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PaoloGTC

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  1. Se ne sono accorti finalmente. E' un anno che 'sta macchina è finita. Trattasi del nostro caro Marco, alias DoctorV sul forum del Knight Rider Italia. Questo mese ne parla anche la rivista ufficiale del nostro amicone che ha appena scritto qui sopra. :D N.B. Le frasi che dice Kitt sono pronunciate da "Kitt" in persona, cioè con la voce originale italiana (doppiatore Massimo Venturiello) in quanto sono state campionate dall'audio dei DVD della serie. Ad ogni frase detta da Marco a seconda dei casi, ne corrisponde una "adeguata" detta da Kitt. Ad esempio, la frase citata dal giornalista... "dopotutto sei solo un essere umano" proviene da un dialogo dell'episodio pilota di Supercar del 1982. Michael ha lasciato Kitt incustodito e senza particolari consegne (si sono appena conosciuti e a dire il vero a Michael sta un po' sui cosiddetti il fatto di avere un'auto che si impiccia e gli parla) e Kitt viene rubato da due ladruncoli che vogliono farsi la macchinetta (che tra l'altro i due di nome facevano beffardamente Tom e Jerry )... quando lui ha deciso di liberarsene, lo fa davanti al posto di polizia, e dopo averli consegnati alla giustizia sparandoli dai T-Top se ne torna da Michael il quale era ormai disperato. Segue un battibecco che finisce con le battute "Ma insomma Kitt si può sapere cosa vuoi da me?" "Un po' più di credito innanzitutto, e maggior considerazione." "Mettiti nei miei panni... non è affatto facile per me." "Capisco. Però capisco anche che se non fosse stato per il mio intervento, tu ora saresti a piedi." "Senza il tuo intervento io ora sarei a piedi e avrei perso il mio appuntamento di stasera con Tanya Walker, punta di diamante della mia missione; e di questo, ti sarò eternamente grato..... Perdonato?" "Totalmente. Dopotutto, sei solo un essere umano." "Non ti allargare troppo ora..." "La verità scotta?" Comunque, il lavoro di Marco è eccezionale. Da molti nel mondo è stato definito il Kitt più vero che esista, in grado con la tecnica di oggi di agire come interfaccia in un modo che ai tempi si poteva simulare solo con la funzione cinematografica. Ha fatto bene Marco ad adottare questo sistema. Kitt a volte diceva frasi di grande ironia (un umorismo direi "inglese") e i suoi siparietti con Michael in alcuni casi erano veramente spassosi (quando ci sarà tempo ve ne racconterò qualcuno ) L'unica, minima e molto umile tiratina d'orecchie che mi sento di fare a Marco riguarda il fatto di essersi affidato, dopo tanta bellezza e precisione nella realizzazione nonchè ingegno e bravura con l'elettronica, allo "scannerista" sbagliato. Lo scanner sul frontale infatti non è esattamente il modello più fedele a quello che Kitt ebbe nella serie, ma un'interpretazione diciamo "diversa". (le sedi lampada non sono di tipo quadrotto ma più basse e rettangolari, il che ne fa uno scanner più sottile che non riempie del tutto il suo vano, cosa che invece accadeva nella serie)... ma è una pignoleria incredibile. Marco si merita questi articoli, questa visibilità e anche di più, perchè ha fatto un lavoro eccezionale.
  2. PaoloGTC

    Autobianchi A112

    Io le ricevo come iscritto ASI (ops saltano fuori gli scheletri dall'armadio ) ma nell'edicoluccia del paesello c'è tutti i mesi... Roy se vuoi te le tengo e quando ne ho un tot te le mando... a me non piace molto.
  3. Piacevole si, già già. (a titolo personale, nella vista laterale la porzione anteriore ha un che di Insignia). Però secondo me non c'è da stupirsi. Hanno buon gioco questi. Si son guardati in giro e han detto "oh ma basta là neh , ma le macchine belle non le fa più nessuno? E facciamole noi, che sappiamo come si fa". E non è che sanno come si fa perchè sono dei geni. Sanno come si fa perchè lo sanno tutti, come si fa. Solo che da un po' di tempo c'è un po' di gente che fa finta di non saperlo affatto.
