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Oh prego, usufruisca pure. Quando necessitano sfondi del genere, mi faccia un fischio. Io intanto, un regalo di Natale me lo sono già fatto. Mi sono comprato questa coupè alto di gamma, premium direi. Certo, le dimensioni sono elevate e la visibilità non è un granchè, quindi parcheggiare è un po' difficile, ma ci sono dei bei front-rear bumper a proteggere i lamierati. Nel traffico, invece, è comoda. Non so perchè ma si scansano tutti, anzi, sembra che scappino... Ne ho presa una uguale anche per ACS, visto che non ha voluto la Gamma Coupè, e adesso si becca questa, in fondo è d'epoca e ha gli interni in pelle pieno fuoco. Per i ricambi, certo è un po' difficile, ma ho il numero del fornitore principale... il prefisso è 666...
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Io invece vorrei fare davvero un bel regalo a Cosimo, e gli regalo questa. Anzi, ecco una diapositiva che mi ritrae mentre gliela porto. Non ti preoccupare Cosimo, è un buon usato, ben tenuta, tagliandata, sempre in box, e soprattutto inurtata. http://www.seriouswheels.com/pics-1960-1969/1969-Dodge-Charger-General-Lee-DOH-Jump-Swamp-1600x1200.jpg
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Ma che bello, Stefano73! La linea la condivido solo in parte perchè nel frontale ci vedrei qualcosa di diverso, ma è un bozzetto bellissimo! Complimenti! Ora, riguardo alla Uno e alla citazione che mi ha fatto TONI, sul Giugi... so che non c'entra niente... ma ho appena visto un pezzo di Enrico Brignano, dove cita la compatta Fiat, e ridendo pensavo se anche la sua erede ritornerà ad essere protagonista di certe "evoluzioni". Il tema era... "la camporella"... lui e lei conosciutisi in chat, primo incontro, cena, chiaccherate nelle quali non si sa cosa dire, e prima che la serata finisca... appartati (per modo di dire) dentro la Uno... prima il bacetto, poi un altro e poi... ".... e a quel punto, lei che sembrava educata dalle suore orsoline, se tira 'n piedi, s'aggrappa alla maniglia, se punta col ginocchio sur sedile, punta la mano sul tetto e se piazza col piede nel volante..... ma che è? La Fiat Uno l'avevi collaudata tu? Che, lavoravi co' GGiuggiaro???"
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Esatto, se non fossimo in un periodo di crisi del mercato, ed in particolare Opel non avesse un bel po' di nubi all'orizzonte... insomma se fossimo in un boom, credo che vedendo la gamma e ciò che arriverà, ci si potrebbe aspettare un grande rilancio e un consolidamento della sua posizione a livello europeo. Anche perchè avrebbe buon gioco in un mercato dove tanti concorrenti generalisti non si capisce bene cosa abbiano per la testa, vedi Renault che nonostante ritengo abbia innalzato la qualità delle sue ultime nate in maniera ben evidente, non riesce ad essere incisiva, o Peugeot che ne combina di cotte e di crude col design. Questa crisi del mercato, però, indubbiamente ridipinge tutto. L'altra sera ho letto notizie confortanti su Insignia, che sarebbe partita molto bene con le vendite. Speriamo, ma sperare è un conto, sognare un altro. Di certo un premio le va dato comunque, per il modello in sè e per rappresentare l'impegno di migliorare la propria posizione, anche come sforzo nel partire con una gamma articolata. Una berlina che esce a 4 porte, 5 porte, SW, con tante chicche, una bella gamma motori, se vuoi c'è il 6 cilindri, c'è la trazione integrale, ci sono gli automatici, e c'è un design esterno-interno che sarà sempre sottoposto ai gusti, ma ha il pregio di riportare l'attenzione sul marchio, beh... non è da poco di questi tempi. Oltretutto, vedevo dalle spy negli ultimi tempi, che è in collaudo una Opc-Vxr, per la gioia di Clarkson. Così torniamo a questa Calibra... la quale, se la crisi del mercato, ipotesi, passerà senza fare troppi disastri, è sicuramente alla portata del marchio che abbiamo visto negli ultimi mesi. Spero solo che se tutto ciò accadrà, Opel riesca a lavorare come questi modelli meritano, sotto il fronte dell'affidabiità, perchè in passato ne ha fatte di tutti i colori. Oltretutto, essendo un marchio che aveva costruito quel poco di immagine che aveva sull'affidabilità dei suoi prodotti, la catastrofe degli anni 90 le è stata perdonata ancora meno. Anche con Astra ultima generazione, sicuramente più curata rispetto alla precedente (per non parlare della generazione '91) le cose non sono andate benissimo, nei primi tempi. Ora Insignia parla di una gran voglia di cambiare. Speriamo che sia anche tutto ben fatto. Se così non fosse, allora meglio che questa Calibra resti sulle pagine di Auto Zeitung...
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Beh onestamente (lasciando da parte il fatto che sono affezionato ad Opel) mi pare che ultimamente si stia dimostrando una marca che ci mette l'impegno, e tante persone che sento quotidianamente screditarla, fautori di marchi ben più quotati ma che è da un po' che fanno solo porcherie o non fanno niente addirittura (senza voler dare il via a discussioni con "aficionados" qui presenti di questo o quel marchio)... io dico (ne approfitto in questa sede-topic) che molti dovrebbero rivedere i loro giudizi, ed obbiettivamente ammettere che si sta impegnando parecchio, e spesso mantiene le promesse che mostra con le concept. GTC nel 2003... "eh si, figuriamoci se la fanno, la Opel una macchina così, magari". Beh, bene o male l'han fatta, ed IMHO han fatto una delle più belle tre porte degli ultimi anni. Ovviamente poi, chi ad esempio guidava l'auto fatta col DAS ha voluto soltanto dire "cafona, sgraziatissima, sfigatissima, per carità". Se l'avesse fatta qualcun altro, probabilmente sarebbero ancora qui a decantare quel prodigio di design prodotto dagli anelli o da chicchessia. Ma vabbè, il punto non è questo. Comunque quella concept divenne realtà, e pure GTC Concept che ha dato vita ad Insignia sta a dimostrare una certa vitalità... Insignia che è la prima auto che sento descrivere in maniera piacevolmente stupita anche da persone che non avrei mai pensato. Non credo che cambierà moltissimo nella storia, per Opel, però un plauso a quel che sta facendo da qualche anno le va fatto, e questo per dire che, a prescindere che questo ultimo PS di Calibra sia un qualcosa di realistico o tutta fantasia giornalistica, beh... per quel che ha fatto negli ultimi anni, non vedo proprio perchè non potrebbe essere così. Me l'aspetterei sicuramente, nel momento che sento che una new Calibra arriverà davvero. Questo va riconosciuto, loro dicono, ma poi fanno, anche.
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Ecco dove l'avevo vista... stavo inventando l'acqua calda. Vabbè, magari ci potrebbe andare bene lo stesso, una volta messo in mascherina scura (non più a liste, magari a rete fine, minimal) Ora, non prendetelo troppo sul serio. E' solo uno schizzetto del filone "vediamo quanto si potrebbe riportare paro paro della Uno ad oggi"... quindi uno schizzo della versione conservatrice. In fondo la Uno potrebbe essere di nuovo "Uno" anche solo nello spirito, e completamente diversa. Questo schizzo invece tenta di riprenderne più che altro i tratti. Quindi non innovazione minimalista, ma citazione più che altro. Vorrei fare anche cose totalmente diverse. Di certo, con una forma del genere, sarebbero i dettagli a dire qualcosa di attuale, pur mentre citano le particolarità della Uno... perchè vista così, non dice mica niente.
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Grazie Touà, tesoro mio bello, per la Pony. Vorrà dire che sfrutterò la mia laurea in mulettologia (solo io e Pico DePaperis ce l'abbiamo) e la camufferò subito. Anche se so già che me la riconosceranno al volo, sarà come quando Fantozzi telefonava con la testa nel pentolone, otto sciarpe e dieci fazzoletti sulla cornetta, e faceva il lieve accento svedese dicendo "Uuu iiii" e il MegaLupMannTestdiCazFigldiPut rispondeva "Fantocci è lei?". Sarà così, lo so.... la stracamufferò ma so già che tutti per strada diranno "Aaaaaaaah :D:D il Paolo con la Pony!!!! Ahahahahah!!!!!". Grazie Touà. Ne approfitto per fare gli auguri a tutti voi, e ve li faccio anche da parte di alcuni amici, che molti di voi conoscono bene quanto me, da tanti, tanti anni. BUON NATALE, AUTOPARERI Un'immagine di augurio da parte di una squadra di eroi dell'infanzia.
