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Vettel era primo in classifica per un’incollatura, e nel corso di una stagione tirata almeno quanto questa. Perdipiù in condizioni di aderenza critiche. Onestamente dubito che piloti di questa risma badino alla posizione in classifica iridata prima di fare errori del genere. Poi, oh, le cazzate le fanno (quasi) tutti, ci mancherebbe. Per me Leclerc resta un dio. Ma liquidare il disastro di oggi come una quisquilia anche no. Da un pilota del suo livello non te lo aspetti.
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Non penso che funzioni così. Entrambi sono stati errori clamorosi, soprattutto in ottica mondiale, commessi da due piloti in testa alla gara e in lotta per il mondiale. E in entrambe le gare sono stati gli unici a fare una cazzata simile. Con l’attenuante (per Vettel) che pioveva. Vettel viene ancora crocifisso oggi a cinque anni di distanza. Non venirmi a dire, per favore, che l’errore di oggi è stato “ovvio”. Leclerc si è inginocchiato sui ceci (come è giusto che sia) e il suo talento immenso non deve essere minimamente offuscato da ciò che è successo oggi. Ma questa è stata una vittoria buttata nel cesso, punto.
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Certo. Anche telaisticamente partiva da una base migliore. Il problema è stato - come dicevamo - come fu realizzato il veicolo nel suo complesso. Se avesse debuttato 4 anni prima sicuramente sarebbe sembrata meno vecchia da nuova, ma oggi probabilmente riscontreremmo lo stesso deficit estetico rispetto alla vecchia. E magari avrebbe pure scontato maggiori guai di gioventù.
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Dove vorrebbe condurre questo ragionamento? Delta 1 aveva tutti i limiti di una vecchia berlina media per famiglie che poi, grazie ai successi sportivi, è diventata un'icona e ha avuto versioni sportive di grande fascino, al punto che adesso hanno quotazioni fuori dall'umana comprensione. L'erede (chissenefrega del nome Delta) avrebbe dovuto - appunto - fare un passo avanti in tutti gli aspetti in cui la vecchia era carente, invece ne ha fatti due indietro.
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In termini di qualità non ho avuto esperienza diretta sul modello specifico. Ho letto nelle parole di @Gabri Magnussen (se le ho interpretate bene) anche una critica alla qualità, e mi sono basato sul suo feedback. Per cui grazie della precisazione. Personalmente ho soltanto il ricordo della sensazione triste che mi davano all'epoca quegli interni ridotti all'osso e carichi di plastica scura, 9 volte su 10 erano versioni base o poco più.
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No. Ne avrebbero venduta qualcuna in più, ma di certo non avrebbe trasformato un'auto sbagliata in un'auto giusta, né risollevato le sorti di un marchio bombardato come nessun altro da tanti modelli sbagliati in così poco tempo. Anzi, forse il confronto con la progenitrice sarebbe stato ancora più duro. Se non altro la Deltasud metteva le mani avanti evitando a monte di cercare confronti "blasfemi". Per quanto riguarda l'estetica, credo fossero addirittura convinti di aver fatto una bella macchina. Era il periodo in cui qualsiasi cosa proponesse I.de.A. Institute era oro colato. Su tutto il resto (qualità approssimativa, mancanza della versione Integrale, e aggiungo interni spartani oltre ogni dire), si era già in piena decadenza manageriale. L'incapacità di riconoscere un prodotto fatto bene da uno fatto male, la supponenza del non confrontarsi con la concorrenza, e la fiducia ottusa che il mercato domestico avrebbe sempre e per sempre metabolizzato qualsiasi porcheriola fatta al risparmio.
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Non so quale fosse la ragione ufficiale. Ho sempre ipotizzato che si fosse reso conto che non sarebbe mai potuto tornare al volante in così poco tempo con un livello di competitività accettabile, specialmente con quella carriola, per farsi surclassare da Raikkonen. Posso anche capirlo. Fisichella, che prese il suo posto dopo la parentesi Badoèr, finì la sua carriera in maniera umiliante. La Mercedes fu un tradimento della sua promessa di chiudere la carriera in Ferrari. Ma a questo non ho mai dato molto peso. Tutto quello che avrebbe fatto dopo non avrebbe mai tolto né aggiunto nulla alla leggenda di cui tenevo l'effigie appesa in camera.
