da repubblica.it
Presentato un singolare prototipo di veicolo fuoristrada realizzato con elementi
biologici prodotti da sostanze di origine vegetale o sintetizzati da microrganismi
L'auto? Ora è biodegradabile Niente acciaio, solo polimeri
di MINNIE GASTEL
Sembra un'astronave uscita da un film di Star Trek. Invece è un trattore, ma speciale, biodegradabile. E' fatto con polimeri biologici prodotti da sostanze di origine vegetale o sintetizzati da microrganismi.
Telaio, pneumatici e carrozzeria sono biodegradabili, il motore a celle di idrogeno e i cerchioni e i rulli per le cingolature sono comunque riciclabili. Una volta terminato il suo "tempo di vita", la macchina si biodegraderà completamente, tornando alla terra. Il vantaggio? Un veicolo più leggero, che consentirebbe un risparmio di energia e una minor pressione sul terreno e una totale ecocompatibilità.
Ma anche un mezzo non più costruito con l'acciaio, il cui costo è oggi alle stelle per la fortissima domanda della Cina e degli altri paesi emergenti. Non c'è più molto tempo per mantenere salda in pugno la bandiera della competitività neanche per il made in Italy delle macchine agricole, un settore che, con un fatturato di 9,7 miliardi di euro e un export molto rilevante (in 180 paesi), si colloca al secondo posto al mondo per capacità produttiva e al primo per varietà di modelli e rappresenta una voce nettamente attiva della bilancia commerciale nazionale. Per questo l'Unacoma, l'associazione dei costruttori di questo tipo di macchine, associata a Confindustria, ha varato un progetto di collaborazione con università e centri di ricerca: obiettivo, studiare materiali alternativi, sia per bypassare le difficoltà economiche strutturali, sia come occasione per riprogettare forme e funzioni, come sottolinea il vicepresidente Carlo Tonutti.
Una nuova frontiera per il design, nel quale noi italiani siamo imbattibili. Il trattore biodegradabile è la punta di diamante di questo progetto.
"La ricerca attuale punta proprio sui biopolimeri - dice Mariastella Scandola, docente di Chimica all'Università di Bologna - cioè quelle macromolecole che si possono ottenere da fonti rinnovabili, essenzialmente di origine agricola, come l'amido di mais e patate, la cellulosa degli alberi, i poliesteri naturali prodotti da microrganismi.
La Toyota, per esempio, sta investendo moltissimo per ottenere acido polilattico, il cui monomero proviene dalla fermentazione degli zuccheri di amidi e patate, da utilizzare nei suoi veicoli". Un vantaggio anche strategico, per il made in Italy, perché, dice Daniela Rossi, ingegnere nucleare e direttore dell'Isrim (Istituto superiore di ricerca e formazione sui materiali speciali) di Terni, "introdurre i materiali avanzati là dove servono significa spostarsi in nicchie di mercato più di qualità, più competitive".
La nuova sfida è anche metodologica: "La logica finora seguita dalle aziende è adeguare il proprio prodotto alle nuove tecnologie per rimanere leader di mercato - dicono i designer Marco Migliari e Gianni Pasini - Ma occorre fare di più, accrescere l'intelligenza della macchina, inserire nuovi 'comportamentì nell'oggetto, renderlo più intelligente. Un atout che è molto più difficile copiare".
(5 aprile 2005)