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copco

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  1. Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro. Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettorali e avete voglia di mettervi profumi e deodoranti siete come sabbie mobili tirate giù uh uh. C'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero uh com'è difficile restare padre quando i figli crescono e le mamme imbiancano. Quante squallide figure che attraversano il paese com'è misera la vita negli abusi di potere. Sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca. A Beethoven e Sinatra preferisco l'insalata a Vivaldi l'uva passa che mi dà più calorie uh! com'è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore in quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell'orrore. Ho sentito degli spari in una via del centro quante stupide galline che si azzuffano per niente minima immoralia minima immoralia e sommersi soprattutto da immondizie musicali. Sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca. minima immoralia minima immoralia The end my only friend this is the end Sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca sul ponte sventola bandiera bianca.
  2. Io sono il Signore Dio tuo: 1. Non avrai altro Dio fuori di me. 2. Non nominare il nome di Dio invano. 3. Ricordati di santificare le feste. 4. Onora il padre e la madre. 5. Non uccidere. 6. Non commettere atti impuri. 7. Non rubare. 8. Non dire falsa testimonianza. 9. Non desiderare la donna d'altri. 10. Non desiderare la roba d'altri.
  3. Il cattolicesimo non è mica un partito dove il vertice deve adeguarsi alla base! Semmai è esattamente il contrario. Non è la base che guida il vertice ma il vertice che guida la base. La religione non si adegua alle mode, se questa è l'intransigenza dogmatica mi sembra normale che lo sia. La differenza fra tollerare ed accettare è notevole. Fra tollerare le altre relogioni (o i gay) ed accettarle ce ne passa: nel primo caso le ammetto ma non le condivido, nel secondo caso le condivido; quindi non è vero che nel 99% dei casi non accettazione è sinonimo di intolleranza. Viviamo in una società in cui i valori più forti sono il denaro, il consumismo, l'edonismo ed il capitalismo più sfrenato che produce pochi ricchi e molti emarginati, ed il divario fra paesi ricchi e paesi poveri non accenna a ridursi. Come fai a non vedere la decadenza? La lotta alla decadenza deve essere una battaglia perpetua.
  4. Ripropongo un altro mio post che nell’archivio non riesco più a ritrovare. Con gli elmetti rosseggianti e luccicanti alla luce del sole le invincibili legioni romane imperversarono oltre le Alpi a Nord d’Italia. Capitanate da Giulio Cesare conquistarono l’Europa nel primo secolo Avanti Cristo; l’aquila romana trionfò e divenne ovunque simbolo di comando. Nel ventesimo secolo un’altra invasione eruppe dalla penisola italica. Questa volta fu una serie di rosseggianti e strabilianti automobili di Milano. Con la stessa precisione ed efficienza delle legioni di Giulio Cesare, le Alfa Romeo stabilirono rapidamente il dominio sulle piste da corsa dell’intera Europa. Capitanate da Vittorio Jano ed Enzo Ferrari, le Alfa Romeo spazzarono via tutta la concorrenza. Nonostante avessero per simbolo un’insegna pacifica, uno stemma che mostrava una croce, queste automobili erano aggressive e feroci come l’antica e fiera