-
Numero contenuti pubblicati
11220 -
Iscritto il
-
Ultima visita
-
Giorni Massima Popolarità
57
Tipo di contenuto
Forum
Galleria
Calendario
Download
Articoli del sito
Store
Blog
Tutti i contenuti di PaoloGTC
-
Ecco bravo il caso b per una piccola autocelebrazione, vorrei far notare che la mia diagnosi in via privata dell'altra sera era stata identica a quella di Roberto (ciao Furio ).... solo che siccome Michele di me NOOOON SIII FIIIIIDAAAAAAAAAAAA...... :§:§:mrgreen::mrgreen:
-
Ben lieto di conoscere GP se capiterà. Spero di essere all'altezza. e di non farti fare brutte figure Mmm.... mi sa che ora ci vado col pc a Trento, intanto...
-
Certo che me le ricordo! (boh...) L'importante è avere la dialettica necessaria per portare avanti un discorso che sembri sensato, senza fare pause che possano indurre i presenti a fare domande di cui non si ha risposta. E se capita, avere pronta una risposta lampo dal tono ovvio e anche un po' meravigliato, come per dire "ma come... non lo sai?" in modo che chi ha domandato si annichilisca nel suo brodo e continui ad ascoltare i discorsi fatti sulla fuffa. La Tipo4 madunina.... mica sempre c'è in giro, e a volte c'è ma è una bidonata... quando sarà stai certo che tu e l'altro non mi sfuggite come consulenti, mi serve qualcuno da incolpare poi.
-
Mi delude tantissimo. Dopo il bel (imho) lavoro fatto su A4, col passaggio dalla precedente all'attuale, che tanti posson dire "è sempre uguale" ma per me se la guardate bene non è per niente vero... mi aspettavo un super lavoro, chissà che risultato dalla già validissima (sempre imho) A8 attuale. Invece che delusione. Che pesantezza. Le viste frontale e posteriori sono tristissime, cadenti, pesanti. Io non credo affatto che un'ammiraglia debba essere così, che sia Audi o qualcos'altro. E sappiamo tutti che, come ha mostrato Cosimo, in passato tanti ci han fatto vedere come si facevano queste macchine, dando loro presenza eleganza e dinamismo assieme. Qui io vedo solo una berlinona che in fiancata esegue il compitino al limite dello sbadiglio, per poi diventare, davanti e dietro, un cassone. Bel lavoro, complimenti.
-
Dici le borse o le 127 Top? Su Autoscout ce n'è una in vendita qui: AutoScout24: pagina di dettaglio (peccato che la foto è una pubblicitaria, non capisco questo genere di inserzioni...) Ma io non ci bado. Diciamo che ormai tu e l'altro mi avete quasi del tutto convinto a lasciarvi cercare per me quella Tipo4 biscionica con motore di tre litri...
-
Eh, simpatica si! Ma racconta un po' su su (quando hai tempo)... che è successo ieri? Come mai questa foto? Dove sei andato? Perchè? Con chi? Con cosa? Chi ti ci ha mandato?
-
No, sono frasi che vengono dal doppiaggio della serie italiana. Colte qua e là a seconda di ciò che serviva. Son tutte frasi che Kitt ha detto almeno una volta nella serie. Ovviamente per costruire un dialogo, quando le frasi sono specifiche e non solo "ok, come vuoi"... bisogna dire le cose giuste.
-
Concordo con te.. più volte ho letto aneddoti sul sig. Ferrari dal carattere che faceva il bello ed il cattivo tempo; con tutto il rispetto (il MASSIMO rispetto), un uomo che è entrato per sempre nella storia dell'auto e non solo... ma anche un bell'elemento eh?
-
Pagina 2, mio post n.18, è già linkato. Ahi ahi pecchiamo di attenzione... cosa dovrò dire ai colloqui trimestrali? (purtroppo però è in spagnolo, mi sembra... l'edizione italiana non l'ho ancora rintracciata)
-
Sistemando un po' di scartoffie in questo pomeriggio piovoso, mi capitano in mano due differenti numeri di Clacson, il cosiddetto "settimanale di Gente Motori", che ebbe vita breve. Per caso, ci trovo due richiami ad una vicenda che tutti conoscono, o di cui tutti abbiamo parlato almeno una volta. La celebre rivalità, anche a livello personale, fra Enzo Ferrari e Ferruccio Lamborghini. Sul numero 9 di Clacson, Gianni Marin pubblicava una lunga intervista celebrativa alla storia di Lamborghini, nella quale spiccava la domanda su un fatto storico più volte trattato. Eccola. (ho citato la rivista nel post e non sull'immagine perchè... non è una foto e non c'era posto ) Uno o due numeri dopo, Clacson pubblicò questa lettera che giungeva direttamente dalla scrivania del Drake di Maranello. Personalmente ho trovato questo batti-ribatti molto affascinante, e ho pensato di porla anche alla vostra attenzione. Voi che ne pensate? Ci sono altre autorevoli testimonianze riguardo questa vicenda? Era solo leggenda, e quindi Ferruccio coloriva ed Enzo smentiva, oppure al contrario era Ferruccio a dire il vero ed Enzo preferiva sminuire la cosa? Lo sapremo mai?
