Vai al contenuto

copco

Bannato
  • Numero contenuti pubblicati

    4311
  • Iscritto il

  • Ultima visita

Tutti i contenuti di copco

  1. Uffà! Ogni tanto succede, ma non so perchè. Sul mio terminale si vedono. Sono delle rose; spero che si ripristini quanto prima il funzionamento del link così si potranno vedere. A volte succede.
  2. Ciao Amy, ho regalato dei fiori a tutte le ragazze. Mi sentirei in colpa se non lo facessi anche con te:
  3. 'Semplicità. Funzionalità, aderenza allo scopo finale. Io faccio sempre l'esempio dell'accendino Zippo. Era fatto con ritagli di lamiera della Jeep, funzionava con la stessa benzina della Jeep, era antivento, aveva una molla di chiusura che non costava niente e non si rompeva mai, era piatto, era bello. Per me resta un capolavoro di progettazione e di design.' Walter, ci fai questo esempio perché sei un fumatore o c'è dell'altro? 'No, non solo per questo; lo Zippo è un esempio assoluto, anche per chi non fuma. A proposito: anche tu sei un fumatore, vero?' Purtroppo sì. 'E allora, mentre chiacchieriamo, accendiamoci una sigaretta. Tanto siamo una razza in via di estinzione. Vedrai che prima o poi il WWF si interesserà anche di noi.' Senti Walter, non puoi farci un esempio un po' più aderente all'automobile? 'Certo, se vuoi ti faccio l'esempio di un'automobile ben precisa e ben conosciuta: la Panda. Quella vecchia, s'intende, non quella di adesso. Quella che fece il mio amico e maestro Giorgetto Giugiaro. Lui è stato un po' il padre per tutti noi designer italiani. O se non proprio il padre, vista la scarsa differenza di età, almeno lo zio. La sua Panda resta un capolavoro, una vera e propria opera d'arte.' Sì Walter, però io credo che ai lettori di EVO la Panda non interessi molto, loro sognano auto... '...ma si capisce! Tutti sognano le top car. Anch'io mi diverto di più se posso disegnare in libertà, se posso progettare senza limiti di misure, di materiali, di costi. E il risultato è sempre affascinante, seducente. Però è facile, è comodo. Direi che possono farlo in tanti. Se invece hai dei vincoli, dei centimetri di lamiera che non puoi superare, dei centimetri quadrati di cristallo entro i quali devi rigorosamente stare, dei centesimi di euro che non puoi spendere, dei centimetri cubi di spazio che devi assolutamente dare, se insomma ti senti chiuso in una gabbia, legato, preso per il collo... allora nasce la sfida. Cominci a soffrire, lo stress ti attanaglia, l'adrenalina ti si scarica per la schiena ed è lì che inventi, che risolvi, che vinci la sfida. E la sfida è vera se è quasi impossibile, altrimenti che sfida è? È difficile fare un'utilitaria piena di vincoli che deve anche piacere al pubblico, che deve essere fatta e venduta in milioni di esemplari. È difficile fare una berlina media che debba ridare immagine a un marchio, che debba riconquistare il mercato. È difficile dare identità a un nuovo nome, dare personalità, dare credito. È difficile sfidare, sentirsi challenger, perché sai che devi vincere. Il bello è in questo, è il bello della mia vita.' Tu hai vinto una sfida difficilissima, quella dell'Alfa Romeo. Come hai fatto? 'In quel caso è stato più che una sfida. L'ingegner Cantarella ci aveva detto senza mezze parole che si trattava di vita o di morte. La 156 rappresentava la sfida per la sopravvivenza. Dovevamo vincere a tutti i costi, non c'era via di scampo. E abbiamo vinto con un lavoro sistematico, di ragionamento, valutando e soppesando tutti gli elementi che avrebbero potuto portare alla vittoria. È chiaro che un marchio come l'Alfa Romeo, con un carico di gloria alle spalle che pochi al mondo possono vantare, non poteva andare esente da un richiamo, da un segno, da un'espressione di quel patrimonio che la gente ricorda. Questo non vuol dire rétro, vuol dire conservazione, valorizzazione in proiezione moderna, futura. I fasti dell'Alfa Romeo diluiti a gocce in una moderna berlina media. Abbiamo fatto proprio come si fa per un profumo, partendo dalle essenze, abbinando, mescolando, togliendo, aggiungendo, fino ad arrivare a una gradevolezza e a una funzionalità carica di effetto, di reminiscenze e di novità insieme.' E alla Seat com'è andata? 