Ecco il bilancio 2012.
Attualmente il rapporto è 4/1.
Previdenza. Enpam. Bilancio 2012: registrato avanzo di gestione di 1,28 mld - Quotidiano Sanità
Previdenza. Enpam. Bilancio 2012: registrato avanzo di gestione di 1,28 mld
Il risultato ha determinato anche una crescita del 10,3% del patrimonio netto che è giunto alla quota record per l’Ente di 13,818 mld. Le entrate contributive sono state pari a 2,169 mld di euro (+41,7 milioni rispetto al 2011) mentre le prestazioni previdenziali e assistenziali sono costate 1,246 mld di euro (+99,5 milioni rispetto al 2011). Scende il peso degli strutturati. I DOCUMENTI
30 MAG - Conti Enpam col segno ‘+’. È quanto emerge dal bilancio consuntivo della Fondazione per il 2012 che registra un avanzo di gestione di 1,289 miliardi di euro, un risultato migliore delle previsioni e in crescita rispetto all’anno precedente. Numeri che hanno determinato un incremento del 10,3% del patrimonio netto, che è salito a 13,818 miliardi di euro, livello più alto mai raggiunto nella storia della Fondazione. Per il 2012 il bilancio di previsione aveva stimato che l’avanzo sarebbe stato di 0,867 miliardi di euro. Tutti numeri che consentono all’Enpam di rispettare la legge che richiede una sostenibilità dei conti a 50 anni. Questi i dati illustrati oggi a Roma nel corso della presentazione del bilancio consuntivo 2012 dell'Enpam, l'ente previdenziale dei medici e degli odontoiatri. Da notare come Il bilancio consuntivo verrà approvato dal Consiglio nazionale della Fondazione Enpam il 29 giugno.
I numeri
Le entrate e le uscite. Le entrate contributive nell’anno 2012 sono state pari a 2,169 miliardi di euro (+41,7 milioni rispetto al 2011) mentre le prestazioni previdenziali e assistenziali sono costate 1,246 miliardi di euro (+99,5 milioni rispetto all’anno precedente). Considerando anche le voci straordinarie, il saldo previdenziale è stato di 918 milioni di euro (- 156 milioni rispetto al 2011).
La resa del patrimonio.Il miglior risultato della gestione non previdenziale, che ha avuto ricavi per 614 milioni di euro (+ 157 milioni rispetto al 2011). In particolare, senza contare proventi di natura straordinaria, il patrimonio mobiliare e immobiliare della Fondazione ha avuto un rendimento contabile lordo di 585,89 milioni di euro, in evidente crescita rispetto al 2011 (+146,73 milioni di euro).
Come è investito il patrimonio
Sono 2,217 mld in immobili; 2,321 mld in partecipazioni in societa' e fondi immobiliari; 3,678 mld in immobilizzazioni finanziarie (obbligazioni, azioni, titoli di Stato, polizze); 3,431 mld in attivita' finanziare che non costituiscono immobilizzazioni; 1,2 mld in depositi vincolati. Le disponibilita' liquide sono invece pari a 280 mln.
Il peso dei prodotti strutturati
L’Enpam ha comunicato che sta progressivamente riducendo il peso degli strutturati (che si ricorda non sono ‘derivati’). Nel 2011 la Fondazione possedeva 88 note strutturate mentre ad oggi il numero è sceso a quota 75.
Il fondo oscillazione valori mobiliari evidenzia come vi sia una diminuzione del rischio di perdita. Si è passati da 400 mln a 71,8 mln al 31 dicembre 2012.
Gli iscritti e i pensionati
Dai numeri del bilancio emerge come cresce il numero dei medici e dentisti privati e scende quello dei dottori di famiglia. Nel 2012 si e' infatti registrata una crescita degli attivi nella libera professione (+2.631 medici), un aumento degli iscritti al fondo degli specialisti ambulatoriali (+220) e una lieve diminuzione degli attivi del fondo della medicina generale (-8). In totale, il numero totale dei medici e odontoiatri attivi e' salito a 354.553 (+1.381 nuovi iscritti rispetto all'anno precedente). In aumento anche il numero dei camici bianchi in pensione (94.441). Al 31 dicembre 2011 i medici pensionati erano 89.098, quindi si e' registrato un aumento di 5.343 unità.
