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Quel referendum sarà populista quanto ti pare, ma è stato vagliato dagli organi (alcuni di rilevanza costituzionale) a ciò preposti ed è stato dichiarato ammissibile. Quel referendum pertanto è formalmente e sostanzialmente conforme alle regole. Ovviamente niente impedisce a chi non lo condivide di votare NO o di non recarsi alle urne o di votare, eventualmente, solo per uno od entrambi gli altri quesiti. Così funzionano, o dovrebbero funzionare, le cose. Quello che si può o non si può "demandare al popolo" è scritto nella Costituzione ed in particolare nell'art. 75, quindi eliminiamo alla radice il falso problema dell'inopportunità di sottoporre quesiti come questo a referendum. Peraltro, se vogliamo dirla tutta, se la politica non si riduce ad una concezione calcistica (Lazio contro Roma, Inter contro Milan) ove conta solo il tifo, niente è più complesso dell'espressione del voto da cui nascerà la maggioranza di governo. Non è anche questa una responsabilità particolarmente gravosa per il popolo che si reca alle urne? La vogliamo evitare? Poi, permettimi una battuta: se si deve cancellare con una furbata un referendum perché manca l'informazione, e quindi la gente lo scambia per una sorta di "mi piace/non mi piace un certo uomo politico", ne prendo atto. Non condivido e mi oppongo, ma ne prendo atto. Però, per piacere, coerentemente si blocchino le amministrative a Milano perché anche quelle si riducono ad un referendum sul medesimo uomo politico, messo in piedi dal pluricitato (ma innominabile) uomo politico. Detto in altre termini: le regole si rispettano nella forma e nella sostanza.
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Sì, be', quel referendum è stato indetto prima di Fukushima, ma se anche fosse stato indetto successivamente, non vedo in che modo si possa pensare che i referendum "soggiogano (...) le regole della democrazia". Il punto è che siccome Governo e Parlamento non hanno nessun controllo sui referendum, non possono "bocciarli", hanno fatto la furbata di abrogare la legge oggetto di referendum con l'intenzione di riproporla più in là. Anzi, più che una furbata è una porcata. Magari al prossimo giro saltiamo le elezioni perché i sondaggi non ci sono favorevoli? Come dice Regazzoni, è una situazione preoccupante, molto preoccupante.
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Le fanno, le fanno. Te lo dice uno che ha la fissazione di Radio Parlamento
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Sulla definitività o meno della retromarcia sul nucleare era stata opportunamente mantenuta, da parte degli esponenti della maggioranza, una certa vaghezza oltremodo sospetta, tant'è che è da giorni che qui parliamo di retromarcia temporanea e funzionale all'eliminazione del referendum. Ieri c'è stata semplicemente la conferma ufficiale di un qualcosa che ben si poteva immaginare e, infatti, si immaginava. Ipotizzare che il Signor Brunì abbia contribuito a prendere quella decisione, mi pare eccessivo.
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Mi sento di quotare in toto. Peraltro hai espresso bene quello che intendevo anch'io. Tu hai scelto liberamente di non andare a votare. E' cosa diversa dal "cancelliamo il referendum così la gente non vota quello che non ci piace".
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Come penso di aver già detto, io non sono pregiudizialmente contro il nucleare. La mia unica preoccupazione è che venga fatto bene. Detto questo, il nostro Stato ha delle regole, regole che non sono perfette ma che vanno comunque rispettate, anche quando non ci fanno comodo. Nel momento in cui ci si permette di aggirarle, magari nella convinzione di farlo per una buona causa (lasciamo perdere l'ipotesi che si voglia affondare uno specifico referendum, anche se a pensar male...), si crea un precededente pericoloso ed inaccettabile. Questo va oltre il problema del nucleare e, molto probabilmente, oltre quello che è l'argomento di questo thread, per cui mi permetto solo di ribadire che la democrazia partecipativa non può essere accesa o spenta a seconda della contingenza. La consultazione popolare è quella che dà legittimazione al Parlamento e, indirettamente, all'esecutivo, non dimentichiamolo. Un domani, su questo presupposto, sul presupposto che la gente si fa manipolare, si può arrivare a contestare anche le elezioni. E noi non vogliamo arrivare a questo punto, vero? Ok, "non è a posto ma non è grave" non è una contraddizione. Se uno ha una bronchite, non è a posto ma non è grave. Se uno invece ha un collasso polmonare esteso, la cosa è anche grave.
