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Infatti... inoltre, se vogliamo, questo prototipo era un'evoluzione (e la presentazione al pubblico) di un concetto che loro stavano già sviluppando in ottica di mercato e che oggi rappresenta la norma. Nel 1981 il Tipo 4 di Thema e 9000 era ormai abbastanza avanti dal punto di vista progettuale (lavori iniziati nel 1978). Croma forse no, perchè se non ricordo male si decide in seguito di aggiungerla alla coppia italo-svedese, ma comunque l'idea di fare due auto con lo stesso pianale e giro-porta era già una realtà.
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Un po' di informazioni da un testo che avevo realizzato tempo fa e poi per mancanza di tempo è rimasto in archivio. Si chiamava VSS (Vettura Sperimentale a Sottosistemi) e fu presentato alla fine del 1981. Oltre a portare con sè innovazioni come la costruzione "mista" con scocca in acciaio e pannelli esterni in plastica (che sulla Tipo troveremo applicata soltanto nel portellone posteriore) anticipava quello che fu il leit-motiv del progetto Tipo 2-3, e cioè la base comune per vetture dall'aspetto assai differente ed il ciclo produttivo basato sulla costruzione separata di gruppi completi, realizzata in apposite isole dalle quali poi si sarebbero diretti alla linea principale di montaggio già controllati e pronti per l'installazione. Lo studio fu commissionato all'Istituto “I.De.A.” di Torino, diretto dall'Ing. Mantegazza, che realizzò anche il prototipo; vi contribuirono ingegneri, architetti, matematici quali: l'Ing. Valentini, progettista della Osella, l'Ing. Rice, l'Arch. Piano. Lo styling era di Walter De'Silva. Il risparmio di peso ottenuto con la costruzione mista risultò inferiore alle aspettative. In pratica si risparmiavano 68 chili nella carrozzeria, equivalenti all'8% del peso dell'intero veicolo; tale percentuale saliva al 21% considerando invece il peso della sola scocca. Dobbiamo però considerare che la vettura era più corta (di 10 cm) della Ritmo ed era in un certo senso più spoglia. I risparmi più consistenti furono quelli ottenuti sulle portiere anteriori (32%) stampate con SMC. Seguiva poi il cofano motore di schiuma poliestere, con un risparmio del 29%. Riguardo la durata nel tempo, di certo la plastica aveva il pregio di non arrugginire; tuttavia alcune resine (come l'ABS) soffrono gli agenti atmosferici e in particolare i raggi ultravioletti. La Fiat dichiarava una durata di questa vettura calcolabile in 20 anni, senza problemi di corrosione. Questa previsione si basava anche sulla possibilità di costruire la struttura di lamiera con acciai trattati, zincati o con lamiere ad alta resistenza HSLA, largamente impiegate dall'industria giapponese, e sull'assenza di resine tipo ABS. Tra i vantaggi 'non cercati' dalla VSS il più importante era quello dell'insonorizzazione. La plastica, e soprattutto le schiume plastiche utilizzate, la riduzione dei pannelli in lamiera (solo il pianale era di tipo tradizionale, in lamiera d'acciaio) consentivano un'insonorizzazione di ottimo livello. Alcuni test dimostrarono che la trasmissione di rumore per vibrazioni era 7 volte inferiore a quella della lamiera d'acciaio. La facilità di costruzione era un altro punto a favore. Le parti di carrozzeria potevano essere prodotte all'esterno della fabbrica e inviate già complete sulla linea di assemblaggio finale. Anche la verniciatura poteva essere effettuata in precedenza oppure si poteva utilizzare plastica già pigmentata, oppure ancora si poteva verniciare il veicolo dopo aver messo assieme la carrozzeria. Alla Fiat calcolarono che il ciclo di produzione della VSS avrebbe richiesto 5 ore di manodopera in meno rispetto a quello della Ritmo. A quei tempi comunque il VSS non avrebbe potuto diventare realtà. Sarebbe costato poi 100000 lire più di una Ritmo, però non era quello il problema. Per costruirlo sarebbero stati necessari investimenti elevatissimi e soprattutto ristrutturare la linea di stampaggio, la linea di saldatura e quella di montaggio. Inoltre, i tempi di produzione dei pezzi in plastica erano notevolmente superiori a quelli necessari per i pannelli in lamiera, quindi bisognava moltiplicare il numero degli impianti per ottenere la stessa produzione. Il risparmio di peso era tuttavia un incentivo sicuro verso la maggior diffusione delle materie plastiche. La carrozzeria doveva quindi attendere. Tuttavia, alcuni sottogruppi della scocca avrebbero potuto trarre benefici da questo esperimento: per esempio, il portellone posteriore si prestava molto bene all'utilizzazione dei policarbonati poiché si trattava di un pannello in un solo pezzo: le portiere, invece, essendo scatolate e contenendo un cristallo discendente, richiedevano materiali, investimenti e attrezzature tali da non giustificare immediatamente la loro conversione alla plastica. Questo accadde con la Tipo, per l'appunto. Un portellone in materiale plastico ed il resto della carrozzeria realizzato in maniera tradizionale. Come accennato questo non è l'unico elemento che rende la Tipo (e tutto il suo progetto) "figlia" di questa concept car. Sappiamo tutti bene che la modularità delle vetture figlie del progetto Tipo 2-3 fu ciò che permise la realizzazione di tanti modelli partendo da una base comune, ed inoltre il tema dei "sottosistemi" fu ampiamente sviscerato in ambito produttivo: ricordiamo tutti lo schema diffuso da Fiat nel 1988 che mostrava come i vari "blocchi" che componevano la Tipo fossero realizzati e testati in isole separate per poi raggiungere la linea principale al momento opportuno. Le porte ad esempio arrivavano alla linea già complete di pannelli, vetri, alzacristalli e finiture varie; la traversa frontale raggiungeva il corpo vettura già completa di fari e frecce, e via dicendo. La frase che segue, pronunciata dall'Ing. Fantini Mazzarelli durante una presentazione del VSS, racchiude tutto ciò che lega la Tipo e le sue figlie al VSS. "Dal punto di vista produttivo inoltre, con una vettura tipo la VSS è possibile offrire versioni notevolmente diverse di uno stesso modello operando sulla semplice intercambiabilità dei pannelli esterni della carrozzeria, senza contare la massima facilità negli interventi di restyling riducendo l'impegno degli investimenti con vantaggi economici e di flessibilità produttiva. Questo compito è drasticamente semplificato grazie al fatto che la struttura è quasi completamente nascosta dai pannelli esterni." Cosa curiosa, nelle ultime tre viste dell'immagine che segue se vogliamo possiamo vedere una Tipo, una Dedra e una Tempra SW. Intessante anche notare l'analogia della struttura superiore del vano motore, "a scivolo" verso la traversa anteriore, così simile alla struttura base della scocca delle vetture Tipo 2-3. Un tipo di costruzione che guardava lontano, pensando alla possibile realizzazione di vetture di foggia sportiveggiante, dal frontale più affilato (altezza del propulsore permettendo) senza grosse modifiche. Tipo di struttura visibile all'interno del vano motore di ogni vettura nata da questo progetto, e che permise ad esempio la realizzazione dei "cofanghi" di Coupè e GTV 916 senza diventare troppo matti. GTC
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Dalla regia mi comunicano che ho riesumato la mai nata sbagliata però va bene lo stesso, anche lei era scomparsa. Ora recupero quella corretta, siamo sempre nell'ambito dei misteri torinesi ed in queste foto ripropongo una vettura che ai tempi qualche rivista aveva presentato come possibile 131 coupè. Dopo la comparsa di queste foto, spuntate su periodici differenti più o meno simultaneamente (in pratica dopo le prime - poche - uscite di questo prototipo) questo mulo scomparve e nessuna rivista ne parlò più.
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Avevo pensato anche a lei, ma l'avevo messa da parte un pochino per due motivi: in rapporto alle dimensioni dell'omino nell'abitacolo, così a spanne questo muletto sembrava più delle dimensioni di una "media" che di una "grande", e poi perchè mentre giravano questi muletti, c'erano già in giro i prototipi della 132 con la carrozzeria definitiva, anche se camuffata (del resto 132 è nata due anni prima di 131). Notando che certe soluzioni di carrozzeria però la ricordavano abbastanza, mi ero fatto l'idea di una "piccola 132" che poteva essere stata ipotizzata nella prima fase degli studi per 131. A parte questo comunque, tutto può essere... come ho detto per me al momento questa auto rimane ancora un mistero. Potrebbe anche essere un prototipo 132 costruito con una carrozzeria alternativa ed utilizzato per andare avanti coi collaudi insieme agli altri più realistici. Un po' come fecero con la Tipo "Unone" che andava avanti a fare km mentre la Tempra aveva già la sua carrozzeria e la vera Tipo era già stata definita, ma non c'era motivo di portarla in strada con tanta fretta, dato che c'erano già dei muli che non rappresentavano nessun rischio se venivano fotografati.