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Adesso faccio anche io i teaser Cominciamo col presentare il nuovo logo "UNO". Ho cercato di pensare, nelle mie capacità, a qualcosa di simpatico e semplice. L'idea prende spunto dal classico stilema Fiat degli anni 80, proprio della Uno e di tutte le altre Fiat in quel periodo, e cioè il logo a cinque barre cromate sulla mascherina. Riproponendo la Uno, mi è sembrato carino citarlo almeno nella grafica del nome, visto che come marchio non si potrebbe più riproporre, essendo tornati all'alloro ormai da tempo. (la "mia" Uno lo porterà sulla mascherina, dove stava appunto il logo negli anni 80, e l'alloro lo metterei sul cofano, diciamo in "zona BMW"). Lo stile del nome nasce da qui... cinque barre cromate, di cui la centrale prende inclinazione negativa rispetto alle altre, e unisce la U e la O. Con gli appositi tratti di unione per le due lettere, abbiamo UNO. Mi piace perchè mi sembra abbastanza semplice, fresco e leggibile. Un simbolo dell'auto in sè. Sicuramente non è un'invenzione incredibile, ci sarà già al mondo qualcuno che ha usato una grafica simile per scrivere "UNO" in qualche altro campo pubblicitario e non. Ma sono GTC, mica Mandrake. A me mmepiasce. (sorrido perchè mi sono accorto che questo UNO come grafica sembra l'omino della GPunto, stramazzato al suolo e piegato a 90 dalla crisi )
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Credo sia proprio questo. Credo si possa intendere per crisi non una cosa a sè stante, di un certo peso economico con certi fatti ben definiti, ma piuttosto un fenomeno che intacca il livello cui siamo abituati. Bene o male, quando il periodo è normale, siamo arrivati ad una società dove una famiglia dove si lavora tutti... beh, si sta benino no? Non è che ci si possa lamentare, rispetto a tanti anni fa, quando erano giovani i nostri nonni. (è anche vero che spendiamo molto di più e risparmiamo molto di meno, e ci piacciono gli agi e gli sfizi) Sicuramente, in tante altre crisi drammatiche, non si usciva comunque a mangiare la pizza (pure io se non prenoto, qui, non trovo mai posto). Da una parte credo sia il popolo stesso che colora questa crisi con tinte forti (per carità, dovute, sotto certi aspetti, non dimentico di far parte di una di quelle famiglie colpite) che sono però rapportate al livello di benessere che era abituato ad avere, dall'altra sicuramente c'è chi strumentalizza questo fenomeno perchè ne ha dei vantaggi.
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C'era un altro capitolo?? Non vorrei che tu mi avessi frainteso.... ho scritto "Fine, siamo arrivati alla fine", ma mi riferivo al capitolo. Per essere precisi quello che ho scritto stasera è tratto dal sesto, di capitolo della Legacy.... ce ne sono 22 Altro che finito, abbiamo appena cominciato... Riguardo lo scanner, credo sia stato magico l'effetto ottenuto, a quei tempi. Quella luce rossa sembrava davvero qualcosa di vivo, con la scia che lasciava. Uno di quegli effetti che stupiscono per il risultato, in rapporto a cosa li ha prodotti. Semplicemente una lampada che si accendeva dopo l'altra (alcuni sono fatti a sette luci, altri a otto), mentre la precedente si spegneva gradualmente come una normale lampadina. Messe tutte insieme, una dietro l'altra, dava un effetto molto superiore a ciò che era tecnicamente in realtà. Riguardo al suo rumore, non è un'informazione certa, è sempre stato un "sentito dire" e nessuno l'ha mai confermato, chiamiamola leggenda Knightrideriana ma si diceva che fosse (pur riarrangiato ed effettato) il suono che...... prendete una grossa lamiera sottile, che possa flettere, tenetela da un lato e mentre vi dondola fra le mani, fatela oscillare che faccia un po' bandiera.... e ascoltate.
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Sicuramente a mio parere parte del boom di spesa che stride coi discorsi sulla crisi è anche dato dall'effetto emotivo della tredicesima. Almeno, parlo per il mio paese, e le persone che conosco. Tante persone, almeno qui, già negli ultimi mesi, hanno ridotto qui, là, sopra, sotto... alcuni anche esagerando, perchè continuano a lavorare ma non si sa mai e rispetto alla loro situazione che è stabile, se la dipingono addosso più brutta di quello che è... ma più o meno tutti hanno continuato a vedere questa benedetta tredicesima come una cosa che non c'entra niente con la crisi, nessuno ho sentito che abbia detto "coi tempi che corrono? per carità, la metto via tutta". Nessuno. Viene vista come una manna dal cielo, da molti, un balocco che suona un po' come quelli che dicono "da domani comincio la dieta, però stasera mi strafogo allora". Chi ha fatto ristrettezze già da prima, non è uno solo, sono tanti. La tredicesima è un po' anche uno sfogo, spesso infatti la usiamo per qualcosa che ci dia un qualche piacere, ed è appunto cosa che diventa ancora più importante fare in un periodo in cui l'economia ci butta giù il morale. Ergo, se sto bene da sempre, cioè non mi sono fatto mancare nulla, se vinco mille euro al gratta e vinci, è una gioia certo. Ma se li vinco dopo mesi di rinunce, oh certo, ricordo bene che è un periodo nero... ma porca puzzolina qualcosa me lo compro eccheccavolo , qualcosa che mi tiri un po' su il morale. O almeno, vedo tanti fare così.
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Io invece mi sono preso l'idea pazza di pensare che si potrebbe riprendere, questo design Uno... e mi ci sto mettendo al lavoro. Magari viene una boiata, però voglio provare. Mi stimola l'idea di riportare ad oggi un certo gioco di forme e proporzioni, creando un oggetto che si rifaccia a ciò che diceva il Giugi, sul bello perchè semplice e facile da assimilare. Vedremo che mi viene fuori.
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Paura che fosse finito tutto eh, Gamera? Ma figuriamoci. 'nnamo avanti ora c'è una lunga ed interessante intervista a quel Michael Scheffe che fu il disegnatore del primo Kitt. Leggetevela con calma, perchè è un papiro. Però racconta un sacco di cose su come e perchè Kitt nacque in quella maniera. Buona lettura!! MICHAEL, DICCI, C'E' QUALCHE GIOCO MATTEL (E SE SI, QUALE) AL QUALE STAVI LAVORANDO IN QUEGLI ANNI E CHE TI ISPIRO' NEL CONCEPIRE IL CRUSCOTTO DI KITT? “In verità, il lavoro che eseguivo alla Mattel ha davvero poco a che fare con il progetto Knight Rider. Esso riguardava soprattutto la consulenza nella creazione dei master prototipo per i giochi Hot Wheels tipo le automobiline e i giochi da guerra in kit (soldati, veicoli militari, Big Jim, cose così, aggiungo io). Mi occupavo di quello, e svolsi molti altri lavori di progettazione prototipi in uno studio di industrial design. Lavorammo davvero parecchio per la Mattel. Glen Larson aveva bene in mente questo elemento del mio curriculum, e lo capii subito, dai primi colloqui che avemmo, quando mi offrii di progettare io l'auto del suo serial. Puntai molto sulla mia esperienza per dare un po' di credibilità al fatto che ero veramente convinto di riuscire a portare a termine il suo progetto in tempo per il Pilot del telefilm. Ma voglio per un attimo sottolineare quanto facesse caldo in quell'ufficio, parlando con Glen Larson, nonostante si fosse comodamente seduti nell'aria condizionata. Era davvero pieno di idee ed entusiasmo, ed adorava parlarne. Discuteva della sua idea di creare un'auto parlante in poche settimane, per girare il pilot di un nuovo show, partendo dalla base di un'auto i cui “pilot” stavano proprio in quel periodo uscendo dalle catene di montaggio di Van Nuys. Ero pazzo di auto, aerei, moto, biciclette, e più in generale, di tutto ciò che si muove. Alle superiori c'era la sezione dedicata allo studio di meccanica e prove pratiche, e molti miei amici passavano tutto il loro tempo a correre con le moto, a modificarle, a costruire minimoto, e a fare tutte queste cose nello stesso tempo. Lo stesso valeva per me, ma io amavo ancor di più il disegno e la progettazione. La cosa che sognavo più di tutte era costruire veicoli. Dopo le superiori, frequentai l'A & P College, una grande scuola per imparare tutto sulla meccanica e come costruirla, dalle turbine all'idraulica, imparando a maneggiare ogni tipo di materiale, dall'alluminio al legno, passando per i compositi e studiando i metodi di costruzione. Più avanti, frequentai l'Art Center College of Design di Pasadena, il migliore in fatto di design automobilistico. Un mucchio di grandi del design auto è uscito da qui, da Chris Bangle (oggi capo del design BMW) a J Mays (stesso incarico per lui alla Ford), passando per gente come Mark Jordan (autore della Mazda Mx5). Iniziata l'attività, lavorai per l'ottanta per cento delle serie televisive di fantascienza nate nel periodo di Knight Rider, ed ebbi la fortuna di lavorare anche per un progetto cinematografico con grande budget, lavorando al design di diversi mezzi ed oggetti che apparirono in “Blade Runner”. Tra tutti questi impegni il mio originario lavoro di progettista giocattoli ne uscì schiacciato, facendosi sempre più piccolo e lontano. In mezzo a tanti