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Anche io ho apprezzato molto l'approfondimento del rapporto fra Gamba e Topolino in Raceword. Ho apprezzato meno il contesto, a partire dallo stile per passare ad una trama troppo (imho) difficile da seguire per i troppi cambi di scena e sempre secondo me, la mancanza di collegamenti un pelo efficienti in alcuni passaggi. Si saltava troppo di qua e di là a mio parere, e la grafica non aiutava affatto. Non è il mio genere di storia, ecco. Gli approfondimenti li amo molto ma ritengo non sia necessario andare in un mondo completamente fuori dalla "realtà" (tra virgolette perchè realtà non è manco quella di Paperopoli o Topolinia, ma FACCIAMO FINTA ). A volte anche in passato sono saltate fuori storie semplicemente poliziesche in cui veniva mostrato con maggiore enfasi l'animo di questi personaggi che tra buoni e cattivi comunque sono sempre legati per la vita. A volte basta anche una vignetta... ricordo in particolare una storia di DoubleDuck di non tanto tempo fa, in cui rimase coinvolta Paperina, la quale alla fine ovviamente fu messa nella condizione di scordare tutto o non aver capito niente, non ricordo bene. Stanno tornando a casa con il jet, lei dorme sul sedile e Paperino, in una vignetta, la guarda in silenzio per un attimo. Quell'attimo è come la scena di un grande film, lui è solo un papero disegnato in una fra cento vignette ma ha un'espressione che a volte al cinema sono i grandissimi attori ci sanno regalare. In quella vignetta c'è tutto l'amore che lui prova per lei, e questa è una cosa che si rivolge a chi ha qualche anno in più. Così come quando vedi lo Zio Paperone, da solo, di spalle, a guardare il panorama dalla finestra del Deposito, mentre pensa che forse stavolta l'ha fatta un po' troppo grossa nei confronti di quel nipote al quale sbraita sempre ma gli vuole tutto il bene del mondo. A me spiace soltanto che ultimamente questi messaggi ci arrivino a volte con disegni che ti mettono a disagio mentre sei lì seduto con la voglia di entrare con la testa nella storia. A scaldarmi il cuore più che altro, ultimamente, è il lato divertente, quando c'è la Ziche alle matite. Quelli sono paperi da grande sit-com. Storia di questa settimana, sulla "filosofia di Paperino": son bastate le prime tre vignette a farmi fare una risata. Son talmente veri con quelle espressioni che ti sembra di sentirli, con le voci che hai sempre affibbiato loro nella tua testa. Tra l'altro, questa è una domanda che volevo fare da un po': avete mai immaginato quali voci potrebbero avere i Paperi e i Topi, se i fumetti potessero parlare, pescando fra i nomi più noti del doppiaggio italiano? Non ditemi che c'è già l'esempio di Zio Paperone in Ducktales, perchè quella voce non l'ho mai calcolata come "sua". edit: ripensavo ora alla vignetta di un Zio Paperone di spalle, la sua ombra definita dalla luce che entra dalla finestra del Deposito, senza dire una parola. FACENDO FINTA che sia la realtà.... il suo passato, le vicende, le sofferenze, la Numero Uno, il successo, i rivali, lo sbraitare, l'animo di un leone anche sofferente per tante cose, l'essere burbero ma con un animo segreto che solo a volte viene fuori... a me lo Zio Paperone a volte ricorda il Drake.
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OT Topesco Della carta e a volte non solo di quella. Sia chiaro, io continuo a comprarlo per motivi collezionistici, affettivi e perchè comunque è un'abitudine che fa parte della mia vita, quella di andare a comprarlo il mercoledì e di leggere storie di Paperi e Topi, e per molti aspetti stimo il lavoro della direttrice Valentina. Però, qualche tempo fa, io stesso avevo scritto felice di vedere un miglioramento nella qualità dei disegni e nel ritorno di storie di un certo spessore. Ora pare di vedere un taglio nel budget a livello di compensi per gli artisti, che ha fatto entrare nuovi disegnatori i quali magari viaggiano su compensi più bassi. Il risultato è che a volte, almeno secondo me, la qualità dei disegni è mediocre. Per fare un esempio, la storia sul Mondiale, a puntate, l'avrei apprezzata maggiormente se disegnata da mani come quelle di Cavazzano o Massimo De Vita. Due firme storiche (non mi dicano che Cavazzano è ai Tropici a sorseggiare un margarita, questa settimana la copertina per il compleanno di Paperino è sua). Si torna sempre alla pubblicità. L'abbiamo odiata tutti quando ciò che leggevamo (rivista o fumetto) era pieno di pagine di consigli per gli acquisti. Ora è praticamente scomparsa, troppo poca: cioè, bello leggere un fumetto con pochissime pagine pubblicitarie, ma non si può pensare che questo non vada a scapito dei contenuti. Sul numero di questa settimana le pubblicità sono: seconda di copertina e pagina 3 : Auchan in collaborazione con Disney per i teli da mare pagina 4: fumetto PK pagina 6: magliette di Frozen pagina 10: le carte da gioco di Paperino pagina 79: Trofeo Calcio Topolino in Valle D'Aosta terza di copertina: fumetto Paperino quarta di copertina: fumetto TopoStorie "Arrivano i tre" Praticamente non v'è nulla che non sia auto-pubblicità. Saltuariamente hanno una pagina da NeroGiardini (abbigliamento bambini) e da un altro che fa camerette (non ricordo il nome). A volte c'è una pagina LEGO. Un abisso, due universi differenti se pensiamo ad un numero degli anni '80 (ma anche '90) in cui dovevi farti strada fra pagine Gig, Mattel, Bburago, Polisti, Barbie, Transformers, zaini quaderni cartelle astucci bambole (che non discuto, saranno state anche tante pagine pubblicitarie, ma almeno erano "a tema", voglio dire a me non ha mai dato fastidio, da bambino - il target più ovvio alla fine - vedere pubblicità dei giochi fra una storia e l'altra) caramelle cicche palloni flipper e via dicendo. A quanto pare non c'è più nessuno, all'esterno, che abbia interesse ad investire sul Topo. Il colpo di reni che avevo visto tempo fa mi pare fosse prima dell'entrata nel mondo Panini, entrata che mi fece pensare subito "ahi, qui le cose andavano male". Come stiano andando ora, non lo so. Posso solo dire, a chi non segue il settimanale con frequenza, che qualche settimana fa è andato in edicola SCONTATO a un euro e qualcosa se non erro. Il Topolino scontato non è un buon segno. Probabilmente ha un futuro più tranquillo nelle mani della Panini (leggevo da qualche parte che se la cava alla grande, pur essendo produttrice di un prodotto piuttosto "obsoleto" in questo mondo fatto di PS4 e smartphone... a quanto pare la figurina continua a tirare abbestia ) ma ho come l'impressione che si stia tornando a vederlo come un giornaletto che va bene "anche fatto così" perchè tanto va in mano a dei "bocia". Di positivo c'è il fatto che le storie sono sempre molto attuali e corredate da qualche pagina che tratta l'argomento principe della vicenda, ma questo è il pensiero su come farlo, così o cosà, il lavoro di una redazione che penso influisca poco sulla spesa. Disegnare o scrivere di questo piuttosto che di quell'altro non credo provochi variazioni del budget. Quelle si vedono nella confezione... non so, a me vedere un fumetto che un tempo era una delle cose protagoniste del tempo libero dei giovani fare pubblicità solo alle cose sue, fa tristezza. Poi magari sono io ignorante e non farsi invadere da pubblicità esterne è una precisa scelta editoriale, ma ho i miei dubbi e comunque il lato negativo della cosa sta venendo in mano a me. Su di me possono sempre contare, e anche su altri come me, ma molti altri ci mettono niente a dire "basta". Le vedo le edicole in zona, quando la mattina arriva Topolino. Mica gli arrivano i PACCHI. Fine OT Topesco
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Eh, credo fosse il 1980/81... probabilmente quelle auto diesel lo erano pure, magari chi aveva scattato le foto ne aveva anche udito il rumore, che sicuramente una volta si sentiva più di adesso. Diciamo che Gente Motori nello scrivere "... o cambia tutto?" fu aiutato dal frontale decisamente moderno e fuori... thema rispetto all'auto di partenza, per cui era più logico chiedersi cosa stessero combinando in realtà. Quattroruote con la Beta bianca "diesel" la fece fuori dal vaso. Magari era diesel quel muletto, però con un po' di occhio si poteva notare il passo modificato e pensare quindi che non fosse solo un motore diesel in prova... forse non ci si aspettava che per smulettare l'ammiraglia si usasse la media anzichè la precedente alto di.. Gamma (uh non si può fare un discorso sulle Lancia anni '80 senza cadere nei giochini di parole ) Il buon roberto.c poi mi spiegò un giorno che la Gamma non s'era voluta prendere proprio in considerazione per smulettare la T4 (o "Y9", ricordiamolo), per motivi tecnici e anche un po' per scaramanzia Grande per grande, con un ragionamento logico sarebbe stato più logico vedere delle Gamma strane, e invece... credo che siano caduti nel tranello anche a causa delle auto utilizzate in questa performance di alta chirurgia automobilistica (mi affascina sempre vedere come la Trevi di Gente Motori, dalla porta al paraurti anteriore, si trasformi da Trevi in Thema ..... a parte questo fascino, madò che roba orribile quel mulo )
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La plancia patchwork stupì anche me quando la vidi, soprattutto perchè al di là dei vari componenti minori pescati qui e là, rimasi perplesso dallo stampo stesso della plancia. Insomma la struttura. Di solito ne pescano (pescavano) una che andasse più o meno bene, ma che comunque veniva fuori da qualche modello già in produzione.... io ancora adesso non riesco a capire se quella plancia sia stata fatta da zero o venisse da qualcos'altro. Anche perchè, sicuramente brutta e fuori luogo per una vettura di quella classe, una sua forma ce l'ha. Avevo fin pensato che fosse il solito discorso di una plancia stampata sulla base di qualche idea alternativa, e sono andato a cercare nell'archivio le immagini delle maquette di interni, sia per Thema che per Croma. Per Thema ho trovato una plancia completamente diversa da