-
Ci conosciamo ma non direttamente. Marco è iscritto al Knight Rider Italia, insieme ad altri possessori di repliche (ne approfitto per ricordare che io non ne ho di repliche, giro in Pontiac normale quando è il caso, insieme al socio. Vabbè, se si può definire normale una Pontiac, ecco... ) Sul forum del KRI abbiamo seguito la sua storia passo per passo... fin da quando la sua Firebird arrivò dagli USA perfettamente di serie e ci comunicò che la sua impresa di costruire il KITT più realistico possibile era cominciata. Oggi Marco ha anche il suo sito personale, ve lo segnalo sperando di non fare lo spammone... solo magari per soddisfare la curiosità di chi vuol saperne di più. Se cliccate in alto sul titolo della home, si apre il tutto. K.I.T.T. Supercar
-
Grazie superkappa! Ora passiamo alla parte terza... (si vede che piove oggi eh?) VOLKSWAGEN GOLF – DIFFIDATE DELLE IMITAZIONI Semplice ma efficace la risposta VW alla campagna Fiat Tipo. Sono bastati una fotocopiatrice gigante e 200 milioni. Dopo aver parlato della Fiat Tipo e della serie di spot con Renzo Arbore, non possiamo fare a meno di dedicare un pezzo a quella che era considerata la sua più diretta rivale. La stampa specializzata, ai tempi, aveva già ampiamente parlato di questa rivalità legata alle caratteristiche ed alle prestazioni dei due modelli, contribuendo indirettamente a “coltivare” il sentimento di sfida che trapelava anche dalla contrapposizione della comunicazione pubblicitaria. Alcune “coincidenze” potevano anche essere casuali, ma resta il fatto che fossero abbastanza singolari ed alimentassero una rivalità forse più sentita nell'ambiente, in maniera astratta, che tangibile sul mercato e nelle vendite: Golf infatti continuava a mantenere un positivo andamento delle vendite, anche con la nuova nata Fiat in vendita. Ma torniamo alle strane coincidenze. A parte lo spot televisivo di cui sto per scrivere, agli osservatori più attenti non sarà sfuggita in quegli anni la campagna pubblicitaria della Golf apparsa su tutti i principali periodici, con avvisi di quattro pagine, poco prima del lancio della Tipo. “State per cadere in tentazione” diceva il titolo degli avvisi Volkswagen nelle prime due pagine, seguite dalle altre due con “Inimitabile Golf”, tema anche dello spot televisivo. Certo che vedere dopo poco tempo uscire la campagna della Fiat Tipo con “L'ultima tentazione” poteva far pensare a qualche dispetto calcolato. Probabilmente però poteva trattarsi solo di una coincidenza (beh... insomma) che acquistò un sapore particolare per fattori concorrenziali; i tempi tecnici di realizzazione di una campagna erano infatti un po' troppo lunghi perchè potessero essere attuate queste strategie che, oltretutto, non erano in genere produttive per nessuno in pubblicità. L'azione di presidio della posizione di successo della Golf fu però sostenuta soprattutto tramite la campagna televisiva. La Volkswagen e la sua agenzia di pubblicità “Verba” ci avevano già abituato a idee semplici ed efficaci (prendiamo certi spot Audi dell'epoca) dove, giustamente, si comunicavano poche cose, chiare ed essenziali. Così, con l'obbiettivo di riconfermare che la Golf era un'auto che tutti cercavano di imitare senza riuscirci, i creativi dell'agenzia (Pier Paolo Cornieti e Beppe Morri) sotto la direzione di Pino Fontana, trovarono un'idea tanto semplice quanto efficace ed ironica: la macchina doveva essere fotocopiata, nello spot. Un ipotetico concorrente, giunto ormai alla disperazione (dopo mille altre inutili prove che si tendeva a far immaginare) effettuerà un goffo tentativo di copiare la Golf facendone una fotocopia gigante. A GRANDEZZA NATURALE - Ma se l'idea era semplice, lo era un po' meno la sua realizzazione pratica. Come sempre succede in questi casi, vennero in aiuto le case di produzione cinematografiche incaricate della realizzazione dello spot. La prescelta fu la B.R.W., una delle più note e stimate di Milano. Ci si rese subito conto che non era pensabile né possibile ricorrere a modellini o a trucchi particolari. Era necessario utilizzare una Golf vera e, di conseguenza, bisognava progettare e costruire una fotocopiatrice gigante. Che dovesse essere di enormi dimensioni non c'erano dubbi; già in fase di progettazione ci si rese conto che le misure non potevano essere inferiori ai sei metri di lunghezza per quattro di larghezza ed almeno due di altezza. Così, per ultimare la costruzione ci volle comunque un mese di tempo. Ne venne fuori una perfetta fotocopiatrice gigante con bottoni, feritoie d'uscita del foglio e superficie vetrata illuminata, che venne montata negli studi di posa, in un capannone alla periferia di Milano. TRE UOMINI DENTRO – A quel punto, ovviamente, si presenta il secondo problema: la fotocopiatrice non può reggere il peso dell'auto; realizzarla in grado di sopportarlo, avrebbe richiesto una costruzione troppo pesante; inoltre la sequenza finale prevedeva il sollevamento della Golf. In questo caso si fece ricorso si, ad un trucco: nella parte di fondo, opportunamente occultato, venne installato un elevatore con braccio d'appoggio infilato sotto il pianale dell'auto e quindi invisibile. La scena