aquila romana. Alfa Romeo ha prodotto le più grandi auto da corsa di tutti i tempi. La rivendicazione è contestata dai fanatici Bugatti, ma basta dare un’occhiata ai record delle corse per chiarire la questione. Benchè le macchine Bugatti abbiano vinto più corse di tutti i tipi, Alfa Romeo, finchè la casa non si ritirò dalle competizioni, ha stabilito un record di vittorie nei Gran Premi internazionali che si colloca decisamente al di sopra di Bugatti e al di sopra del terzo posto di Mercedes. La storia delle corse delle auto Alfa Romeo comincia nel 1924. Un anno prima l’azienda aveva reclutato Vittorio Jano come capo disegnatore: gli fu chiesto di costruire una macchina vincitrice di premi. Questo è un lavoretto che a volte richiede molti anni di sviluppo, ma già nel 1924 l’Alfa P2 di Jano vinse il campionato mondiale! Da quel momento in poi Alfa Romeo divenne un elemento col quale i concorrenti dovettero fare i conti. Nel 1929 Jano introdusse una sportiva leggera da corsa sovralimentata con cilindrata di soli 1750 cc. Tre di queste minuscole auto da corsa con la loro classica carrozzeria Zagato batterono le migliori auto che l’Europa potè offrire nella corsa del Trofeo Turismo nel 1930. Sotto una pioggia a dirotto i piloti italiani Nuvolari, Campari e Varzi guidarono alla loro maniera sulle curve sdrucciolevoli e lasciarono le enormi Bentley e Mercedes girare senza speranza. Quando la bandiera della fine si abbassò le Alfa si ritrovarono nei primi tre posti. Questo fatto rese Alfa Romeo l’incubo dei suoi concorrenti nel campo degli sport automobilistici. Ma non appena i Gran Premi divennero più specialistici la vecchia P2 non potè più stare insieme con le nuove Bugatti e Mercedes. Jano tornò al suo tavolo da disegno e nel 1932 produsse una delle più famose auto da corsa di tutti i tempi: l’Alfa Romeo P3. Quest’invincibile auto significò per tre anni il dominio italiano sulle piste da corsa. Così come Adolf Hitler foraggiò Mercedes ed AutoUnion così Benito Mussolini mise i fondi del suo Stato nella fabbrica Alfa Romeo. Entrambi volevano il prestigio nel mondo dello sport, ma nel 1935 i nazisti spinsero avanti. Alfa Romeo non trionfò più nuovamente fino a quando le fiamme della seconda guerra mondiale non si estinsero; ma il 1935 fornì un memorabile brivido finale. Alla corsa del Nurburgring in Germania, Tazio Nuvolari portò alla linea di partenza la sua Alfa P3 oramai un po’ vecchiotta. Davanti a lui c’erano le potenti, abbaglianti e massicce macchine Auto Union e Mercedes Benz luccicanti argento, ognuna più potente e veloce della sua Alfa P3. Nel 1935 il nome Nuvolari era già una leggenda. Qualsiasi auto col fiero Mantovano al posto di guida era una potenziale vincitrice. Fu Nuvolari che stabilì la moderna tecnica da corsa. Egli fu fra i primi ad usare deliberatamente la deriva sulle quattro ruote come metodo di affrontare le curve ad angolo stretto, e nelle sue mani una macchina sembrava prendere il suo stesso temperamento focoso e brillante. Quando la corsa partì, la vecchia Alfa P3 si perse tra le tuonanti auto tedesche, ma la tempistica dimezza-secondi sulle curve di Nuvolari gli permise di sorpassare un’auto dopo l’altra. Al decimo giro il Mantovano era in testa, ma un disastroso pit stop lo rimise indietro al quinto posto. La pompa della benzina dei box si ruppe e l’Alfa dovette essere rifornita versando il carburante nel serbatoio direttamente dalle