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'giornooooo Come accadeva ai bei vecchi tempi, la ributto sul vecchiume. Dalla regia mi comunicano che tra le tante foto ahimè scomparse dalle vecchie discussioni, ci sono anche quelle della berlina bianca 4 porte che girava per Torino all'inizio degli anni '70. Già ai tempi era stato difficile per me darle un "nome" ma vista la taglia del modello e visto che negli anni a seguire sarebbero arrivate la Beta per Lancia ed in seguito la 131 per Fiat, avevo ipotizzato che fosse il mulo primordiale, con carrozzeria apparentemente ben definita ma evidentemente "inutile", di una di queste due auto. Il buon Roberto.C però, analizzando certe soluzioni e certa componentistica, smentiva la possibilità che si trattasse di un muletto Lancia, e di conseguenza non mi rimane al momento che riproporla nel topic delle "mai nate" Fiat, in attesa che un giorno magari qualcuno possa dirci qualcosa in più.
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Le copertine e i servizi più ampi sono "a disposizione" da un'eternità. Anche sulle riviste che non parlano del nuovo. Vale per tutti. Nessuno ha fatto caso all'esplosione di 205 GTI in ogni dove quando era il momento di far cadere l'occhio sul 208? Potrei portare altri esempi che arrivano dagli anni '90, e addirittura dagli anni '80 per una rivista che oggi non esiste più.
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Se non ricordo male, alcune pagine web di X1/9 fans presentano (con foto più recenti, a colori, il che mi fa pensare si sia salvata) proprio questa "lunga" come X1/9 tre posti. Non smentisco e non confermo, non lo so. Mi son chiesto in che modo la potessero fare a tre posti tramite un allungamento del passo di così scarsa portata (che poi al limite sarebbero stati quattro, no? 2+2) a meno che intendessero un terzo messo dietro "di sguincio" o tre posti sfalsati tipo McLaren F1 ma al contrario, con il centrale arretrato? Non so, ammetto la mia buiezza al riguardo.
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Tanto sugo, "tuttomoltobello" (cit.) ma secondo me i due codolini posteriori appiccicati in questo bolide di macchina non si possono vedere. Si, lo so, non si poteva rifare il fiancatone per 500 auto. Però bleah. Il resto tutto molto bello.
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Calibra è stata uno degli "highlights" di un decennio di stile Opel che ha portato sul mercato auto molto piacevoli in senso generale e fra le più belle di tutta la storia del marchio. S'era deciso di svecchiare il marchio e dargli un'immagine più fresca, e come sempre accade in questi momenti all'interno delle Case automobilistiche, si decise di dare un po' più retta alla creatività dei designer (i quali hanno spesso le mani legate... all'interno di tutte le Case nascono sempre cose che non vedremo mai perchè fermate da qualcuno ai piani alti che dice "bella, ma") e un po' meno al marketing che spesso è fossilizzato (ed in Opel dal punto di vista dello stile lo era, eccome). Calibra come Astra F station wagon, come Tigra, come le due Vectra A e B, come la seconda Omega, come la Corsa B... ognuna nel suo segmento mostrò che volendo Opel poteva fare di più per quanto riguardava lo stile delle sue auto, se solo voleva/poteva. Prendere la pura aerodinamica e renderla bella (perchè ci devi lavorare, se la lasci allo stato brado ti esce una vettura efficiente ma fredda e poco accattivante, così come accadde con la prima Omega in cui il tiro doveva ancora essere "aggiustato"... un'auto dal Cx di 0.28 che non scaldò il cuore a nessuno). La seconda Omega invece, è un esempio di come lo zampino del marketing che vuole tirare i remi in barca oppure "mette il naso" con "suggerimenti" (sarebbe meglio dire diktat) che fan danni. Chi conosce la storia dietro le quinte del design Opel sa che la Omega B è stata un'auto rovinata durante la fase di gestazione... se fossero andati fino in fondo con il concetto creato dai designer l'auto avrebbe avuto un altro charme, pur essendo comunque nata con uno stile che a grandi linee proponeva il concetto iniziale. Il posteriore, ad esempio, lo vediamo su strada con dei grossi fari piuttosto pesanti nelle forme e pure sporgenti rispetto alle superfici dei lamierati. Non parliamo della brutta maniglia di apertura in mezzo al portello bagagli. Se andiamo a vedere cosa era stato proposto... e ce lo immaginiamo su strada... beh nel 1994 credo avrebbe fatto un altro effetto. Il frontale? Beh... se la confrontiamo con le foto dell'auto uscita sul mercato, per quanto sia più o meno "quella", è evidente che lo spirito sia differente.