30 maggio 2013
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E questi sono i bilanci dell'INPS : perdite di 9+9 MILIARDI (altro che 290 milioni di Enpam)
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-07-28/allarme-pensioni-inps-chiudera-170239.shtml
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Ed ecco il calcolo del Debito "futuro" dei vari Paesi:
http://www.linkiesta.it/debito-italia-germania
La Germania ha più debiti di noi ma finge di non saperlo
Il Paese più virtuoso sul fronte del debito nell'eurozona? É l'Italia, molto migliore della Germania. Non è uno scherzo, ma il frutto di un serissimo studio della fondazione tedesca Stiftung Marktwirtschaft, presieduta dall'economista Bernd Raffelhüschen, professore di Scienze finanziarie all'Università di Friburgo. Dopo la telefonata Merkel-Monti ripubblichiamo la nostra analisi.
Giovanni Del Re
Il Paese più virtuoso sul fronte del debito nell'eurozona? É l'Italia, molto migliore della Germania. Non è uno scherzo, ma il frutto di un serissimo studio della fondazione tedesca Stiftung Marktwirtschaft ("Economia di mercato"), presieduta dall'economista Bernd Raffelhüschen, professore di Scienze finanziarie presso l'Università di Friburgo, in Germania, ed esperto di evoluzione demografica. Due giorni fa il professore, elogiando l'Italia, ha accusato il governo tedesco di seguire un percorso di indebitamente insostenibile a colpi di «regali» nel campo dello Stato sociale.
Lo studio della Fondazione - pubblicato a fine 2011 ma passato, curiosamente, piuttosto inosservato, almeno dalle nostre parti - stila una vera e propria classifica della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche (sulla base dei dati 2010) dei 12 Stati fondatori dell'euro (esclusi sono dunque i cinque "ultimi arrivati": Slovenia, Slovacchia, Estonia, Cipro e Malta). Il titolo del relativo comunicato stampa la dice lunga: «Italia urrà, Lussemburgo puah». La classifica tiene conto non solo di quello che la fondazione chiama «esplicito» (il «classico» debito pubblico, pari a circa il 120% del pil per l'Italia), ma anche il debito implicito legato soprattutto all'invecchiamento: pensioni in maturazione nei prossimi anni, la spesa sanitaria, il saldo primario e quant'altro.
«Sono possibili calcoli molto precisi sulla scorta dei dati ufficiali, ad esempio sul numero di persone che andranno in pensione nei prossimi anni», spiega a chi scrive lo stesso Raffelhüschen. «Il debito implicito - aggiunge - dipende in modo decisivo dal previsto aumento delle spese legate all'invecchiamento». Per la Germania, ha detto il professore a Berlino, il quadro non è allegro: riforma fiscale, pensionistica (con generose integrazioni delle minime), aumento delle prestazioni sanitarie per alcune malattie tipiche della cosiddetta terza età (ad esempio l'Alzheimer), faranno esplodere nei prossimi anni il debito tedesco. Una cifra per tutte: secondo il professore nel 2050 lo Stato tedesco e i länder dovranno spendere 1.360 miliardi di euro solo per le pensioni (di cui 870 miliardi di euro per 1,38 milioni di dipendenti pubblici). Una cifra colossale, se si pensa che l'attuale debito pubblico della Germania (quello "esplicito") è intorno ai 1.900 miliardi.
Per l'Italia, invece, il quadro è molto migliore: il Belpaese, dice l'economista, «dopo la Francia (che comunque è solo quinta nella «classifica», ndr) secondo le nostre stime sarà il Paese con il più basso incremento di spese per pensioni, sanità e assistenza per anziani». Inoltre, sottolinea l'economista, «il saldo primario italiano è molto incoraggiante». In questo senso, si legge nello studio, «l'Italia non solo precede chiaramente la "locomotiva" Germania, ma anche tutti gli altri stati dell'Euro a 12. E dunque l'Italia può contare, a lungo termine, su uno sviluppo positivo delle finanze pubbliche».