  4. Però c'è da dire imho che qui si stava confrontando un modello bavarese paragonabile più per prestazioni che per categoria. Imho Sr3 E30 non era la concorrente diretta di Thema, in gamma BMW. Ci sarebbe voluta una prestante Sr5 (e il suo prezzo) per vedere un confronto più omogeneo, a mio parere. Nel 1984 ai tempi della prova, c'era è vero grande divario fra Lancia e Bmw prendendo Thema Turbo e facendo come 4R il confronto con la "scheggia" Bmw 520i (122 cv). Thema 28.216.000 520i 22.000.000 Però se si prendeva Thema 6V.. Thema 6v 30.795.000 Bmw 528i 33.750.000 E se si prendeva Thema T.ds Thema T.ds 24.676.000 Bmw 524 Td 24.300.000
  5. Aggiungo i dati che mancavano a Lanciaboxer. Thema i.e turbo prima serie nel novembre 84 fa segnare su 4R: 0-100 km/h in 7.3 0-400 m in 15.2 (uscita a 147 km/h) 0-1000 m in 28 netti (uscita a 186.2 km/h) 220,275 di massima (p.s ricordavo peggio per il "polmone" V6: 0-100 in 8,4... oggi ci sarebbe di che gioire ; V6 si beccava 1 secondo netto sui 400m e 1,7 sul km)
  6. A mio parere, messa giù come fu messa giù, Thema Ferrari era più esclusiva che prettamente sportiva, e così andava recepita. Mi sembra plausibile pensare che un Superthema Turbo 16v con pochissimi cavalli in meno e una chiocciola (che in certi momenti regala, in altri leva) le mordesse il paraurti posteriore. Non sono così certo che il pensiero del management Lancia fosse di presentarla unicamente come Top del Top in fatto di prestazioni, anche perchè imho già in partenza (lasciando un attimo da parte la TA che rendeva già troppi 215 cv) mettendo il Cavallino sul piatto e poi annunciando 215 cv... forse già allora molti avrebbero potuto dire "beh però pensavo di più". Poi chi la provava poteva dire "ma meno male che son 215 e non di più :D". Però per me era l'aura che aveva l'oggetto Thema 8.32 in sè, la sua forza; già ai tempi, vedere "cosa le stava davanti" non era il ragionamento più corretto, imho. Uno di quelli da fare sicuramente, ma non il principale. ... anche Turbo prima serie comunque, a seconda di chi l'aveva in mano, passò per auto da tenere con una certa mano. Probabilmente, e qui mi riallaccio ai discorsi fatti con Roberto tempo fa, ciò era anche dovuto al fatto che molti nuovi proprietari Thema Turbo venivano da qualcosa di aspirato, e il calcio che dava la chiocciola poteva sorprendere. (cosa che chiaccherando con Duetto al raduno passato, ho appreso essere caratteristica anche di 164 Turbo prima serie; se non ricordo male, Duetto, fu a Legnano che consigliarono di tenerla bene sotto controllo vero?) Oggi poi siamo abituati (direi viziati) dal fatto che vedete ben cosa ci forniscono di gomme-cerchi e quant'altro quando ci offrono certe potenze... ai tempi eran 165 cavalli chiocciolati su cerchi da 14, e gomme che ora non ricordo... ma non le abbiamo più neanche la maggior parte delle volte che compriamo un'utilitaria. Dovessi scegliere fra Turbo (o Turbo 16) e 8.32, opterei per Turbo per i motivi che ho già scritto l'altro dì (esce del tutto dal mio budget la Cavallina, soprattutto per il mantenimento)... ma se avessi disponibilità, andrei su 8.32. Comunque le due le valuterei in due maniere diverse, perchè è così che vanno valutate secondo me.
  7. Meno male che hai dato la colpa alla stanchezza. Pensavo fosse colpa mia. Ti ho visto degradare progressivamente da quando ci siamo conosciuti (dico a livello di post eh?) (e ovviamente è una burla)
  8. Credo che questo topic presto da annuncio di 8.32 in vendita diverrà quello ufficiale Thema e la cosa mi garba. Thema è stata oggetto di diverse chiaccherate a distanza con l'amico Roberto.C che vorrei ringraziare per avermi aperto gli occhi su diversi aspetti che non conoscevo affatto. Proprio parlando di piattaforma, ricordo una delle nostre prime chiaccherate, che riguardava la diatriba fra Saab e Lancia sul sistema di sospensioni posteriori da adottare. Ovviamente, in virtù delle comunanze, si spingeva perchè lo schema meccanico fosse il più possibile unificato, ma dall'altra parte, i tecnici svedesi vollero insistere con il loro classico assale rigido. Così, pur avendo riconosciuto che dai test svolti il sistema a ruote indipendenti voluto da Lancia era indubbiamente il più efficiente, vollero sviluppare la loro soluzione, e venne così sviluppato in Saab un pavimento posteriore con attacchi per il loro ponte rigido (parte che rimase una delle poche porzioni di scocca non intercambiabili fra le due auto). Veniva così al mondo Thema, coi primi muli fra il '78 ed il '79 basati su Beta berlina terza serie; tre o quattro basati sulla due volumi, altri sulla Trevi (che abbiamo già visto in passato). Su questi muletti vennero provate molte nuove soluzioni, come i materiali usati (acciai alto resistenziali) utilizzati per i bracci delle sospensioni e per il telaio ausiliare anteriore. Vennero ovviamente collaudati l'alloggiamento delle varie motorizzazioni e la loro compatibilità coi vari accessori. I primi muletti con carrozzeria Thema vennero pronti solo all'inizio del 1981. Una curiosità: la progettazione dei muletti non venne eseguita in Lancia, bensì in SCA (Studio Carrozzerie Autoveicoli) società che da molti anni collaborava alla progettazione Lancia. Tornando alla 8.32, sempre parlando con Roberto che è la mia inesauribile fonte di primizie , appresi che il problema della motricità era ben conosciuto, a partire ovviamente dai collaudatori, spesso contrariati per non dir di peggio dai problemi che vi erano durante i collaudi, riguardo la messa a terra della potenza. Già.... la trazione integrale. Già. Citando ancora Lanciaboxer, bisogna chiarire infatti che i muletti erano tutti made in Lancia, riguardo il TIPO4 di quei tempi. Saab realizzò dei muletti propri (tutti a ponte rigido ovviamente) solo quando il progetto era già ben impostato, e pure per Croma si trattò soltanto di una variante di stile. Le modifiche e gli accorgimenti per una versione con portellone erano previste già nel progettone in principio. Ricordo che una sera chiesi a Roberto come mai si fosse scelto di continuare anche per le grosse ammiraglie sulla strada di quel volante che pareva più orizzontale che verticale, e imho decisamente poco "premium" per usare terminologia odierna. Appresi che tale soluzione probabilmente derivava dal fatto che già da diversi anni alla Direzione Tecnica Lancia erano rimasti soltanto il Reparto Carrozzerie e quello Esperienze, mentre già nel 1977 erano stati trasferiti a Mirafiori la Progettazione Motori e poi quella Meccanica. Visto che gli organi di sterzo erano di competenza di quest'ultima, è probabile che vi fosse una grande influenza della scuola Fiat, che era caratterizzata dalla postura da camioncino. Questi brevi cenni sulla nascita di Thema non hanno la pretesa di raccontare la storia a molte persone che qui su AP la conoscono meglio di me.... anzi. Visto che stiamo affrontando l'argomento, mi è sembrato carino inserire qualcosa da ciò che ho appreso grazie a Roberto, che non mi stancherò mai di citare e ringraziare per avermi concesso e concedermi tutt'ora, quando si può , parte del suo tempo e dei suoi ricordi. Grazie Robertone!