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"Potevamo farla meglio, ma." Trovo il frontale interessante (nè bello nè brutto, interessante) perchè da molti anni a questa parte (direi dal passaggio dalla 2 alla 3) è la prima volta che lo vedo cambiare un po' più del solito, ma questo, dato che è una Golf, può essere un bene o un male, chi lo sa. Detto questo, mentre nei cambi di generazione passati pareva che credessero fino in fondo a ciò che stavano facendo, e cioè che dovesse cambiare pochino pochino perchè la Golf è la Golf, e quindi l'impegno non era scarso per mancanza di interesse, ma veniva fatto ciò che si riteneva giusto e sacrosanto...beh per la prima volta mi sembra che il lavoro sia stato fatto con malavoglia. "Si, dobbiamo fare la 8, è ora. Però abbiamo in mente un futuro in cui lei non sarà più la regina, nemmeno per noi, è ora di pensare (vendere) altro." Sensazioni, per carità, ma mi ha dato come l'impressione che le stiano facendo il funerale.
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In poche parole, l'idea di una Ritmo a tre volumi era già in cantiere quando la Ritmo era ancora la prima serie. Venne poi alla luce dopo che era nata la seconda serie del 1982, con uno studio stilistico ripartito da zero (per iniziare dal tipico baffo che Regata aveva sul passaruota posteriore). La tipica freccia anteriore della Ritmo seconda serie su questa maquette (freccia che poi sparirà dato che vedremo Regata con delle frecce più tradizionali) indica chiaramente che si sta lavorando sulla base di quella che sarà la Nuova Ritmo. (apro parentesi, freccia che nel 1982 parve come una genialata che permetteva di utilizzare il precedente parafango, là dove esso saliva per seguire il taglio del grande paraurti a scudo della prima serie.... ma in realtà osservando i bozzetti della Ritmo prima serie di metà anni '70 si può vedere che quel tipo di freccia era già stato preso in considerazione, abbinato ad un paraurti più lineare come fu quello della seconda serie; semplicemente venne scartato in principio per essere utilizzato qualche anno dopo in occasione del restyling)
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E' vera, è vera. Nulla di particolarmente misterioso, semplicemente una maquette Fiat Tipo 4 non ancora definitiva. Il nome... beh si usava provare parole nuove, "buttandole lì" un po' così che non si sa mai, nel momento in cui ci si concentrava anche sul punto in cui sarebbero state applicate le targhette e sull'effetto che avrebbero fatto. Sulle maquette finali della Tipo c'era scritto Abcde . Appena la trovo, carico la foto intera del modello.
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Quella "Large" lì comunque un momentino era andata avanti prima di essere cassata. Giravano prototipi con quella carrozzeria, neanche troppo abbozzata, e pure in azienda da mio padre furono avviati degli stampaggi di certi tipi di parti interne che solitamente non vengono avviati se è ancora tutto in alto mare (perchè si trattava di componenti di interni, quelli prodotti nell'azienda in cui lui lavorava, che di solito non sono così essenziali per dei prototipi costruiti per la prima fase di collaudo: uno potrebbe dire "eh magari avevano iniziato perchè poi li hanno usati per la "vera" Croma"... e invece no, perchè si trattava di parti rese inutili dal cambio di carrozzeria, troppo coinvolte nel differente sviluppo dei volumi interni/esterni. Quindi a farla così un attimino ci avevano pensato.) Poi ci fu il cambio di rotta, ed infatti mio padre ricorda che solo ai tempi in cui la grossa Fiat pareva sarebbe stata questa, in azienda si faceva a lei riferimento col nome "Large". Poi non ricordo cosa abbiano in effetti prodotto per la "vera" Croma e come la chiamassero in fabbrica qui - probabilmente col suo codice - ma il nome "Large" qui da noi scomparve nello stesso momento in cui sparì dalla circolazione questo "coso" qui.