quella che poi abbiamo visto, con le bocchette aria rotonde e una forma generale che curiosamente ricorda quella della plancia di Daily di qualche anno fa... ma niente del genere. La Thema che ho postato credo fosse già completa come carrozzeria, probabilmente camuffata molto bene al posteriore, tanto da sembrare ancora una Gamma, complici i fari... ma per dirne una non credo abbia il portellone, ecco. I muletti su base Trevi (e anche Beta, ricordiamo che il primo in assoluto fotografato da 4R fu una Beta bianca con passo allungato, fiancata rimaneggiata e gobba sul cofano, tanto che pure 4R scrisse che stava arrivando il diesel sulla Beta ) non so quanti siano stati ma nelle foto io ne scorgo cinque diversi. La Beta bianca appunto, la Trevi grigia con muso Thema e paraurti caricato nell'abitacolo , un altro bianco con i tergicristalli in stile Giulia e poi credo un paio di quelli scuri: uno è quello fotografato da Gente Motori con il frontale Thema decisamente pulito, e un altro col frontale più camuffato. Sono simili ma a vedere il camuffo posteriore credo siano due differenti. Guardando le date di pubblicazione, verrebbe da dire che il primo in assoluto sia stato quello della Beta con la gobba sul cofano. 1) Beta allungata con gobba (da Quattroruote) 2) Trevi con telaio anteriore T4 e paraurti smontato 3) Muletto con tergi in stile Giulia (da Gente Motori) 4) Muletto "Trevi: Diesel o cambia tutto?" (da Gente Motori) 5) Muletto simile a quello qui sopra ma con camuffo differente (non ricordo la rivista, comunque 4R o Gente Motori)... poi potrebbe anche essere lo stesso, magari rimaneggiato, ma non so.
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Altra Croma in prova... direttamente dalla copertina di Gente Motori che mostrava in anteprima "Una nuova Fiat". Questa ha un muso un po' strano, i pezzi sembrano esserci tutti (i fari forse non sono definitivi....) ma sembra tutto messo un po' a caso. Specchio e coppe ancora della Thema. Lo stesso mulo colto in un'altra occasione. Il frontale sembra aver perso qualche striscia di nastro... Ne approfitto per riproporre la foto della plancia "fatta in casa con quel che c'era", pubblicata ai tempi del mega-topic su 164 e TipeQuattre varie. Però non saprei dire a quale mulo appartenesse, forse ad uno dei primi della Thema, perchè in strada la Croma (nelle foto ovviamente, io non c'ero) l'ho sempre vista AL MASSIMO con la plancia della Thema, non con una cosa del genere. Guardando lo specchietto retrovisore esterno montato piuttosto in alto, credo si tratti dell'interno di uno dei primi muli Thema con la carrozzeria definitiva. ... e qui abbiamo visto anche la Thema coi fari Gamma. Domani vedremo la Croma.
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Il paraurti della 33 mi perplime a livello generale, non solo per il bordino. Così "a naso" m'era parso di poter dire che quella serie (la primissima) non aveva il paraurti con lo spoilerino inferiore... però facendo una ricerca per immagini, giusto per vedere se ricordavo bene o male, ho trovato delle foto in cui lo ha, ed altre in cui non lo ha. E adesso non ricordo affatto da cosa dipendesse quello spoilerino o se ad un certo punto sia stato inserito. Perchè qui non c'è Qui nemmeno Qui neppure e manco qui e qui idem ma qui ad esempio si e pure qui Chi mi svela l'arcano, che non ci arrivo? Quando son cambiati i paraurti della 33 senza che io mi annotassi la cosa?
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Io a ottobre non l'ho pagato il quinto, mi dissero che erano diventate tutte a cinque posti. Poi ora non so se è cambiata di nuovo la faccenda.
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Bella 'sta 21. A me, nella sua normalità, piace ancora oggi. Trovo che con la fase II (questa) tra l'altro avessero fatto un buon lavoro di restyling. Il nuovo bagagliaio un po' più alto e morbido, a mo' di spoiler, unito alla nuova fanaleria l'aveva modernizzata bene. Uno dei casi in cui, imho, il tuning della Casa stava bene (parlo della Turbo). ...."quando seduti in auto si riusciva a vedere fuori" quanto vetro
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Sia Thema che Croma furono mulettate coi fari Gamma al posteriore. Per la Thema furono i primissimi muli con la scocca definitiva (dopo quelli costruiti frankenstein con le Beta e Trevi), per la Croma il mulo coi fari Gamma uscì un po' più tardi rispetto a quello che ho postato qui sopra. Eccone un altro, un po' più composto ed elegante del primo. Lo specchio è ancora della Thema e le frecce sono erroneamente arancioni, ma va detto che la maquette in epowood del luglio '82, che aveva ancora il portellone "sottile" (fu alzato di un tot come spessore del piano dopo alcuni test in galleria del vento in cui si decise di alzare un po' il culetto) le aveva. Ihihih... mentre smuletto il pc in modalità musicale random mi passa Boy George che canta "Move move move away from me darling...." .... ci sta. Tutta roba senza tempo moove mooove moooove away from me darling....