  9. Non posso evitare di fare un po' di amarcord. Cominciamo con questa immagine che trovo abbastanza eloquente.... facile comprendere cosa stia accadendo. Qualche tempo dopo, impegnata in una curva che conosciamo abbastanza bene. Nel traffico in compagnia di un mulo Delta 4wd... Sempre nel traffico, stavolta fingendo di essere spinta da quel motore che piace tanto ad ACS ("Thema Ferrari? No no io sono spinta da un polmone, non fateci caso, non badate a me" ) ... per concludere con la pugnalata finale nella schiena di tutti gli aficionados.
  10. Beh io ho sempre pensato che se un giorno fosse stato (o boh chi lo sa, magari sarà) Thema, mi sarei fermato alla "8.32 dei poveri" che cita Tommitel, che credo sia la Turbo. Anche qui diversi (alcuni anche che cercavano di vendermela, la loro) mi hanno confermato che Thema è una macchina che uno non ci pensa ma potresti già avere qualche guaio oggi con la componentistica, cose tipo fanaleria e robe varie. Da me i demolitori le Thema non le hanno più, e l'ultimo mio contatto (che voleva vendermi una Turbo prima serie 1985 blu molto bella) mi disse che Lancia si era disfatta pure del magazzino ricambi riguardante Thema. Meno difficile per la meccanica che è diffusa qui e là e sopra e sotto. Carrozzeria a volte potrebbe già essere una grana (non sto calcolando gli interni per ora, forse è ancora peggio). Se non altro, per meccanica so che avrei il cugggggino ( quello che nel "famiglie e motori gioie e dolori" ai tempi aveva il suo primo Delta HF Integrale 16v) a 100 metri da casa che oggi fra le sue cinque Delta (tra Evo e 16v varie) e Lancia (d'epoca e non) degli aficionados, lavora sulla marca di Chivasso tutta la settimana, avrei in famiglia un punto fermo per tenerla in ordine. 8.32 comunque me la sconsigliò in partenza anche lui, in generale per gli stessi motivi che ha elencato Duetto (lui mi ci metterebbe le mani, ha in cura anche qualche Cavallino tipo 308 e 328 ogni tanto, ma mi ha subito ragguagliato su costi e introvabilità dei pezzi) e soprattutto mi disse di evitare come la peste le prima serie. Meglio la seconda, la prima mi disse "sta' sicuro che ogni settimana ne hai una, di grana". Così, con una lacrima l'ho messa nelle auto che preferisco guardare sulle mie vecchie riviste. Troppo pesante per una persona che fa una vita normale, economicamente. Peccato, è un gran bel pezzo da tenere, cose così non so se ne faranno mai più.
  11. Devo provare a sentire il socio, domani. E' qualche mese che medita e mugugna, ma io lo conosco... sta cuocendo qualcosa... è prossimo a fare, non sa cosa ancora, ma un'altra di quelle che sua moglie definisce "minchiate".
  12. Ma non stava aspettando la Tata Manza? ACS, tu mi vuoi male a scrivere queste cose. Sto soffrendo! Uffi.
  13. E lui bello sciallato sempre un po' in ritardo, con gli orari elastici... sta facendo aspettare anche il regalo che gli ho preparato. Le vedete... cominciano ad essere scocciate. Son li che aspettano che arrivi qualcuno prima o poi, a 'sto punto. (sbrigati che potrebbe passare chiunque... tranne Cosimo che giustamente volpone va in giro per curve a far foto e a scivolare sul letame, no? Ma dove vaiiiiiiiii.... ) Auguri Agente Superkappa! :b35
  14. Sai che avevo rimosso la cosa? Completamente. (non che fosse un danno per carità ). Mi tolgo cinque punti da solo.
  15. Dovresti poter avere un pc con l'entrata video-audio e collegarci il videoregistratore, o almeno credo. Non sono un tecnico assolutamente in queste cose. Così però col programma adatto potresti tramutarlo in filmato da CD e DVD e comunque da pc, il quale poi ti permetterebbe di caricarlo sul tube. Hai provato a cercarle con parole chiave straniere, su youtube? A volte certe pubblicità con le parole "spot" non le ho trovate, ma le ho trovate in parlato straniero scrivendo "commercial" o "anuncio" (quelli con "anuncio" son tantissimi...).