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Si intitola L'Alfa e le sue auto. Di Domenico Chirico. La progettazione e le vicende dentro Alfa negli anni della sua carriera. Ovviamente molto approfondito riguardo vicende e vetture che l'hanno visto tra i protagonisti, vedi Alfasud, Alfetta e 164. Contestato a volte perché secondo altre memorie storiche lui certe cose non le ricordava molto bene oppure ha preferito raccontarle da un "suo" punto di vista. Impegnativo da leggere a volte perché Chirico tendeva ad andare continuamente avanti e indietro nel tempo per esempi e citazioni... A volte i ci perdi e non sai più in che epoca sei. Io l'ho letto due volte di fila per avere un'idea chiara. ? Comunque secondo me una lettura che merita.
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Chirico ne parla nel suo libro.
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Nel materiale di cui dispongo riguardo la genesi stilistica di 145 non ci sono riferimenti particolari al lavoro di Bangle, anche perchè con la solita maniera di indicare mille nomi all'interno di un Centro Stile (il capo di questo, il capo di quello, il supervisore del capo, il revisore del capo del supervisore alla donna delle pulizie eccetera) vien sempre fuori una gran confusione su chi ha fatto cosa, su chi ha deciso chi avrebbe fatto cosa e chi ha deciso quale nome sarebbe stato citato riguardo la cosa fatta. Ad esempio lo scalino sul finestrino anteriore, correttamente citato come già proposto per la Cinquecento e poi cassato perchè troppo costoso per una superutilitaria, qui lo vediamo come intuizione di Bangle. In altre sedi per anni è stato mostrato come intuizione di Cressoni. Ora Maioli che dice a Bangle di metterlo su 145. Ragazzi, a volte capirci qualcosa non è facile. Per 145 esistono le "prove" delle proposte Alfa del 1986 (progetto 433, che faceva il paio con il 434 di cui abbiamo visto - o meglio ha visto chi ha preso il libro - l'interpretazione di Fumia post-approvazione 164), seguite da altre del 1988 che nulla hanno a che fare con lo stile di 145, inclusa la "155 2 volumi" che i più avranno visto cappottata e sfasciata nelle foto del Portello decadente (si, quel rottame cappottato al quale anni fa su questo forum, tramite photoshop, cercai di dare un volto era proprio una 155 a 2 volumi ed era una delle tante idee prese in considerazione per l'erede della 33); poi ci sono le immagini della proposta I.De.A, che credo sia sconosciuta per la maggior parte degli appassionati. Una proposta di inizio 1988. Poi si passa alle varie proposte del 1988 del Centro Stile Alfa, più vicine al carry over "Tipo", la "fastback", la "The Box" la "Go Back" e via dicendo. Fra tutte queste, trovo che una interpretazione della "The Box" sia abbastanza simile ad un bozzetto con tre viste trovato anni fa e presentato come opera di Bangle. Se riesco a caricare la foto lo inserisco (anche se credo non sia una novità per i più attenti, pure io lo trovai su internet anni fa). In tutto ciò non vedo cosa ci azzecchi la Delta II, che nacque subito dopo la Dedra nel 1983-4 con la sua prima versione, che non aveva nulla della Delta messa in vendita, sia nel frontale che nel posteriore, ma il corpo vettura era già quello di una Dedra senza sederino. Proposta rivista nel 1988 sempre da I.De.A (momento in cui nasce il posteriore che abbiamo conosciuto, mentre il frontale è ancora "piatto", più piatto di quello della Dedra, paraurti incluso, ed è quello visto sui primi muli pubblicati anche da Quattroruote nel 1987 (il paraurti "non definitivo" si vedeva bene, fari mascherina erano posticci: l'unica cosa che si può capire bene è che quel frontale era appunto più piatto ed alto, perchè i parafanghi anteriori del muletto erano più tozzi rispetto a quelli leggermente affilati che ebbe poi la Delta). Proposta rivista per la seconda volta all'inizio del 1990, quando la Delta prese il suo frontale, sempre diverso da quello di Dedra ma per altre caratteristiche. Qui sotto, il primo bozzetto è presentato come proposta "The Box" del CS Fiat. La seconda immagine, il bozzetto che apparterrebbe a Bangle. Poi abbiamo la 433 proposta dal CS Alfa nel luglio del 1986 (chi ha l'occhio lungo l'avrà riconosciuta, è la maquette sfasciata nelle immagini del Portello in distruzione, o una una che le somiglia molto). Dello stesso mese, la foto seguente che mostra la 433 proposta da Pininfarina (devo ancora capire se pure lì ci mise mano Fumia oppure no, perchè sul suo libro ha mostrato solo la 434 a tre volumi che vogliamo possiamo anche definire come la famosa "Albertina" , sorellina di "Al.Ber.To" ossia 164). A seguire, tattaratàà (lo so, sentivate la mia mancanza ) febbraio 1988 la proposta I.De.A. Per ora vi lascio con queste (vedo già materiale sufficiente per movimentare la domenica parerista) e con la chicca della 155 2 volumi prima di diventare un rottame.