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Celo pure io. Amici di vecchia data ne avevano una restyling. Fatti diversi viaggi di un certo chilometraggio e devo dire che poi a velocità costante l'insonorizzazione tornava a fare il suo bel lavoro (anche se penso si possa parlare di un'auto migliorata in modo tangibile tra prima e seconda serie, direi nella stessa maniera in cui cambiò 164 da prima serie a Super). Il concerto ahimè era dato più che altro (su quell'esemplare) dal fastidiosissimo continuo cric croc crac del portellone sulle sconnessioni.... comunque mi rimase ben impressa come gran bel macchinone. Anche a loro manca. Oggi (son due fratelli) guidano rispettivamente una 320d E46 e una C Sportcoupè prima maniera, e non si lamentano particolarmente, però quando si parla di Croma le frasi son sempre le stesse... "ah, il nostro Cromone. Ci stavamo tutti, e ci portavamo dietro mezza casa. Viaggiava il giusto e consumava un tubo.... certo faceva un po' di rumori, era una Fiat e ci dovevi convivere , ma il nostro Cromone...." (che credo giri ancora, perchè quando la smisero la mandarono giù al paese in Calabria dai parenti più anziani, e là, mi dicevano loro, "diventano eterne" ) Intnto diamo il via alle danze con l'avvistamento più vecchio che ho in archivio. Non si tratta di una Thema col muso della Croma (di cui l'immagine che possiedo è già caricata da qualche parte). Qui è già lei. I fari non ci sono, la mascherina è "una specie"; specchio retrovisore, maniglie (vabbè, le porte) e cerchi son della Thema, e l'aria generale è "che vita grama..." Su su, al lavoro. (da Gente Motori)
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Direi proprio di si. Sono cambiati i lamierati esterni delle porte, ma il taglio è quello... anche la modifica alla posteriore è studiata per non essere troppo invasiva sulla struttura stessa, dato che inizia dopo il divisorio fra parte discendente e parte fissa del finestrino.
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E mi pareva ammè Non sei pratico con le riviste d'epoca, lascia stare Loro scrivevano di averne in mano una con l'ABS, però quando hai scritto quello oggi ho pensato mah strano che non ci fosse manco optional, e poi ho pensato che avessero in mano una vettura per la stampa, di un lotto destinato magari anche all'estero, e che magari sui listini stranieri l'ABS ci fosse come accessorio a richiesta. Visto che abbiamo riattizzato la discussione su Croma, e visto che il topic di muli Alfa al momento scarseggia di materiale (ma qualcosa ho trovato ieri...) stavo pensando che potremmo dedicarle qui la carrellata-camuffata personale, in senso temporale ovviamente. Dal primo avvistamento agli ultimi face lifting. Che ne dite?
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Oddio, la 112 con la porta bollata, la fascia salvaporta che si sta scollando, il paraurti in discesa, una freccia rotta e una ruota per qualità sul lato sinistro (manco una originale fra l'altro) non mi sembra esattamente in ottime condizioni A questo punto la mia 164 diventa un dono divino :D
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Pubblicata da Auto Oggi sul numero 79/80 del 16 giugno 1988.
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Sai credo fosse appena appoggiato lì, giusto calzato in un interno assemblato magari sul manichino di scocca che usavano per fotografare tanti interni differenti. Magari sposta tira e spingi si era girato e nessuno se n'era reso conto, perchè sullo stesso libro da cui ho preso la foto, c'è anche l'altra angolazione che mostra principalmente la plancia e lì il pomello è a posto...
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Abbiamo il vincitore TONI vergognati
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Perchè guidi come un pistola :D
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Non sai quanto ti quoto. Ne avevo parlato qualche tempo fa, mi pare, elencando le poche cose che fino ad ora non mi sono piaciute di questa vettura. E' veramente fastidiosa, anche per il fatto che solitamente gli abbaglianti li usi in zone dove l'illuminazione che ti arriva dall'esterno è scarsa o nulla. C'è il buio, c'è il cono di luce dei tuoi fari e il resto dell'illuminazione interna è veramente riposante. Poi accendi gli abbaglianti e hai una Mag-Lite puntata in faccia. Oh... io ogni tanto li spengo anche se potrei tenerli accesi, perchè dopo un po' non la sopporto più. Frattanto, la Puntina nelle ultime settimane ha girato un po' di più sulle statali e un po' di meno in città. Avevo azzerato il contafagioli di bordo , e questo è il nuovo dato. Quoto per le coppe che dovrebbe avere la Young, penso siano le stesse che ho io sulla Street. Che casino che fanno però con questi allestimenti... la Young a quanto vedo ha i fari scuri, però non ha gli specchietti in tinta, la Street li aveva. La mia ha i montanti neri fra i finestrini, ma l'altro giorno ho visto una Street (con badge sul portellone eh) che non li aveva. Le fanno un po' come gli pare?