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Diciamo che l'operazione Mercedes è stata abbastanza pubblicitaria. Schumi abbandonò ufficialmente le corse con la Ferrari, da vincente (ancorché non da vincitore) nell'anno del Signore 2006. Quello che è successo dopo ha varie spiegazioni che in gran parte esulano dall'agonismo puro e semplice, e difatti si è visto, purtroppo. C'entrava il buon Ross Brawn, il pacco di milioni messo sul tavolo... e sicuramente anche la tentazione dell'uomo di sgomitare ancora un po' nella massima formula. Ma lo Schumi dell'èra Mercedes era solo una vecchia gloria coi riflessi già andati in pensione. Gli unici regali che ci fece (oltre al casco rosso) furono la pole (annullata) a Monaco, e un episodio di bullismo nei confronti del campione in carica nonché idolo delle masse nonché suo figlio putativo, Vettel. Parlo di un sorpasso sporchissimo in staccata che gli fece a Spa. Non pago di questo, subito dopo averlo passato gli tagliò letteralmente la strada per rientrare ai box, vanificando tutta la manovra. Carogna come solo i grandi sanno essere.
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La suddivisione che ho fatto - parafrasando Luciano De Crescenzo - tra "piloti d'amore" (Schumi, Vettel ecc.) e "piloti di libertà" (Hamilton, Leclerc, Alonso...) è sicuramente una generalizzazione, 1) perché ognuno di essi è in realtà diverso dagli altri, 2) perché tutti e cinque si sono dimostrati autentici professionisti nelle loro carriere. Quello che avevo cercato di cogliere, secondo le impressioni ricevute negli anni, sono le peculiarità dell'animo umano, che portano poi ad assumere determinati atteggiamenti. Hamilton è sì un fortissimo aggregatore e motivatore (basta vedere la volta che Russel lo sostituì in Barhein, che disastro combinò tutta la squadra). Ma non ha mai corso con le bandiere del team. E' oltre. Segue le sue cause, alimenta il suo mito, si compra le Ferrari fregandosene della concorrenza. Non ha mai fatto mezza concessione al suo team solo per la bella faccia di Toto Wolff. Leclerc è in un'altra posizione, perché la Ferrari è quella che lo ha fatto arrivare in F1, gli ha dato un sedile e ha investito tutto su di lui come prossimo campione del mondo. Per lui, vista la giovane età, posso solo fare una previsione: se non sarà soddisfatto a breve nelle sue legittime ambizioni iridate, temo che la sua insofferenza aumenterà esponenzialmente, e non sempre la esternerà in modo diplomatico. Potrà non avere il carattere rude e la ribalderia di Alonso, ma scorgo in lui la stessa consapevolezza di essere un gradino sopra il suo team. Spero tanto di sbagliarmi, e soprattutto spero che vincerà presto il mondiale, così non lo scopriremo mai e saremo tutti contenti.
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Diciamo che ci sono piloti che si fondono più con la squadra (Vettel, Schumacher) e altri, come Alonso, Hamilton, e... udite udite... Leclerc, che amministrano il loro talento in maniera diversa. Sanno di rappresentare un valore aggiunto pesante, sia in pista che fuori, e puntano a vincere. Il fatto di guidare una Ferrari, una Mercedes o una RB cambia poco. E' un atteggiamento più ruvido, ma estremamente professionale. Vuol dire anche non farsi invischiare dalle logiche perdenti di quella squadra. Il che non significa farsi i cavoli propri dentro al team. Alonso arrivò in Ferrari con immense aspettative generali. Nel suo primo giorno di test le prime dichiarazioni furono ringraziare Felipe Massa per il lavoro svolto il primo giorno, e affermare "è la migliore auto che abbia mai guidato". Quando in prova a Monaco urtò la monoposto danneggiando il telaio, scrisse una lettera di scuse per i meccanici. Quando gli fecero perdere il mondiale in quel modo indecoroso, non fece mezza dichiarazione contro la squadra. Difese sempre il suo capo, Stefano Domenicali, malgrado stesse facendo sistematicamente perdere competitività al team. Certo, ha un carattere ruvido (lo stesso carattere che però abbiamo amato nel suo anno in McLaren), e forse lo avremmo amato anche due settimane fa a Silverstone, se fosse stato al posto di Leclerc e avesse detto al muretto "it's ridiculous". Le sue uniche vere intemperanze cominciarono a Spa 2013 con un episodio controverso in qualifica, poi due settimane dopo a Monza disse il famoso "siete scemi" (perché lo furono). Hamilton in una sola gara storta ne dice via radio più di quante ne abbia dette Alonso in tutta la carriera. Poi venne il glorioso 2014, nel quale per poco non faceva vincere quel cesso di macchina in Ungheria. Il team era ridotto un colabrodo (con tanto di dimissioni a sorpresa di Domenicali dopo il Barhein), e non certo perché Alonso aveva seminato zizzania. Marchionne diede un calcio in culo a tutti perché c'era Tombazis (il caro Tombazis) che dava la colpa a Marmorini perché il motore faceva schifo, e Marmorini che dava la colpa a Tombazis perché era lui che gli aveva chiesto di fare un motore piccolo e poco potente. Poi, oh, può stare sulle scatole quanto si vuole. Un mio vecchio amico malato patologico di Formula 1 e ayatollah ferrarista, smise di tifare Ferrari finché ci fu Prost. Al cuore non si comanda.