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Bum! Sono vivo, sono vivo... assai impegnato ma VI VEDO. Quindi occhio... Approfitto del passaggio ai box per farmi un po' di pubblicità. C'ho da vendere una bella 127 bianca prima serie, bauletto, nata nel 1973. Bianca, in targa originale GE. So che questo non è un mercatino, quindi mi scuso e mi fermo qui... se qualcuno volesse saperne di più mi contatti, ne vale la pena. Chi mi conosce bene sa che non sparo baggianate. Guidabilissima ed efficientissima (ci sono andato a lavoro due giorni fa ). Si inserisce nel mondo delle auto d'epoca il cui valore ultimamente continua a salire, quindi ci vuole qualche euro ma la richiesta è molto onesta a mio modo di vedere. Se mi aiutate a venderla vi faccio un documentone sull'Alfetta (come sono disinteressato )
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La nostra Corsa B 1.2 Viva era un gennaio 1998 ed appena entrò nel nuovo millennio aveva già i suoi archetti sbiancati (la cosa FANTASTICA era che invece le fasce nere dei paraurti, alle quali gli archetti si collegavano erano come nuove... almeno si fosse sbiadita tutta insieme dico io....). Dopo un anno comprai, tanto per provare, una di quelle bottigliette di "nero" da passare con la spugnetta bianca (non diciamo la marca che poi diventa pubblicità ... onestamente non me la ricordo). Lavato tutti gli archetti con l'aceto e rivestito di carta da carrozziere le lamiere attorno agli archetti, andai di spugna ed il risultato sembrò eccellente al primo impatto. Convintissimo che sarebbe durato qualche mese. Oh... venduta a fine 2010 (tutta la vita passata fuori in cortile). Erano ancora neri. Altro che trovare una soluzione, in Opel a fine linea avrebbero dovuto piazzare degli omini con la spugnetta. Per quanto.... lo dico sottovoce perchè poi Quattrobombe mi manda i ragazzi con la berlina nera sotto casa, ma il vicino si è comprato qualche mese fa una Q3 aziendale che all'arrivo era perfetta ma ora ha i suoi begli archetti che stanno prendendo uno strano colorito
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Per mutate esigenze tornerò ad avere un'automobile sola (decente ), quindi venduta l'Alfa, ho poi trovato qualcuno che voleva con ansia la Punto e ho pensato di dargliela finchè valeva qualcosa, tanto la Opel anno più anno meno ormai è arrivata a valore zero oppure sconto scontone. E poi funziona anche se ha qualche ruga. Non c'è fretta per una nuova, soprattutto perchè mi piacciono 3485 automobili ma nessuna finora mi ha fatto dire "prendo questa". Tanto che alla fine, pur sapendo che la nuova potrei comprarla oggi pomeriggio, sono ancora in giro in GTC. (Scusate l'OT era per rispondere velocemente a stev - chiuso OT)
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E non dimentichiamo la neve. In qualunque direzione vadano a riposo, ovunque stiano nascosti, se sono "infilati" da qualche parte, con la neve diventano sempre un problema. Specialmente quella pesante bagnata/appiccicosa. Punto mai avuto questo problema, i tergi sono completamente "fuori" e la neve che spingevano giù mentre tornano in posizione di riposo non si ammucchia più di tanto perchè man mano scivola sul cofano (caldo oltretutto). Astra non li ha del tutto carenati ma comunque sono molto poco visibili, mezzi infilati sotto il labbro del cofano e con sotto una vaschetta che fa un gradino per far correre l'acqua ai due lati presso i punti di scarico. Bellissimo durante le nevicate "pesanti" vedere che la neve collosa si ammucchia dentro lì e diventa un malloppo man mano che vai avanti, tanto che i tergi non riescono più a tornare in posizione di riposo (e non credo che faccia bene al meccanismo). Peggio ancora quella soluzione dell'Altea, spero che avesse una qualche genialata per liberarsi al volo della neve che i tergi continuavano a portare sui montanti. Personalmente trovo la soluzione ideata da Fumia veramente bella, oserei dire geniale dal punto di vista estetico. Credo però che con la neve avrebbe creato qualche fastidio. Poi per carità, nel mondo ci son posti dove la neve l'han sempre vista solo in foto oppure è talmente rara che il fastidio sarebbe limitatissimo.... ma posso assicurare che viaggiando sotto la neve "decisa", con strade pulite che ti permetterebbero di non fermarti mai, non è bello accostare ogni dieci minuti per togliere (lavandosi) un blocco di neve pigiata dai tergi, una battuta alla volta, in qualche anfratto aerodinamico.