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Pietra miliare dell'automobilismo italiano anni '80. Tanti ricordi. Quante volte ne abbiamo parlato. Spesso siamo però finiti col dire (giustamente) che non furono tutte rose e fiori, non è che andasse sempre benissimo. Questa foto.... riassume tutto. Lo stile, l'eleganza, la classe... e il presagio di un qualcosa che non andrà come dovrebbe. Il primo che si accorge di cosa non va vince un ghiacciolo al peperone. (quando mi sono accorto ho gridato "ma noooooo!! ma daiiiiiii!!!!!" :D)
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Il bello della diretta. L'exploit della Croma nelle mani dei giornalisti di Auto Oggi. Ne avevamo parlato un poco qualche settimana fa, ed eccoci qui. Quale miglior topic per rimembrare questa performance, se non quello del nostro OldCroma che l'ammiraglia Fiat la vive quotidianamente più di tutti noi messi assieme? Non mi dilungo oltre, passo la parola al vintage, ricordando che le foto e il racconto provengono da quel piacevole settimanale che era Auto Oggi a quei tempi; come sempre senza la benchè minima intenzione di far mio ciò che riporto, anzi, col desiderio di rendere anche omaggio ad un'epoca (fantastica o meno, a seconda dei gusti di chi legge, ma comunque parte della storia) del giornalismo motoristico italiano e delle vetture da esso “raccontate”. L'ITALIA IN DIRETTA – 1400 KM CON UN PIENO Di Alessandro Ferrari La Fiat, lanciandola, aveva ufficialmente e orgogliosamente affermato che la nuova Croma Turbo D i.d., poteva percorrere con un pieno di gasolio (70 litri) 1400 chilometri: più o meno la distanza fra il Brennero e Reggio Calabria, a 120 km/h. Tutto questo per noi suonava come una sfida. La tentazione di verificare su strada questa “performance” era troppo forte. Anche perché coinvolge l'aspetto economico: infatti con 70 litri di gasolio (pari a 48.230 lire) 5 persone possono (autostrada e soste a parte) percorrere in pratica tutta l'Italia. Eccoci quindi, alle prime luci di una mattina di maggio, al confine fra Italia e Austria, pronti per intraprendere un viaggio “non stop” alla volta del Sud, che dovrebbe concludersi a Reggio Calabria. Le condizioni meteorologiche non sono delle migliori. Fa freddo, minaccia pioggia e sulle cime delle montagne parzialmente incappucciate dalle nuvole si intravede la neve. Facciamo con cura il rabbocco del serbatoio, scattiamo le foto di circostanza e poi, alle sei in punto, incominciamo la nostra maratona. Dopo due chilometri e mezzo di discesa entriamo in autostrada. Compare anche una pioggia battente, sarà nostra compagna di viaggio per buona parte della giornata. Il traffico è piuttosto scarso. Oltre ai soliti TIR, incontriamo diverse automobili con targa tedesca, cariche di bagagli e l'immancabile windsurf sul tetto. Sono i primi turisti che vengono a trascorrere le vacanze nel nostro Paese. Non abbiamo difficoltà a mantenere la velocità fissa sui 120 km/h imposti dalla nostra tabella di marcia. In vista di Verona cessa di piovere e sulla “bretella” per Modena, dove il traffico è scarsissimo, compare anche un pallido sole. Alle 9,30 entriamo nell'Autostrada del sole. Abbiamo percorso 310 km. Il traffico si fa più intenso, e lo diventa sempre di più mano a mano che ci si avvicina alla Bologna-Firenze. Qui la nostra andatura deve necessariamente rallentare a causa dei numerosi lavori in corso che fanno percorrere molti tratti incolonnati in corsia unica. Superata Firenze, il tempo peggiora rapidamente e ricompare la pioggia che, a tratti, è quasi torrenziale, tanto da rendere pressoché invisibile il paesaggio caratterizzato dalle dolci colline dell'Italia Centrale. Abbiamo percorso 667 km quando facciamo una pausa per il pranzo. L'indicatore del gasolio è ancora oltre la metà. Ripartiamo e, superato non senza difficoltà a causa dell'intenso traffico il Grande Raccordo anulare, ci dirigiamo verso Napoli. La pioggia, che sembra proprio non volerci abbandonare, e la guida “disinvolta” di molti automobilisti ci impongono una marcia particolarmente prudente. Non sempre ci è possibile mantenere la velocità prestabilita. C'è spesso qualcuno che ci taglia la strada e ci costringe a improvvisi rallentamenti. La situazione migliora sensibilmente sulla “bretella” per Salerno, una veloce autostrada a tre corsie che permette di evitare il caotico nodo di Napoli. Tutto procede tranquillamente fino a Salerno, dove una lunga colonna di veicoli militari ci impone un ulteriore rallentamento. Una sosta in un'area di servizio per effettuare le necessarie operazioni di controllo è l'occasione per scambiare due chiacchiere con alcuni autisti di pullman di linea che, attirati dalla nostra Croma vistosamente “sponsorizzata” Auto Oggi, rivelano una notevole conoscenza di questa vettura. Ci fanno domande sul motore a iniezione diretta e sui consumi. Sono le 18,50. Riprendiamo la corsa verso il Sud, seguendo le indicazioni “Reggio Calabria”. Il traffico automobilistico è scarso, superiamo invece numerosi autotreni che, a giudicare