'È stato diverso. Intanto non c'era il problema impellente della sopravvivenza. Ma soprattutto non c'era una base storica, un passato con connotazioni precise. La sfida è stata quella di inventarsi un marchio, un'immagine, un'espressione. Il dottor Piech mi chiamò e mi disse che dovevo ribattezzare la Seat. Avevo mano libera. Per certi versi è stato ancora più difficile. Io vedo la Seat oggi come un neonato, come un bambino che poppa ancora il latte. Ma che sta crescendo bene e in fretta.' Stesso discorso per l'Audi? 'Solo parzialmente. È un'altra casa ancora, diversa, con esigenze particolari. Siamo solo agli inizi e il lavoro è tanto. Vieni, ti faccio toccare la nuova A6. Senti, qui sul cofano, fin giù verso il muso, senti? Tocca, passa la mano sulla superficie, senti com'è liscia? Ho tolto tutto, l'ho letteralmente lisciata, e poi ho caratterizzato il muso, con questa calandra. Ti piace, pensi che abbia espressione? E l'abitacolo, seguimi, toccalo, senti come scende verso la coda? L'ho allungato, vedi, e ho accorciato la coda, toccala, abbracciala, senti com'è più compatta? Ho cercato di dare più immagine, più espressione e naturalmente più funzionalità a un marchio che ha un bel carico di storia: Auto Union, capisci?' Capisco, certo, ma soprattutto vedo. Non so come e perché, ma in quella calandra ci vedo la faccia di Nuvolari, o forse di Rosemayer. Sarà la suggestione... E dopo l'Audi a chi toccherà? (Non rompesse le palle Centenaro: Nuvolari è Alfa Romeo! ndc) 'Toccherà anche alla Lamborghini e allora i tuoi amici di EVO avranno pane per i loro denti. Ma per ora non posso anticiparti niente.' Senti Walter, raccontaci qualcosa di te, della tua formazione, della tua vita. 'Oh, basta poco. Sono nato a Lecco, sul lago, 53 anni fa, da una famiglia di architetti: mio padre, mio zio, mio fratello. Quella dell'architetto doveva essere una scelta obbligata anche per me. Ma io disegnavo automobili, fin da piccolo, appena nato, forse ancor prima di nascere. Macchine, io disegnavo macchine. Avrei voluto frequentare un corso in Inghilterra dove c'è l'unica facoltà al mondo di architettura automobilistica. Ma costava troppo e mio padre, uomo all'antica, rigoroso, mi disse no, ti mando a bottega. E così entrai alla Fiat nel 1972, dove percorsi tutte le tappe della progettazione e del design, compresi i veicoli commerciali, i camion, i trattori e le macchine per movimento terra.' Ecco, Walter, parlaci di questo tipo di design, che noi conosciamo poco. 'Beh, guarda, devo tornare al discorso dello Zippo. Semplicità e funzionalità. Il bello nasce sempre dalla perfetta aderenza alla destinazione, al modo in cui verrà utilizzato quell'oggetto. Questo vale per un bull-dozer, come per un aereo da caccia, o una semplice arma, come una pistola. Ci sono delle rivoltelle che, al di là del loro concetto detestabile di offesa, sono belle, perché sono pratiche, funzionali, e quindi perché sparano bene. Anche una Formula 1 può essere bella e lo è ancora di più se è vincente.' Qual è la prima macchina del gruppo Fiat di cui ti senti in qualche modo padre? 'È la Ritmo. Però non posso considerarmi il padre della vettura. Ero ancora giovane e avevo responsabilità modeste. E poi ogni macchina nasce sempre da un complesso di contributi. Posso dire che in quella c'è più parte di me rispetto alle precedenti su cui avevo già lavorato.' Walter, perché te ne sei andato via? Noi appassionati, noi alfisti, e come me ce ne sono tanti altri, eravamo molto felici di aver ritrovato le nostre macchine, il nostro marchio. La tua partenza ci ha dato un gran dolore. 