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In effetti il frontale della proposta Alfa fa pensare ad una collaborazione diretta... il frontale 916 esisteva già ma era conosciuto soltanto da Fumia e da Pininfarina tutta, ovviamente da Fiat e da Alfa. Curioso che la fanaleria abbia lo stesso stile, no? Sembrerebbe che chi l'ha fatta abbia visto qualcosa o abbia seguito qualche suggerimento/richiesta... i bozzetti li avevo già, le foto mi mancavano per me sono molto carine, e soprattutto la Croma avrei voluto vederla in strada. Sembra avere il giusto carattere "Croma". Per l'Alfa nei bozzetti le proposte erano parecchie, addirittura alcune con il cofano diviso in due parti, incernierate longitudinalmente come sulle auto anni '30.
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Non lo so venduta a marzo. Fino a che l'ho avuta io, l'unico problema me l'ha dato la batteria, lasciandomi a piedi all'inizio del 2016 (poco più di due anni quindi). Il resto... beh un giorno mi sono ritrovato con il portellone che non si chiudeva più, perchè si era completamente svitato il gancio sulla battuta (registrato poi dal carrozziere). Allo scadere dei quattro anni esatti il clima non è partito più perchè il gas era sceso sotto il livello di guardia (pensavamo perdesse ma dopo la ricarica tutto bene). Altro... beh c'era l'illuminazione dei comandi clima che ogni tanto si accendeva solo in parte (fa ridere ma il classico cazzotto e andava a posto); qualche volta mi è successo (raramente eh, tipo due o tre volte l'anno) che fosse molto lunga di accensione, girando anche in una maniera un po' strana. Poi partiva e mi usciva "Far controllare il motore". Chiesto lumi, risposta "lascia perdere... tutta questa elettronica, un momento ha il mestruo dopo due minuti non si ricorda più". C'era il tergi posteriore che stava iniziando a scendere un po' verso il lamierato ed il freno a mano di stare registrato bene non aveva molta voglia. Sempre qualche volta mi è successo che l'hill holder fosse distratto, e fermo in salita davanti al cancello per entrare a casa contando su di lui allo stacco mi ritrovavo a fare balzellon balzelloni all'indietro. Materiali... bah c'era il tessuto del pannello porta lato mio che si stava consumando un po', nella zona del gomito. Quando l'ho ceduta aveva il cuscinetto frizione canterino a caldo. Mi dissero che non era una sorpresa. Frizione che a volte sembrava un po' incazzatella. Mi cambiarono in garanzia i fari guidaluce posteriori perchè si annuvolavano e me ne montarono altri due nuovi di pacca che si annuvolavano pure loro. Mi arresi. Il resto nulla da dire (in fondo ho scritto una serie di piccolezze... la macchina c'era perchè su strada andava benissimo, frenava da urlo, consumava il giusto e andava anche più di quello che mi aspettavo; nel mondo dei 69 cv era persino divertente). Sento la mancanza delle sue portiere che facevano "plop".
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A proposito di Kadett E... alcuni sketch della versione 3 volumi e un gruppetto di immagini di maquettes della 2 volumi.
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