  16. Giusto per conferma perchè nel minestrone mi son perso n'attimo... 1049 cc 70 HP brasileiro è 127 Sport, giusto? Ma... domanda: in lista qui sopra alla voce 1049 cc brasileiro è segnata anche Ritmo. Ma dove salta fuori Ritmo 1050? Ritmo non è sempre partita con 1116 di 128?
  17. PaoloGTC

    Autobianchi A112

    Già che passiamo di qua, inseriamo un'immagine della Baby Bianchi direi perfettamente inserita nel suo habitat naturale. C'è tutto: c'è la 112, c'è "La Nazione", ci sono le signore e signorine, tipico esempio del target dell'auto. E c'è anche..... Non notate, sulla sinistra? Non vi sembra di sentire una voce? “Pronto, parlo col servizio percorribilità strade? Ah buongiorno senta io sono un socio ACI, numero di tessera 916655 barra UT come Udine Torino. La disturbavo per avere qualche delucidazione dato che mi debbo recare a Roma per votare. Senta, ho sentito, dal bollettino dei naviganti, che è in arrivo un'aria depressionale di 982 millibar, e questo purtroppo mi è anche confermato da un fastidiosissimo mal di testa che sopraggiunge ogniqualvolta che c'è un brusco calo di pressione... d'altro canto caro amico questo è il prezzo che dobbiamo pagare noi metereopatici. Senta, io le domandavo questo: secondo lei partendo fra circa... 3 minuti, e mantenendo una velocità di crociera di circa 80-85 chilometri orari, secondo lei faccio in tempo a lasciarmi la perturbazione alle spalle nei pressi, diciamo, di... Parma?” “...ma va' caghè...” CLIC “Pronto.. pronto? ACI, pronto?Che strano dev'essere caduta la linea! Mmagda?!? Tu mi ami Magda??" (dedicato anche a Roberto.C che ha appena postato qui sopra... lui capirà )
  18. Alèèèè grande superkappa!! Mistero però!? Appena ho visto che l'avevi tratto da Spot80, mi son detto "devono averlo uploadato di recente.." perchè sapevo a memoria gli spot Fiat che erano presenti e ogni tanto andavo a vedere se c'erano novità. Invece leggo che è un più di un anno che è caricato. Boooh... io non l'avevo mai trovato. (di la verità te c'hai qualche trucco che si legge solo sui manuali coi quattro anelli ) Non me lo ricordavo mica così bello e ben fatto questo spot... il racconto e le foto non rendevano mica l'idea. Stunts da grande schermo. Ottimo lavoro, agente superkappa
  19. Spot spettacolare quello di 205 coi Talk Talk. Uno di quelli che più mi riportano all'infanzia. Tra l'altro, per via della scritta finale composta (in teoria ) dal pilota incapperato con la bella fanciulla, era ovviamente l'edizione italiana. In Francia andava in onda così: (che poi chi ha uploadato su youtube ha erroneamente intitolato 205 GTI, ma vabbè)Il finale era "garce!", che tradotto si può definire "carogna!" Noi non avevamo nemmeno l'anziano signore in compagnia del mulo. Scelte di montaggio penso. Tra l'altro questo signore, come situazione e apparenza era una grandissima citazione del personaggio che apparve nell'episodio "Goliath" all'apertura della seconda stagione di Supercar. Kitt veniva rovesciato dall'autotreno corazzato e una volta che Michael era riuscito a farlo ripartire, loro due vagavano nel deserto cercando una direzione, dato che l'effetto dello stato reattore improvvisato da Michael (a volte mi sento perfino quasi serio mentre dico queste cose) rendeva la navigazione molto difficile,anche perchè i vari sistemi di controllo elettronici erano fuori uso. Così viaggiando a 200 miglia l'ora nel deserto, cercando di tornare a casa, spaventavano per due volte un viandante... identico a questo della 205.
  20. Grazie Tommi. Ormai lo sapete, che dove c'è una cosa strana, stramba, o che non si ricordava più, arrivo io. Prenditi tutto il tempo che ti serve, il topic non scappa mica... però sappi che è solo all'inizio. Ce ne sono ancora... grazie ad Auto, soprattutto, che negli anni 80 prese in mano quest'idea di raccontare ogni mese come nasceva uno spot famoso. Oggi quegli articoli sono preziosi, per ricordare queste cose... perchè come avete visto nell'ultimo post, alcuni di quegli spot non sono rintracciabili nemmeno su youtube o su Spot80. Vedremo di rimembrare a dovere.