taniche. Vennero persi più di due minuti e quando Nuvolari ripartì fu durissima: dovette intraprendere un nuovo tipo di gara, quella contro l’impossibile. Ma qui l’abilità da maestro dell’italiano a far scivolare un’auto sulle curve ad angolo cominciò ad essere dimostrata. Egli frustò la sua Alfa con precisione attraverso le 180 curve della pista del Nurburgring e giro dopo giro si avvicinò all’auto che capeggiava la corsa. Era una Mercedes con Von Brauchitsch che guidava una gara sicura. All’improvviso il capo corsa segnalò a Von Brauchitsch l’avvicinamento di Nuvolari. Von Brauchitsch aprì la Mercedes al limite, ma l’astuto Nuvolari, che ritagliava ancora secondi dal suo ultimo tempo sul giro si avvicinò sempre di più. Il tedesco sforzò la sua auto giro dopo giro, consumando gomma dai suoi pneumatici, ma la guida precisa di Nuvolari mandava l’Alfa ad affrontare le curve strette ancora più velocemente ed in maniera ancora più pulita. Egli sapeva che non erano rimasti abbastanza giri per riuscire a raggiungere la veloce e potente Mercedes, ma calcolò che una continua pressione avrebbe potuto spingere Von Brauchitsch a guidare oltre i limiti della sua Mercedes. Durante il giro finale il pilota tedesco, che ora portava la sua Mercedes sulle curve in larghe e stridenti scivolate, alla fine spogliò una gomma posteriore. Nuvolari ruggì passando nella sua vecchia Alfa P3 e vinse. Il contesto prova che la velocità da sola non vince le corse. Dai ad un raffinato pilota una macchina che può manovrare con precisione ed egli sorpasserà macchine più veloci ma più goffe. Questa corsa fu l’ultimo colpo dell’Alfa Romeo ante-guerra, ma subito dopo la seconda guerra mondiale comparve un successore dell’Alfa P3. Questo era l’Alfa 158 e quest’auto andò subito avanti per vincere qualsiasi cosa fosse in vista. Nel ‘47 e ‘48 le 158 vinsero quasi ogni evento importante, ed in molte gare monopolizzarono i primi quattro posti. Nel 1949 l’azienda decise di ritirarsi dalle corse e di concentrarsi su modelli per il mercato di consumo. Nel 1960 non si mise in campo un'altra squadra Alfa Romeo ufficiale, e l’Alfa non produsse un’altra vettura da Gan Premio. Ma la fabbrica milanese mise fuori alcune delle più fini auto sportive e da turismo del mondo. I modelli Giulietta e Veloce dominarono le loro categorie nelle gare automobilistiche sportive in gran parte allo stesso modo di come fece negli anni precedenti la vecchia 1750 cc. Nella storia della casa Alfa Romeo c’è sempre stata una stretta relazione tra le macchine da corsa ed i modelli di produzione. Le maggiori differenze stavano solo nelle carrozzerie. I motori rimanevano praticamente gli stessi, con i modelli stradali leggermente depotenziati per fornire minori prestazioni velocistiche. La piccola Giulietta con il suo motore di 1300 cc richiese solo pochi aggiustamenti per trasformarla in un modello da corsa. Il campo di conquista per l’Alfa Romeo è oggi molto più modesto, ma guardate solo un gruppo di fiammanti Alfa rosse scattare dalla linea di partenza e forse, in un certo curioso modo, vi ricorderete delle antiche legioni romane che conquistarono l’allora mondo conosciuto di duemila anni fa. Traduzione e rimaneggiamento personale tratto da: http://www.oldandsold.com/articles01/article824.shtml L’articolo originale dev’essere stato scritto dall’autore molti anni fa perché quando parla dell’Alfa Romeo odierna si ferma alla Giulietta 1300.
