa matrice, da un’unica opera: “ Lo Schiaccianoci”, il cui titolo tanto l’aveva divertito...

    -Senti questo motivo?- gli sussurrò Daria mentre, sul palco, il principe sorreggeva la sua fata su di una spalla e un braccio soli, come fosse una farfalla che si è posata su di lui.

    - Ogni ballerina vorrebbe interpretare questo “passo a due” su un grande palcoscenico, io mi sono fermata al ruolo del fiocco di neve! E’ la musica che vorrei ascoltare se… se un giorno dovessi mancare, insomma… promettimi che me la farai ascoltare, prima che me ne vada…-.

    Mario pensò a quella vecchia scatola di cartone telato, custodita in fondo all’armadio. Tante foto, un po’ sbiadite dal tempo, che profumavano di talco e di antico, dove Daria era una ragazzina e posava con il suo abito di scena da fiocco di neve, tenendosi sulle punte senza apparente sforzo. In altre, si librava nell’aria del palcoscenico, sorretta da un’energia che solo in parte si poteva ascrivere allo studio e alla tecnica.

    L’ aveva zittita, sfiorandole dolcemente le labbra con l’indice , era il suo modo di non farle dire parole che non voleva ascoltare…

    Quante volte Mario si era soffermato, dopo quella sera al Politeama, su quella copertina intatta di un disco mai aperto, che li aveva seguiti, “silenzioso”, in ogni tappa della loro vita. Quante volte aveva pensato di disfarsene, come di uno scomodo testimone, ma si era fermato all’ultimo momento. E anche ora che Daria, esausta, non si alzava più dal suo letto e passava le giornate a guardare, fuori dalla finestra, l’ondeggiare delle cime degli eucalipti, solo il voler tenere fede alla promessa gli impediva di farlo.

    Quegli alberi erano cresciuti velocemente, tanto da coprire parzialmente la vista del campanile del Duomo. E Daria, che tanto aveva voluto quella casa proprio per quella veduta, ora preferiva osservare gli alberi, lamentandosi per l’eterno restauro che aveva rinchiuso quel monumento in una fredda gabbia di metallo.

    - Mario, ti prego, apri la persiana, e fammi sentire un po’ di musica.

    - Accendo la radio?

    - Fammi sentire il mio disco e...non aver paura!

    Mario aveva strappato quel cellophane con il cuore in gola. Dopo pochi secondi, nella sala riecheggiavano già le note struggenti del passo a due, del “sogno di ogni ballerina…”.

    Mario aprì le persiane e scostò le tende. Le cime degli eucalipti, sospinte dalla tramontana di dicembre, si piegarono su un lato, lasciando sgombera la vista sul campanile.

    - Guarda Daria, smontano le impalcature, presto il tuo campanile sarà di nuovo libero e bellissimo, così com’è rimasto bello nel tuo libro, in tutti questi anni !…-

    Così le diceva Mario, mentre le indicava il grosso libro di foto appoggiato sullo scrittoio e respingeva le lacrime, simulando il suo solito buon umore e la sua sicurezza.

    Poi si distese di fianco a Daria, senza parlare.

    Vieni Daria, balla con me questa danza che non abbiamo mai ballato. Abbraccia il tuo principe, ti condurrò con un cocchio dorato nel magico castello. Fuori c’è un valzer di fiocchi di neve, i fiori hanno già danzato per noi. Lì rimarremo per sempre!

    - Si Mario, per sempre….

  4. A me hanno detto che dipende molto dalla compagnia. Ci sono crociere in cui ti diverti davvero ed altre che passi seduto a mangiare perché non hai altro da fare.

    Forse è meglio specificare: dipende molto dalla compagnia (intesa come amici/fidanzate/mogli ) che ti porti dietro (non dalla compagnia armatrice), come dicevo, la nave ti offre una vasta gamma di servizi e divertimenti oltre che a buffet praticamente illimitati. Comunque se uno è particolarmente sensibile al cibo difficilmente vincerà la tentazione...