progetti pieni di fantasia e notorietà, disegnare giocattoli di colpo era diventato un lavoro noioso e schematico. Ma sono fiero di averlo fatto, perché tale esperienza fu determinante nel portare avanti il progetto che Glen A. Larson volle affidarmi.” DOPO AVER ASCOLTATO I DESIDERI DI GLEN, QUANTO TEMPO CI METTESTI A CONCEPIRE E COSTRUIRE IL CRUSCOTTO DELLA KNIGHT 2000? “Prima di tutto attraversai un fase di disegno e schizzi durante la quale io e Glen discutemmo molto, fin sui più piccoli dettagli, cosa molto bella perché mi aiutò a conoscerlo bene e a capire con precisione cosa aveva bisogno. Di certo c'era solo che Kitt sarebbe stato il protagonista di uno show d'azione, e che avevamo poco tempo per concepirlo. Per il resto, il lavoro era lo stesso degli altri progetti. Glen era il cliente, ed il progetto nacque seguendo le indicazioni date da lui e cercando di realizzare ciò che lui trovava bello ed interessante. Avevo un mucchio di idee riguardo alla strumentazione, fin da quando da ragazzo avevo cominciato ad appassionarmi alle automobili. Ero meravigliato soprattutto di quanto disordine regnasse nei cruscotti delle auto, coi comandi così distanti dal volante. L'avvento dei display digitali e delle grafiche a barrette luminose dava un sacco di nuove opportunità al design dei cruscotti, e da ciò fu quasi naturale giungere all'idea della grafica del contagiri, stile curva di coppia. Glen voleva vedere un cruscotto molto futuristico, ma non impossibile. Doveva essere credibile. Attraente da guardare, ma composto e anche serio. Un cruscotto pieno di lucine di ogni tipo e di numeri lampeggianti sulle prime può sembrare carino, ma di sicuro non è pratico e nemmeno tanto credibile. Per esempio. Voi quando guardate il cruscotto della vostra auto, apprezzate il poter avere un'idea veloce di ciò che avete davanti, no? Se la lancetta della temperatura segna 105, voi non dovete stare a cercare di capire quanti grandi possano essere, volete semplicemente sapere se 105 sono troppi o no. Da qui nasce l'idea della grafica a barrette luminose: avere immediatamente idea di ciò che è al massimo oppure no, e di ciò che manca. Inoltre, le barrette luminose impiegavano un piccolo lasso di tempo ad accendersi, e questo era favoloso in termini scenici! Tra i concetti vi era quello di un display variabile, che riportasse messaggi differenti, dove le informazioni meno importanti potessero essere visualizzate. L'idea era quella di utilizzare il pannello principale per le cose essenziali, evitando di distrarre il guidatore con informazioni di poca importanza. (Cenni di ciò si possono ritrovare oggi nel black panel della Saab, o nell'I-Drive Bmw). Con questo display, si poteva accedere alle più svariate funzioni. Decisi molto presto che tutto ciò avrebbe dovuto avere il look più razionale possibile. Centrammo l'obbiettivo? A volte penso proprio di sì, soprattutto quando ho sotto gli occhi l'accozzaglia di luminarie in sostanza superflue che addobbano Las Vegas. Le due “ali" del cruscotto a sbalzo proteggevano dalla luce del sole i display, aiutando la loro consultazione. Gli strumenti su cui ci si affacciava erano progettati per essere interpretati anche da spenti, mentre da accesi i loro led spiccavano come brillanti nel buio dovuto al fatto che il livello degli strumenti era più interno rispetto alla linea del cruscotto. Notare bene, questo accadeva ben prima che chiunque potesse entrare in un negozio e comprare barrette a led di qualunque misura si voglia. Ma non importava, niente era più appagante di una precisa linea di lampade tutta fatta a mano, montata, collegata e poi alimentata da circuiti, i quali dovevano anch'essi essere progettati e costruiti. Quando io Glen parlammo del progetto, io gli chiesi chi lo avrebbe costruito materialmente. Siccome il tempo era proprio poco, avevo paura che l'esperienza e la comodità di lavoro del costruttore avrebbe avuto la meglio, riducendo la portata del mio progetto. Era difficile immaginare un lavoro come quello che stavo facendo che passasse attraverso la fase di produzione senza venire stravolto e ridotto ai minimi termini. Diedi i miei pareri in proposito, e parlai con diversi amici del settore, per sentire se avevano tempo di aiutarci. Lo studio di design per cui avevo lavorato (a Beverly Hills), con il suo laboratorio di modellazione e costruzione di prototipi, era perfetto per dedicarsi ad un lavoro del genere. Il proprietario stesso era disponibile ad interessarsi del lavoro. Era ansioso di ottenere dalla Universal i permessi necessari a lavorare sul progetto, per un paio di settimane. Si era mai vista prima la Universal mettere a disposizione le sue risorse per un progetto esterno? Mai. Ma il tempo stringeva, era davvero poco, ed il lavoro da sbrigare moltissimo. Ci pensai, e confermai a Glen che se ci fosse stato l' ok, ero sicuro che avrei fatto in tempo a costruire la sua automobile in tempo per le riprese del Pilot. Dall'altro lato, mi sentivo semplicemente un pazzo. E dire che lavorare per gli show a basso costo in precedenza, mi aveva ben insegnato cosa vuol dire avere un bel progetto complicato tra le mani, con tempo pressoché zero. Per questi film, gli oggetti dovevano essere belli, o meglio carini e robusti, che non andassero in pezzi fra le mani degli attori. Avevo diversi amici che insieme a me dopo aver frequentato scuole di design, si erano dedicati a tempo pieno da tale mestiere, e loro a loro volta conoscevano un mucchio di persone molto in gamba nel settore. La squadra che ebbi la fortuna di riuscire a mettere insieme era fatta tutta di grandi talenti. Tale squadra era composta da Leslie Ekker, Robin Reilly, Bob Wilcox, Dick Chronister, e quell'uomo coraggioso che sta raccontando a voi ora queste cose, con l'incarico di capobanda agitatore e creatore di problemi. Conoscevo Leslie fin dai tempi delle scuole. Aveva lavorato per il primo film della serie “Star Trek2", ed in seguito per “Blade Runner”, “Brainstorm”, “Close Encounters” e tanti altri. Dopo il nostro progetto, si dedicò a molte cose pregevoli, come gli effetti di miniatura di “True Lies” e di “Apollo 13”, ed oggi è un supervisore agli effetti speciali Sa disegnare e costruire di tutto. Robin era un altro ragazzo entusiasmane. Aveva preso la laurea in scultura alla USC, e fu un modellista per anni, fin dai giorni di “Battlestar Galactica”. Era specializzato nell'intrecciare forma e funzione. Non era semplicemente una persona che ci sapeva fare con le sfumature, era anche un esperto saldatore, meccanico e risolutore di problemi, oltre ad essere un ex corridore in moto che divideva il suo tempo tra il lavoro per il cinema ed il pilotaggio di elicotteri. Di recente si è occupato della costruzione di una bicicletta con telaio in materiali compositi per il film “Minority Report” di Steven Spielberg, e lo ha fatto trovando il tempo fra il lavoro di pilotaggio per la Papillon alle Hawaii e altri impegni del genere contratti anche in campo militare. E' un pilota certificato CFI, e diversamente dal resto delle persone che costruirono Kitt, lui si è sempre occupato realmente di... turbine, e lo fa tuttora. Il nostro genio dell'elettronica Bob Wilcox si occupò del progetto e della realizzazione di tutti i circuiti elettrici, coadiuvato in parte da Dick Chronister. L'esperienza di Bob era sbalorditiva. Come Robin, anche lui era un maniaco delle auto con alcuni grandi progetti alle spalle. Aveva letto il testo di Gordon Jennings riguardo all'elaborazione dei motori a due tempi. Usando le sue formule aveva progettato la sua personale camera di scoppio, utilizzandola per il progetto di una super moto da strada. Cervello superiore, unito a grandi capacità manuali, davvero. Ricordo una delle ultime notti passate sul progetto degli interni di Kitt. Avevo terminato di fare tutto ciò che dovevo, e me ne stavo andando a casa, ben dopo la mezzanotte. Bob aveva l'intero tavolo da disegno sommerso da cose di ogni genere, e mi fece segno di fermarmi, trattenendomi ad ascoltare il suo rock and roll che gli usciva dalle cuffie ad un volume così alto che si poteva sentire anche nella stanza accanto. Tutte le idee che ebbe le usammo per costruire quell'auto, e fu davvero dura farle vedere tutte assieme! E io sono felice che quest'auto, arrivando a tutti voi, abbia dato un grande tributo alla sua pazienza e al suo genio. Bob, Dick e io disegnammo e costruimmo tutta l'elettronica, sagomammo schiume, creammo pannelli, spolpando quella povera auto fino all'osso per creare il nostro progetto. Ebbi il piacere di lavorare ancora con Dick in seguito, quando disegnammo alcuni oggetti veramente pazzeschi per il film “Back to the future”. Lui era sempre lo stesso, un uomo molto in gamba a tradurre in forma funzionante ciò che avevamo in mente, e soprattutto un gran bravo ragazzo. Leslie e Robin mi aiutarono nelle fasi di fabbricazione, seguendo il processo dall'idea, passando per la struttura ed arrivando all'estetica finale: dalle intelaiature e marchingegni fino alla modellazione dei compositi, fino alla verniciatura e alla