'Anch'io ho sofferto, forse più di voi. Dopo tanti anni di lavoro, serio, entusiasta, dopo il raggiungimento di obiettivi che io credo buoni, importanti, mi sono ritrovato un po' solo, un po' imbrigliato nella mia attività, nella mia ricerca della sfida, che è poi, come ho detto, la mia vita. Ho espresso pareri critici riguardo a certi nuovi modelli, ho dato tutta la mia disponibilità a intervenire, a ripercorrere il cammino che era stato fatto in Alfa, ho chiesto maggior responsabilità. Ma il momento era difficile e non c'è stato accordo. E proprio in quel momento mi è stata offerta la possibilità di una grande sfida, fuori dall'Italia, molto stimolante.' Ci sono macchine nella storia che ti hanno particolarmente colpito? Se tu dovessi fare cinque esempi, di design, di progettazione, quali citeresti? 'Lasciami pensare. La prima che mi viene in mente è la Citroën DS 19. Poi ci metterei la Fiat 500, quella vecchia, del 1957. Poi... la Mini, sicuramente, la Austin Morris Mini Minor, 1959. La Porsche 911, d'obbligo, e la Lamborghini Miura.' E fra quelle degli ultimi vent'anni? 'Mah, lasciami fare un peccato d'orgoglio se ci metto per prima l'Alfa 156. Poi la Golf, serie 2 o 3 non importa, la BMW serie 3, la Fiat Uno, e qui torniamo al maestro Giugiaro. E... la Renault Espace.' Quali sono i tuoi hobby? 'Eh, in qualche modo sono legati anch'essi all'automobile. Per esempio mi piace raccogliere i modellini, le macchinine. Ma non sono un collezionista. Le raccolgo per giocarci, per toccarle, prenderle in mano, come da bambino. Mi piace.' E quando disegni, fai solo automobili? 'No, da bambino disegnavo solo automobili. Adesso disegno di tutto, progetto, con la matita. Disegno sedie, tavoli, caffettiere. Mi piacerebbe tanto disegnare un bel paio di scarpe da donna. Sono così brutte quelle di oggi. Perché sai, mio nonno, non era architetto come mio padre, era calzolaio.' Di M. Centenari http://www.inauto.com/supercar/articolo/idA024001000625
  4. Copio e incollo dal sito de Il Corriere della Sera: «Adesso vi faccio vedere come muore un italiano». Sono state queste le parole pronunciate da Fabrizio Quattrocchi subito prima di essere ucciso dai guerriglieri iracheni che lo hanno rapito. A riferirle è stato il ministro degli Esteri Franco Frattini, a margine di una conferenza. Fabrizio Quattrocchi è morto da eroe ha detto il titolare della Farnesina. «Sono stato autorizzato dalla madre e dalla sorella di Quattrocchi», ha detto il ministro, «a rivelare le ultime parole di questo ragazzo che è morto da coraggioso, direi da eroe. Quando gli assassini gli hanno puntato contro la pistola, ha cercato di togliersi il cappuccio e ha gridato "ora vi faccio vedere come muore un italiano" e lo hanno ucciso».
  5. Se po’ fà. Gli piazziamo un bel Fire 1000 catalizzato da quattro soldi. La differenza di peso fra Fire 1000 e 1.9 JTD la compensiamo sotto forma di batterie al piombo da quattro soldi senza tante seghe mentali tecnologiche. Gli aggiungiamo poi un’altra quaintalata di batterie al piombo da quattro soldi. Poi gli piazziamo un bel motorino elettrico di avviamento sovradimensionato che funga anche da alternatore e da generatore. Poi gli piazziamo qualche accrocchio che recuperi energia in discesa, in decelerazione ed in frenata. Poi sull’immenso tettuccio gli piazziamo un paio di metri quadrati di celle fotovoltaiche al silicio da quattro soldi senza tante seghe mentali tecnologiche. Et volià abbiamo ottenuto una Multipla ibrida che ricaricherà le batterie in frenata, in discesa e in decelerazione. Non solo: se c’è luce ricaricherà le batterie sia che sia ferma e sia che sia in moto. Prezzo: 3000 Euri in più rispetto ad una Multipla 1.9 JTD. Consumi: meno di una vecchia Uno Fire. Che ne dici?