  5. Cari amici, il 12/06 parto da Copenaghen per una crociera con la Costa Atlantica per le Grandi Città del Baltico. Chi ha fatto già una crociera sa di cosa si tratta, purtroppo bisogna "esserci passati" per capire, ed è veramente difficile convincere gli scettici per partito preso. Io sono alla mia terza consecutiva dopo aver fatto la prima per un puro caso ed essere stato uno dei più scettici al mondo su questo tipo di vacanza. Libagioni infinite, ogni tipo di attività possibile ed immaginabile (sport, musica, teatro, biblioteca, mostre d'arte, shopping, gioco d'azzardo, cinema, ballo, discoteca e perfino le funzioni religiose ) ma anche la possibilità di trovare un angolo tranquillo per guardare il mare o a far nulla; la sorpresa di aprire ogni mattina la finestra in una capitale diversa dopo aver comodamente dormito in una cabina che viene ripulita e riordinata più volte al giorno. E perchè no? Anche l'emozione di quel pizzico di rischio-avventura. Una volta a bordo, abbandonata l' infelice idea di usufruire delle piscine (sempre troppo piccole ed affollate) veramente ci si sente sereni e rilassati. Quest'anno la compagnia mi ha assegnato una suite al posto della classica cabina con balcone che ho pagato, un bonus da 1.500 euro circa.... ma è comunque una vacanza che si fa con molto, molto meno, se si usano le formule prevsite tipo "last minute", lasciando alla compagnia la scelta della crociera. Con un po' di attenzione si possono ridurre all'osso le spese a bordo (non dimentichiamo che le navi sono "macchine" per fare soldi e che arriva il momento in cui la "carta di credito" che ti assegnano a bordo e con la quale compri tutto va scaricata sul tuo conto in banca)

    Per quanto mi riguarda, ho uno stile di vita che mantengo anche in vacanza: alle 7 starò già a fare footing sulla pista all'ultimo ponte, e poi escursioni a terra, palestra nel pomeriggio, teatro o concerto di musica classica e...piano bar fino a tardi.

    La faccio a giugno perchè mi piace creare "un evento choc" a inizio estate che mi dia la carica per arrivare alle sospirate ferie di agosto (da passare rigorosamente in costume da bagno , "buttato" su una spiaggia qui nel Salento). Bye Bye!

  6. L' argulu de fica disse allu milune

    - Quannu esse la fica lu milune va sse 'mpica!-

    Lu furese riiau, nna bbotta de mazza allu milune e lu squaiau!

    L'argulu de fica se ggirau allu scrascitu,

    vabbanne de qua 'nnanzi ,

    ca aggiu stare allu pulitu!

    Lu furese rriau,n na botta de fauce allo scrascitu e lu tajau!

    L'argulu de fica li grdau allora allu Pirazzu

    - Ieu ssu " fica de signora"

    e bbelli frutti fazzu!

    Tie invece nu ssi nnienti,

    argulu de strapazzu!"

    "Ieu stia prima de tie" li rispuse lu pirazzu

    - mo' famme stu' favore e nu rrumpire u cazzu!

    Traduzione.

    L'albero di fico disse alla pianta del melone

    "quando spuntano i fichi il melone va ad impiccarsi" (è un proverbio salentino )

    infatti il contadino arrivò, un colpo di bastone, e la distrusse.

    L'albero di fico si voltò verso il rovo,

    " Vattene da qui che voglio stare al pulito",

    il contadino arrivò, un colpo di falce, e lo tagliò.

    L'albero di fico si rivolse allora al pruno,

    io sono "fico di signore" e bei frutti faccio, (il fico di signore è una varietà dolcissima e con polpa chiara e con pochi semini)

    tu invece non sei nulla

    albero da strapazzo

    "Io stavo prima di te" gli rispose il pruno

    mo' fammi questo favore e non rompermi ...le scatole!