rifinitura dei dettagli. Se la memoria mi assiste, mi pare avessimo dai 15 ai 18 giorni per prendere l'auto, portarla allo studio, modellare gli interni, preparare i prototipi degli strumenti per l'approvazione, costruire tutti i supporti, costruire tre copie degli interni, rifinirli, verniciarli, disegnare e costruire gli strumenti definitivi, fare tutte le grafiche, assemblare tutto e consegnare l'auto agli Studios. Il progetto andò avanti per fasi. In un primo momento ci concentrammo unicamente sugli interni, il frontale venne dopo, soprattutto perché era l'interno la parte che doveva essere pronta in assoluto per tempo, perché Glen la doveva utilizzare per la presentazione della sua idea ai dirigenti. Così, i produttori, mentre noi ci concentravamo sugli interni, assegnarono un'altra TransAm da modificare solo nel frontale, ad un tizio molto in gamba di nome Jon Ward, che gli consegnò l'auto modificata rispettando la loro tabella di marcia. Parte del Pilot venne realizzata filmando quell'auto, modificata solo esteriormente. Questo è il motivo per cui vi sono due musetti nella serie; quello che vedete nel Pilot era quello realizzato da Jon Ward, mentre il nostro, quello a voi più familiare, venne pronto un po' più tardi. Il suo frontale rimaneva molto più simile a quello della Pontiac di serie: lo scanner era montato proprio sulla punta del musetto, ed era più piccolo. Inoltre l'auto non aveva ancora il pannello sulle luci posteriori (e qui ci si riferisce all'auto che viene mostrata nel Pilot quando i poliziotti fermano Michael, e appare il "blooper" della TransAm con le luci originali e la targa normale, non Knight). Le scene girate per la presentazione a New York, fatte con quell'auto, vennero inserite nel Pilot, senza essere sostituite con delle altre in cui c'era la versione definitiva. Quando la presentazione fu pronta, ed appena prima che venisse girato il Pilot, Glen ci disse di aver deciso per un altro tipo di musetto: lo voleva più grande e più in sintonia con gli interni, costruito utilizzando fibra di vetro ed una procedura che richiedeva uno specifico ambiente per la lavorazione. Il nostro primo laboratorio non era in grado di svolgere tale mansione, e quindi dirottai in mio lavoro presso un altro, che si chiamava Image Engineering. Tom Valentine e Peter Chesney entrarono a far parte della squadra. Tom aveva costruito in precedenza una replica dell'aereo dei fratelli Wright molto famosa e negli anni successivi a Knight Rider lavorammo ancora insieme, su progetti di aerei in scala alla Apogee, il laboratorio di effetti speciali di cui fece parte anche il grande Jon Dykstra. Tom era un ragazzo dalle capacità davvero elevate, ed oggi è un production designer. Peter dopo questo lavoro, percorse una strada che lo portò ad occuparsi degli effetti speciali di molti progetti a grande budget... per dirne una, l'ultima volta che l'ho incontrato, era sul set di “Men in Black”.... Ideammo diverse versioni di musetto da mostrare a Glen, e una volta scelta quella definitiva, la costruimmo in un lasso di tempo davvero breve. Eravamo una squadra di gente davvero in gamba, e ci divertimmo molto. Come per il cruscotto, ci concentrammo molto sui contorni e sulle linee di giunzione al corpo vettura originale, cercando di amalgamare il più possibile il nostro pezzo, in modo che si attaccasse senza effetti spiacevoli o imperfezioni. Decidemmo di affrontare il progetto con un puntiglio che si sarebbe potuto riservare nei confronti di un lavoro per una grande casa automobilistica, e questo credo che risaltò molto nel guardare l'auto finita, o almeno guardando quanto Glen ne era affascinato... Per rifinire il musetto,coprimmo le griglie laterali che ospitavano gli indicatori di direzione con parti in plexiglas sagomate in maniera da ricalcare perfettamente le sagome del frontale. Avevano l'effetto di amplificare la presenza del muso che avevamo disegnato, facendolo sembrare molto più esteso. Usammo il progetto dello scanner di Jon Ward, soltanto modificandolo come forma e posizione, più profondo e nascosto, e lo montammo in un sede riflettente realizzata in alluminio. Dopo il Pilot, furono i laboratori di costruzione alla Universal a continuare a produrre le repliche di esterni ed interni (degli interni specialmente per i dettagli ripresi in studio) per tutto il resto della durata della serie. QUALE FU LA PRIMA REAZIONE DI GLEN QUANDO VIDE IL TUTTO? C'E' QUALCHE ANEDDOTO PARTICOLARE CHE CI VUOI RACCONTARE SULLE SFIDE CHE DOVESTI AFFRONTARE PER PORTARE A TERMINE IL TUO COMPITO? “Dopo aver terminato i disegni, Glen mi confessò che era certo che l'auto finita sarebbe stata bella come i miei schizzi. Nello stesso tempo in cui disegnavo, continuavo a pensare anche come avremmo dovuto costruire ciò che usciva dalla mia matita, o meglio, che non fosse troppo difficile da fare, perché avevamo poco tempo. Chiamatela fiducia nel prossimo, o fiducia in chi disegna e progetta allo stesso tempo, fatto sta che il mio cliente era felice di aver avuto al primo colpo l'idea di ciò che quei disegni sarebbero diventati. Glen era uno che tirava dritto in avanti, deciso, ma anche un gentiluomo, fedele alla sua parola, e soprattutto una persona che sapeva interpretare perfettamente un progetto quando gli si parava davanti. Non si sognò nemmeno di richiedere cambiamenti campati in aria che troncassero sul nascere le nostre speranze di finire in tempo. Quando l'auto fu pronta, ne era entusiasta, felice, meravigliato, e mi omaggiò di alcune bottiglie di champagne. Negli anni successivi ho lavorato ancora per lui, a diversi suoi progetti. Riguardo alle sfide.... due sopra tutte: creare qualcosa di costruibile e che fosse molto attraente da vedere, e riuscire a farlo nei pochi giorni che avevamo. La sfida più grande era la tabella di marcia stessa.” IN QUESTO PROGETTO QUANTO C'ERA DELL'ELETTRONICA AL MOMENTO DISPONIBILE IN COMMERCIO? “Bob Wilcox progettò tutti i circuiti, come ho detto, e li costruì, con l'aiuto di Richard Chronister. Il mio impegno in tale settore era rivolto soprattutto a capire “quanto” avrebbe influito, sull'aspetto del dashboard, ciò che ci veniva messo a disposizione dalla tecnologia. Riuscii a far collimare entrambe le esigenze in diverse parti, scegliendo ciò che si presentava meglio fra quello che Bob mi presentava come disponibile. Tantissimi viaggi fino ai magazzini di forniture elettroniche, cercando pulsanti e comandi, continue consultazioni di cataloghi alla ricerca dei display giusti... che lavoro! Avevamo bisogno di alcune cose già fabbricate da altri, oltre a ciò che costruimmo noi, viste le sole due settimane di tempo per finire il tutto. Con l'obbiettivo principale, quello di costruire qualcosa che non si potesse comprare in giro, dal vostro concessionario Pontiac di fiducia, o dal negozio di car stereo vicino a casa vostra.” Bob mi mostrò esempi dello schema dei vari circuiti e componenti che avrebbe usato, affinché io potessi calcolare i giusti spazi per i vari display nella costruzione dello stampo, in modo tale che negli appositi fori i vari LED combaciassero alla perfezione. Lavorammo su tutto ciò che credevamo possibile fare nel tempo che ci avevano dato, seguendo l'elenco delle richieste imposte dalla scheda di progetto: una su tutte. L'accensione automatica del motore e di tutto il sistema di bordo, doveva avvenire per gradi, coi giusti tempi, per fare un bell'effetto.” “Mentre preparavamo il cruscotto, progettammo anche una grande scatola di controllo delle varie funzioni, destinata ad essere piazzata all'estremità posteriore dell'auto, nel bagagliaio. Gli strumenti erano controllati da un tecnico che rimaneva fuori scena. Potevamo tempestare di impulsi i visualizzatori digitali, per simulare il salire di giri del motore e della velocità, oltre ad altre funzioni come i dati della temperatura e della pressione del lubrificante. Vi era anche un altro sistema che controllava le funzioni secondarie, mantenendole stabili, con solo leggeri cambiamenti, per simulare il vero e proprio lavoro di un centro computerizzato che monitorava il funzionamento di motore e veicolo. L'indicatore della velocità, in particolare, poteva salire fino al massimo automaticamente, essere comandato manualmente, oppure salire fino ad un dato valore per poi stabilizzarsi. La maggior parte di queste funzioni era destinata alle riprese dei dettagli degli interni, e sono ancora oggi stupito da come Bob e Richard riuscirono a fare tutto questo nel poco tempo disponibile.” TI RICORDI QUALCHE ANEDDOTO DIVERTENTE SU QUALCHE MALFUNZIONAMENTO DELL'ELETTRONICA O DEGLI ACCESSORI DURANTE LE RIPRESE SUL SET? “Non feci parte della produzione dello show, e visitai il set soltanto un paio di volte. Grazie a Dio mi pare di ricordare che tutto andò bene, anche perché quando si lavora su un set dove vi sono oggetti complessi e tecnologici che possono dare problemi, si sta correndo un gran rischio. Non ci sarebbe mai stato il tempo di interrompere tutto e fare una revisione all'auto. Se qualcosa fosse andato storto, con tutta una