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copco

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  1. Hai ragione. La libertà di pensiero viene prima di ogni cosa, e personalmente approvo la franchezza ed aborro il politichese. Peccato che la sincerità e la franchezza non servono a trasformare un pensiero inaccettabile in un pensiero accettabile. Quando uno riesce a sedere sugli scranni del governo pur pensando, agendo e parlando male, il problema non è il suo: vuol dire che pur comportandosi male trova chi lo vota. Il problema quindi è che dietro a tali personaggi c'è un vasto elettorato di sostegno. Il che spiega perchè l'Italia rischia di diventare la cenerentola dell'Europa. D'altra parte cosa ci si può aspettare da un paese che elegge come suoi rappresentanti degli individui anti-italiani che nel parlamento europeo portano la bandiera della padania invece di portare la bandiera dell'Italia? Ci si aspetta che quel paese sia un paese debole, così come è naturale che sia quando un paese è diviso. Ci si aspetta di vedere i parlamentari di quel paese viaggiare su auto tedesche ed affibiare alla loro servitù le pessime Maserati italiane. Ci si aspetta di vedere un italiano golfista che gestisce un club di 700 golfisti italiani.
  2. I primi asterischi hanno cancellato "tu... e immo...", i secondi hanno cancellato "me.. attrez.... cult.........".
  3. Macchè! Acqua, acqua! Se vuoi ti do un aiutino.
  4. Se da Otranto vi capita di prendere la litoranea per andare in direzione sud verso Santa Cesarea Terme, sulla vostra destra dopo un paio di chilometri, vedrete un viale costeggiato da due filari di pini; è proprietà privata e c’è un divieto di accesso, ma vi consiglio di imboccarlo comunque e percorrerlo fino ad arrivare ad una masseria. La gente del luogo è tradizionalmente ospitale e gentile, difficilmente vi manderà via. Quando ci sono passato, durante le vacanze di Natale, non ho avuto molto tempo a disposizione e quindi non ho chiesto di poter visitare l’interno; mi riservo di provarci l’estate prossima quando, al Signore piacendo, andrò nuovamente in Terra d’Otranto. Ad un primo colpo d’occhio non noterete nulla di rilevante: vedrete un vecchio caseggiato leggermente decadente con un grande portone di accesso che porta ad un cortile interno. Sulla sinistra del portone c’è un muro alto un paio di metri che ad un certo punto è sbrecciato e cadente, e permette quindi di dare un’occhiata all’interno. Provateci. Molto probabilmente vi verrà un tuffo al cuore! Vedrete, sorgere dalle ortiche, sul lato destro di quello che sembra un cortile, due fasci di colonne in pietra leccese, ciascuno formato da quattro colonne attigue l’una all’altra, che si ergono maestosamente verso l’alto e che si evince reggessero una grande arcata che lambiva il cielo di un’antica chiesa. Il cortile pieno di ortiche era dunque la navata di una chiesa. La chiesa, anche se oramai malmessa, era ancora in piedi ai primi del 1800. Ero nella mia casa natìa, seduto accanto al fuoco dell’antico focolare domestico dei miei nonni, a leggere un pezzo di storia che per me si rivelava di pagina in pagina sempre più affascinante: le vicissitudini del cenobio di San Nicola di Casole; un posto di cui fino a pochi mesi fa non conoscevo neanche l’esistenza e che invece mi convinco sempre di più che nel corso dei secoli ha scolpito e plasmato il patrimonio culturale e genetico che ho ereditato dai miei antenati. E così, folgorandomi sulla via di Damasco, una voce arcana mi ha ordinato con selvaggio imperio: "cribbio! Che cosa ci stai a fare lì seduto? Il posto è a soli venti chilometri! Datti una mossa e vallo a trovare anche se è un po’ tardi!" Sono andato ed ho visto, anche se molto sommariamente, quel che rimane dell’antica Abbazia di San Nicola di Casole: un misero rudere che però, da solo, è in grado di evocare e testimoniare antichi splendori. Il cenobio di San Nicola di Casole venne fondato nel 1098-1099 per volontà di Boemondo I principe di Taranto e di Antiochia, e di sua madre Costanza. Boemondo