con la sola fotocopiatrice però venne giudicata un po' scarna e si pensò di aggiungere una matita ed un fermaglio (ovviamente enormi) per renderla più realistica. Bisognava però rispettare le proporzioni, e così venne realizzata una matita gigante di ben tre metri di lunghezza, mentre per il fermaglio si fece ricorso ad un tondino di ferro cromato di discreto diametro e peso. Per il foglio della fotocopia venne realizzata una gigantografia della Golf, montata poi su un supporto plastico. La manovra dell'enorme foglio venne poi effettuata a mano tramite tre uomini nascosti all'interno della fotocopiatrice (ah... il magico mondo dei trucchi ). Gli stessi uomini si occupavano anche di accendere e spegnere l'imponente arco di lampade per illuminare la grande superficie di plexiglas posta sotto l'auto. Quando però si effettuarono le prime prove per l'inizio delle riprese, ci si rese conto che l'enorme foglio espulso manualmente dalla fotocopiatrice si impuntava sul pavimento. Si fecero vari tentativi, fra cui uno con dei fili di nylon invisibili, ma senza successo. Alla fine la trovata geniale: si decise di girare tutta la scena all'indietro. La fotocopia veniva tirata dall'esterno verso l'interno, dai tre personaggi nascosti, che di conseguenza agivano anche alla rovescia nei confronti delle luci. Ciò costrinse anche il tecnico in camice bianco ad improvvisare e ripetere più volte i gesti e camminate all'indietro, cosa che creò qualche difficoltà ma si riuscì comunque a girare una scena abbastanza valida da poter essere utilizzata all'inverso senza risultare “strana”. Guardando attentamente lo spot (cosa che purtroppo ora non si può fare... non riesco a trovarlo, mannaggia...chissà magari superkappa ce la fa ) si percepiva una leggere goffaggine nei movimenti del tecnico, ma questo, da un certo punto di vista, non faceva che aumentare il tono ironico del film (la goffaggine del rivale). In definitiva, si trattava, per l'epoca, di quindici secondi di spot spesi bene, specie se comparati ai costi di produzione: i 200 milioni dell'epoca rientravano oramai nella fascia che si poteva definire “economica” nel mondo della pubblicità, specie nel settore auto. GTC
-
Seconda parte per oggi (mi sento produttivo) Dopo diversi spot pirotecnici e pieni d'azione, ne analizziamo ora un paio che sembrerebbero tranquillissimi, con pochi cenni da fare al riguardo... ma in realtà nascondevano uno scambio di “cortesie” non da poco. Cominciamo a parlare di quel famoso “Gerardo”.... FIAT TIPO – LE TENTAZIONI DI GERARDO L'amico di Renzo Arbore reso famoso dalla pubblicità esisteva davvero: il simpatico showman gli fece uno scherzo. Spot80 - Pubblicità Fiat Tipo (con Renzo Arbore) (1988) “Scusa! Ma chi è Gerardo?”, avrebbe potuto chiedere un curioso telespettatore picchiando nel vetro del suo video, rifacendo il verso ad Arbore. Se il signor Alberi (questo è il vero nome di Renzo Arbore) avesse potuto rispondere, lo avrebbe fatto sicuramente con la verve che lo caratterizza, spiegandovi che Gerardo esisteva davvero ed era un suo vecchio e caro amico d'infanzia, cui volle fare un simpatico scherzo. Ma questo non fu che uno dei determinanti e necessari contributi del popolare showman alla realizzazione della serie di spot televisivi per il lancio della Tipo. La notizia dell'ingaggio di Arbore circolava già da tempo prima dell'inizio della campagna. Molte erano le attese e le curiosità di verificare come i responsabili della comunicazione Fiat ed i creativi dell'agenzia di pubblicità “DMB e B” di Milano, che curò la campagna, sarebbero riusciti ad utilizzare un personaggio così particolare e ricco di personalità, per di più in un momento di notevole successo grazie alla trasmissione “Indietro tutta”. L'uso del cosiddetto “testimonial” (cioè personaggio noto ed autorevole) in pubblicità era assai diffuso da molti anni ma pochi erano gli esempi di una corretta ed efficace simbiosi tra prodotto e personaggio. Per lo più si tendeva a trasferire la notorietà ed il carisma del personaggio noto su prodotti privi di personalità e notorietà. Oppure si cercavano personaggi competenti in qualche settore che potessero assicurare e riassicurare le caratteristiche di un certo prodotto. E' chiaro che l'uso dei personaggi in pubblicità presenta anche diverse insidie. Aspetti positivi e negativi della loro personalità si possono trasferire sui prodotti, senza contare che il personaggio in questione potrebbe improvvisamente presentare negatività di diverso tipo, legate alla sua vita privata, per esempio. Prima di scegliere ed utilizzare un testimonial, quindi, era opportuno effettuare indagini per verificare notorietà e gradimento. Superata questa fase, ne iniziava un'altra altrettanto spinosa: come creare e gestire creativamente il rapporto tra personaggio e prodotto? E' qui che entrano in gioco gli esperti, i cosiddetti creativi delle agenzie pubblicitarie. Gli esempi felici ed infelici non mancavano e spesso li vedevamo in TV o sulla carta stampata. Utilizzati per lo più per prodotti di largo consumo, i personaggi erano relativamente poco presenti nel settore automobilistico, anche se negli anni 80 qualche esempio non