squadra di tecnici, attori e responsabili attorno intenti a fare il proprio lavoro, l'orologio avrebbe comunque continuato ad andare avanti, scandendo secondi che nel mondo del cinema sono molto costosi... si parlava di spese attorno ai diecimila dollari al giorno... una giornata buttata era un gran danno. Mi ricordo un momento di tensione... esattamente appena prima che portassimo fuori l'auto per consegnarla al network... Quando fu tutto montato, ci accorgemmo immediatamente che i display avevano dei malfunzionamenti. Bob, agitato come sempre, cominciò un forsennato controllo di tutti i cablaggi, e realizzò che cosa era successo: il voltaggio inviato dalla scatola di controllo remoto al cruscotto era eccessivo, e vi erano stati problemi nei cablaggi che portavano vita ai LED! Chiudemmo la questione in maniera davvero indecente, per riuscire a consegnare l'auto in orario, senza avere il tempo di ordinare cablaggi più adeguati. Bob risolse questo problema con un'idea peraltro brillante, usando cablaggi solitamente usati per le luci esterne delle auto, che fortunatamente disponibili al negozio di elettrotecnica in fondo alla strada. I fasci di cavi erano diventati più grossi di un polso, ma funzionavano alla grande!” COSA USASTE DI PRECISO PER PREPARARE I PANNELLI (QUELLI CON LE LINEE VERTICALI BIANCHE E LE DICITURE STAMPATE) CHE COPRIVANO I DUE SETTORI DI DISPLAY A LED? “Robin li ottenne da lastre di Plexiglas dello spessore di 1/8 di pollice (o 3/16? non ricordo...) e li verniciò con l'Ultra black flat Krylon. Io misi le lettere, con la stessa procedura su cui si basa la stampa, che usavo per altri lavori di grafica che svolgevo. Le linee bianche erano fatte con nastro adesivo per decorazioni artistiche.” DA DOVE PRENDESTE L'ISPIRAZIONE PER LE DUE PICCOLE PLANCETTE DI PULSANTI FISSE DIETRO ALLA CLOCHE DI GUIDA? “Era naturale evoluzione del design degli interni di un'auto, studiata pensando al futuro, ed infatti negli anni prima e dopo, diverse case si erano e si sono concentrate sull'idea di avvicinare tutti i comandi attorno al volante. Date uno sguardo per esempio alla Citroen GS del 1970... la leva del cambio non vincerà un premio per la sua bellezza, ma l'idea è grande! Nel '77, cominciai a pensare a quest'idea del concentrare i comandi vicino alle mani del guidatore, convinto che fosse il futuro dell'automobile, mentre disegnavo alcuni sketch pieni di idee futuriste. Portai con me un paio di quei vecchi disegni al mio primo incontro con Glen, pensando: se non gli piacciono, allora faremo un passo avanti, nel senso che sarà lui a dirci con precisione cosa vuole. Ma non andammo a finire molto lontano da ciò che pensavo io. Glen voleva qualcosa di stilizzato ed inconfondibile, ma anche credibile, e cioè non tremendamente avanti rispetto a ciò che si vedeva fuori dalla finestra. Una cosa futuristica ma plausibile, come fu testimoniato dal fatto che (ne sono quasi certo) diversi anni dopo la Chevy offriva un sistema sulla Camaro Berlinetta che comprendeva due pulsantiere poste appunto ai lati del volante.” NEL PILOT, CI SONO ALCUNE SCENE IN CUI SI VEDE LA SCRITTA “KNIGHT 2000” ALL'INTERNO DELLA LUCE DEL VOICE BOX. “Quella luce noi la chiamavamo “My mother the car”, mentre costruivamo il cruscotto, riferendoci ad un altro serial con Dick Van Dike, di vecchia data, dove vi era appunto un'auto parlante. Era uno dei punti principali da rispettare nel progetto. Noi la progettammo con quella scritta, sperando che fosse gradita e che non sembrasse troppo strana al pubblico. La tolsero negli episodi successivi, per loro decisione, quelli della produzione. QUALI SONO LE MOTIVAZIONI DEL CAMBIO DI STILE DEL MODULATORE VOCALE DI KITT, DA UNA LUCE ROSSA PIENA AD UN DISPLAY COMPOSTO DA TRE BARRE DI LED? “Fui chiamato ad un certo punto per realizzare degli sketch di un Kitt rivisto in alcune parti. I produttori preferirono puntare poi sui progetti degli studi Universal, e fu George Barris questa volta a fare il lavoro, anche se il suo lavoro non fu che l'estensione del mio progetto. Alcuni produttori non avevano lo stesso approccio di Glen nei confronti del design. Fui lusingato che mi fosse chiesto di fare parte del team che avrebbe fatto le modifiche, ma dovetti accorgermi presto che le cose erano ben differenti. Fu duro per me vedere lo stile di alcune cose che avevano intenzione di fare. Mi sembrava che volessero perdere l'idea di credibilità... ne uscirono cose che stavano a metà fra il “wow, è una figata” ed il “ma dai, per favore... ma siamo fuori di testa?” Ma a volte in questo ambiente questa è una linea di confine davvero sottile sottile. Però devo dire che decisero di seguire da vicino le mie idee su un paio di particolari, nelle serie successive: uno di questi era il sistema di comando della modalità Spm, con il suo sportello di protezione che proteggeva i pulsanti di comando. Lo feci così ispirandomi ad analoghi sistemi presenti sugli aerei da combattimento, dove appunto un pannello scorrevole copre i comandi per attivare gli armamenti. Non eravamo al lavoro per un grande progetto cinematografico, ma per un serial Tv, e soldi e tempo erano quelli che erano. Ma questo per me non rappresentava un problema.... avevo concepito il progetto restando su livelli terreni, ipotizzando che l'auto così come si presentò nella prima serie, fosse il parto delle menti dell'ingegneria Knight, dotata di grandi mezzi e capace di costruire un'auto “vera”, non un fenomeno da baraccone. Per questo corsi dietro a tutti i dettagli, dalle lettere sui display alle sedi per gli strumenti, per fare in modo che fossero tutti intonati all'aria dell'auto. Questo dava credibilità fin dalla prima apparizione. La seconda versione dell'auto (terza serie del tf, dopo che Kitt viene colpito da un razzo in "I misteri di Chinatown" e riappare con una nuova elettronica di bordo) prese chiaramente una direzione diversa, e in quel caso io ebbi soltanto l'opportunità di fare qualche schizzo. Sperai molto che il cambiamento del design suonasse come una discreta evoluzione della precedente generazione.... Di certo, ho capito in quei tempi che ci sono diverse maniere di intendere il design futuristico. Il look sgraziato del secondo interno, come se costruito da più mani ognuna con idee diverse, era senz'altro divertente.... Dev'essere una soddisfazione costruire qualcosa che alla fine sembra come il risultato di una ricerca fra i bidoni dell'immondizia di un centro di elettronica. Ci trovai somiglianze con la confusione che regnava sulla DeLorean di Ritorno al Futuro, ma quello era tutto un altro tipo di progetto!!! Tornai a lavorare sull'auto con alcuni schizzi per l'ultima versione degli interni che apparve in video,(quarta ed ultima serie, dopo che Kitt è stato distrutto dal blindato in "Formula Kitt") cercando di razionalizzare ed amalgamare un pochino le cose. Questa volta avevamo tempo e budget per pensare a nuovi componenti, come il pannello, simile ad una pellicola, sensibile al tocco delle dita, che copriva i pulsanti one-touch dotati di led, rendendo tutta la superficie liscia ed omogenea. Il singolo grande schermo tv (a differenza dei due piccolini precedenti) però ci obbligava ad inserire le immagini proiettate in seguito, con un effetto di post produzione, perché a differenza dei due piccoli schermi precedenti, questo non poteva funzionare, in quanto sul retro non avevamo abbastanza spazio per installare un tubo catodico delle dimensioni richieste. (mentre prima le immagini erano veramente mandate in onda, dal tecnico fuori scena, sugli schermini piccoli) Fu scelto comunque, per il fatto che un grande schermo appariva come una buona soluzione, permettendo a chi guidava di avere una migliore visuale delle immagini che venivano riprodotte, anche da grande distanza, diciamo fuori dall'abitacolo. IN QUALE MANIERA AVETE REALIZZATO LE “SPIE” AI LATI DEL MODULATORE VOCALE (AUTO CRUISE, NORMAL CRUISE, AIR, OIL, S1, S2, P1, P2)? E GLI STESSI MATERIALI E PROCEDIMENTI LI AVETE USATI ANCHE PER LE “SPIE” CHE SI TROVAVANO SOPRA (POWER, FUEL ON, MIN RPM, IGNITORS)? “Le lenti erano di Plexiglas, bianco oppure trasparente, con il diffusore di luce piazzato dietro, e “gelatine”, ovvero porzioni di sostanze colorate ottenute per fusione e poi solidificate, resistenti alle alte temperature, applicate dietro ciascuna di esse. Scegliemmo il Plexiglas perché era ragionevolmente resistente, ma abbastanza facile da tagliare e sagomare senza mandarlo in frantumi. Si presentava bene, liscio alla vista, coprendo l'effetto sgraziato che avrebbe avuto la gelatina se tenuta esposta davanti al diffusore. Oltretutto usando questo materiale, la luce veniva emanata in maniera molto uniforme, senza dare nessun indizio sul tipo di lampada nascosta dietro la spia. Per le scritte, usai il procedimento di litografia in negativo. A quei tempi, bastava andare da un qualunque laboratorio di grafica vicino a voi, con cui foste un po' in confidenza, ed avere pronte scritte come quelle in un'ora o due. Bastava che consegnaste le immagini desiderate (lettere in questo caso) e