  21. PaoloGTC

    Autobianchi A112

    Il mio duemillesimo messaggio lo festeggio qui, nel topic della piccola "BB" come la chiamava 4R prima della nascita. Facendo gli auguri a lei per i suoi 40 anni (poche li portano così bene), e facendoli anche a me stesso perchè 4 giorni fa è stato il mio primo anniversario con AP. Un anno e 2000 messaggi, due piccole celebrazioni. E' stato un bel periodo. Scelgo di festeggiare con questa immagine, che abbina la piccola 112 protagonista di questo topic e di questo anniversario, piccola che Mazinga e tanti altri come noi qui dentro han nel cuore, ad un'altra auto, che nel cuore è rimasta a me. :b35
  22. PaoloGTC

    Autobianchi A112

    Non c'è niente di patetico a mio parere, Mazinga. Altrimenti qui dentro lo saremmo tutti, e di conseguenza non lo è nessuno. Come detto diverso tempo fa dal buon Duetto80 "vediamo cose nelle auto che altri non vedono". Secondo me non è unicamente questione di essere appassionati di questo o quel modello, o appassionati in generale. E' questione d'animo e delle sensazioni che uno prova e "sa" provare. Le nostre auto, le nostre vecchie auto, quelle su cui siamo cresciuti... ognuno ha la sua, nel cuore. Vederla andar via è sempre un dispiacere. In primis, senza stare a scrivere la poesia dell'oggetto a quattro ruote, la nostra cara vecchia auto che se ne va, è una parte di noi, della nostra vita. Specie quando ad andarsene è quella che ci è stata "accanto" durante l'infanzia. L'infanzia è andata e restava lei tra i ricordi. Il giorno che se ne va, è un altro pezzetto che ti racconta che il tempo non è più. In secondo luogo, siamo generazioni (più vecchie o più giovani) che, mi viene sempre da dire, subiscono la "condanna" di aver visto e veder oggi cambiare l'auto. Molti di noi hanno visto e toccato con mano ciò che era "prima", cioè quella certa epoca che non è necessario stare a specificare quale, e oggi vivono un po' questo amore-odio per le quattro ruote che quelle di un tempo non sono più. Metti tutto nel frullatore dell'animo, mischia queste cose e si può perfettamente sentirsi tristi senza cadere nel patetico. Chi sente queste cose per un'automobile, chi è capace di sentirle ANCHE per un oggetto inanimato perchè segno di un'epoca generale e personale, secondo me vuol dire che è vivo d'animo. Poche balle, imho chi è in grado di provare sensazioni belle e brutte a seconda dei casi, per gli oggetti che gli sono attorno perchè fan parte o han fatto parte della sua vita, è una bella persona.
  23. Oh, riappare questo topic. Con una madrina d'eccezione, giustamente, in diretta da quegli anni. Uno dei volti più comuni nell'infanzia di coloro che la passarono anche su Italia Uno. La grande Gabri. Con lei torniamo a parlare di magggica tv, e riprendiamo quindi a parlar di spot, dopo una luuuuunga pausa, ripartendo da dove eravamo rimasti, cioè da Citroen. Ammetto che per ora sia molto “made in France” questo topic, ma, che dire, negli anni 80 i francesi come abbiamo già detto in precedenza ci regalarono un sacco di perle che oggi sono appunto gli spot che ricordiamo più facilmente. CITROEN BX TURBO DIESEL Dopo la Visa Diesel mostrata in una divertente gara con un aereo, la GT lanciata dalla portaerei e la stessa BX che nulla può fermare (né il deserto né il mare, come si poteva apprendere in altri spot lanciati prima di questo, e che col tempo vedremo), arrivò il momento del lancio della versione Turbodiesel della media francese. Il susseguirsi di film divertenti e spettacolari lasciava un interrogativo: sarebbero riuscite la Citroen e la sua agenzia a proseguire su questa strada ed a trovare ancora nuove brillanti idee? La risposta fu affermativa anche in questo caso. (ho cercato ma purtroppo al momento lo spot non si trova da nessuna parte... neanche sul tube quindi abbiamo solo poche immagini e di scarsa qualità) A quei tempi la BX Turbodiesel era una vettura brillante nella sua categoria, e brillante fu anche la soluzione creativa di una comunicazione che non poteva che essere aggressiva e precisa, per un diesel di media cilindrata in grado di raggiungere i 180 km/h. Contrariamente a quanto avvenuto per i precedenti spot, il film della BX Turbodiesel fu concepito dalla filiale italiana della RSCG, dai creativi Jamie Amblèr e Cesare Casiraghi sotto la direzione di Marco Mignani. La partecipazione della sede principale dell'agenzia francese fu limitata alla fase di realizzazione in funzione dell'utilizzo anche europeo dello spot. La casa di produzione, invece, era la parigina BBD, la quale girò il nuovo spot con due troupe separate; furono infatti due i luoghi scelti per le riprese: gli Stati Uniti e Parigi, il primo per gli esterni e il secondo per le scene in studio. Laboriosa fu la ricerca della location per le scene in esterni previste dallo story board del film: la corsa della BX sparata, come un vero proiettile, verso un bersaglio mobile da distruggere. Era necessaria una superficie piatta, compatta e desertica a giro d'orizzonte, e fu logico pensare subito al famoso Lago Salato. Ma il Lago Salato era asciutto soltanto in giugno e luglio, mentre il film doveva essere girato in ottobre. Dopo aver vagliato varie alternative la scelta definitiva cadde sul Mirage Lake, un lago asciutto a 250 km da Los Angeles, non