    L'albero di fico era un albero prezioso per i nostri nonni . Assicurava frutta e l'ombra d'estate ed un nutrimento economico e calorico per l'inverno. Umanizzando quest'albero per la mia storia, l' ho pensato come un essere vanitoso e un po' supponente, tanto da confondere le normali operazioni che il contadino gli svolge intorno, quali l'estirpazione delle colture giunte a fine ciclo e la pulizia dalle piante infestanti, come se fossero dei " riguardi" a lui, e solo a lui, dedicati.

    Ma quando l'arroganza del fico supera i limiti, ci pensa il centenario Pruno selvatico, monumento vegetale che vigila sui campi e che il contadino lascia crescere lungo i confini ed i muretti a secco, a rimettere a posto le cose...sbrigativamente.

    Riflettendo, non ho reso un buon servizio nè al fico, che in realtà ritengo una pianta nobile e non "stupida" , nè al pruno che penso sia la pianta più ricca di poesia del nostro Salento e che, dall'alto della saggezza dei suoi anni, sicuramente avrebbe dovuto dare una risposta meno volgare e più compassata- Ma ma ho già premesso che si tratta di versi scherzosi e, per chiudere ad effetto, la parolaccia finale era proprio la rima giusta! Poi, si sa, a volte gli stupidi vanno interrotti con decisione!

  7. Senza sapere leggere e scrivere ( o quasi), curiosando un po' sulle prove di you tube , mi ero fatto già un'idea per LG Dual . Vedo che qualcuno di voi la pensa uguale . Quanto al prendere appunti, poichè mi diletto a scrivere poesie e racconti, mi capita di scrivere delle "idee" di poche righe che poi sviluppo in testi più complessi al computer di casa non sempre ho carta e penna e quando la ho dovrei dare molte spiegazioni a chi mi sta intorno... Certo che mi interesserebbe avere la possibilità di scrivere quanto più è possibile... ancora Grazie a tutti di essere intervenuti così numerosi!

  8. Le mie esigenze sono: schermo grande, internet, social network, navigatore, radio. la possibilità di scrivere appunti con una certa facilità. Le riprese e le foto mi interessano secondariamente, i giochi non mi interessano, non sul telefono.

  9. Molto belli i Rado, quale momdello hai? Gran design ed alta tecnologia pero' mi tarsmettono poco dal punto di vista diciamo emozionale, preferiscolo stile vintage.

    Tra qualche giorno decidero', per ora Monaco come estetica e' in pole position ma cio' preclude l'uso intensivo. Magari per quello (sopratutto quando vado a correre) andro' di qualche plastone digitale...:D

    Ho un Sintra nella versione classica (ceramica chiara effetto specchio), molto semplice (ore,minuti, secondi e calendario): penso sia il pezzo più bello di Rado, fuori dal tempo e perfetto in ogni occasione. E straordinariamente elegante sotto un vestito classico e sportivo con una polo, con le placche di ceramica che si adattano perfettamente al polso. Provare per credere. Il rovescio della medaglia è che la mia versione non ha le cifre e non ha le lancette fosforescenti. Inutile cercare l'ora di notte...

  10. Complimenti Daytona, questo topic l'avevo perso.

    Concordo con chi dice che i dialetti, come altre lingue, vadano preservati e tutelati: ci sono parole in dialetto che esprimono concetti che non hanno corrispettivo in italiano e oltre a questo rappresentano le esperienze e i modi di pensare dei nostri genitori.

    Nondimeno trovo che sia opportuno sforzarsi di parlare italiano in maniera corretta e comprensibile, perché l'italiano è la lingua della nazione di cui facciamo parte, delle regole e dei valori che ci hano cresciuti ed a volte mi rendo conto che ci rifugiamo nel dialetto per distaccarci proprio da quest'appartenenza, tendenza più frequente al sud che al nord, ho verificato.