  5. copco

    Fiat Mefistofele

    Non sono riuscito a ritrovare sul forum un mio vecchio post sulla Fiat Mefistofele: lo ripropongo. La Mefistofele cominciò la sua carriera nel 1908 come auto da gran premio con trasmissione a catena e con motorizzazioni di non meno di 18 litri, con due blocchi cilindro singoli accoppiati insieme. Nel 1922 fu protagonista di uno dei più spettacolari incidenti degli sport automobilistici di tutti i tempi: John Duff stava gareggiando a Brooklands quando uno dei due blocchi cilindro si staccò dal resto del motore e decollò verso il cielo tirandosi dietro il cofano ed altri componenti supplementari. Il rottame della Mefistofele fu preso da Ernest Eldridge, che guardò il motore e concluse che era piccolo. Quel motore era effettivamente piccolo se confrontato con quello dell’Isotta-Maybach che aveva un 20,5 litri Maybach su uno chassis allungato di una Isotta-Fraschini 1907. Eldridge fece una cosa da niente: comprò un sei cilindri aeronautico Fiat di 21,7 litri ed allungò la Mefistofele per farcelo entrare. Per allungare la macchina furono usati dei componenti prelevati dallo chassis di un bus londinese: si ottenne una carrozzeria elegante, con una coda affusolata e con l’asse anteriore molto avanzato rispetto al radiatore. Eldridge elaborò per giunta il motore dotandolo di quattro valvole per cilindro e rendendolo capace di erogare 320 CV. La macchina rimase però conforme alle precedenti Mefistofele per il resto: trasmissione a catena e niente freni anteriori. Nel Luglio del 1924, per tentare di battere il record di velocità, si presentarono ad Arpajon due squadre: quella Fiat di Eldridge e quella della Delage il cui pilota era René Thomas. In precedenti occasioni, come ad esempio a Brooklands, tutti videro che la Mefistofele, come un diavolo, era difficile da controllare. Ed immancabilmente, sul percorso rettilineo di Arpajon la Mefistofele era ancora difficile da maneggiare. Eldridge fu però all’altezza della situazione. La macchina faceva una tale fracasso infernale che fu descritta come un oggetto terrificante a vederla sfrecciare serpeggiando da un lato all’altro della strada, e necessitava di una forza notevole per poterla controllare. Eldridge tuttavia non uscì mai fuori pista e battè il record di velocità innalzandolo a 143, 26 mph. A quel punto il team Delage contestò il fatto che la Mefistofele non aveva la retromarcia e quindi non poteva marciare in retromarcia come invece era previsto dal regolamento di gara. Il record stabilito dalla Mefistofele non fu quindi omologato. Eldridge non si scoraggiò: portò la Mefistofele da un meccanico a Parigi per dotarla di una retromarcia. Thomas rimase ad Arpajon e lavorò sulla Delage V12 riuscendo a portarla a 143,309 mph, stracciando quindi il record ufficiale precedente. La Delage fu quindi portata nello showroom principale parigino della casa, negli Champs Elysées, e fu piazzata in orgogliosa esposizione al pubblico. Eldridge tornò ad Arpajon con una Mefistofele sulla quale erano state fatte delle arcane modifiche meccaniche capaci di farla muovere misteriosamente, sebbene brevemente e convulsivamente, a marcia indietro. Nessuno ha mai trovato traccia della presenza di una retromarcia sulla Mefistofele di Eldridge che è a tutt’oggi ben conservata, quindi nessuno capì mai come fece Eldridge a far muovere in retromarcia la Mefistofele ad Arpajon. Col suo passeggero-meccanico John Ames, che pompava come un dannato per mantenere alta la pressione del carburante, Elridge portò a termine il lavoro: la Mefistofele usò di nuovo da sponda a sponda l’intera larghezza del tracciato, ma corse più forte che mai e tolse il record alla Delage ad una media di 146,013 mph sul chilometro lanciato. La Mefistofele fu quindi portata a Parigi e fu parcheggiata dall’atro lato della strada, di fronte allo showroom Delage. Più tardi quella Mefistofele gareggiò in altre mani, senza però fare l’effetto che fece nelle mani di Eldridge. Poi venne comprata da Fiat che la conserva oggi nel suo museo. Nonostante il 1924 sia davvero tanto tempo fa, quella indiavolata Mefistofele si è incredibilmente incontrata nuovamente con la sua rivale Delage originale. Nel 2001 al Festival della Velocità di Goodwood. Grande Mefistofele! Nelle mani di quel gran personaggio che era Ernest Eldridge. http://www.carkeys.co.uk/features/classichistoric/969.asp http://www.hartlana.co.uk/bsarchive/l0100044.jpg Nazzaro su Mefistofele http://www.hartlana.co.uk/bsarchive/l0100045.jpg John Duff su Mefistofele http://www.hartlana.co.uk/bsarchive/l0200010.jpg Un’altra Mefistofele http://www.hartlana.co.uk/bsarchive/l0100057.jpg Una Babs ed una Mefistofele