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Per quanto mi riguarda, la cocente delusione per l'ennesima doppietta salvifica sfumata è stata velocemente stemperata dal ferrarismo che scorre impetuoso nelle mie vene. Quella di ieri è stata una gara magistrale, su un circuito a dir poco entusiasmante, nella quale abbiamo chiuso un bel po' di conti con il recente passato. Nell'ordine: - la vittoria netta, con un sorpasso perentorio già nei primi giri, in una stagione che fin qui ci ha visto più lepre che cacciatore; - la smentita a chi (come il sottoscritto) temeva che la Red Bull, una volta ingranata la marcia dello sviluppo tecnico, avrebbe preso il largo; - la gloria ritrovata di Leclerc, uscito da un tunnel di guai, sfiga ed episodi controversi francamente immeritati; - la soddisfazione di superare per tre volte Verstappen davanti ai suoi ultras, in quella trappola infernale che si innesca ogniqualvolta nel corso della stessa gara ci si trova sistematicamente in svantaggio di gomme sull'avversario e costretti a venire superati ancora e ancora, finché non finisce la gara (memorabili precedenti furono Sepang 2015 e Montmelò 2012). Quanto al motore di Sainz, io ero lì, davanti alla tv, quella mattina dell'ottobre 2006 in cui Schumacher pagò a molto più caro prezzo una rottura meccanica. La prima dopo 4 o 5 anni di affidabilità totale. Anche allora c'era da congelare il propulsore, e anche allora i capi della gestione sportiva spinsero per omologare la versione più spinta possibile dello 056, anche a costo dell'affidabilità. Vediamola in prospettiva. Intanto registro il fatto che la filosofia Binotto (prima capisco la macchina, poi la sviluppo) tiene quantomeno il passo con la filosofia RB (prima sviluppo la macchina, poi la capisco). Pare che i bibitari con gli ultimi aggiornamenti abbiano messo all'ingrasso il loro bolide, che improvvisamente è tornato a essere poco gentile con le gomme come a inizio anno (difetto che la poca benzina del sabato aveva celato).
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Vedi, non è questione di simpatia. Purtroppo i fatti sono cocciuti. Se ti ostini a ripetere che Verstappen aveva gomme soft quando invece aveva le medium, fai solo un torto all’intelligenza altrui, ed eventualmente alla tua. https://youtu.be/kp9RYV9wIKg Se ti fossi preso la briga di fare una semplice verifica invece di rispondermi piccato, questa spiacevole conversazione non sarebbe mai nata.
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Dubito che lo stupido duello di ieri sia avvenuto addirittura per costrizione. Semmai per vocazione. Il pilota quando corre è un individualista con un esplosione di ego in corso, ed è un bene, perché questo è ciò che lo rende competitivo e motivato. Il problema, come hai detto, sta nelle direttive sbagliate o non date. Io resto dell’idea che ieri Verstappen fosse imprendibile, con o senza duelli tra ferraristi. Ma c’era l’obbligo di provarci. I duelli interni vanno bene quando domini in entrambi i campionati, non quando devi recuperare un mare di punti.
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Non basta che tu sia sicuro, bisogna che sia vero. Parlando di questa sprint race, con RB e Ferrari con prestazioni bilanciatissime, praticamente in fotocopia, l’unico modo per vincerla, a parità di gomme medie, era bruciare Verstappen in partenza. Cosa che Leclerc ha provato diligentemente a fare, ma è stato stretto e poi c’era la curva, e ciao. A quel punto, a mio modesto parere, meglio cercare di stare in zona DRS che far scappare avanti uno come Verstappen, con una macchina che le gomme le utilizza benissimo.