donò ai monaci basiliani il Casale di Casole e sovvenzionò la costruzione del monastero. In Puglia la dominazione bizantina era stata sostituita da quella normanna nel 1071: favorendo la nascita di quel monastero i normanni si ingraziarono la fiducia della popolazione locale salentina. Il monastero venne eretto su un cenobio preesistente costituito da casupole (da cui probabilmente deriva il nome di Casole). Nel periodo del suo massimo splendore Casole era arrivato ad essere il più importante monastero di tutto il meridione; possedeva numerose proprietà, grance e metochie e da Casole dipendevano numerose chiese. Era fra i monasteri che pagavano le tasse più alte e godette di grande notorietà, anche presso la sede pontificia, che in più di un'occasione utilizzò le più significative personalità del monastero di Casole per missioni a Costantinopoli. Papa Bonifacio IX, nel XIV secolo, ne ebbe una notevole considerazione; chiamò infatti diversi monaci casolani a dirigere altri monasteri sparsi per l'Italia. San Nicola di Casole diventò il centro propulsore di un movimento letterario che si pose sotto l'ala protettrice di Federico II: vi nacque un Circolo Poetico la cui guida fu l'abate Nettario e si proponeva di trattare sia temi religiosi che profani. Esso promosse un vero e proprio umanesimo italobizantino in Terra d'Otranto che determinò la sopravvivenza della lingua greca come lingua letteraria del Salento in un'età in cui invece a Palermo, alla corte del grande FedericoII, il volgare prevaleva sulle lingue classiche. I componenti del Circolo di Casole scrivono in una lingua bizantina che non disdegna il ricorso a virtuositiche ed elaborate tecniche letterarie. San Nicola di Casole è ricordato per la sua biblioteca, la quale non era soltanto di servizio al convento, ma era anche aperta al pubblico. Faceva infatti attività di prestito. Con la distruzione del monastero ad opera dei turchi nel 1480 la biblioteca andò perduta. Fortunatamente pochi anni prima centinaia di volumi (comunque una piccola parte della biblioteca di Casole) erano stati prelevati dal cardinale Basilio Bessarione metropolita di Nicea, patriarca di Costantinopoli (Trebisonda 1402 - Ravenna 1472), straordinario bibliofilo, che poi offrì a Venezia la sua intera e ricca raccolta di codici, ivi compresi quelli prelevati dall’abbazia di San Nicola di Casole ad Otranto. Attualmente quei pochi libri della biblioteca di Casole che sfuggirono alla demolizione operata dai turchi si trovano sparsi per le bilioteche di mezza Europa. Quando i Turchi la distruggeranno, Casole rimarrà abbandonata fino al 1527, quando fu poi restaurata la sola chiesa, anche per il volere del papa Clemente VII. Tuttavia l'abate-rettore fu un appartenente al clero secolare latino. Negli anni successivi subì un processo di lento degrado, fino al definitivo abbandono dei primi del 1800. Quindi il sacco di Otranto del 1480 (terrore, morte, distruzione ed ottocento martiri che scelsero di morire piuttosto che convertirsi all’Islam), comportò, fra l'altro, la distruzione del monastero di San Nicola di Casole, faro di civiltà, centro irradiatore di cultura e di fede cristiana, trait-d'union fra Roma e Bisanzio, per secoli ponte fra Occidente e Oriente in quanto contribuì fortemente al passaggio della civiltà greca in Occidente e della civiltà latina in Oriente. Otranto era all’epoca un punto di traffico notevole specialmente per i pellegrini che si recavano in Terra Santa e poi anche per gli eserciti delle crociate. L'Abbazia di San Nicola di Casole si ispirava alla regola di San Basilio ed è probabilmente il momento più alto della diffusione nel Salento del monachesimo basiliano. In conseguenza della lotta iconoclasta di Leone III Isaurico (717-741), un gran numero di religiosi decise di trasferirsi sulle opposte sponde dell'Adriatico, cercando rifugio in Italia Meridionale. Sorsero in gran numero cripte, laure, grance, abbazie, metochie. Il Salento accolse i monaci greci con generosa ospitalità; per i suoi abitanti essi rappresentavano