tanto lontano dal luogo di atterraggio dello Shuttle. Il luogo era perfetto ma nascondeva un'insidia: la pioggia. L'acqua non veniva assorbita dal terreno e, in caso di maltempo, la troupe avrebbe dovuto restare ferma per 2 o 3 giorni. Tuttavia, era un rischio che bisognava accettare e che fu premiato dalla fortuna. L'organizzazione della casa di produzione che si appoggiava a colleghi americani fu perfetta. La troupe, composta da circa 30 persone, visse per cinque giorni nel deserto dall'alba al tramonto. La temperatura la mattina era di diversi gradi sotto lo zero per poi superare i trenta gradi a mezzogiorno. Si iniziava il lavoro con giacche a vento imbottite per restare a torso nudo per l'ora di colazione; i piccoli disagi del deserto. In compenso la troupe non si poteva lamentare troppo del buffet, particolarmente ricco ed organizzato da un cuoco californiano con un camper perfettamente ed incredibilmente attrezzato; a mezzogiorno tutta la troupe si ritrovava ad una grande tavolata sotto gli ombrelloni in mezzo al deserto, e questo aggiunse qualcosa di particolare ai ricordi di chi prese parte a questo lavoro. Cinque giorni nel deserto, 30 persone isolate dal resto del mondo, a girare lo spot di una berlina turbodiesel. Probabilmente uno di quei lavori che quando finiscono lasciano un pizzico di nostalgia, il giorno in cui fai le valigie per tornare a casa. Ma veniamo un po' alla realizzazione della scena clou del film: la corsa della BX verso la sagoma-bersaglio di una ipotetica concorrente che doveva andare in pezzi all'impatto. C'erano a disposizione due BX rosse e sei sagome costruite in balsa di un centimetro di spessore appositamente studiate per esplodere nell'impatto. I bersagli erano montati su binari piantati nel deserto e dovevano essere mossi in perfetto sincronismo con la BX per ottenere l'impatto esattamente nel punto voluto. Le macchine da presa erano infatti necessariamente in posizioni fisse: due a terra ed una in elicottero. Grazie all'abilità dello stuntman (della famosa èquipe di Remy Julienne) su sei ripetizioni, soltanto una andò a vuoto: l'impatto con la sagoma, effettuato a velocità elevata, si rivelò più violento del previsto. Nonostante la leggerezza e la fragilità della balsa, la velocità fu tale da provocare l'incrinatura del parabrezza. Le riprese di questa parte di film comunque si conclusero felicemente. C'era però un'altra scena importante da girare: l'apparizione del tunnel-cannone che sorgeva dal deserto per sparare la BX verso il bersaglio. Per questa sequenza si fece ricorso ad un trucco. Venne costruito un modellino di due metri perfettamente realizzato in proporzione alla scenografia, e con particolari accorgimenti e tecniche di ripresa l'effetto fu realistico e suggestivo. Contemporaneamente, un'altra troupe di circa 40 persone (quella che era rimasta in Francia) era alle prese con una costruzione alta, invece, ben dieci metri, appositamente realizzata in studio per girare la sequenza del caricamento della BX nel cannone. Con complesse apparecchiature pneumatiche le rosse Citroen venivano fatte scorrere su un nastro come i proiettili di una cartuccera. In due giorni si realizzarono le riprese della gigantesca struttura, ma ce ne vollero quaranta per allestirla. Lo spot fu realizzato a tempo di record considerando le difficoltà e la qualità del film. “Una settimana dopo la riunione preparatoria eravamo già nel deserto”, ricorda Cesare Casiraghi. “E andò tutto bene tranne qualche problema con i camion che ogni tanto bloccavano le ruote nelle profonde crepe del suolo”, continua a raccontare il creativo della RSCG, rimasto impressionato dall'organizzazione degli americani ed in particolare da uno spettacolare “travelling car” (una grande camera-car per le riprese in movimento) “tutto pieno di cromature e di accessori, meccanismi sofisticati e manovrati da ben sei persone vestite in modo incredibile”. La spettacolarità non fu limitata, questa volta, al solo spot. Ora, passiamo a qualcosa di completamente diverso, anzi.. uguale. Come realizzare un film pubblicitario parlando delle qualità di un'amplissima gamma di veicoli commerciali senza annoiare? Tema non certo facile. Avete mai provato a trovarvi davanti al classico foglio bianco? A volte il foglio resta proprio bianco per ore ed ore. Oppure, caso già più fortunato ma non raro, palle di carta con vari scarabocchi riempiono i cestini sotto le scrivanie dei creativi. Quelle che all'inizio sembrano buone idee non superano le maglie, sempre più strette, delle reti tese dal responsabile del cliente: il famigerato “account executive”, figura amata-odiata dai creativi e che ha il compito di redigere il cosiddetto briefing. Il film deve evidenziare certi aspetti dei prodotti, deve essere originale, deve essere televisivo, deve essere memorizzato, diverso, divertente, efficace, comprensibile... nel caso dello spot che andiamo a trattare poi la soluzione si complicava ulteriormente, perchè oltre alle varie doti del soggetto in questione, bisognava esprimere anche il concetto di gamma (erano ben 60 le versioni disponibili), notoriamente difficile da risolvere creativamente in pubblicità. Ma il team creativo delle CGSS, composto da Adelaide Giordenengo (copy), Enzo bissaca Silver Veglia (art) sotto