dall'andatura a cui viaggiano, devono essere carichi fino all'inverosimile. È il tramonto quando abbandoniamo la Campania. Il cielo è incredibilmente azzurro, quasi a voler cancellare il ricordo del maltempo che ci ha accompagnati per centinaia di chilometri. Ma è solo un'illusione. Appena si fa buio, infatti, ricompare la pioggia sotto forma di frequenti e intensi acquazzoni. Le condizioni di marcia si fanno sempre più difficili. Buona parte del viaggio si svolge in corsia unica. Le interruzioni sono improvvise e spesso segnalate in modo sommario con un semplice cartello che indica il restringimento della carreggiata. Molte volte siamo anche costretti a viaggiare nella scia di convogli di autotreni, senza la possibilità di effettuare sorpassi. Il livello del gasolio è sceso sensibilmente, ma non si è ancora accesa la spia di riserva. Teniamo sotto controllo il contachilometri che ormai ha superato da tempo il giro di boa del 1000 chilometri e, contemporaneamente, i cartelli autostradali (piuttosto scarsi e poco visibili, a dire il vero) che indicano la distanza che ci separa da Reggio Calabria. Superiamo i 1300 chilometri e, timidamente, incomincia a lampeggiare la spia arancione del gasolio, ma solo nelle discese e nelle frenate. Mancano ormai meno di 100 chilometri alla nostra meta. Cominciamo a credere che le promesse della Casa costruttrice siano vere. Passiamo a 120 all'ora davanti all'ultima area di servizio con la riserva accesa, ormai fissa, ma col motore che non accenna la minima perdita di potenza. All'uscita di una delle solite gallerie buie e sature di gas di scarico che caratterizzano quest'ultimo tratto di autostrada, siamo sopra Scilla e, davanti a noi, appare, illuminata, Messina. Ancora pochi chilometri in leggera discesa e transitiamo davanti al cartello che indica Reggio Calabria. Ce l'abbiamo fatta. L'euforia quasi cancella la stanchezza accumulata durante il viaggio. Proseguiamo per il viale che ci porta alla città e, davanti al Duomo, facciamo le ultime foto. Il contachilometri ci indica che dal momento della nostra partenza dal Brennero abbiamo percorso esattamente 1421 chilometri senza mai fare rifornimento. E la nostra Croma ancora non si ferma. Stanchi (e incoscienti) rimandiamo il rifornimento alla mattina successiva. Il giorno dopo percorriamo ancora qualche chilometro, fino a un distributore dove facciamo il rabbocco: abbiamo percorso in totale 1441 km, il benzinaio introduce nel serbatoio della nostra Croma 65 litri di gasolio. Il che significa che in media con un litro abbiamo percorso 22,16 chilometri. CONSIDERAZIONI DAL POSTO GUIDA Di Alessandro Ferrari Il lungo viaggio ci consente di esprimere qualche considerazione in più sul comportamento su strada di questa vettura oltre a quanto già pubblicato sul numero 78 di Auto Oggi. Lasciamo perdere le considerazioni estetiche, visto che la vettura è assolutamente identica a tutte le altre Croma. Il motore si rivela disponibile a tutte le andature. Abbiamo avuto modo di verificarlo durante il veloce trasferimento da Milano al Passo del Brennero, prima di iniziare la prova. Verosimile la velocità massima di 185 km/h dichiarati dalla Casa. Sui percorsi rettilinei, infatti, è possibile raggiungere un'indicazione tachimetrica di circa 215 km/h che, secondo i nostri rilevamenti corrispondono a oltre 185 (???? 30 km/h scarto??? - ndGTC). La “massima”, che si raggiunge in quinta marcia, richiede comunque un certo lancio a causa dei rapporti di trasmissione che privilegiano i consumi, della potenza disponibile e della mole della vettura. Anche nei tratti in salita non abbiamo avuto alcuna difficoltà e solo nei sorpassi più impegnativi siamo dovuti ricorrere ai rapporti inferiori. Grazie alla notevole insonorizzazione (il motore è completamente “incapsulato”) la rumorosità nell'abitacolo è molto contenuta e, comunque, allineata a quella di una diesel di pari classe con alimentazione convenzionale, cioè indiretta. Solo al minimo e, ovviamente, soprattutto a finestrini aperti, ci si accorge di essere su un'auto a iniezione diretta. Il motore, infatti, manifesta vibrazioni che fanno oscillare il pavimento e dall'esterno si avverte la tipica rumorosità del diesel, anche a caldo. A velocità prossime a quella massima, comunque, è ancora possibile ascoltare la radio senza difficoltà o conversare senza dover alzare la voce. Il comfort di marcia è dunque buono. A suo favore giocano anche i sedili che si sono rivelati adatti anche per chi deve restare per molte ore alla guida. Un po' meno positive le considerazioni su alcuni comandi secondari e su alcuni accessori. In particolare andrebbero modificate le levette alla sinistra del volante (è facile confondere quella delle frecce con quella degli abbaglianti) e l'attacco superiore delle cinture di sicurezza (è un po' troppo basso per i passeggeri di statura medio-alta). Buona la visibilità di marcia ed efficienti i tergicristalli; quello posteriore è dotato anche di funzionamento a intermittenza. La tenuta di strada, infine, è sicura in tutte le condizioni. La tendenza sottosterzante è facilmente correggibile con lo sterzo. Buoni anche la stabilità e il livello di sicurezza sul bagnato. Fra l'altro, la vettura della nostra prova era dotata di ABS, quindi era in grado di mantenere una notevole stabilità anche nelle condizioni d'emergenza, come le frequenti frenate a cui siamo stati costretti nel tratto terminale della nostra maratona. Fine GTC