l'espressione più raffinata della grande cività della Grecia classica, l'anello di congiunzione tra i due tronchi dell'antico Impero Romano, in un contesto sociale - quello salentino, appunto - nel quale la lingua ufficiale era proprio il greco. Già sul finire del secolo VI la Terra d'Otranto ruotava politicamente nell'orbita di Bisanzio; i salentini si sentivano legati profondamente all'Oriente e nel X secolo il processo di ellenizzazione di queste terre raggiunse il suo culmine. L'Abbazia di San Nicola ripagò il Salento di altrettanta generosità. Infatti essa offrì gratuitamente insegnamento, vitto e alloggio a quei giovani che volessero apprendere le lettere greche. Nel giro di pochi anni divenne uno dei centri più importanti della cultura e della religione medioevale, in esso si studiò Aristotele e Platone, si cercò di coniugare le antiche cosmologia, gnoseologia ed etica greche con le ansie e le preoccupazioni religiose dell'epoca, attraverso una pratica intellettuale a mezza via fra discorso teologico e discorso filosofico. A San Nicola di Casole poteva recarsi chiunque voleva erudirsi: facendolo otteneva gratis la maggior parte del vitto, il maestro ed una stanza (Galateo. De Situ Iapygae). La storiografia filosofica solo da poco tempo va valutando l'apporto dell'Abbazia di Casole al pensiero occidentale, le risultanze attuali comunque collocano Casole fra i centri culturali europei di primissima importanza, probabilmente alla stregua di Chartres, Cluny, Bec, San Gallo, Fulda e York. Casole, e con Casole il Salento, divenne un centro importantissimo per la diffusione delle lettere greche durante tutto il corso del Medioevo, fino alle soglie del Rinascimento. In Terra d'Otranto, infatti, vi era una diffusa presenza di monasteri greci, in cui venivano copiati e miniati codici; in alcune sedi parrocchiali, poi, come Nardò, Soleto, Gallipoli, Maglie vi erano dei sacerdoti che pure avevano degli scriptoria. L'arcidiocesi di Otranto all'epoca dipendeva direttamente dal Patriarca di Costantinopoli, era sede metropolitana, avendo ottenuto nel X secolo quseto privilegio da Niceforo II Foca. Quando i Normanni conquisteranno l'Italia Meridionale Otranto rappresenterà l'ultima roccaforte della presenza della cultura bizantina in Occidente. I monaci di Casole si dedicavano alla preghiera, allo studio e all'insegnamento. Erano organizzati in segmenti di interesse, a capo dei quali vi erano sorta di coordinatori. Vi erano così gli ieromonaci (monaci-sacerdoti), a cui spettava celebrare le funzioni; la custodia della chiesa e delle sue suppellettili era affidata al monaco ecclesiarca; la biblioteca dipendeva dal monaco bibliofilace, funzione importantissima, visto che la biblioteca era considerata il più significativo bene del cenobio. Giornalmente i monaci si dedicavano alla attività di copiatura dei codici, presieduta dal monaco protocalligrafo. Il cellerario sovraintendeva ai magazzini e alla mensa. L'igumeno, poi, rappresentava la funzione più alta nel convento. All'igumeno tutti i monaci dovevano obbedienza e rispetto. Spero che in futuro vengano fuori studi più approfonditi sul cenobio di San Nicola di Casole e sul suo contributo allo sviluppo dell’Umanesimo in Italia. Non è escluso che gli archivi e le biblioteche del mondo, attraverso i pochi libri della biblioteca casolana scampati al fuoco degli ottomani, nascondano ancora qualche sorpresa. Bibliografia DAQUINO C., Bizantini in Terra d’Otranto. San Nicola di Casole, Cavallino di Lecce (LE), Capone, 2000
  5. Il germe del razzismo è diffuso un pò ovunque prescindendo dalla geografia e dal colore dei partiti. Rimane il fatto che in Italia c'è un solo partito che fa della xenofobia una delle sue bandiere. Si tratta di un partito che personalmente non posso in alcun modo giustificare. Se il razzismo non è giustificabile per i singoli individui figuriamoci se lo è per un partito ********* che cavalca il razzismo e lo sbandiera per accaparrarsi i voti razzisti dell'elettorato ****** Edit da Albizzie: Limitiamoci nei giudizi. grazie.
