Show di Marchionne fra i gestori, e Fiat in Borsa si impenna. Il titolo venerdì ha chiuso con un guadagno del 7,7% a 6,26 euro, in rialzo di quasi il 40% dai minimi del 20 aprile scorso. E anche oggi il titolo non sembra volere rallentare la corsa. Dopo un’apertura in forte progresso (ha sfiorato il +4%), a metà pomeriggio avanza a un ritmo più blando, ma si tratta pur sempre di un guadagno dell’1% a 6,32 euro.
Attribuire questa performance solo alle ottime capacità di Sergio Marchionne nel convincere i gestori sarebbe sbagliato. Venerdì pomeriggio Mediobanca ha ospitato i principali rappresentati dei fondi italiani e qualche hedge fund per un incontro, 40 minuti a testa, con l’amministratore delegato di Fiat. Secondo un report diffuso oggi da uno dei gestori presenti, Marchionne non avrebbe fatto altro che ribadire gli obiettivi già annunciati: il 2005 si chiuderà in utile grazie ad alcune voci straordinarie, il 2006 sarà il primo anno con un utile netto (senza componenti straordinari) superiore ai 700 milioni di euro.
Sempre nel report si legge che Marchionne avrebbe mostrato una chiara visione della situazione di Fiat. I nuovi modelli per il 2005 non basteranno ad assicurare la svolta del gruppo. Altro che Punto, e a capo. Quest’anno il miglioramento dei conti sarà affidato al taglio costi che garantirà risparmi per 750 milioni di euro: 400 milioni grazie a maggiori efficienze, 150 milioni da minor spese di pubblicità, soprattutto in Germania e Gran Bretagna e 200 da un utilizzo più razionale delle spese in ricerca e sviluppo (meno prototipi di auto non destinate alla vendita).
Ancora, Marchionne vorrebbe diminuire il numero delle piattaforme. Ma questo sarà possibile solo stringendo accordi con altri partner industriali. Dal punto di vista commerciale, la svolta dovrebbe arrivare dal totale abbandono delle vendita di auto a Km zero, che mantenevano alta la quota di mercato ma deprimevano i margini.
“Se il titolo oggi si fosse fermato, si sarebbe potuto ipotizzare che un po’ di speculazione, sommata all’ottima capacità di comunicazione di Marchionne durante le presentazioni, e qualche rumor, fossero all’origine del boom di acquisti di venerdì”, spiega un analista che aggiunge: ”Ma non è stato così. Fiat continua a correre e probabilmente sotto si nasconde dell’altro”. Secondo un gestore, “gli unici in grado di movimentare un titolo come Fiat in così poco tempo sono i grossi fondi hedge internazionali”. Finora però la Consob non ha registrato il superamento della soglia del 2% da parte di nuovi azionisti.
Dunque c’è dell’altro. A dire il vero in questi giorni i rumor che girano sul mercato sono diversi e si confondono. C’è chi parla di uno studio di Lehman Brothers orientato a fare del gruppo Fiat uno spezzatino. Da una parte andrebbero le attività “sane”, quelle che generano utili: Iveco e Cnh in primis. Dall’altra l’Auto. All’interno del comparto è doveroso fare delle distinzioni. AlfaRomeo e Maserati sono vicine al pareggio, mentre le divisioni veicoli commerciali e quella per la produzione motori già guadagnano. La voragine è rappresentata dai marchi Fiat e Lancia, inseparabili perché condividono diversi impianti. Una volta separato da Cnh e Iveco, il settore Auto andrebbe messo in vendita.
E nel mercato già si sussurra di un interesse da parte di Roberto Colaninno o del nuovo fondo a cui la strana coppia, Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi, starebbero studiando per salvare le aziende italiane in crisi. Rimane ancora un mistero:perché questi investitori troverebbero conveniente acquistare l’auto... “Probabilmente la pagherebbero una lira, come avvenne per l’Alfa Romeo”, commenta un gestore
L’idea spezzatino farebbe molto comodo alle banche che a settembre con la conversione del prestito di 3 miliardi di euro in azioni diventeranno il primo azionista del gruppo torinese, con una quota collettiva del 27%, mentre gli Agnelli si diluiranno dal 30 al 22%. Quanto al comportamento futuro delle banche, Capitalia ha già detto che è sua intenzione uscire gradualmente e senza fretta dal capitale di Fiat. San Paolo, Intesa e Unicredit non hanno dato indicazioni. Ma sul mercato circola l’ipotesi che gli istituti di credito, forse alcuni se non tutti, starebbero trattando con Ifil (famiglia Agnelli) per costituire un patto di sindacato.
Si tratterebbe di una soluzione tesa a rafforzare e sostenere il management, insomma un segnale di fiducia verso Marchionne al quale si vuole dare il tempo di realizzare il piano industriale e mantenere unito tutto il gruppo, così da avere maggiori peso in futuro per strappare accordi industriali con altri partner.