  6. Per favore! La violenza mai! In nessun caso.
  7. Assodato che abbiamo punti di vista diametralmente opposti su questo argomento, e premesso che rispetto il tuo, permettimi di controbattere perchè pur rispettandolo non lo condivido. Anche la cleptomania fa parte della personalità dell'individuo che ne è affetto, ed anche tutta una serie di disturbi comportamentali fanno parte della personalità dell'individuo. Sono cose che si tollerano ma che la società (cioè noi) ha il dovere cercare di limitare. Non sono cose che si possono accettare facendole così entrare nell'ambito della normalità. L'omosessualità è per me un disturbo comportamentale. Io posso accettare l'omosessualità dovuta a fattori genetici contro la quale non c'è speranza di poter vincere, ma non posso accettare quella dovuta a fattori ambientali ed educativi. Contro quest'ultima l'individuo può e deve opporsi. La predisposizione? C'è una bella differenza fra essere predisposto verso la pittura e diventare un pittore, perchè non diventi pittore se non coltivi ed eserciti la tua predisposizione. Io mi annovero proprio fra i "litolleromabastachenonsibacinoinpubblico" perchè non accetto che i predisposti possano prendere esempio da chi esibisce la sua condizione anomala, senza contare l'offesa al costume ed al buon gusto della gente normale. Accettare l'omosessualità è, per me, segno di lassismo e decadenza, perchè non è vero che la società migliorerà accettando le diversità per quello che sono. Fra gli esempi che tu hai portato io accetto solo il diverso colore della pelle, ma non accetto qualsiasi gusto sessuale, qualsiasi religione e qualsiasi idea politica. Posso tollerare l'omosessualità ma non posso accettarla perchè credo nell'eterosessualità. Tollero i musulmani ed i buddisti ma non li accetto perchè credo in Gesù Cristo. E riguardo alla politica non tollero le idee totalitarie, non tollero gli estremismi, apprezzo la moderazione, tollero Bertinotti, mi sta sulle palle Rutelli, apprezzo poco il mortadellone, disprezzo in toto la Lega Nord, non voterò mai il Cavaliere e Buttiglione (ma mi sono diventati quasi simpatici quando mi hanno fatto sentire fiero di essere italiano con alcune posizioni che hanno assunto di fronte al parlamento europeo), tollero il centro, tollero la destra ma non accetto nulla di tutto ciò perchè credo in alcune idee della sinistra moderata. Insomma io penso che con chi è intollerante occorra essere doppiamente intolleranti, penso che la tolleranza sia la base della convivenza civile, ma quanto ad accettare, accetto solo quello in cui credo. Perchè credo che occorra credere in qualcosa nella vita, non si può accettare ed ingollare ciò in cui non si crede, pena il disfattismo se non si crede in niente e la decadenza se si accetta tutto.