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Mersì bocù Tra l'altro, a fine video mi ha indicizzato questi (li avevi già inseriti nel topic delle pubblicità?) Io non li ricordavo affatto. ...mi fermo perchè vedo che ne sono spuntati un sacco che non ricordavo, non posso fare un minestrone Però quanta roba che sta saltando fuori
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Una splendida immagine del MAESTRO Giorgio Alisi per la campagna della Uno. Fate una statua a quest'uomo, anzi, fate qualcosa, congelatelo clonatelo fate in modo che resti per sempre con noi. Ogni tanto nel mondo dei bozzettari spunta fuori il nuovo eroe (con rispetto parlando s'intende, molto spesso si tratta di persone veramente in gamba) che viene definito come "l'erede di Alisi". Mi spiace, per me ancora oggi come lui non ce n'è. Caro Giorgio
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Se non sbaglio, la Duna con questo musetto qui non l'abbiamo mica vista poi... (paparazzata qui da 4R, per un articoletto che parlava del futuro face litfing che divenne però, sempre se non erro, Innocenti Elba). Lo so, è targata... pensando ad una foto successiva, si potrebbe dedurre che si tratta di una vettura di un privato rimaneggiata in qualche modo, ma il fatto è che la foto fu scattata in un periodo in cui la Duna era ancora la Duna e basta, non c'erano fari bassi e Elbe in giro.
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Buona domenica a tutti. Rieccomi a spolverare questo vecchio topic per parlare del celebre spot della Renault 19 che spuntava dalle acque come una belva assassina. http://youtu.be/ZhC36MxQgX0 Purtroppo per questo spot non abbiamo a disposizione immagini del backstage, ma faremo il possibile per dare un'idea di ciò che accadde. Ai tempi in cui venne lanciata questa pubblicità, il filone spettacolare sembrava un po' esaurito e superato nel mondo degli spot automobilistici. Si veniva da anni di spot Citroen e Peugeot indubbiamente spettacolari ma anche molto impegnativi e costosi in termini di produzione, i cui risultati, in termini di efficacia della comunicazione, non erano stati sempre quelli desiderati. Molti avevano iniziato a parlare di spettacolarità fine a sé stessa, e in qualche caso poteva anche essere vero; in altre situazioni però dinamicità e spettacolo erano finalizzati all'immagine della marca e del modello in fase di lancio, o meglio della maniera in cui si stava cercando di porlo sul mercato. Era questo forse il caso che si avvicinava di più alla strategia scelta da Renault Italia per il lancio della nuova 19. Strategia piuttosto sorprendente, visto lo stile della pubblicità Renault nelle stagioni precedenti. Il film era spettacolare ed aggressivo, ideato e realizzato in Italia nonostante la tendenza della Renault alle campagne internazionali. Evidentemente la filiale italiana riteneva la situazione di mercato nel nostro Paese tale da richiedere una specifica strategia di comunicazione. L'agenzia Saatchi e Saatchi, che in Italia curava già le campagne per la 21, si mise al lavoro un anno prima del lancio dello spot per trovare le soluzioni creative, perché anche per realizzare spot spettacolari e senza limiti di spesa, nonostante qualcuno ai tempi la pensasse diversamente, ci volevano delle idee, e buone. Non era facile comunque trovare qualcosa di valido, proprio perché nei tempi antecedenti in tv s'era fatto e visto di tutto e di più in questo settore pubblicitario. Però i creativi (Maurizio D'Adda e Giampiero Vigorelli) ne vennero a capo anche quella volta. Capitò così che un film come “Lo squalo” di Spielberg, che tutti noi ricordiamo, potesse far scattare la prima idea. Si trattava poi di adattarla alle esigenze di comunicazione, con un paziente e meticoloso lavoro a tavolino, anche perché, più il film ideato è complesso e spettacolare, più la verifica della sua fattibilità diviene determinante. A quel punto intervenne la casa di produzione del film, in quel caso la Emmevision di Roma, cui spettò il compito, assieme ai creativi dell'agenzia, di trovare le soluzioni tecniche, i luoghi dove girare, la selezione degli attori e tutta l'organizzazione del set. Per prima cosa bisognava trovare la spiaggia adatta. La ricerca fu lunga, si perlustrarono chilometri di costa in Francia ed in Yugoslavia ma si trovò poi la soluzione ideale in Sardegna, presso S.Margherita di Pula. Sulla spiaggia esisteva già un pontile; venne rinforzato ed interamente ricoperto di legno nuovo, perché avrebbe dovuto fare da passerella alla 19 che usciva dall'acqua, sequenza che si presentò subito come il problema più impegnativo. Non