mancava (Dorelli per la Renault). FUORI DAGLI SCHEMI – Bisogna dire subito che Arbore per la Tipo non fu inserito nella campagna come vero testimonial (né sarebbe stato logico e possibile farlo) ma come efficace strumento per innovare il linguaggio automobilistico uscendo da certi schemi spettacolari e ridondanti che si erano celermente consumati (modo elegante per dire che i francesi avevano sfruttato anche troppo la tipologia “effetti speciali”). Un personaggio nuovo per presentare un'auto che offriva un rinnovamento al di fuori di ogni schema (beh... insomma), dunque un linguaggio che si voleva sorprendente, seducente, emotivo, simpatico, capace di parlare a tutti e di sottolineare l'inconfondibile temperamento della nuova Tipo (beh... insomma) attraverso un “tipo” come Arbore, ricco di una intelligente comunicativa, spiritosa, sottile e sempre al di fuori dagli schemi tradizionali. Su queste basi e con questi obbiettivi i membri della “DMB e B” (Pier Luigi Bachi e Mario Marchello) si misero al lavoro per creare delle linee creative ben consci del fatto che la collaborazione e la verve creativa di Arbore e di Ugo Porcelli, suo inseparabile compagno di tante fortunate trasmissioni, sarebbero state indispensabili e determinanti. E così infatti fu. FESTA SUL SET – La serie di fulminee commedie di trenta secondi in cui l'amico Gerardo, sempre irresistibilmente tentato dalla personalità e dalla qualità (beh.. insomma) della Fiat Tipo, chiede in prestito l'auto a Renzo con le più svariate scuse per farne poi un uso “speciale” era frutto di un lavoro di equipe. Creativi, Arbore, Porcelli con il regista Paolo Bianchini misero a punto, praticamente sul set, le idee di base, perfezionando o variando i diversi episodi, durante in cinque giorni di lavorazione. All'interno degli studi di posa De Laurentiis di Roma, in un clima di estrema allegria ma anche di grande professionalità, furono girati ben undici episodi diversi: protagonisti sempre Arbore, Gerardo e ovviamente la nuova Tipo. “Arbore si è rivelato una persona di grande simpatia, intelligenza e professionalità” dichiarò Bachi. “Anche nella vita è come lo vediamo in TV, sempre allegro e spiritoso ma molto concentrato sul suo lavoro”. Pare che tutte le mattine l'arrivo di Arbore in studio fosse quasi una festa, con la partecipazione di tutta la troupe. Egli trasferì molto di se stesso negli undici spot, aiutato e stimolato in questo dal compagno di lavoro Porcelli. Tra l'altro la realizzazione degli spot avvenne mentre Arbore stava anche preparando “Indietro tutta”, ma ciò non gli impedì di primeggiare e fare centro in questa simpatica serie di 11 short pubblicitari in molti dei quali si riconosceva il suo spirito arguto e scanzonato. -Gerardo ha voluto fare bella figura con il Cav. Bistazzoni (ma ha dimenticato una scarpa con tacco a spillo) -Gerardo ha voluto la Tipo per andare a prendere all'aeroporto uno zio d'America (ma ha lasciato una giarrettiera nell'auto) -Gerardo ha voluto andare con la Tipo di Renzo al congresso di tecnologia avanzata (ma ha dimenticato nell'auto una trombetta ed una mascherina) -Gerardo ha voluto l'auto per partecipare alla giuria del premio Bargello (ma ha dimenticato nella Tipo un reggiseno) -Gerardo ha voluto la Tipo per andare al matrimonio della sua vecchia fiamma (ma ha lasciato nell'auto un velo da sposa) -Gerardo ha voluto la Tipo per andare a cena con il sindaco di Positano (ma ha lasciato una fascia da Miss nell'auto) -Gerardo ha voluto la Tipo per trasportare i suoi attrezzi da giardinaggio (ma ha lasciato sul sedile borsetta e rossetto) -Gerardo ha voluto la Tipo per andare alla fiera del mobile per ufficio di Alba (ma ha lasciato un piccolo cestino di tartufi nell'auto) -Gerardo ha voluto la Tipo per accompagnare in visita ufficiale il soprintendente alle Belle Arti (ma ha lasciato un cappellino con veletta sul sedile)... Si deciderà a comperarla? Questo si chiedeva e gli chiedeva Arbore, alla fine di ogni spot. Poi... quale fu l'evoluzione del concetto? Essendo la Tipo la nuova rivale italiana della Golf, tra spettatori, automobilisti e via dicendo si creò questa leggenda, che “il Gerardo” aveva la Golf, da più parti vennero fuori espressioni tipo “i Gerardi con la Golf”.. personaggi che, fissati con la 2 volumi tedesca, cercavano di tener nascosto l'apprezzamento e l'attrazione verso la nuova torinese (beh... insomma) (ehi.. i “beh insomma” sparsi qui e là sono scherzosi eh... io non sono qui a sfottere la Tipo; anzi, le sono affezionato; diciamo che non tutto fu esattamente come si voleva far intendere... ecco ) Poteva a questo punto mancare la replica da quel di Wolfsburg? Certamente no, e fu una risposta sia a campagne come quella di Arbore, sia alle precedenti, dove Fiat con l'ambientazione “teteska” di uno degli spot di lancio della Tipo (coi tecnici che rovesciavano il caffè dallo stupore per i dati rilevati) aveva lanciato dei chiari riferimenti. VW fece lo stesso, con uno spot molto tranquillo ma punzecchiante, direi. Più tardi ne parliamo. GTC
-