    Personalmente trovo di avere più che altro un problema di accento, l'avevo ammorbidito studiando a Milano ma l'ho ripreso tutto, purtroppo :roll:

    Caro Ario,

    posso capire che uno voglia perdere l'inflessione e, a questo punto, deve studiare dizione. Non serve adeguarsi al "romano" o al "milanese", perchè si perde l'accento d'origine ma non è detto che quello che subentra sia migliore. Ripeto, da Leccese tante volte vorrei avere una dizione corretta ma niente di più.

  11. Vi faccio partecipi di questo mio componimento in vernacolo che è stato recentemente pubblicato. Ovviamente c'è una traduzione italiana per i .... non salentini!

    Testamentu

    Ccerte fiate me sentu cusì unitu cu stu Creatu

    ca putia murire a ddhu precisu mumentu,

    però nnienti era sscire minatu

    cusì la cinere nnu mme dìa turmentu!

    -

    Lu sangu lu dìa a ccinca ha faticatu

    e nun’ ha autu mai certezze,

    l’ occhi a ci nu n’ha mai guardatu,

    la pelle a ci nu nn’ha mai autu carezze.

    -

    ddoi mani a ci s’ha nffunnatu,

    e sta sse rrampica cu sse ne esse fore,

    li polmoni a ci ole ggrida e nnu ttiene cchiui fiatue,

    -

    e, alla fine, me rimane lu core:

    lu core “materiale” po’ servire a nnu malatu,

    lu core “veru” lu lassu allu meu , unicu, amore…

    ( e scusatime ‘a rima core-amore….)

    ————-

    Testamento

    Certe volte mi sento così in armonia con il Creato,

    che potrei morire in quello stesso momento,

    però nulla dovrebbe essere sprecato,

    e diventare cenere non sarebbe un tormento.

    Il sangue lo darei a chi ha faticato

    senza mai raccogliere certezze,

    gli occhi a chi non ha mai osservato,

    la pelle a chi non ha mai ricevuto carezze.

    Due mani a chi è sprofondato,

    e si sta arrampicando per venirne fuori,

    i polmoni a chi vorrebbe urlare ma non ha più fiato

    e, alla fine, mi rimane il cuore,

    quello “materiale” può servire ad un malato,

    quello “vero” lo lascio al mio, unico, amore….

    ( e.. scusatemi la rima cuore-amore)

  12. Quindi ha una meccanica affidabile?

    Tempo fa me ne è stato regalato uno (non ho idea di che modello sia) e mi sembra che perda qualche minuto.

    Posso anche sbagliare, visto che non lo uso spesso.

    Ogni orologio meccanico ha delle regolazioni interne che correggono le imprecisioni. Se l'orologio è nuovo basta farlo regolare.

  13. Interessante questo topic sugli orologi.

    Cosa ne pensate dei Bulova?

    La conosco bene ma non mi dice nulla, nel senso che è un marchio che ha attraversato periodi di grande notorietà ad altri di oblio. Ora mi sembra sia in fase di rilancio . Non ha una grande immagine, almeno qui da noi. Assunto che la qualità è quasi sempre buona, non foss'altro per l'utilizzo comune di meccaniche collaudate, negli orologi, più che nelle auto, la scelta è veramente molto personale e va fatta anche con un pizzico di lungimiranza (sono oggetti da tramandare ai figli...)

  14. Capisco, in effetti le prestazioni di questo sono estreme, io non credo diessere mai arrivato a piu' di 20metri di profondita' :lol:

    pensando all'uso di questi orologi in situazioni di lavoro, mi sorge il dubbio che il cinturino in pelle, seppur per me piu' bello del bbracciale in metallo, sia piu' soggetto a rovinarsi.