la direzione creativa di Silvio Saffino e Pietro Gagliardi, non si arrese facilmente; si sfogliarono libri, riviste, annuali pubblicitari, si pescò nella memoria alla ricerca di spunti che potessero far nascere la giusta idea creativa. Oh... non abbiamo detto di cosa si parla, vero? FIAT DUCATO (purtroppo anche qui possiamo ricordare solo con immagini... il filmato non riesco a trovarlo) A qualcuno questo spot fece tornare in mente un classico film americano “on the railroad” (“L'imperatore del Nord”) e lo scontro finale sulle carrozze del convoglio che aveva per protagonisti, fra gli altri, Lee Marvin ed Ernest Borgnine. Si accese la scintilla creativa. L'utilizzo di un treno merci era l'ideale: poteva contenere qualche decina di Fiat Ducato (presenza della gamma) e si prestava a riprese spettacolari. L'idea prese forma, si perfezionò nei particolari. I due protagonisti avrebbero lottato lungo i vagoni del treno in corsa per la conquista del Ducato di testa. Una pacata voce fuori campo avrebbe presentato le caratteristiche dei vari modelli del Ducato teatro della lotta, indifferente alla movimentata azione dei protagonisti impegnati in una rocambolesca ed ironica competizione stile “Indiana Jones”. Si costruì così lo story board, e Fiat lo approvò. Iniziò la fase più delicata, la realizzazione. La difficoltà maggiore fu, inizialmente, la ricerca del posto e la verifica della disponibilità di affittare per un paio di settimane un intero treni merci con motrice e macchinista. La casa di produzione prescelta (New CBN) cui venne affidata la delicata realizzazione del film, assistita dall'agenzia, sguinzagliò i suoi uomini. Fortunatamente la disponibilità delle Ferrovie dello Stato fu superiore al previsto. Si visionarono filmati, si fecero sopralluoghi, si selezionarono i tratti ferroviari a scarso traffico più adatti (occorrevano un ponte ed una galleria per rendere più spettacolare e movimentata l'azione). Alla fine della faticosa ricerca vennero scelte le linee ferroviarie Orte-Capranica, che comprendevano un bellissimo ponte di ferro del 1921, e la Sulmona-Roccaraso, che comprendeva una galleria ad archetti adatta alle riprese. Per il convoglio non sorsero particolari difficoltà: le Ferrovie dello Stato ne misero a disposizione uno lungo 120 metri con carri scoperti e motrice in coda (non doveva essere visibile). Lo story board del film prevedeva diverse scene pericolose sui vagoni e sui veicoli con il treno in movimento. Scene dal vero senza trucchi. Ci volevano due stuntmen coi fiocchi, e non ci fu bisogno di andare a cercarli all'estero, perchè i più bravi del mondo erano e sono anche oggi gli italiani. Si chiamavano, i due in questione, Ottaviano Dell'Acqua e Bruno Di Luglia, avevano già fatto la controfigura di attori famosi, ma questa volta avrebbero potuto finalmente essere protagonisti con le loro facce perfette per la parte. Il loro impegno fu infatti massimo, si sottoposero a lunghi e ferrei allenamenti nei teatri di Cinecittà per poter saltare agilmente da un Ducato all'altro e da un vagone all'altro sul treno in corsa Terminati i preparativi la troupe si trasferì sui pendii della Maiella. Circa 40 persone con sofisticate attrezzature con l'obbiettivo di passare due settimane (che divennero tre per il maltempo) tra le montagne. Iniziarono le riprese, provando e riprovando. Ogni volta i movimenti del treno dovevano essere concordati con le stazioni vicine, e si organizzò all'uopo una efficiente rete di collegamenti via radio tra regia (Enrico Sannida), capostazioni, macchinisti ed operatori. Per le riprese fu necessario ricorrere alla “steady camera”: una sofisticata attrezzatura nata per ammortizzare le scosse e mantenere la cinepresa livellata anche in condizioni difficili (pare che sia nata per le riprese veliche). Solitamente era applicata all'operatore con una complicata imbracatura, mentre in questa occasione venne montata su cavalletto. Nelle riprese in allontanamento venne utilizzato un elicottero, il cui bravissimo pilota riuscì a mantenere il velivolo immobile a due metri di distanza dal treno lanciato a 70 km/h facendo quindi le veci di una camera-car tradizionale a terra. Questa acrobazia era richiesta dalla scena finale che passava dal primo piano del protagonista, che aveva conquistato la cabina del Ducato di testa, al campo lungo del treno in movimento. Tutte le scene furono girate dal vero. Niente trucchi, niente ricostruzioni in studio, i due stuntmen si dimostrarono degli assi. Vennero messi in difficoltà da un certo ondeggiamento del vecchio ponte di ferro di Ronciglione, ma erano sempre pronti a ricominciare. Temporali improvvisi interruppero più volte le riprese, e non mancò neppure una scossa di terremoto a seminare un certo panico, ma alla fine tutto si risolse nel migliore dei modi. Il risultato fu un film indubbiamente piacevole, efficace e spettacolare proprio come lo si voleva. Ed ora restiamo nella gamma dei commerciali Fiat, ma scendiamo di un gradino. “Questa è la storia di Johnny ed il Guercio, laggiù nell'Ovest facevan commercio, grandi sorrisi, molti saluti, eran bidoni per gli sprovveduti. Perfino gli indiani volevan suonare, volevan suonare... ma furon suonati.” Questo il testo della voce fuori campo che accompagnava le vivaci immagini