  6. Se po’ fà. Gli piazziamo un bel Fire 1000 catalizzato da quattro soldi. La differenza di peso fra Fire 1000 e 1.9 JTD la compensiamo sotto forma di batterie al piombo da quattro soldi senza tante seghe mentali tecnologiche. Gli aggiungiamo poi un’altra quaintalata di batterie al piombo da quattro soldi. Poi gli piazziamo un bel motorino elettrico di avviamento sovradimensionato che funga anche da alternatore e da generatore. Poi gli piazziamo qualche accrocchio che recuperi energia in discesa, in decelerazione ed in frenata. Poi sull’immenso tettuccio gli piazziamo un paio di metri quadrati di celle fotovoltaiche al silicio da quattro soldi senza tante seghe mentali tecnologiche. Et volià abbiamo ottenuto una Multipla ibrida che ricaricherà le batterie in frenata, in discesa e in decelerazione. Non solo: se c’è luce ricaricherà le batterie sia che sia ferma e sia che sia in moto. Prezzo: 3000 Euri in più rispetto ad una Multipla 1.9 JTD. Consumi: meno di una vecchia Uno Fire. Che ne dici?
  7. Capisco. Ergo le VW sono ancora più avanti perchè sono pensate per i sordi e per i koglioni. Ora mi spiego perchè non ho mai pensato che mi servisse una VW! Strano però! Anche perchè ho degli amici intelligenti e che ci sentono benissimo che tuttavia hanno una VW.
  8. è ingiusto usare il terminator contro delle fanciulle ciao ciao!
  9. Il guaio è che Multipla paga la sua originalità con una larghezza un pò eccessiva, quindi difficilmente potrà mai avere una diffusione pari a quella di Zafira, Picasso o Scénic. Infatti personalmente, al momento di prendere una monovolume compatta ho scelto Scénic benchè Multipla mi piacesse molto di più. Se avessi preso la Multipla avrei avuto grossi problemi di parcheggio nei posti macchina striminziti dei parcheggi da me frequentati e lo stesso problema l'avrebbe avuto anche la mia consorte. Quindi in definitiva io penso che Multipla è un'automobile che per forza di cose non potrà mai avere una laghissima diffusione e che Fiat è in gravissimo ritardo nel mettere in cantiere una monovolume compatta che come dimensioni esterne sia simile a Zafira-Picasso-Scénic, perchè è questa la tipologia che può avere una larga diffusione. Quanta gente in Italia ed in Europa ha problemi simili a quelli miei per quanto riguarda i posti macchina dei parcheggi sul luogo di lavoro? Io credo molta.
  10. Davvero molto carina... :wink:
  11. Hanno fatto arrabbiare Artemis? Non ci posso credere! Come? Dove? Quando? Perche? Ma soprattutto: chi? Artemis, sono a tua disposizione in qualità di mastino famelico nonchè Terminator: dimmi se devo spiezzare in due qualcuno e sarà fatto senza pietà! Purchè non si tratti di una donna; in quel caso, spiacente, ma non ci sono mastini o terminators che tengano.
  12. però se hai le luci accese rimangono accese, o sbaglio? A causa di questo mi è capitato due volte di scaricare la batteria del mio cinquino. Su alcune VW non credo che sia un difetto: probabilmente è una scelta della casa dettata da motivazioni di ordine pratico. Per esempio potrebbe capitare di voler lasciare l'auto per poco tempo chiusa ma con i fanalini accesi. Certo però che basta distrarsi e scarichi le batterie. Il sistema che c'è sulla Scénic credo che sia azzeccato: puoi togliere la chiave e chiudere la macchina, ma se hai lasciato le luci accese si attiva un cicalino che ti avverte, quindi puoi lasciare le luci accese solo se lo fai coscientemente, non per distrazione.
  13. Anche secondo me il concetto della Multipla deve rimanere. Tutto sommato Multipla, nonostante un look criticato da molti e nonostante una gamma di motorizzazioni e allestimenti un pò carente, ha avuto un discreto successo e credo che abbia portato profitti in casa Fiat.
  14. Kribbio Taurus! La tua traduzione è davvero bella! Io mi ero concessa qualche libertà di troppo, quindi ti restituisco i ringraziamenti di Abarth03, Aeris e Yarrow, ed ai loro ringraziamenti aggiungo i miei. PS Ragazzi, ho fatto anch'io lo Scientifico, ma non ho potuto resistere alla tentazione. 8)
  15. Si scherza. Da una guerra con la tua freschezza, prontezza e naturalezza non potrei che uscirne perdente. Me ne guardo bene.
  16. Ciao Hachiko, benvenuta. Un pensierino anche per te:
  17. Ragazzi, non ringraziatemi troppo. Potreste pentirvene! Piuttosto: questo’Orfeo? Quand’è che si iscrive? Mi raccomando: Quand’egli i canti alternerà, or lieti, or mesti Non si mova augellin fra queste piante, non s’oda in queste rive onda sonante, ed ogni auretta in suo camin s’arresti!