  6. Je so' pazzo, je so' pazzo nun 'nce scassate 'o ....! ...hihihihihih...
  7. Ma quale generalizzazione? Che quelli della Lega Nord sono razzisti lo dicono le sparate di merda dei manifesti pubblicitari targati Lega Nord. Non è vero che non appena mi si presenta l'occasione sparo merda: lo faccio solo occasionalmente e solo su chi spara merda. Sparando merda su chi spara merda mi capita a volte di sparare merda su me stesso dato che a volte sparo merda e non resisto alla tentazione di sparare merda su chi spara merda. Se sparassi merda su chi spara merda senza sparare merda su chi come me spara merda allora non avrei il diritto di sparare merda su chi spara merda. Ma siccome sono obiettivo allora sparo merda su chi come me spara merda per poter poi avere il diritto di sparare merda su chiunque spari merda. Sparatori di merda: occhio! C'è in giro uno che spara merda su se stesso al puro scopo di avere il diritto di sparare merda su chi spara merda! Se sparate merda tenetevi pronti a ricevere una cartata di merda di rimbalzo!
  8. E chi se ne frega! Tanto ho già cenato e non mi fai nè caldo e nè freddo! Come dolci ho mangiato mezzo quadrato di cioccolato Ritter Sport fondente alla nocciola ed una fetta di crostata all'albicocca della premiata forneria della Coop di via delle Grondaie! Haaaaaaarrrrggghhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!! Te pozzino!!!
  9. Questa l'ho messa come sfondo sul mio monitor:
  10. Ma con i crash test come siamo messi? L'altro giorno ho sentito un collega che sosteneva che Panda era uscita malconcia da un crash test. Naturalmente io ai crash tests ufficiali ci credo poco: la mia impressione è che vince il più furbo o chi paga di più l'ente che lo fa.
  11. Mi rinfreschi la memoria sulla storia dell'alto tradimento di Ghidella? Che cos'è? E' una cosa seria o è semplicemente un pretesto che Romiti trovò per eliminare Ghidella dopo avergli scatenato contro un intero esercito di investigatori e segugi? Dico sul serio! Non conosco bene la faccenda, l'ho solo sentita accennare di tanto in tanto ma sempre con contorni nebulosi e per niente chiari. Chi ti dice che Ghidella, credendo nell'auto, non avrebbe aggiustato il tiro per correggere errori e precedenti decisioni sbagliate? Comunque hai ragione. Ovviamente la storia non si fa con i se e con i ma: è andata come è andata e non possiamo sapere con certezza quello che sarebbe accaduto se Ghidella fosse rimasto. Sono stato quindi troppo perentorio nel mio giudizio. Però noi tutti sappiamo che in Fiat era penetrata l'idea che potessero rinunciare definitivamente all'auto, e nell'accordo con GM era stata firmata e sottoscritta proprio questa possibilità, cioè la famosa put option, ed in pratica, per più di un decennio, nel settore auto hanno tirato a campare in attesa di prendere una decisione definitiva nel mentre però sottraevano risorse all'auto per investirle in altre avventure in nome della diversificazione, ossia in nome di un'eccessiva mancanza di fiducia nel futuro dell'auto. Il risultato di questa strategia è oggi sotto gli occhi di tutti, ed è incontrovertibile: hanno fatto marcia indietro e sono ritornati a focalizzare gli sforzi sul settore auto, ma il tempo perso è stato tanto e tale che, nonostante tutti gli sforzi, Fiat Auto è ancora sul lastrico e non si sa ancora se riuscirà a risollevarsi. E' positivo, comunque, che siano tornati ad evere fiducia nel mestiere che storicamente hanno imparato a fare e sanno fare, ossia l'auto. Secondo me c'è ancora da versare lacrime e sangue, ma alla fine possono farcela. La spaventosa riduzione delle quote di mercato di Fiat Auto non mi spaventa. Nel senso che è meglio perdere quote di mercato piuttosto che perdere quattrini per mantenerle alte artificialmente, come è stato gravemente fatto per anni. La concorrenza non la batti impedendogli artificialmente di toglierti quote di mercato; la concorrenza la batti facendo utili che ti permettono di espanderti sul mercato allo scopo di fare altri utili. E sul mercato ci si espande vendendo auto e ricavandone utili, non regalando le auto. Le auto che vanno vendute ad un prezzo inferiore al loro costo semplicemente per mantenere quote di mercato è meglio toglierle dalla produzione. L'importante quindi è che riescano a metter su un piano di rinascita che preveda il ritorno all'utile.