loro vi facevano il negativo. Era un foglio di plastica molto trasparente e nitido, con il rovescio di qualunque cosa aveste consegnato al tecnico con la camera. Se gli davate delle linee e delle lettere nere, ottenevate linee e lettere trasparenti con il nero tutt'intorno. Bastava avere fogli di carta per stampante e otto dollari per il servizio di camera, per ottenere la vostra grafica preferita per gli strumenti, pronta per essere retroilluminata, in molto meno di una giornata. Qualche diffusore di luce, un po' di gelatina.... e oplà!” NEL PILOT, IN ALCUNE SCENE SI PUO' NOTARE UNA PICCOLA SCRITTA BIANCA, SOTTO L'EMBLEMA KNIGHT, SULLA CLOCHE DI GUIDA. PUOI DIRCI QUALCOSA AL RIGUARDO? “Avevo cercato di fare in modo che il piccolo logo Knight sembrasse una moderna interpretazione grafica dei simboli presenti sugli elmi dei soldati Romani... e la scritta l'avevo abbinata allo stemma sulla cloche sperando che piacesse e che venisse dipinta alla fine anche sui lati del rimorchio dell'Unità Mobile, ma non accadde mai. I caratteri dicevano “Knight Two Thousand”, mi pare. I TUOI PROGETTI HANNO INCLUSO ANCHE ALCUNE PARTI DELL'INTERNO DELL'UNITA' MOBILE, PER CASO? E SE SI, QUALI? “No, io progettai un garage ed un laboratorio mobile per il Pilot della serie realizzata da Glen immediatamente dopo questa, in cui era protagonista la moto, anzichè l'auto. E' probabile comunque che per la Base Mobile si trattasse di computer fasulli, simulacri che erano stati presi in affitto da una società chiamata “Modern Props.”, con sede in città.” FU QUALCOSA IN PARTICOLARE AD ISPIRARE IL DESIGN DEL MUSETTO? “Glen voleva vedere uno scanner (tipo elmetto di Cylon) montato sul paraurti anteriore. Ambedue volevamo che la forma del musetto fosse precisa, tagliente e levigata. Preparai diversi sketch, oltre a una maquette tridimensionale in poliuretano. Decisi di giocare sulle linee guida del frontale che convergevano verso il centro dell'anteriore, puntando verso il basso e verso il centro. Non ero un fanatico dei frontali dalle linee decise, ma bisogna dire che nel musetto originale della Firebird vi erano davvero troppe superfici lisce. Senza cambiare né il cofano né i fianchi, l'unica maniera di sopperire a tale pesantezza era quella di puntare in avanti, estendendo le loro linee verso terra... ma questo aumentava ancora lo sbalzo anteriore. Anche se lo sbalzo della Firebird originale '82 non era poi una cosa esagerata, rispetto a quello delle versioni successive, l'idea di allungarlo mi infastidiva. Fu così che nacque il musetto appuntito: lasciando la profondità del musetto quasi invariata sulle fiancate, l'effetto di allungamento nella vista laterale restava contenuto, mentre osservando l'auto davanti a noi di muso, o dall'alto (“in pianta”, come si dice) la parte centrale che presentava un supplemento di sbalzo, realizzava un buon compromesso fra le varie esigenze. Dava l'idea di un frontale levigato, preciso, futuristico, senza aumentare troppo la massa davanti alle ruote anteriori. La lunghezza era tutta al centro, non agli angoli, e formava un frontale davvero appuntito. Non avrei mai voluto essere nei panni di quei poveri ragazzi stuntmen che a volte dovevano scontrarsi contro metri quadri di fibra di vetro, ogni volta che nelle scene d'azione venivano in contatto con il mio musetto!” “Le stesse considerazioni possono valere per il labbro inferiore sotto il musetto. Disegnarlo in maniera tale da seguire il disegno della parte superiore, con la superficie puntata a sua volta verso l'avanti, in opposto alla superficie appena sopra, per intenderci quella delle griglie coi faretti, aiutò ad alleggerire la forma e a renderla ancora più tagliente, tagliando i ponti con la soluzione troppo liscia e pesante del musetto di serie. Inoltre misi molta attenzione a non disegnare uno spoiler che una volta finito fosse più basso rispetto a quello dell'auto di serie... l'auto sarebbe stata pronta a grattare in terra continuamente. Fu molto importante prestare attenzione al fatto che le linee del nuovo musetto si integrassero perfettamente con quelle dei fianchi e del cofano di serie, dato che non potevano essere cambiati. Mi piaceva molto vedere questi generosi raggi di curvatura, che uscivano dalla sagoma dei fianchi, disegnavano il musetto, per poi ributtarsi nella forma dall'altra parte. Gli angoli vivi, molto frequenti sui frontali di alcune auto dell'epoca, specialmente sugli spoiler, perdevano decisamente di fascino alla prova dell'efficienza aerodinamica. Non serve un tunnel del vento per intuire che un angolo netto fra il muso ed il fianco, con l'effetto “scatola” non è il massimo per il Cx. La Nasa aveva già provato con i suoi test degli anni '70 (quando la gente terrorizzata dalla crisi petrolifera le studiava tutte per risparmiare carburante) che una curvatura fra frontale e fianchi pari ad appena un ottavo della larghezza complessiva del veicolo era in grado di ridurre considerevolmente l'attrito con l'aria, aiutandola a rimanere attaccata al veicolo, senza brusche rotture dei flussi. Questo effetto dell'aria sul veicolo, si potrebbe tradurre in potenza aggiuntiva, che si può impiegare in due modi... o aumentando le prestazioni mantenendo invariata potenza e consumi, oppure l'opposto, mantenendo le prestazioni di prima pur riducendo cavalli e richiesta di carburante. Inoltre, a mio modo di vedere, è bello sapere, quando si guarda la propria auto, che è più performante anche perché attraversa l'aria molto facilmente. In ultimo, le prese d'aria sottostanti il musetto accoglievano dei grossi fari di profondità, che montammo con l'idea che i fari a scomparsa non sarebbero mai entrati in funzione, in quanto oltre ad essere un notevole freno aerodinamico, erano veramente penosi da vedere, facendo davvero a pugni con le linee del frontale. PUOI RACCONTARE QUALCOSA RIGUARDO A QUALCHE PROBLEMA CHE LO STAFF DEL SERIAL EBBE SUL SET CON IL TUO MUSETTO? “Oh, per cominciare sono sicuro che ne abbiano sfasciati un'infinità. Per quanto avessi cercato di rimanere in valori standard come sbalzo e altezza da terra, bisogna dire che il mio musetto in fibra era molto più cagionevole che il frontale di serie della Firebird. Uno di quei compromessi cui bisogna sottostare in nome del design, suppongo. Penso che a volte bisogna fare dei sacrifici per un'estetica affascinante... del resto, provate a chiedere ad un po' di donne, se quelle scarpe che adorano mettere con il tal vestito, o che vogliono mettere a tutti i costi perché sono alla moda, sono davvero così comode......” OLTRE ALLA SOMIGLIANZA CON GLI ELMETTI DI CYLON IN BATTLESTAR GALACTICA, CI SONO ALTRI ELEMENTI CHE INVECE SONO PROPRI DI QUELLO DI KITT? “Glen voleva dare all'auto l'impressione che avesse una specie di.... “battito cardiaco”, sempre presente quando lei era in funzione. In questo era similare all'uso che ne facevano i Cylon. Esternava stati d'animo in un volto per altri versi inespressivo. Era davvero un'idea brillante, e qui lo fu ancora di più. I ragazzi che lavoravano per John Ward avevano programmato diverse funzioni nei circuiti. Fui impressionato dal numero di modalità di funzionamento che aveva quello scanner.... erano almeno otto, ma forse divenirono anche il doppio. C'erano diverse velocità, diversi tempi di pausa, diverse intensità, lampeggi, ed altro ancora.” QUANDO GUARDI INDIETRO E RIPENSI AL TUO PROGETTO D'INSIEME PER KNIGHT RIDER, VEDI QUALCOSA CHE COL SENNO DI POI AVRESTI POTUTO O VOLUTO FARE DIVERSAMENTE? “Non ho nessun rimpianto, ma è chiaro che se avessimo avuto un pochino di tempo in più a disposizione, avremmo potuto ragionare diversamente sul migliaia di decisioni prese in fretta e furia. Se avessi avuto più tempo, mi sarebbe piaciuto fermarmi a riflettere meglio su tante cose. Ma so che tutto quello che potei fare per far sì che quest'auto avesse successo, lo feci. E sono contento di avere avuto l'occasione per farlo.” FINE (ci siamo arrivati, in fondo... complimenti a chi ha resistito fin qui )
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Pesantina, direi... Chissà se un giorno si ricorderanno che in una macchina i vetri servono per guardar fuori . Prima o poi le faranno tutte chiuse e ci metteranno delle telecamere. Certo che li non si fanno mancare niente, quando nevica, nevica....
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Perchè mi sembra un mouse? Le manca giusto il filo
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A quanto mi risulta si, ma se volete posso informarmi meglio, e se qualcuno volesse vederla dal vivo, beh basta che me lo dite che avviso il responsabile e vi accompagno (così intanto si fa una chiaccherata però se viene anche ACS basta che parcheggi col muso verso il muro come al raduno )
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Cavoli messa giù così mi pare proprio una bella versione!! Complimenti! Una domanda... non sono aggiornatissimo sulle ultime evoluzioni dell'accessoristica Opel... mi spieghi cos'è il pack che si chiama come la mia Astra? Un insieme di pezzi che la fa sembrare la mia?