  8. Albizzie, vedi la risposta a Sonata_Arctica. Ho spiegato lì il mio punto di vista.
  9. Sì, sono d’accordo. Ma occorre fare chiarezza. Sono d’accordo che l’omosessualità sia riconosciuta e tollerata, non certo che sia accettata e promossa. Occorre riconoscerla e tollerarla, l’emarginazione o peggio la repressione è da condannare, ma tollerarla non significa accettarla acriticamente. La società deve intraprendere attività e comportamenti tendenti ad arginare l’omosessualità, non certo a favorirne lo sviluppo e la diffusione. Viviamo in una società della comunicazione, dove soggetti come Elton John sono dei manifesti viventi per migliaia di individui pronti ad emularne le gesta. Quanti individui sessualmente borderline esistono nell’umanità amante di Elton John? Quanti di questi ammireranno ed emuleranno la sua decisione di sposarsi con un uomo? Aldilà delle sue eccelse doti artistiche, Elton John è il prodotto di una società malata, quella che permette ad un cartello vivente come lui di sbandierare ai quattro venti la sua felice condizione omosessuale, quando invece una società sana lo inviterebbe a vivere la sua condizione con discrezione se non a rinunciarci. Tu affermi che per questa parte dell’umanità l’omosessualità non diventa una conquista sociale? Io credo invece di sì e che l’omosessualità può addirittura diventare uno status symbol ed una moda. Allora, in questa società malata, i tanto deprecati moralizzatori benpensanti, di cui il Papa è il massimo esponente, sono quelli che dicono le cose come vanno dette, senza ipocrisia e per costruire una società migliore, mentre l’intellighenzia modaiola che ingolla ogni cosa pur di apparire al passo coi tempi è solo ipocrita o superficiale. L’uomo è capace di costruire, ed entro i limiti delle sue conquiste è capace di opporsi alla morte, fa parte della sua natura; quindi se l’uomo riesce a vivere al decimo piano invece che in una caverna e se col taglio cesareo impedisce la morte di madre e figlio, agisce secondo il suo naturale istinto di sopravvivenza della specie, non contro natura. L’omosessualità invece è contro natura, in netta opposizione come è con la sopravvivenza della specie. Se ammazzi la specie non costruisci alcuna civiltà. La civiltà la crei costruendo e non distruggendo. A meno che l’uomo non si sostituisca a Dio e non decida di creare una nuova specie, parente dell’uomo, clonata in provetta. Ne ha già oggi la possibilità. Ma a quel punto noi, come specie umana, potremmo aver imboccato la strada del nostro tramonto, e dopo poche migliaia di anni potremmo anche esserci estinti, soppiantati da una nuova specie, quella dei replicanti che si auto-riproducono in provetta generando una varietà di individui perfetti programmati per ogni differente compito e scartando come zavorra una specie umana fatta di individui imperfetti. Se l’uomo si ripara dalle intemperie o migra su un pianeta di una altro sistema solare per non essere arrostito dal sole morente lo fa secondo natura, Dio gli ha conferito la capacità di farlo. E se lo fa protegge la sua specie, secondo natura. Ma l’uomo si estinguerà prima di riuscire ad andare su qualsiasi altro pianeta se vince una società che accetta come ineludibile l’omosessualità oppure se l’uomo decide che non ha più bisogno di Dio e vi si sostituisce.
  10. verso abominevoli fulgori siderali
  11. Amico mio, la bocca lavatela tu. Se la natura ti ha creato gay sei ben accetto come qualsiasi altro essere umano. In caso contrario sei contro natura, e tutto ciò che è contro natura è immorale, senza manco interpellare il cristianesimo.
  12. Di questo si dovrebbe discutere per cercare di chiarire molte questioni. Tutto si basa sulla morale, perchè tutti, nessuno escluso, hanno una morale. E' quindi la morale che detta il diritto. Il problema è che di morali ne esistono molte, e quindi: quale morale? Il miglior diritto è quello in equilibrio con la maggior parte delle morali, ma nessun diritto potrà mai essere in sintonia con tutte le morali. Da quì la necessità del confronto, del dialogo, della tolleranza e del buon senso per sopperire alle crepe del diritto. Di morali ne esistono troppe, e possono facilmente moltiplicarsi a dismisura portando ad una società che lungi dall'essere libera e democratica diventa vittima e prigioniera della suo caos. Da quì la necessità di trovare e promuovere dei valori fondamentali comuni ai quali ispirarsi ed ai quali credere, valori validi e capaci di farsi accettare da tutti affinchè la società diventi coesa in una sua identità. Famiglia, lavoro, libertà, dignità, patria, fratellanza, tolleranza, solidarietà, amicizia, sincerità, giustizia, uguaglianza, carità, sobrietà, accoglienza, rispetto della vita, cultura, rispetto dell'ambiente, lealtà etc.
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