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Non sono nessuno per mettere in dubbio Leclerc, ma in una sprint race ha senso fare tyre management? Lo scopo delle sprint dovrebbe essere proprio poter spingere senza fare troppa strategia. Sarò tacciato di apostasia, ma è tutto da dimostrare che Leclerc avrebbe riacciuffato e sverniciato in rettilineo Verstappen se avesse potuto fare di testa sua. Capitolo Sainz: lui a fare tyre management non ci pensava proprio (e infatti il somaro ha pure spiattellato una gomma). Ma ripeto, non sono convinto che fare il trenino fosse - in questa particolare occasione - la scelta migliore. L’ha detto anche Leclerc a fine gara: “siamo veloci, domani possiamo prenderli”. E allora prova a prenderlo subito. Anche perché si è visto quanto ha buon gioco il poleman a tenersi dietro il secondo al via, dato che si curva subito e quindi niente scia. Comunque, a conclusione di tutto, sento una certa improvvisazione. Se bisogna gestire le gomme, bisogna che lo sappiano tutti, possibilmente prima di gareggiare. Per quanto ne sappiamo, Sainz poteva tranquillamente ignorare che Leclerc stava andando piano apposta. Ci vorrebbero i famosi patti chiari e amicizia lunga.
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C'è curva 1 che è sempre dispensatrice di bei sorpassi, un po' per la staccata al limite, un po' per la possibilità di incrociare le traiettorie, un po' per il lungo rettifilo successivo che, impostando bene la curva, consente di prendere una bella scia (malgrado l'altitudine). Con un po' di malizia, potrebbe essere più utile trovarsi dietro...
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Sto cominciando a rimpiangere di non aver tirato dentro Jean Todt quando aveva lussuriosamente offerto le sue grazie a Maranello lo scorso inverno. No, non per il "let Michael pass for the championship". Non sarebbe stato questo il suo nuovo compito. Solo che ora come ora, con tutti questi casini, tra budget cap, affidabilità, scarsi risultati, gestione dei piloti, quel po' di nebbia che ogni tanto sembra circondare chi comanda ecc., credo che la sua presenza avrebbe sgravato chi c'è adesso da un po' di lavoro, svolgendolo egregiamente. Poi avranno avuto le loro mille buone ragioni per non prenderlo. E ci sta pure lo scatto di orgoglio di non voler dipendere dal passato. Fatto sta che io avrei goduto nel vedergli spendere i suoi buoni uffici in ogni questione controversa.
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Allora, Leclerc da Barcellona in poi sta ingoiando una serie di bocconi amari da buttare giù un toro, ma non dimentichiamo che stiamo parlando di un professionista. Il gesto di complimentarsi con Sainz subito dopo il taglio del traguardo è stato esemplare. Le sue parole ai microfoni roba paragonabile al dopo gara di Abu Dhabi del ben più anziano e appagato Hamilton. Sicuramente resta una forte delusione personale e un conto aperto con il muretto, ma credo che l’incontro con Binotto sia stato risolutivo. Non era un gesto scontato per un team manager raggiungere un suo pilota fino a casa sua per parlargli. Quello che mi preoccupa è la propensione alla cazzata da parte del team, che non non passerà con un colpo di spugna, e la frattura che si è creata nel team domenica. Come riporta Antonini, c’è stato un netto rifiuto da parte del garage di Leclerc di andare a festeggiare Sainz sul podio. Quando comincia questo tipo di personalismi, è l’inizio della fine (vedi 2014).
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Ron Dennis sicuramente stimava più Hamilton (praticamente un figlio adottivo, messo tempestivamente sotto contratto quando mangiava ancora i Plasmon), ma Alonso era l'uomo del momento, senza contare il gusto di fare le scarpe al suo "amico" Briatore (al quale, pur di non discuterci, pagò senza batter ciglio l'intera penale di Alonso). Facile ipotizzare che prevedesse almeno un primo anno di apprendistato per Hamilton, mentre Alonso si occupava di portare a casa il mondiale. Poi l'avvio stupefacente di Hamilton, che dopo 4-5 gare già era in bolla, e la malsana idea di far vincere il suo protégé nell'anno di esordio senza una reale motivazione logica, se non l'effetto pubblicità e la sua vanità personale. In soldoni, un ex peso massimo del circus abbastanza appannato e sceso a biechi compromessi etici professionali e sportivi (la spy story). Senza contare l'annuncio ai media dell'ingaggio di Alonso fatto già a fine 2005, quando l'asturiano doveva ancora disputare una stagione con la Renault, mettendo il suo nuovo acquisto (e gli avversari) in una situazione di disagio assolutamente gratuito. Quanto a Leclerc, una posizione come quella che ha in Ferrari (malgrado tutto) difficilmente la troverebbe con altri, senza contare che le macchine capaci di vincere un mondiale attualmente sono due: una è già occupata, e l'altra ce l'ha lui. Se se ne andrà, sarà per insanabili contrasti con il management e la presidenza, che al momento non reputo probabili. Anche perché semmai sarebbe Binotto ad avere la peggio.