Agente Superkappa, ma sai che mi ero perso questo intervento? Si son più recenti, ma non li ricordavo affatto... anzi quello di B&B credo di essermelo proprio perso. Mi ricordo che il concetto del nascente world wide web era ben sottolineato anche nella campagna su carta.. le immagini si rifacevano alla grafica delle finestre di allora. Quello della Escort pure, non l'avevo mai visto. Il 306 me son ricordato, mentre lo rivedevo ora. Concordo con te, niente di speciale, anzi, imho e senza offesa per chi la apprezza, intonato alla macchina... che non mi ha mai detto nulla di che... Domenica di nebbia, domenica di relax post-raduno. Cercherò di fare qualcosa di costruttivo. Qualche tempo fa, parlando di spot, avevamo accennato ad “Atai.. Para-flu!” Bene, ora affrontiamo l'argomento. PARAFLU FIAT – Non si brinda al Polo Nord Retroscena e curiosità sul filmato “paraflu” girato nell'isola di Baffin. Con una scoperta: non fate bere gli eschimesi... La prima curiosità che nasceva, vedendo questo interessante ed efficace spot per Paraflu, era quella relativa all'autenticità o meno della scenografia. Non che questo incidesse sulla validità del film, ma la qualità della fotografia era talmente curata e suggestiva nelle luci e nei colori che sorgeva il dubbio, per alcune scene, che fosse stato allestito il set in studio. Invece fu girato tutto dal vero, come raccontarono, con una punta di orgoglioso entusiasmo, gli autori: l'Agenzia Feeling di Torino e la casa di produzione Filmaster di Milano. Ci vollero circa venti giorni per individuare la location giusta. Bisognava trovare un ambiente artico con le caratteristiche richieste dalla sceneggiatura, ma senza allontanarsi troppo da centri abitati in grado di assicurare i servizi di sviluppo della pellicola. Soprattutto per films impegnativi come questo, era infatti indispensabile controllare la qualità delel immagini girate immediatamente, per gli eventuali rifacimenti. Dopo laboriose ricerche, fotografie, verifiche di fattibilità, la scelta cadde su una sperduta località canadese, Pond Inlet, nell'isola di Baffin al 72° parallelo, ben sei oltre il Circolo Polare Artico ed a dieci ore di volo da Toronto. Si trattava della penultima zona abitata a Nord con popolazione residente. Pond Inlet aveva circa 810 abitanti eschimesi, più alcuni canadesi che effettuavano lavori geologici per i giacimenti di preziosi. AL GELO – La storia, semplice e geniale, prevedeva una situazione di estremo gelo (per valorizzare al massimo le prestazioni del Paraflu) ed una situazione cliente-meccanico (per influenzare anche la distribuzione e il processo d'acquisto). Un argomento, quest'ultimo, particolarmente insidioso per i risvolti negativi di colpevolizzazione della categoria (nel film il meccanico cercava di fare un po' il furbetto...), brillantemente risolto ricorrendo alla lontana ambientazione eschimese: una strategia creativa intelligente, efficace e ricca di simpatia e d'impatto. Ma vediamo in pratica, come andarono le cose, imprevisti compresi. La troupe, composta prevalentemente da italiani con alcuni canadesi della Mistral Production, giunse sul posto con un volo charter, per evitare i disagi degli otto scali altrimenti necessari (ma così non fu per il ritorno... poracci... otto scali... neanche Net è arrivato a tanto ). La prima preoccupazione fu, naturalmente, quella della protezione dal freddo di uomini ed attrezzature. Per i primi si fece ricorso ad enormi giacconi acquistati a Toronto, dotati di scomparti per astucci “scaldini” e di passanti sulle spalle (per afferrare chi cade in acqua sul pack) oltre a calzature speciali a tre strati; per le attrezzature, a speciali camere termiche e ad olio lubrificante particolare per bassissime temperature. Le temperature normali in quei posti, nel periodo di realizzazione del film (fine ottobre) sono di -30/35° di notte e di -10/15° di giorno ma, come vedremo, le previsioni non si avverarono, creando qualche problema in più. PELLICCE DA MUSEO – L'altro aspetto della preparazione delle riprese riguardava gli attori ed i costumi. Bisognava trovare degli attori eschimesi autentici in zone il più possibile vicine. Con l'aiuto della Casa di produzione canadese Mistral Production, vennero selezionati ed ingaggiati due attori eschimesi, non professionisti ma con qualche esperienza come comparse in alcuni films. L'attore destinato ad interpretare la parte del meccanico impiegò due giorni per arrivare, mentre il bambino veniva reclutato sul posto. L'officina adatta alla scena era già stata individuata durante la ricerca della location. Per i costumi di pelliccia si dovette ricorrere alla cortese disponibilità del museo di Toronto; la popolazione locale era ormai civilizzata e non disponeva di costumi tipici. Erano previsti quattro giorni di “shooting” ma ce ne vollero cinque. Contrariamente alle previsioni la temperatura si mantenne infatti intorno allo zero, con cielo grigio. Il pack su cui si doveva girare la scena della slitta non era sicuro e le riprese vennero rinviate, mentre si proseguiva intanto a realizzare le altre scene, con fantastica collaborazione massima e spontanea della popolazione locale. Dopo poche riprese erano già tutti amici e per la necessità di manovalanza non ci furono problemi. Tutto filò liscio anche per le riprese