Sugli aspetti sociali ha già risposto Tony per me, io entro nel merito di mutui e mercato del lavoro. La mia visione è che, ad oggi, se c'è poco lavoro è anche perché il mercato è rigido sia in offerta che in domanda:
- da una parte il fatto che una porzione importante degli attualmente impiegati non concepisce di cambiare impiego (magari verso opportunità migliori) e si fossilizza diventando col tempo meno attraente e quindi con ancora meno possibilità;
- dall'altra l'assoluta impossibilità di licenziare chi lavora male, a scapito sia delle aziende che di chi quel lavoro lo potrebbe fare meglio, e invece resta a piedi;
- altra faccia di questo, il timore per le aziende di assumere chiunque con un contratto più lungo di tre giorni, perché se ti porti in casa uno che poi si siede sei fottuto.
Io sono profondamente convinto che lo status quo sia conveniente da conservare solo per chi non è capace e quindi ha da perderne, perché in un mercato flessibile cadrebbe in basso. Solo che questa gente strilla e strepita (con sindacato complice) facendo credere che se si può licenziare più facilmente allora saranno licenziati TUTTI a prescindere, creando il panico anche tra chi il suo posto non se lo vedrebbe toccato e anzi valorizzato.
Meccanismo simile per tutte quelle barriere che le banche pongono a chi è precario. Mettiamo che domani saltano tutti i vincoli di non licenziabilità, vale a dire l'intero corpo dei lavoratori diventa "precario". Le banche cosa fanno, chiudono perché non c'è più nessuno a cui concedere mutui? O magari vedono di riarrangiarsi venendo incontro alle nuove condizioni?
Tutti i vincoli attuali sono CAUSE e non conseguenze della dura accessibilità al mercato del lavoro e del finanziamento.
Però non capisco: tutti si lamentano che la situazione è mesta a causa dell'ingessatura generale, e appena si propone di smuovere un po' le cose tutti sono terrorizzati, a partire da quelli che più sono schiacciati oggi.
Idem nel mio ambiente lavorativo: è evidente a tutti che si lavora poco e di schifo a causa dell'inciucio tra RFI e Trenitalia, ma appena si è proposto di segare il problema è partito un coro di "No, ho paura (di vedermi togliere quello sputo di posizione di nicchia che mi sono fatto perché non sarò capace a fare altro)".
Beh allora decidiamoci... o si cambia la situazione o si smette di lamentarsi che le cose vanno male. Chiagn'e fotte non si può... e capisco che nessuno vuole essere il primo, ma che diavolo...