era possibile ricorrere, come si faceva usualmente, a modellini in scala: i risultati sarebbero stati insoddisfacenti per le esigenze di “realtà” del film. Si doveva fare tutto dal vero. Ma come far emergere una macchina dall'acqua alla velocità voluta e con possibilità di ripetizione? La soluzione la trovò l'architetto Giuseppe Mangano, noto specialista cinematografico. Venne progettata e costruita una rampa in ferro lunga 14 metri, larga 2,5 ed alta quattro. Era dotata di quattro potenti pistoni idraulici a velocità variabile. In seguito, tutta la struttura (del peso di tre tonnellate) venne immersa, con l'aiuto di grossi pontoni e di una squadra di sub, nelle acque davanti alla spiaggia ed ancorata il più possibile al fondo. Si sperava nella fortuna e nel bel tempo; una eventuale mareggiata avrebbe potuto spazzare via tutto. Vennero effettuate varie prove a velocità diverse: durante una di queste si sfondò il parabrezza per l'eccesso di pressione dell'acqua, ma alla fine si trovò la giusta velocità. Analizzando la sequenza, vorrei comunque sottolineare (anche se non credo sia il caso, perché con un minimo di attenzione è facile intuire la cosa) che il volo della 19 dalle acque al pontile è suddiviso in quattro scene diverse, delle quali soltanto le prime due mostrano l'operazione compiuta con questa rampa: -il primo piano del muso che esce dal pelo dell'acqua (che sarà stata una scena limitata a quel movimento, senza “sparare” fuori la vettura); -cambio di inquadratura (camera più lontana, per ovvi motivi di sicurezza), la vettura che viene “sparata” fuori dall'acqua, e va a finire chissà dove: probabilmente sarà ricascata in acqua. Qui possiamo notare (vedere la foto postata sopra) che la 19 sembra modificata a livello di meccanica, con un assetto molto basso, probabilmente bloccato per non dire finto* (vedi in fondo); -il volo in aria che può anche essere stato un classico volo da rampa a rampa, nemmeno effettuato sul mare (si vede solo il cielo, del resto): qui le ruote completamente libere ci fanno capire che si tratta di una vettura diversa; -l'atterraggio sul pontile, ripreso dal retro, con la 19 che atterra scendendo da un piano solo leggermente più elevato rispetto al pontile stesso. Venne costruita una pedana in pendenza dove la vettura venne issata con una gru; raccordi sul pontile e la consulenza della famosa equipe di Remy Julienne (sempre lui) tutto filò liscio. Tornando al set, la spiaggia venne completamente arredata ad hoc con sedie, ombrelloni, eccetera. Vennero ingaggiate circa trecento persone tra cui soltanto una ventina di attori professionisti. Manovrarle in sincronismo non fu semplice, ma tra divertimento e scherzi i problemi furono risolti, compreso quello della grande sete (era la fine di agosto): durante i tre giorni di riprese vennero consumate tremila bottiglie di acqua minerale. Tra le varie comparse erano previste anche motovedette e pescherecci, ma per questi ultimi sorsero problemi: erano i giorni di fermo pesca (fermo biologico) e la Emmevision ebbe il suo daffare con la capitaneria per fare uscire i pescherecci. Non fu altrettanto facile concludere lo spot, con la scena clou, il finale a sorpresa con Christopher Lambert. La sua presenza era prevista in un albergo di Cagliari, ma il famoso attore non ebbe modo di presentarsi nei giorni previsti. Divenne necessario spostare il set a Roma, dove l'attore avrebbe potuto fermarsi brevemente. A tempo di record la casa di produzione affittò una villa romana e la trasformò in un apparente hotel con ogni sorta di arredo; il giorno successivo si dovette tornare sul set principale in Sardegna per ultimare le riprese che a quel punto si conclusero felicemente. Il mini-kolossal richiese tre mesi di preparazione, e alla fine del tutto il direttore della produzione chiuse la vicenda con giustificato orgoglio, dicendo “sembra proprio che nessuno abbia mai realizzato dal vero scene come quelle dell'emersione dell'auto dall'acqua.” Fine *postilla riguardo questa parte della sequenza: ho descritto lo spot basandomi sulle info ufficiali distribuite ai tempi, che parlavano appunto di assoluta mancanza di modellini in queste riprese. Però, osservando lo spot, riguardo la parte dell'auto che esce totalmente dall'acqua, saranno state le luci diverse, la mancanza di altri elementi nell'inquadratura a parte mare e pontile (cosa che si fa di solito utilizzando le miniature, ossia levando il più possibile i dettagli inutili per non perdere tempo a riprodurre e complicarsi la vita con possibili punti rivelatori in caso di riproduzione poco fedele).... ma io ho sempre avuto il sospetto che quella parte di girato fosse a base di miniature. La foto che ho caricato mostra un'auto che si direbbe vera. Il filmato fa un'altra impressione. Voi che ne pensate? GTC
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Più facile che CiccioSx abbia fatto fermare suo padre con la Dedra SW per fotografare l'Ascona, e per non pubblicare la targa si sia messo a fare lo spiritoso col photoshop