Passiamo alle cifre: secondo lo studio, nel 2010 il debito «esplicito» italiano era pari al 118,4% del Pil, quello «implicito», per le ragioni già indicate, al 27,6%, il più basso di tutta l'eurozona a 12. Il totale del debito «vero» dell'Italia in quell'anno era dunque, secondo lo studio, pari al 146% del Pil: di qui il primo posto. Se andiamo a vedere la Germania, seconda «classificata», il debito «esplicito» era dell'83,2% del Pil, ma quello «implicito» del 109,4 per cento. Totale: 192,6%, quasi il 50% più dell'Italia. La cosa più sorprendente, però, è chi troviamo nei piani bassi della classifica, come si intuiva dal titolo: se all'ultimo posto è l'Irlanda, Paese già sotto programma di aiuti, che arriva alla quota complessiva di 1.497,2% del Pil (di cui 1.404,7% di debito «implicito»), al penultimo, però, e peggio della Grecia (terzultimo posto), troviamo nientemeno che il ricco e tranquillo Lussemburgo: se il suo debito pubblico «ufficiale» nel 2010 era pari ad appena il 19,1% del Pil (e infatti il Granducato è considerato tra i paesi più «virtuosi» dell'eurozona), la bomba previdenziale-demografica porta al 1.096,5% del Pil il debito «implicito», per un debito totale del 1.115,6% del Pil.
«Il sistema pensionistico e previdenziale lussemburghese - spiega ancora Raffelhüschen - è follemente generoso e completamente insostenibile a lungo termine. Del Granducato si può dire che ha davanti a sé tutte le riforme che paesi come Italia o Spagna stanno attuando dolorosamente in questi anni». Del resto non molto bene sta la "virtuosa" Olanda, ottava in classifica, che a fronte di un debito «dichiarato» del 61% del Pil, secondo lo studio della Stiftung Martkwirtschaft ha un debito implicito del 431,8% del Pil, per un totale del 494,6%. Certamente sta peggio del Portogallo (sesto in classifica), e appena meglio della Spagna (nono posto).
L'Italia, sostiene l'economista, invece «non deve fare altro che proseguire il cammino iniziato, guai a invertire la rotta e tornare ad aumentare la spesa per lo Stato sociale». Un monito che a molti, certo, dalle nostra parti non piacerà tanto. Se però Raffelhüschen ha ragione, questa situazione ci consentirà, tra qualche decennio, di stare molto meglio di paesi come il Lussemburgo, ma anche la Germania. E infatti nei calcoli della sua Fondazione, l'Italia - rispetto ai dati del 2010 - ha un reale bisogno di correzione, per garantire la piena sostenibilità del debito, del 2,4% del Pil (una quarantina di miliardi di euro) - contro, ad esempio, il 12% del Lussemburgo, o il 4% della Germania.
«Sempre che - commenta cinico l'economista - qualcosa non ammazzi prima l'Italia». Perché se a lungo termine, come abbiamo visto, le prospettive italiane sono piuttosto buone, il problema è «a breve-medio termine», spiega il professore. «Vista la bassa crescita - recita il rapporto - gli avanzi primari basteranno al massimo a stabilizzare il debito italiano nei prossimi anni, ma resteranno ben lungi dal ridurlo in modo significativo». Ed è quello cui, ahimé, guardano i mercati, i quali, aggiunge serafico lo studioso, «ragionano in orizzonti molto più brevi, non hanno la pazienza di guardare alle prospettive nell'arco di decenni». E già, perché se dessero retta alla classifica di lungo termine del professor Raffelhüschen, gli spread tra Italia e la Germania dovrebbero essere esattamente al contrario. Magari ci arrivano.
PS Giusto sottolineare che:
"...il debito implicito è una previsione tendenziale che forse si realizzerà tra tanti anni... basta che tra 5 anni la Germania faccia una riforma del sistema pensionistico o dei sussidi e tutte queste belle previsioni di terribile debitone implicito SVANIRANNO come neve al sole... MENTRE IL DEBITO ESPLICITO E' QUI, ADESSO...E TIRARLO GIU' è DURA SE NON QUASI IMPOSSIBILE CON UN'ECONOMIA ED UN SISTEMA ITALIA COME IL NOSTRO...