in officina, i due attori se la cavavano benissimo. Oltretutto, dovevano recitare nella loro lingua, con registrazione diretta, dicendo delle cose sensate per due amici e terminando, dopo una piccola discussione con quell' “Atai Paraflu” (“Voglio Paraflu”) che, unitamente al tradizionale saluto coi nasi, chiudeva il film. Ecco la traduzione (per i curiosi) di alcuni dialoghi. Samson (il meccanico): “Ehi, è andata bene la caccia?” Joanasie (il cacciatore): “Si, faceva freddo! Dammi Paraflu!... Cos'è questo? Non è per niente quello che ti ho ordinato. Io ho chiesto Paraflu...” BALENA A COLAZIONE – Le preoccupazioni continuavano invece per le condizioni climatiche. La temperatura si manteneva anormalmente alta; il pack tendeva a spaccarsi e non poteva reggere il peso della slitta e della troupe. Si dovette attendere nel modesto albergo locale, assaggiando le specialità gastronomiche: carne di karibù e balena (“Tipo testina ma durissima” raccontò chi era presente). Finalmente, il quinto giorno, il cielo si rasserenò e la temperatura scese. In una giornata si realizzarono le scene mancanti e si inviò la pellicola allo sviluppo. Tutto bene, la fotografia del canadese Brian Thompson era eccellente. Il regista Alessandro D'Alatri fu molto soddisfatto, mentre l'operatore Gianni Marras, che aveva avuto qualche problema con le sue attrezzature inscatolate, era felice e stava forse pensando a nuovi e più “caldi” incarichi. Tutta la troupe italo-canadese-eschimese volle festeggiare la felice ultimazione dell'impegnativo spot... ma proprio durante la classica bevuta finale ci fu l'ultima sorpresa: gli eschimesi, discendenti dagli indiani, non sopportano l'alcol (pare per una questione di metabolismo), e dopo il primo bicchierino erano già fuori di testa. Fu una conferma di quanto visto in tanti films, ma che in questo non si vide. Ah... naturalmente, un grande applauso va a loro... un applauso meritatissimo fin da quando esiste il mondo. GTC
-
C'era anche il filetto decorativo che girava attorno a tutta l'auto. Questa l'aveva un collega di mio padre... ricordo che erano tutti molto positivi nel giudicare gli interni, col marrone "tono su tono" che aveva creato un ambiente molto elegante (certo, per l'epoca e in confronto allo squallore degli interni di Ritmo alla nascita). Prima che ci comunichino di essere OT... pensavo a 127 Top. Grazie Abarth che mi hai ricordato della disponibilità del tetto apribile solo per la "blu". Chissà perchè mai sull'altra non si poteva... bah. Ora forse la memoria mi inganna... ma questo fatto mi riporta alla luce un dettaglio. Le 127 Top erano due, ed entrambe, ok, erano speciali. Ma fra di loro si distinguevano, per un accessorio specifico (sia come dettaglio che come controvalore). La blu aveva il tettino in tela, ok. L'altra, invece? Costavano uguale, mi pare. E mi sembra che anche lei avesse un dettaglio specifico, che la portava "alla pari" con la blu, perchè lei non aveva questo dettaglio. Ma qual'era? Non so, mi ricordo un vecchio discorso di tanti anni fa.. e ricordo questa frase "delle due la blu aveva il tettino, l'altra invece in più aveva... " e la memoria si ferma lì. Abarth03... c'è qualcosa fra le scartoffie che hai a portata di mano? (io le avrei, forse si ma boh.. ma dove le trovo??? non si capisce più niente qui! )
-
Beh molti ormai si erano assuefatti a "Milano"... si potrebbe usare Diva e creare una via di mezzo. Cioè, mettiamo che sia molto comoda, questa 149... DIVANO? A parte gli scherzi... io ora son curiosissimo. Il mistero sul nome di una nuova auto è sempre una cosa che mi acchiappa un sacco. Ormai mi ero convinto anch'io per Milano.... Giulia e Giulietta non ce li vedrei. Non per l'auto, che sia all'altezza o meno (mi sembra che in passato abbiamo già fatto qualche centinaio di post sull'utilizzo di questi nomi e per cosa) è che, sarà per i modelli a cui sono associati dalla memoria... fosse anche validissima per portarli... beh io su una 2 volumi del C non ce li vedo. Li vedrei entrambi su qualcosa di più grande.
-
Ti quoto in pieno, anzi, riguardo il tuo ultimo pensiero, aggiungo che per me invece "è lo stesso discorso"... perchè se vuoi il suv ma non puoi il nuovo, c'è sempre il seminuovo o poco meno che seminuovo. Abbiamo saloni che traboccano di usati stupendi e con il giro che c'è oggi nelle quotazioni, sento diversa gente fare buoni affari. Non per dare contro ad un marchio o all'altro.. però prima di andare a comprare questi veicoli che secondo me non sono ancora all'altezza (nemmeno di quello che li paghi)... abbiamo tante di quelle occasioni nell'usato... La DR5 somiglia al vecchio RAV? Bene, se ne guardo il prezzo, certo è davvero invitante, ma se faccio un giro nell'usato con quella cifra prendo anche una signora RAV "vera", scusate eh... col suo anno di garanzia; sicuramente un bel veicolo, che imho anche da usato è superiore a DR5; senza contare che preferirei avere in mano una Toyota usata comprata con garanzia magari in un conce ufficiale Toyota, e anche nel caso di grane preferisco trovarmi così che essere alle prese con una DR e la sua rete (da certe esperienze che si sentono in giro). Tutto rigorosamente IMHO.