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Il famoso sottoscritto (seee capirai) riparte con la narrazione, e stavolta mettiamo da parte i fiorellini e le coccoline da piccioncini, ritornando a parlare di argomenti più sfiziosi... La parola alla Legacy. (mi sfizia pensare che gli utenti di AP che useranno la funzione "cerca" per cercare info sull'alto di gamma Subaru si ritroveranno seduti su una Pontiac ) (potrei ribattezzarla, come feci sul forum di KR quando ero mod, e venivo subissato da pm con sempre le solite domande, da forumisti che erano troppo pigri per leggere quello che avevo postato, e che conteneva le risposte alle loro curiosità. Così la ribattezzai "Knight Rider Leggasi") Ok, va bene, va bene, parto col racconto.... Uno degli aspetti più esaltanti di Knight Rider era la futuristica, equipaggiatissima ed indistruttibile auto di Michael Knight, soprannominata Kitt. Jack Gill, responsabile delle bellissime acrobazie di Kitt, rivela: “Tutte le auto avevano un assetto ribassato di circa un pollice e mezzo, per dare loro un aspetto meno sgraziato rispetto alle troppo “sospese” versioni di serie che uscivano dalla GM.” Hasselhoff ricorda: “avevamo un'auto con circa 200000 dollari di equipaggiamento elettronico a bordo, e ne avevamo altre preparate per eseguire qualunque tipo di acrobazia. Consumammo anche una montagna di pneumatici, in quattro anni. Una delle nostre TransAm, in un giorno subiva sollecitazioni superiori a quelle che subivano le auto dei privati in cinque anni!” Quando le auto in dotazione erano completamente a pezzi, un nuovo stock era già pronto nelle mani della troupe, già modificato secondo le esigenze della Universal. Siccome i loro impieghi erano differenti, la produzione aveva sempre per le mani un buon numero di auto tutte uguali. Dice Hasselhoff: “In ogni episodio, ne avevamo diverse. Prima di tutto perchè quella che avrei dovuto usare quel giorno poteva sempre rompersi, e poi perchè per esempio, se era il momento di fare un salto, avevamo con noi l'auto apposita, che a volte magari ne usciva male e doveva essere sostituita. Infine, c'era l'auto primadonna, sempre lucida, perfetta in ogni particolare e dotata di tutte le rifiniture di Kitt, che veniva usata nei primi piani e nelle scene tranquille.” L'auto primadonna (quella appunto per le riprese in primo piano) era l'unica ad avere al suo interno la strumentazione completa e funzionante che rese Kitt così famoso. Ogni volta che vedevamo David uscire o salire in macchina, veniva usata quell'auto. La produzione creò anche un duplicato manichino della consolle completa di Kitt, sistemato agli studi di registrazione della Universal. Ogni volta che vedevamo entrare in funzione un display o un sistema di bordo di Kitt, stavamo guardando quel manichino. C'era poi un'auto equipaggiata con un vero sedile eiettabile, simile a quello degli aerei da caccia, ma gli stuntmen che lo provarono fecero notare che era veramente molto pericoloso, perchè li lanciava fuori ad una velocità ben superiore a quella prevista. Per questo motivo, gran parte delle scene di espulsione venne girata usando dei manichini. Un'altra auto utilizzata era quella pesantemente modificata per sopportare ogni tipo di acrobazia che si presentava. A volte, quando gli stuntmen volavano in aria per tratti lunghi almeno 80 piedi, le auto arrivavano addirittura a spezzarsi in due. Per questo, alcune delle auto usate per i salti erano molto diverse dall'originale, Realizzate partendo da un telaio tubolare tipo rollbar, erano dotate di un involucro esterno in poliuretano del tutto identico alla carrozzeria di Kitt. “Servivano quattro ragazzi per calzarlo sul telaio e tenerlo in posizione finchè non fosse fissato perfettamente. Anche quel guscio, dopo i salti solitamente si presentava spezzato o scheggiato e doveva essere riparato”, ricorda Jack Gill. Anche il motore era pesantemente modificato. “Era davvero pompato,” ricorda David. “Avevamo un meccanico responsabile delle elaborazioni dei motori, che si chiamava Willie Stabile. Le nostre TransAm erano veramente molto più performanti che quelle di serie.” Dopo la presentazione della serie, lo Stunt Coordinator Bob Bralver si stava guardando in giro per trovare qualcuno che volesse far parte dello staff, occupandosi delle acrobazie. Jack Gill, che fino a quel momento aveva contribuito a far fare bella figura al Generale Lee, venne chiamato in causa. “Quando cominciai, conobbi Hasselhoff e scoprii che abitavamo a cinque miglia l'uno dall'altro, e non ci conoscevamo solo perchè avevamo frequentato scuole superiori differenti. Avevamo molto in comune. Una cosa tira l'altra, e nel corso della prima stagione diventai prima Stunt Coordinator ed in seguito regista della seconda unità. Evidentemente guidavo davvero molto bene!” Gill si aggiunse allo staff di Knight Rider durante la realizzazione di “Deadly Maneuvers” (“Blu esplosivo” da noi). “Non potevamo fare molto a quei tempi perchè avevamo solo tre auto, due stunt car e una auto primadonna. Non potevamo rischiare di rovinarle troppo. Più avanti cominciammo ad avere altre auto, e potemmo iniziare a modificarle ognuna secondo l'utilizzo che doveva avere. Dopo qualche tempo, ne avevamo 18 in tutto. Ricevemmo queste auto dalla Pontiac (quelle del treno bisarca deragliato... ) al costo di 1 dollaro l'una. Piu avanti, ci capitò ancora che la Pontiac ci chiamasse per dirci che avevano delle auto rovinate dall'acqua o che erano rovinate per una ragione o per l'altra, e per chiederci se ci interessavano.” Il più famoso (e pericoloso) di tutti gli stunt era sicuramente quello chiamato “turbo boosting”. Per realizzare questo spettacolare effetto, veniva utilizzata una rampa di lancio che solitamente veniva nascosta da qualcosa, tipo auto parcheggiate, siepi, muretti, anche se ad un occhio attento ogni tanto capita di riuscire a notarla. Costruita in acciaio, esisteva in due versioni: -una alta 38 pollici e lunga 14 piedi, utilizzata per volare alto, -e l'altra alta 32 pollici e meno verticale, lunga 16 piedi, usata per salti più lunghi e meno elevati. Entrambe avevano un sistema ad aria compressa che entrava in funzione mentre Jack era sulla rampa, spingendo verso l'alto la TransAm e aiutandola a rimanere in aria più a lungo. Gli studios pagarono 10000 dollari per la realizzazione di queste rampe. Quando la serie fu sospesa, vennero portate nel deposito rottami degli Studios Universal e abbandonate ad arrugginire. Robert Ewing, produttore associato, ricorda: “Avevamo due jump cars con la carrozzeria involucro in poliuretano. Volavano su quelle rampe e pesando solo 600 chili circa, sorvolavano veri camion e treni. Equipaggiate con piantoni si sterzo di sicurezza, freni speciali, ammortizzatori provenienti dalle Stock Car, logicamente prive di qualsiasi accessorio interno e più basse rispetto alle versioni di serie della Firebird. Tutto era realizzato con la massima sicurezza, e nessuno ebbe mai nessun incidente. Se una cosa era troppo pericolosa, non la facevamo.” “Ricordo che feci un salto di ben 140 piedi, e comunque la media non scendeva mai sotto i 110-120 piedi, mentre fino a quel periodo per quel che ne so io nessuno mai saltava più di 90 piedi con un'auto. Dovetti apportare modifiche all'assale anteriore per assicurarmi di atterrare nel migliore dei modi, e piazzai due ammortizzatori per ogni ruota, invece che uno, davvero molto duri,” continua Jack. “Ricordo che i produttori volevano che l'auto planasse il più possibile orizzontale, e per fare ciò costruii una scatola d'acciaio nel bagagliaio, che zavorravo di volta in volta con lastre di metallo, mettendo l'auto su di un cric sollevata al centro e caricando metallo nel posteriore finchè l'auto non restava da sola in bilico, mostrando che il suo baricentro si era spostato esattamente al centro del corpo vettura. Altrimenti, per lo sbilanciamento dei pesi dato dal grande e pesante blocco motore, la Firebird avrebbe inesorabilmente puntato verso terra con il muso.” Gli shock dovuti agli atterraggi erano comunque elevatissimi, ed infatti per ogni stagione venivano completamente distrutte e rottamate dalle sette alle nove Firebird. Una delle cose di cui si occupò personalmente Gill fu quella di costruirsi un sistema di assorbimento degli urti personale, destinato a proteggere schiena e bacino. “Diversi stuntmen nei periodi precedenti si erano provocati danni a tali parti del corpo, a causa dell'insaccamento dell'atterraggio. Saltavo con un sistema da me ideato, collegato al rollbar, che tratteneva me ed il mio sedile attraverso cinque punti di ancoraggio, utilizzando cinque diverse corde tipo quelle per il bungee jumping. Quando atterravo, le corde tese assorbivano la mia energia cinetica alleggerendo la pressione sul mio... posteriore.” Nell'episodio pilota vediamo Kitt sfondare un rimorchio di tir dell'azienda cibernetica Comtron. Questo effetto venne realizzato costruendo una copia esatta della fiancata del rimorchio, una soltanto, abbastanza lunga da poterla attraversare due volte, nei due sensi. "Nella prima fase, girammo la scena in cui la TransAm decollava da una rampa fuori campo e si dirigeva verso la fiancata di legno di balsa, spezzandola. Poi girammo la sequenza inversa, facendola “tornare indietro” sull'altro pezzo di fiancata. Con il montaggio di post produzione e telecamere piazzate ad hoc, l'impressione fu veramente quella che Michael Knight avesse attraversato il tir!” Meno frequenti, scene più tranquille come quelle in cui qualcuno percuoteva l'auto con ogni genere di attrezzo, dai martelli alle mazze da baseball. “Ideammo una sovrastruttura in poliuretano estremamente flessibile, che montammo sopra la carrozzeria dell'auto, e che la riproduceva perfettamente, soltanto più grande di circa un pollice. I colpi non lasciavano alcun segno sul poliuretano, al limite ne rimaneva traccia sulla lamiera sottostante che poteva anche essere quella di un'auto già rovinata.” Riguardo a questo trucco, Gill ricorda un aneddoto purtroppo non molto felice. “Un giorno stavamo girando delle scene appena fuori dalla San Fernando Valley. Un ragazzo attaccava Kitt con una mazza da baseball. Mettemmo sull'auto la copertura e il ragazzo fece la sua parte. L'effetto fu veramente ben riuscito. Subito dopo, dovevamo girare le scene con l'auto normale, quella primadonna. Spostammo l'auto con la copertura e mettemmo al suo posto quella lucida e perfetta. Immediatamente dopo, dovemmo spostarci a piedi tutti quanti di qualche decina di metri, a girare alcuni primi piani di David. Mentre eravamo lontani dal set principale, alcuni ragazzini si avvicinarono all'auto