dello spot del nuovo... FIAT FIORINO Abbiamo appena parlato delle rocambolesche sequenze del film per il Ducato con allegre scazzottate e inseguimenti mozzafiato su un treno merci; bene, si può dire che questo spot del Fiorino ne fosse un po' la continuazione ideale. Simile era infatti il trattamento creativo, alla ricerca di un linguaggio disinvolto e brillante per sostenere un nuovo modo di intendere il veicolo commerciale. Un diverso tipo di comunicazione che voleva divertire senza rinunciare alle esigenze di marketing. Coerentemente anche l'ideazione e la realizzazione furono curate dalla stessa agenzia pubblicitaria: la torinese CGSS. Il meritato successo del precedente spot del Ducato aveva sicuramente obbligato l'agenzia torinese a percorrere una strada altrettanto originale: un compito mica tanto facile, ma i bravi creativi Silvio Saffirio e Silver Veglia si impegnarono parecchio, riuscendo a trovare un'idea che, anche se meno spettacolare della precedente, risultò del tutto valida per piacevolezza, impatto ed esigenze di comunicazione. La Casa di produzione coinvolta fu la CBN che si avvalse di parecchi collaboratori inglesi (il regista Quentin Masters ed il direttore della fotografia Michel Gemmel). Come accade regolarmente per ogni film pubblicitario, dopo varie riunioni per determinare a tavolino il particolari della sceneggiatura, il primo passo operativo fu quello della ricerca della location. Logico, dato il tipo di storia, pensare ad un'ambientazione statunitense, in paesaggi tante volte visti nei film western: desertici e montagnosi. Ma la ricerca si rivelò più difficile del previsto, sia per motivi di distanze che per motivi di organizzazione e di rispondenza ai paesaggi voluti. Fortunatamente venne in aiuto il regista Masters: disse che non c'era bisogno di spostarsi nel Nevada o in Arizona; nel vicino Marocco, che lui conosceva bene, si potevano trovare gli stessi paesaggi desertici con tanto di montagne. I sopralluoghi ed i preparativi durarono circa una settimana. Venne scelta una zona a sud di Ouazarzate, dove gli ambienti desertici e le montagne della catena dell'Atlante potevano ricreare i paesaggi del West. Bisognava poi pensare alla ricerca e all'ingaggio degli attori e delle comparse previsti dallo story board dello spot. E qui ci fu la prima sorpresa di questo film: contrariamente alle aspettative ed a quanto si vide in televisione, in nessuna sequenza comparve un vero indiano. O meglio, un indiano c'era (anche se solo d'origine) ma era un indiano dell'India, non un pellerossa. Si trattava del protagonista ed era un attore inglese, scelto per le caratteristiche del suo viso, molto bello oltre che espressivo. Gli altri due “indiani” dello spot erano un mezzo purosangue inglese ed un orientale opportunamente truccato. Tutte le comparse vennero ingaggiate sul posto senza la minima difficoltà. Anzi, si scoprirono una quantità di visi molto interessanti che sarebbero stati adattissimi anche per la parte degli indiani, ed inoltre si evidenziò una disponibilità ed un'esperienza che non ci si aspettava. Un primo problema nacque quando la troupe, formata da 15 inglesi e 5 italiani, si spostò in una zona a sud di Ouazarzate per le riprese con lo sfondo delle montagne. La zona, a causa delle piogge particolarmente abbondanti, era completamente ricoperta d'erba verda , e sembrava una prateria piuttosto che un deserto; così il volenteroso gruppo delle comparse, armate di zappette, riuscì in poco tempo a ricreare l'ambientazione voluta (vandali ). Il secondo problema fu più noioso ed inaspettato: la zona era infestata dalle cavallette. L'eccesso di umidità e il caldo avevano favorito lo schiudersi delle uova, facendo aumentare a dismisura il numero di questi poco graditi insetti (in quello stesso periodo di quell'anno una certa quantità giunse anche nel nostro Sud). Scacciarle non fu un'impresa agevole, ma con l'intervento di squadre improvvisate si riuscì a tamponare l'inconveniente. Le riprese durarono quattro giorni, lavorando dalle sei del mattino al tramonto, e il tempo non fu molto favorevole; piovve un po' tutti i giorni, e gli italiani soffrivano il vento gelido che soffiava dalle montagne, mentre gli inglesi se ne stavano in maglietta e costume da bagno. I pastori della regione assistevano con curiosità, mentre le immancabili frotte di bambini in cerca di qualche monetina si trattenevano per ore affascinati dalle tecniche del cinema. Alla fine dei quattro giorni il regista si dichiarò soddisfatto, il direttore della fotografia pure: un po' dal vero, un po' con la tecnica, era riuscito ad avere anche il cielo azzurro. Dopo il rientro nei rispettivi paesi non restava che la messa a punto con un accurato montaggio di quei trenta secondi, che, dagli schermi televisivi delle nostre case ci hanno lasciato un simpatico ricordo di un Fiorino carico di musi rossi che, sulle note de “La Stangata”, si allontanava nella valle deserta lasciando allibiti i troppo furbi musi bianchi. E per ora è tutto. Più avanti avremo altre Citroen, una Golf, un certo "Atai Paraflu" e altro ancora. Col tempo nèèè... sono impegnato anche con la zientoventotto
  24. Anche a me traballan tutte le luci in casa quando passa Alonso sulla A26.
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