-
Io sono un fumatore, e mi è capitato (e qualche volta ancora mi capita, se son da solo e viaggio per un bel po') di fumare in macchina. Se i viaggi sono brevi o c'è comunque tutto il tempo per fumare una sigaretta senza doverlo fare guidando, evito volentieri, in primis per la sicurezza: me ne rendo conto facendolo, non sei pronto uguale con quella cosa fra le dita: non sono d'accordo sul fatto che distragga. Non distrae, per me. E' d'impiccio. E' diverso. Stando seduto al volante, so esattamente dove pescare la sigaretta se mi va, senza togliere lo sguardo dalla strada; perchè so dove le metto... ce le metto apposta (è anche questione di non mettere le cose a cazzo in macchina... ve lo dice uno il cui papi ha sfasciato una fiancata in autostrada perchè cercava le monetine per il casello... eee ce ne sarebbero di leggi da fare alloraaa... ) so dov'è l'accendisigari e morale della favola, il semplice atto di fumare o di accenderla non mi distrae. Si, è vero, nell'atto di farlo, tolgo una mano dal volante ma allora mettiamoci tutti il cambio a palette perchè la mano la levo anche per cambiare marcia. (e qui mi ricollego a qualcuno che giustamente ha scritto sopra... vorrei vedere se tutti guidate tutto il tempo con due mani sul volante... daiiiiiiii.. Eh! Vi scaccolate, vi grattate gli zebedei, vi schiccolate l'orecchio, toccate le gambe alla morosa, cambiate il CD... su su su!) Con questo non voglio dire che la legge è sbagliata. Voglio dire che a mio parere se ti comporti a modo lo fai senza distrarti. D'impiccio, invece, che ti comporti bene o male, resta sempre. Per non parlare del fatto che se ti gira male l'aria e ti finisce il fumo negli occhi ti senti veramente un pistola. (stesso motivo per cui ho smesso di fumare facendo magari dei lavoretti... è d'impiccio. Io fumo, fumo senza dar fastidio a chi non vuol sentire il fumo, ma voglio fumare. Però è giusto che si fumi nei momenti giusti, e in macchina, da fumatore che ci fuma, dico comunque che si può evitare.) Mode poco serio ON Se passa questa legge non vedo l'ora di prendermi una bella cannuccia da bibita bianca, tagliarla della lunghezza giusta e mettermela in bocca tutto il tempo mentre guido. Poi se mi fermano "non si può fumare alla guida". "Ma guardi che è una cannuccia, tenga... " Mode poco serio OFF
-
127 Top era disponibile infatti in due colori (questo blu e l'altro... che anche a me par di ricordare fosse un bronzo o un beige), aveva i cerchi like "Sport" ma dipinti in bicolore che formava quattro spicchi alternati, e paraurti, fascioni salvaporta e mascherina erano in contrasto; usciva col 1049 ed era molto ben rifinita imho per l'epoca. Oltre al tettuccio c'era il divano posteriore sdoppiato e se non sbaglio era tutta in velluto. Ricordo che al paesello due o tre giravano ai tempi.. quella blu piaceva tantissimo, a me. Anzi, se potessi scegliere, desiderando una 127, opterei per la Sport o per la Top (in blu).
-
A mio parere dopo un certo tot di anni la batteria conviene cambiarla, si è più sicuri. La GTC purtroppo la devo lasciar fuori, e fuori è stata in questi anni che ormai son quasi 5. Un mesetto fa è stata in carrozzeria per quattro giorni, per sistemare un bollo. Carrozzeria molto efficiente ma piccola piccola.. ergo la macchina è stata spostata varie volte, senza mai camminar per strada. Accendi-accendi-accendi-accendi-accendi. La ritiro e vado a casa. Il mattino dopo... insomma dopo un tot di anni, lo sai come "fa" la tua macchina quando la accendi, come gira. Quel mattino mi parte ma un po'.. ecco un po' lentina. Uhmmmm.... resto a pensarci un attimo, e poi anche io giungo alla prima conclusione.. "beh sarà un po' giù, con tutto 'sto accendi-accendi". Non me ne preoccupo troppo, perchè nei due giorni successivi mi devo sparare per varie cose la bellezza di 900 km. Li faccio, questi 900 km. Il mattino seguente, mi parte ma sempre un po'... poco convinta. Mi vengono in mente le frasi del socio, che in Renault, quando gli anni arrivano a quattro o cinque, la faccenda della batteria al cliente la butta lì, poi che lui faccia come vuole ma gliela consiglia "perchè ne ho già visti tanti che... ah ma figurati è solo un po' giù, gli do una carica, o la faccio girare un po'.... e poi mi chiamano dopo tre o quattro giorni e mi fanno... ehi! sono a Bergamo e non mi parte più la macchina... ho girato la chiave e ha fatto "gloooo..." che cos'è? Eh... che cos'è...." Di certo una batteria non costa 10 euro, oggi. Però a mio parere è una delle cose essenziali per il tuo muoverti in macchina, specie se fai affidamento assoluto sulla macchina, ergo ti serve tutti i giorni per andare a lavorare. Così.. pensato tutto questo, son andato in conce, ho fatto il test ed in effetti non era al massimo della gioia (già che c'ero abbiam verificato cosa buttava fuori l'alternatore, visto che sulle Astra dei primi anni è un bel birichino... ma lui lavorava bene). Morale della favola, son passati quasi cinque anni: forse è presto, forse no... magari tirava avanti ancora, magari domani al raduno di AP mi piantava in asso fuori dal ristorante. Io preferisco non rischiare... costa, certo... ma, sotto una nuova.