  12. In Fiat la smania della diversificazione è ad un certo punto diventata smania di onnipotenza. Hanno investito in San Paolo IMI, Juventus, Rinascente, Arjo Wiggins, Idem, Antalis, Alpitour, SGS, Altanet, Club Méditerranée, Societè Foucière Lyonnaise, Riverwood International, Bolloré Investissement, Espirito Santo Financial Holding, Chàteau Margaux, Distacom, Corriere della Sera, Rizzoli, La Stampa, Fila, Superga, Upim, Bricocenter, Città mercato, Ipersidis, Maxidis, Pantamarket, Sagea, Scudo, Sidis, Sigros, SMA, Sosty, Croff, Toro Assicurazioni, Snia Bpd, Cogefar Impresit, Danone, Pirelli, Burgo, Kataweb, Italenergia, immobili, etc. etc. etc. etc. etc... Ad un certo punto volevano diventare primi attori nel campo delle bollette per la luce, ed a tal fine fecero venire dagli USA uno specialista di General Electric che si chiamava Paolo Fresco: questo fu il colpo più duro non solo per Fiat Auto, ma per l'intera Fiat: è andata a finire che non solo hanno ridotto sul lastrico Fiat Auto ma si sono alla fine ritrovati con un pugno di mosche in mano anche nel settore dell'energia, ossia hanno perso su entrambi i fronti. Vittorio Ghidella era visceralmente contrario a queste alchimie, perchè sapeva che per eccellere nel settore auto non si poteva abbassare la guardia sottraendogli risorse. I soldi guadagnati con l'auto dovevano servire per nuovi impianti in tutto il mondo e per espandersi sul mercato europeo e mondiale. Dopo Ghidella si sono invece letteralmente dimenticati che avevano un core business da curare, permettendo quindi alla concorrenza di mangiarseli vivi non solo nel mondo ed in Europa ma anche nella stessa Italia. Ad un certo punto si sono invece ritrovati ad essere deboli addirittura anche sul piano del prodotto, con una gamma di modelli che presentava dei buchi pazzeschi, felicemente riempiti dalla concorrenza. Qual'è la differenza tra Fiat che si faceva le seghe mentali cercando il soldo facile e Toyota che lavorava nel settore dell’auto con l’obiettivo di diventare il primo produttore mondiale di automobili? Faccio un solo esempio: per risparmiare su Alfa Romeo (i soldi servivano per diversificare) hanno fatto una cosa semplice, gli hanno tolto la trazione posteriore, mentre proprio negli stessi anni Toyota investiva per creare il marchio Lexus con tanto di trazione posteriore. E Toyota continua a focalizzare i suoi sforzi sull'auto anticipando il futuro, quello in cui il petrolio si andrà a comprarlo in farmacia dietro presentazione di ricetta medica. Perchè l'affare Prius non è servito affatto a costruire un'auto ibrida, ma a fare centinaia di brevetti che hanno assicurato a Toyota il controllo dell'uso dell'elettricità per l'autotrazione. Non a caso Ford e GM devono fare i conti con Toyota se vogliono metter piede nella trazione elettrica. Questo significa focalizzarsi sul core business, non certo togliere la trazione posteriore ad Alfa Romeo per tentare di mettere le mani sul collo degli italiani attraverso la bolletta della luce, operazione miseramente fallita perchè non puoi essere un bravo elettricista se sai fare solo il meccanico. Se avessero buttato Romiti e si fossero tenuto Ghidella tutto ciò non sarebbe accaduto.