  18. Ieri sono stato a San Marino. Partenza da casa alle ore 9 con tutto il pacco familiare. Pioveva. Arrivo a San Marino ore 11.30. Pioveva. Ore 12 finalmente trovo un posto macchina libero per parcheggiare. Il tempo di aggeggiare col parchimetro per pagare e si sono fatte le 12,15. Pioveva. Carico il pacco familiare sulla funivia. Dico: ragazzi ora ci godremo un panorama favoloso salendo su in città. Il tempo di finire la frase ed eravamo già arrivati su in città. Panorame non se ne è visto per niente dato che i vetri erano appannati ed oltretutto fuori c’era la nebbia e pioveva. Arrivo in piazza principale ore 12,45. Piaveva. Un freddo cane. Nebbia. Impressioni: kakkio! San Marino dev’essere favoloso! Abbiamo fame: a botta di ombrellate ci apriamo un varco nell’orda barbarica. Dopo lunghe peripezie arriviamo in cima alla rocca e scegliamo il più bel ristorante panoramico che si vede in giro. Ore 13.15 ci sediamo a tavola. Finalmente! Stavamo morendo assiderati e l’acqua ci aveva di già trapanato le ossa. Menù di pesce o menù di carne? Io scelgo carne e vino rosso. Ho bisogno di scaldarmi. Ore 14 si mangia. Il posto che ci è stato assegnato è il più bello della sala: una protuberanza vetrata della sala. Sembra che siamo sospesi nel vuoto. Il panorama sarebbe fantastico se non ci fosse la pioggia e la nebbia. Impressioni: kakkio! San Marino dev’essere favoloso! Ore 14.40: beviamo il caffè, pago e ce ne ritorniamo per le vie si San Marino. La consorte vede la collezione di monete correnti (euro) completa di San Marino e la vuole. Dico prendila, si tratta di pochi euri. 160 euri! La collezione più economica era rappresentata da una sola moneta da mezzo euro. Prezzo: 7,5 euri. Mia figlia vede un anellino con le pietre colorate e lo vuole: glielo compro. A mio figlio non gliene fotte un kazzo e vuole tornarsene a casa. Trema per il freddo. Pioveva. In Piazza, sotto ad un telone è esposta una splendida Ferrari di F1, quella dell’anno scorso, in vista del gran premio di Imola. La consorte mi tira due foto con la Ferrari in primo piano. Nel frattempo io cerco di uscire sulla foto a botta di gomitate con la folla barbarica. Impressioni: kakkio! San Marino dev’essere favoloso. Ore 15.30: riprendiamo la funivia per ritornare al parcheggio. Pioggia e nebbia più fitte di prima. Nessun panorama. Guadagniamo l’auto e ce ne torniamo a casa. Arrivo a casa ore 18.30. Pioveva. Impressioni: kakkio! San Marino dev’essere favoloso! Chissà se un giorno riusciremo a vederlo?
  19. Traduzione per i poveri sfigati che avendo fatto solo lo scientifico non capiscono un'acca di greco?
  20. Mah, tutto si può fare, ma ci sono tanti ma, altrimenti l'avrebbero già fatta. Costi? Benefici? Il punto più critico è: in caso di foratura non c'è aria riscaldata che tenga. Se un pneumatico si sgonfia lo fa sia che l'aria sia a 40 gradi e sia che sia a 80 gradi. Ci sono trecentomila tipi diversi di forature. E' una cosa che potrebbe andar bene, forse, una volta su cento. Vabbè, a naso direi che una volta su dieci permetterebbe di fare cento metri in più. Meglio una bomboletta da 5 euro. Ma poi: c'è ancora qualcuno che rimane a ruote sgonfie? Quando rottamai la Tipo rottamai pure la bomboletta mai usata ed il ruotino mai usato. In 12 anni e 185.000 Km. In F1? Chi si imbarcherebbe in una cosa del genere con tutte le complicazioni in termini di pesi e di investimenti per lo sviluppo da parte sia delle case automobilistiche che dei costruttori di pneumatici?
×
×
  • Crea Nuovo...

 

Stiamo sperimentando dei banner pubblicitari a minima invasività: fai una prova e poi facci sapere come va!

Per accedere al forum, disabilita l'AdBlock per questo sito e poi clicca su accetta: ci sarai di grande aiuto! Grazie!

Se non sai come si fa, puoi pensarci più avanti, cliccando su "ci penso" per continuare temporaneamente a navigare. Periodicamente ricomparità questo avviso come promemoria.