    Per un uso intenso e vario mi sa che va meglio un orologio a 360gradi (e ritorniamo sull' Omega) o mi sa il Monaco sia da utilizzarsi solo in situazioni a "basso rischio" :pen:

    Io ho un Baume & Mercier Transpacific acciao-oro degli anni 90 con cinturino in squalo. Inizialmente lo usavo tutti i giorni. Dopo la sostituzione di alcuni cinturini "originali" che mi costavano al'epoca 150.000 lire, e 160 euro dopo (!) ho smesso ed ho ripiegato su cinturini di qualità, ma non originali. Il cinturino in pelle assorbe acqua e sudore e, per quanto si tenti di pulirlo e disinfettarlo comincia ad "incartapecorirsi" se viene bagnato e ad emanare odore di "muffa". Va cambiato ,quindi, con una certa frequenza, anche prima che la pelle esterna si deteriori . Ho anche un Rado in carboceramica inscalfibile, sottilissimo, che con una passata di asciugamano umido ritorna splendente come appena acquistato. Lo consiglierei, come orologio tuttofare, ma il Rado è un oggetto di design, non a tutti piace, e comunque è molto costoso per essere al quarzo, praticamente si compra la "carrozzeria" hi-tech e poco altro. Quanto all'ultimo "innamoramento" per l' Omega, ed ai subacquei in genere, li trovo molto adatti a chi fa vita attiva (come faccio io) lavoro, mare, palestra ecc. senza porre particolare cura all'orologio, data la robustezza. Poi, se si tiene anche all'immagine, penso che quella trasmessa da Omega sua più che positiva, prestigioso quello che basta senza essere ostentativo, concreto.

  15. questo?

    453887517_o.jpg

    mi gusta parecchio anche lui anche se non a livello dello Speedmaster.

    Brutto e bello allo stesso tempo essere indecisi, mi piace perdermi tra questi oggetti particolari, ricordo che da bambino mi ingrippavo a guardare certi orologi esattamente alla stessa maniera in cui mi ingrippavo sui particolari di certe auto (vabbe' quasi sempre alfa) o sui robot e mostroni giapponesi. In eta' pre-seghetto le seghette mentali su queste cose erano molto piacevoli...

    ...ora che invece l'entrata nell'eta ononistica e' passata da un po', ho deciso di comprare l'orologio della eta' adulta (a 36 anni sono un po' in ritardo, lo so :D).

    Vedremo, il primo ingrippamento l'ho preso per questo

    Panerai%20PAM%20292%20-%20Radiomir%20-%20BLACK%20SEAL%20(PAM%20292%20).jpg

    pero' e' davvero eccessivo come dimensioni, sfora il budget e non ha l'aura di classico che hanno lo Speedmaster o il Monaco 8-)

    Il mio è simile ma meno prestazionale , non ha la lancetta a freccia e le "prestazioni" in acqua sono inferiori (300 m- 1000 ft)

  16. monaco piace molto anche a me. Gli orologi quadrati mi piacciono, infatti quando smetto di pagarmi dei debiti mi prendo questo:

    Grande-Reverso.jpg

    per le poche volte che devo fare il serio. e sul retro ci faccio incidere il mio avatar :mrgreen:

    OT: dato che son zarro 4 o 5 anni fa sono andato molto vicino a prendere questo:

    monaco_gulf%202009-1.jpg

    ce l'aveva sulle costole un gioielliere della mia città e lo vendeva a meno della metà.. per fortuna ero senza soldi come al solito :lol:

    caro Cosimo, il Reverso penso sia l'orologio della maturità e del successo raggiunto. Un mito. Magari con la liquidazione.....

  17. Per i 25 anni di matrimonio mi è stato regalato l'Omega Seamaster. Ho cercato e trovato il precedente, quello con il quadrante nero e le lancette piene. L'attuale non mi piace. L'ho messo e non ho più tolto. L'unico difetto, noto un po' a tutti, è che la corona gratta un po' la pelle del dorso della mano. Trovo sia uno strumento che ha un che di avventuroso, essenziale e un po' rude , con la seconda corona di decompressione posta ad ore 10. Forse è questo che mi affascina...

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