primadonna. Avevano visto il ragazzo colpire l'auto con la mazza da baseball, e loro, molto giovani, senza sapere quel che facevano, lo imitarono, prendendo l'auto a calci, pugni e sassate. Fu incredibile vedere come furono in grado di ridurre l'auto... era un disastro, e ciò causò un gran disagio perchè quel giorno era l'unica auto disponibile che avesse una certa “presenza scenica.” Un altro effetto molto importante riguardava i dialoghi fra Michael e Kitt: come faceva David a sentire la voce di Kitt. Molto semplice. Quando loro due non erano in movimento, fuori scena c'era una persona che leggeva le battute di Kitt, dando il tempo giusto a Michael per rispondere con le sue. Invece, quando si giravano scene di viaggio, l'auto solitamente era agganciata al rimorchio del camera car, ed una persona, solitamente l'aiuto regista, leggeva i dialoghi di Kitt stando seduto sul retro del camera car, comunicandole a David a bordo attraverso l'impianto radio installato sulla Firebird. Le battute di Kitt erano poi definitivamente aggiunte in sala di doppiaggio, mentre David ridoppiava se stesso. “Io non ho mai visto William Daniels durante queste operazioni. Avevo sempre semplicemente davanti a me il manichino della consolle. Le frasi erano dette in tempi differenti, io non sentivo lui e lui non sentiva me. Nei primi tempi fu abbastanza difficile abituarsi a tale tipo di procedura, ma in seguito divenne per me la parte più facile di tutto lo show.” Jack Gill era anche l'uomo incaricato di interpretare le scene pericolose per Michael a piedi, come per esempio il salto da una piattaforma sopraelevata, come possiamo vedere in “Knightmares” (da noi "Incubi", episodio in cui Michael picchia la testa risvegliandosi con un'amnesia e crede di essere ancora Michael Long) ed in “A Good Knight's work” (da noi "Matto Matteo", dal nome dato dal doppiaggio italiano ad un orsetto di peluche-giocattolo, di cui in teoria erano stati rubati i segreti tecnici, ma che in realtà era solo l'esca di una trappola tesa a Michael da certi rivali del passato, che lo avevano riconosciuto sotto la nuova identità di Michael Knight). “Girare quelle scene mi terrorizzava, veramente. Ero pratico di salti da altezze ridotte, e dovetti alzare il tiro, ma la cosa peggiore era pensare che una volta che mi ero gettato, era tardi per cambiare qualcosa. Dovevo atterrare su un cuscino d'aria, ma c'era sempre una calca di persone ad osservare, ed urlavano come matti, e io nella mia mente, mentre precipitavo, pensavo... che succede? Che c'è che non va? Qualcuno ha tolto il materasso? Ma non potevo mica tornare indietro, no?” ricorda Jack. Altra difficoltà da superare era quella di simulare il fatto che l'auto guidasse da sola. Jack Gill fu responsabile anche di questo. Penso che molti di voi osservando la serie se ne saranno accorti, ma lo spiego per chi non ha mai fatto caso. In realtà la Pontiac era guidata dallo stuntman, che seduto sul sedile posteriore e ricoperto da un finto sedile guidatore, utilizzava i comandi opportunamente allungati e guardando la strada dalla tipica finestrella dei poggiatesta integrati negli schienali di Kitt. (ed ecco come era fatto questo trucco. Attenzione, la foto non è ribaltata. Era la Pontiac modificata per la guida nascosta a destra, per permettere di girare la scena intera di Kitt che arrivava e Michael che saliva, ripartendo... fingendo solo di guidare, mentre in realtà era Jack Gill a guidare, nascosto a destra. Questo accadde solo nella quarta stagione, prima quest'auto non c'era, quindi ogni volta che Kitt arrivava "da solo" e Michael doveva salire, vi era uno stacco nelle scene, per cambiare auto... perchè altrimenti Michael avrebbe dovuto sedersi in braccio a Jack ) Va detto che l'idea, sicuramente valida, spesso era realizzata e mostrata con scarsa attenzione da parte della regia, perchè il trucco spesso e volentieri si notava eccome. Ma passiamo la parola a Jack. “Il sedile per la guida cieca fu probabilmente l'idea più brillante fra tutte quelle che avemmo. Prima di Knight Rider, tutti sostenevano che si potesse realizzare soltanto guidando attraverso le immagini di una videocamera, oppure asportando dall'auto una parte del frontale per guardare fuori mentre si guidava abbassati sotto la linea dei finestrini. Io avevo un'auto predisposta per la guida nascosta con il posto dal lato guidatore ed un'altra con il posto dal lato passeggero.” Jack guidava con le braccia e le gambe allungate attraverso il sedile, rimanendo nascosto dallo stesso. "Le cose più strane accadevano quando per esempio c'era una giovane donna sul lato passeggero, ed io guidavo nascosto nel sedile dal lato guidatore. Spaventammo parecchia gente!” (e su questo svelo ora un segreto del KR Italia. Il video che trovate sul tube alla voce "spot KRI", girato quest'estate a Torino di notte, lo abbiamo realizzato con la stessa tecnica, un pochino meglio forse, calcolando con più pazienza le inquadrature e aiutati dal buio. Il buon EdoKitt guida da seduto dietro, perchè si è costruito pure lui i rinvii per avere in mano i comandi dell'auto. Soltanto che... posso quotare Jack Gill quando parla del fatto di "spaventare la gente". E' successo, alle tre di notte... con Edo alla guida e regista con camera a mano seduto pure lui dietro, che riprende in diagonale il cruscotto per mostrare l'auto che va da sola, mentre Edo, a bassissima velocità, ritira verso di sè per un attimo i rinvii per il volante-cloche. Solo che se in quel mentre, in un "set" chiamiamolo che di certo noi non avevamo la competenza per chiudere al pubblico, passa la ronda dei Carabinieri che strabuzza gli occhi vedendo una Pontiac nera che va da sola.... è stato tanto bello quanto tremendo... e la nottata è finita a libretti, documenti, e minacce di verbali spropositati . Per fortuna poi non è successo nulla, perchè in fondo si è capito che si stava girando un cortometraggio, e poi, perchè in fondo... Kitt è Kitt, e sono rimasti ammaliati pure loro dal lavoro che si stava facendo. Meno male.) Robert Ewing ricorda. “In alcune scene non era necessario usare questo trucco... perchè chi osservava il video dalle inquadrature non poteva rendersi conto che l'auto era trainata da un camion camera car. Nelle altre, dove si sarebbero visti i cavi di traino, usavamo il trucco del sedile, con il viso nascosto da un vetro scuro a doppio effetto, inserito nella finestrella del poggiatesta. Lui poteva vedere fuori, ma da fuori non si poteva vedere il suo volto. Tuttavia, vista la sua complessità, raramente Kitt guidò da solo per periodi lunghi.” Lo Ski mode era un altro effetto molto apprezzato dai fan, dove si vedeva Kitt viaggiare su due ruote. Buzz Bundy era il migliore al mondo ad eseguire tale acrobazia. “L'unica modifica che veniva fatta sulle auto era quella di bloccare il loro differenziale posteriore, impedendo che girassero in maniera indipendente.” Durante la serie abbiamo potuto vedere più volte le classiche manovre di inversione di marcia a 180 gradi, anzi potremmo dire che siano uno dei biglietti da visita della serie. Buona parte di queste performance fu compiuta da David in persona, fino al giorno in cui sfortunatamente distrusse completamente una delle auto contro una palma . Dopo lo sfortunato incidente, David spiegò qual'era la tecnica per compiere tale manovra. “Compievo il testacoda ad una velocità circa di 50 miglia orarie; viaggiavo all'estrema destra della carreggiata, ad un certo punto voltavo velocemente verso il lato opposto mentre azionavo il freno a mano, il quale bloccando le ruote mi aiutava a far voltare l'auto. Mentre mi apprestavo a terminare l'inversione, sbloccavo il freno a mano e ridavo gas, ripartendo nel senso opposto." Patricia Mc Pherson ricorda: “ Mi sarebbe piaciuto tantissimo poter essere in macchina con David e Jack tutti i giorni! David certo era parecchio bravo, ed aveva imparato bene da Jack, ma l'abilità di Jack era semplicemente esaltante. Spesso quando ero in macchina durante quelle scene, avevo sempre quella strana sensazione, come se stessi per perdere i denti davanti! Era davvero forte come fossero capaci di riuscire a voltare l'auto in un fazzoletto e fermarsi in un posto preciso. Erano cose incredibilmente belle da vedere.” E per stasera ci fermiamo qui, dopo aver fatto un viaggetto in generale nell'ambito della realizzazione delle sequenze direi... caotiche. A domani!
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Beh in verità il mio merito è solo quello di traduttore. Il testo è stato scritto e pubblicato nel volume "Knight Rider Legacy" da due appassionati americani che visto il tremendo database raccolto negli anni, nel 2002 si sono trasformati in scrittori e hanno dato vita a questa piccola bibbia per gli amanti di Supercar. Io ho solo tradotto in italiano il volume, per far sì che arrivasse in maniera facile da interpretare anche a tutti i fans della penisola. Così mi hanno conosciuto in tutta la penisola, mi hanno linkato il lavoro su blog e siti affiliati, mi hanno citato quando prendevano spunto dalla mia traduzione. Risultato? Se apro un motore di ricerca e scrivo il nick che ho nel KR Italia, viene fuori un po' troppe volte. Non so mica se esser contento, ho lasciato troppe tracce :D
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Che è appunto quella che proponevo ad ACS. Ne parlammo con Duetto quel giorno a Fidenza. E' in esposizione in una concessionaria a due passi da casa mia, conosco chi l'ha messa in vendita (un membro del Valsesia Lancia Story) e IMHO è molto bella. (oltre a questa vende anche una Appia e un Maseratino 222 che è uno spettacolino, per chi ci piace il genere) Ci hai preso in pieno, Lanciaboxer!
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Ritengo che le porte a libro possano avere un vantaggio nel caso unico di mamma/papà che scende dall'anteriore e pargoletto-pargoletta già sgambettante che scendono da soli da dietro, e li hai subito fra le mani anzichè dover scavalcare una porta che si è aperta come la tua. In questo caso sarebbero simili alle scorrevoli, ma con in più il vantaggio (che è proprio anche delle porte normali che però devi scavalcare) di segnalare un ingombro a chi arriva da dietro in auto, cosa che quelle scorrevoli praticamente non fanno. Sicuramente come dice Regazzoni, è comunque più una soluzione di marketing che altro. Scusami Teknos.... a me piacciono tante Renault, ne ho avuta una e sono amicone di un conce e di un ispettore maaaa.... che brutta la Laguna. :D
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A Fidenza io te l'avevo offerta una Gamma coupè, ma tu non l'hai voluta :D "No, bleahh... bianca..." :D