-
Quattroruote l'ho preso oggi e non c'è nulla... C3 in copertina, grande articolo su Fiat e Chrysler, l'accenno appunto al nuovo marchio, ma null'altro. Se Milano esce in foto a fine mese, loro saranno gli ultimi, il mese prossimo. Verranno prima i settimanali tipo Auto Oggi, e poi "quelli del 15" come Auto e Automobilismo...
-
Eh... i toni. Anche qui non se ne vedono più, o quasi. A dire il vero, uno c'è, visibile ogni giorno, a Varallo Sesia. All'entrata del paese, proprio dove termina la strada che scende da Civiasco, detta "La Colma" (teatro negli anni dei più svariati collaudi Alfa... almeno fino alla 916 e qualcosa ancora per la 156... oggi non si vedon più) c'è un'autofficina "storica" della Valsesia. Storica più che altro per gli anni di attività... non tanto per fama. E' sempre stato un posto abbastanza terra-terra, nato negli anni in cui c'erano appunto gli operai in bicicletta e i colletti bianchi in 600. L'idea di meccanica è rimasta quella degli anni 60-70 e il titolare, ormai in pensione, anzianissimo, ogni giorno combina ancora qualcosa qui e là... ma è sempre stato uno che un po' "si arrangiava". Ancora oggi, si può vederlo nei dintorni, con toni e "bunet" (i piemontesi capiranno) in testa. L'officina e il piano superiore adibito a parcheggio sono uno spettacolo veicoli e semi-veicoli (quel che ne rimane) che vanno da Campagnole a Fiesta prima serie, qualche rudere di 75 (il vecchio ne ha avute una dietro l'altra non so quante... negli anni 90 era il "punto 75" della zona... sempre non per fama dovuta a bravura, più che altro perchè se avevi bisogno un pezzettino, fra i ruderi lo trovavi). Anche se devo dire che negli ultimi anni un po' di pulizia è stata fatta. Peccato, prima era più ruspante e caratteristica. Dentro l'officina riposano una 90 bianca in attesa di sistemazione del motore (non so cosa abbia ma una volta circolava, poi si è rotta e da quel giorno è rimasta lì ferma dietro la porta vetrata di una zona dell'officina adibita a deposito "rus"... i piemontesi capiranno anche qui ) e davanti l'officina la 164 d'ordinanza... in uno stato poco raccomandabile. (però è un prima serie nel colore di presentazione... e anche se è semplicemente una TS mi spiace vederla così, io che sono centosessantaquattrista). I toni in coda la mattina per il lavoro, invece, ovviamente non ci sono più. Al mattino siamo in coda vestiti normalmente, ognuno con sotto le chiappe dai 15 ai 30 mila euri (a rate)... forse quelli in bici viaggiavan meglio (questa è profonda). Ma torniamo a 127. Quoto il discorso di Duetto su come appare 127, intesa come concetto. Anzi, quando vado a ritroso nel tempo, mi sembra di vedere in 127 un punto cardine. Mi pare uno dei simboli del cambiamento di questo genere di auto. Quel che c'era prima di lei, così visivamente fa ancora molto "anni del boom", mentre da lei in avanti, mi sembra di vedere i primi passi verso l'auto degli anni 70-80 in generale. Dopo 127 sarebbe arrivata la 5 di Renault (molto vicina... non mi sentirei di definirla ispirata a 127... passò troppo poco tempo, penso fu un maturare di idee contemporaneo, italiano e francese), poi la Fiesta (questa si secondo me decisamente ispirata)... le Polo e Audi 50, le Pegiottine e tutto quanto. Tutto quanto che poi si sarebbe evoluto negli anni 80 (127 che lascia il posto ad Uno, che ha nuova forma ma secondo me è 127 plasmata dal corso del tempo, R5 che diventa Super, Fiesta che prosegue con restyling attraverso quasi tutti gli 80 prima di cambiar del tutto nell'89, Polo che vuol fare la chiccosa e si inventa la mini-sw; intanto arriva anche Corsa, che appare un po' ritardataria ed in realtà lo è, perchè GM-Opel se l'era menata per diversi anni prima di decidersi... esistevano delle mini-Opel allo stadio di progetto già a metà dei 70, quando il progetto era quello per una world car; per non parlare poi delle nuove pegiottine 205...). Tutto questo ha camminato trasformandosi poi nel corso degli 80 e i 90 e poi ancora... ed arriviamo ad oggi. Ma se vado all'indietro, in una certa qual maniera mi sembra che parta tutto da 127 (analisi mia personale, ci sono molti fattori di cui non so molto e quindi la mia è una visione solo parziale).
-
Beh sarà quel che sarà, cioè non una bellezza da restare estasiati, ma imho è più bella di certe auto che ci han detto che son belle.
-
Aaah ecco ecco, scusate, avevo capito male. A parte che nella mia zucca non cambiava tanto.... io non ricordavo neanche questa (che figura pessima )