  13. Lettera patetica e sgrammaticata, ma soprattutto piena di luoghi comuni e priva di contenuti. Ma chi l'ha scritta? Fabvio? Allucinante! Credimi Desmo: la lettera fa vomitare nel vero senso della parola. Fategli almeno correggere la lettera da qualcuno che sappia scrivere in italiano prima di spedirla.
  14. Romiti aveva un’anima finanziaria, inoltre per lui l’auto era un prodotto come un altro. Per Ghidella, invece, l’auto era la Fiat. Romiti voleva la diversificazione mentre Ghidella voleva massicci investimenti nel solo settore auto. Si decise che ad avere ragione fosse Romiti e scaricarono Ghidella. Purtroppo i due non potevano convivere ed occorreva fare una scelta. Ovviamente è facile parlare col senno di poi, ma la storia ha ampiamente dimostrato che Romiti aveva torto e Ghidella aveva ragione. L’unica colpa che do a Ghidella è quella che scalpitò un po troppo per succedere ad un Romiti protetto da Cuccia. In ogni caso la scelta di togliere di mezzo Ghidella e diversificare fu un tragico errore. La cosa era difficile da fare, ma se si fossero tenuto Ghidella ed avessero buttato fuori Romiti, Fiat Auto avrebbe continuato ad essere leader nel settore auto in Europa e forse nel mondo, mentre oggi Fiat Auto è solo una moribonda che non si sa ancora se riuscirà a risollevarsi nonostante tutti gli sforzi che si stanno facendo, sforzi encomiabili ma che arrivano con ben 17 anni di ritardo. Da quel 1988 in cui Ghidella fu liquidato la proprietà è parzialmente passata di mano, vecchi e nuovi proprietari stanno oramai raschiando il fondo del barile per mantenere in vita un moribondo, mentre 17 anni fa a Ghidella bastava raccogliere quanto debordava dal barile per continuare ad essere fra i primi in Europa; e le banche, nuovi proprietari, non sarebbero neanche entrate nel più rischioso affare della loro storia.
  15. Sì, infatti! Fra l'altro, io e il marroni abbiamo un legame di sangue: siamo entramnbi dei Marone. Io però sono un mantovano padano atipico:mi piace Napoli, così come piaceva al mio divino antenato.
  16. Già! Vedo che oramai mi conosci a fondo! La mia pulsione è sempre quella! Tentando di autoconvincendomi che vivo in una città splendida non faccio altro che prendermi per il kulo. Controllato ho lo livello dello mio cinquino bello, parlo del lubrificante e del suo livello stante. Delle gomme, in precisione, controllato ho la pressione, vanno ben le lampadine, son perfette le puntine. Del tettuccio il portapacchi ben fissati son gli attacchi, sotto allo sedil, per bene, sistemato ho le catene. Dovrò andare un pò lontano, mi ci vuole l’alto ottano; di V-power ho fatto il pieno, partir posso ora sereno. Ho un problema col pedale che funziona a volte male, quello dell’acceleratore, mi s’incanta poi il motore. Mi s’incanta accelerato, poi mi tocca, un po’ seccato, il piè metter dal di sotto per alzar lo pedalotto. Non so ancora se dipende dalla molla che il fil tende, o se il freddo assai spietato ha il del fil grasso impastato. Non ho tempo per andare in officina a controllare, non si rompa nel viaggiare dovrò quindi, ahimè, sperare. Viaggerò con la famiglia; una moglie ed una figlia, ed ho poi pure un maschietto, facciam proprio un bel quadretto. Sono un po’ preoccupato pel bagaglio esagerato; solo quello di Pasquale mezza prende l’imperiale. E per quel della mogliera ci vorrebbe una corriera, poi per quello di Claretta ci vorrebbe una carretta. Ma oramai ci ho fatto il callo, sono esperto nell’imballo. Spremo, lego, presso e incastro, sul tettuccio fò un pilastro, metto infine l’incerata contro pioggia e grandinata, starem stretti un pochettino, portiam pure il canarino. Ma partiamo noi in vacanza, siamo pieni di baldanza, non sarebbe un sacrificio manco portar lo cilicio. Ce ne andiamo verso genti vecchi amici e gran parenti, ..... etc. etc.
  17. Correndo verso Occidente il vento di levante che lambisce Costantinopoli arriva direttamente su Otranto dopo aver toccato Tessalonica, l’Albania e il Canale d’Otranto, con un percorso inferiore alla distanza fra Otranto e Milano. Era il 1453: quando le truppe del Papa arrivarono a Costantinopoli gli ottomani avevano oramai completato la conquista della città d’oro e del valoroso Basileus Costantino XI si erano oramai perse anche le spoglie, sublimate dal giubilo trionfante della Casa di Osman. Se esattamente cinque secoli dopo, nel 1953, nasci in Terra d’Otranto, vieni investito da un vento d’Oriente che imperterrito continua a trasportare quella storia di 500 anni prima, e ti sorprendi a salire sul tetto di casa per tentare di scorgere, verso levante, le cupole della Basilica di Santa Sofia; ti alzi in punta di piedi tentando di scorgerle oltre il Canale d’Otranto, dietro i monti dell’Albania. I tetti di Costantinopoli e le cupole di Santa Sofia non li vedi, ma insieme ai profumi del timo e del mare, la brezza di levante trasporta ancora ben chiara la remota eco del frastuono della battaglia del 1453; un’eco che si confonde spesso con le grida d’aiuto dei naufraghi buttati in mare dagli scafisti di Valona. Ed in un impeto di soccorso perdi l’equlibrio rischiando di cadere giù dal tetto nel tentativo di tendere le braccia verso quella disperata umanità. Non c’è bisogno di salire sul tetto di casa a tendere l’orecchio verso Otranto: il clamore della sua ora del 1480, mescolato all’assordante silenzio delle beate anime dei suoi Ottocento Martiri, lo ascolti spesso anche standotene seduto a tavola a pranzare. Daytona, sei una carogna! Perchè mi fai tutto ciò?
  18. Nulla è più appagante che vedere apprezzata la propria sensibilità e delicatezza poetica. Vi ringrazio di cuore, la vostra stima è toccante. Per ricambiare, in futuro, delizierò ulteriormente le vostre caste antenne con le mie finissime melodie. Hihihihi...
  19. Ma ti pare che marroni compra l’auto dai terroni? L’auto in quel di Melfi fatta al marroni non è adatta, quella poi fatta a Cassino se la compri chi è burino, se poi nata è in Sicilia buona è per chi si umilia. Viva viva il gran marroni l’auto compra ai tedesconi, quella fatta dai terroni se la comprino i coglioni. Viva viva il gran marroni mangia insieme a quei mangioni, quei romani gran ladroni che gran fottono i coglioni. Viva viva il gran marroni bravo membro dei cazzoni quei che cambiano indefessi perchè i kul sian sempre i stessi
  20. La Chiesa impone la sua dottrina ai credenti, non certo agli Stati. Il suo potere di scomunica ha senso solo per un credente; a un non credente non gliene può fregar di meno delle scomuniche della Chiesa. Ma compito della Chiesa è predicare ed evangelizzare, ed in un mondo dove tutti predicano ed evangelizzano non capisco perchè si guarda in cagnesco la Chiesa perchè predica ed evangelizza, ossia perchè svolge il suo tradizionale lavoro. Buttiglione è stato defenestrato dall'Europa perchè colpevole di essere un cristiano coerente invece di essere un contrabbandiere che per agguantare la poltrona vende sua madre a fettine sottili. Non l'ho mai votato nè mai lo voterò, ma dopo quell'affare l'ho rivalutato. Il caso Buttiglione ha portato alla luce un problema che ha le sembianze della discriminazione razziale:in Europa c'è spazio per cani e porci ma non per un cristiano coerente. Di questa cosa dovrebbero vergognarsi tutti quanti, omosessuali in testa, prescindendo dalla loro estrazione o dalla loro eventuale fede.
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