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Io, quando parlavo di nostra incapacità di fare le cose per bene, mi riferivo alla materiale realizzazione degli impianti. Per quanto riguarda i referendum: è la democrazia bellezza. Non è che la puoi invocare quando sai di avere i numeri e "neutralizzare" quando temi di non averli.
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La Giulietta, assetto a parte, non è roba sua. Gli incrementi di vendita di cui parli, al massimo, possono misurare il successo di un prodotto che si deve a chi c'era prima di lui.
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Mi quoto perché il diretto interessato, colui che non può essere nominato, ha candidamente confermato quanto sopra: "L'accadimento giapponese ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini. Se fossimo andati oggi al referendum, non avremmo avuto il nucleare in Italia per tanti anni. Per questo abbiamo deciso di adottare la moratoria, per chiarire la situazione giapponese e tornare tra due anni a un'opinione pubblica conscia della necessità nucleare" (fonte: Repubblica) Tornando a noi, in tutta franchezza io non sono contrario al nucleare come fonte (insieme ad altre) energetica. Mi preoccupa solo la nostra cronica incapacità di fare le cose per bene
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Perché credi il suo nome mi stimoli la peristalsi?
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Solo leggere il nome Wester a me stimola la peristalsi, ma nel complesso sono d'accordo. Riuscirà il nostro maglione mascherato a non cedere alla tentazione di immischiarsi nella realizzazione del prodotto? Riuscirà, in altre parole, a vincere la propria leggendaria allergia a delegare le responsabilità sui prodotti?
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Be', 2 anni mi sembrano adeguati perché fra 2 anni vedremo i frutti, in termine di prodotto, di questa strategia. Poi, certo, se vogliamo vedere i risultati economici dobbiamo aspettare i 5 anni che dici tu o forse anche di più, ma fra nel tempo che dico io dovremo già avere (si spera) un'idea delle carte che Marchionne ha in mano. Certo è che se fra due anni si vedrà poco o niente, allora le cose si metteranno male per il gruppozzo.
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Questa è la classica affermazione che merita un "ne riparliamo fra un paio d'anni"
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Sia di chi l'ha voluto... no, assolutissimamente no. Considerato che stiamo camminando sul filo del divieto di discussioni politiche, mi limito solo a dire che queste operazioni servono esclusivamente a spostare l'imposizione dal centro alla periferia. Questo non è federalismo, perché il federalismo presuppone la creazione di istituzioni federali che invece non sono neanche in programma. Al massimo può essere definita (parziale) autonomia impositiva di regioni e comuni.
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No, non è (solo) questo il punto (aridaje con 'sto referendum). Per uscire dal contratto nazionale, FIAT ha costituito una nuova società (Fabbrica Italia) che rileverebbe impianti e personale. A parte il fatto che detta procedura prevede una fase di consultazione sindacale che non è stata ancora fatta (e che FIAT non pare intenzionata a fare), la legge (art. 2112 c.c.) prevede che "Il cessionario è tenuto ad applicare i trattamenti economici e normativi previsti dai contratti collettivi nazionali, territoriali ed aziendali vigenti alla data del trasferimento, fino alla loro scadenza, salvo che siano sostituiti da altri contratti collettivi applicabili all'impresa del cessionario. L'effetto di sostituzione si produce esclusivamente fra contratti collettivi del medesimo livello". Quindi l'idea di non applicare il contratto nazionale dei metalmeccanici, almeno fino a tutto il 2012, è un po' traballante. Il referendum dei lavoratori non può superare una norma di legge inderogabile.
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Peraltro il vero nodo non è tanto il corretto svolgimento del referendum, ma come avevo previsto diversi mesi fa, la FIOM ha fatto un ricorso ex art. 28 (condotta antisindacale) in cui lamenta anche la violazione delle norme in materia di cessione/trasferimento d'azienda. Su questo specifico punto ribadisco che FIAT mi pare un po' traballante.
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Che c'entra scusa? Se i referendum si sono svolti regolarmente, non c'è problema. In caso contrario è giusto che il giudice emetta i provvedimenti idonei. Peraltro il vero nodo non è tanto il corretto svolgimento del referendum, ma come avevo previsto diversi mesi fa, la FIOM ha fatto un ricorso ex art. 28 (condotta antisindacale) in cui lamenta anche la violazione delle norme in materia di cessione/trasferimento d'azienda. Su questo specifico punto ribadisco che FIAT mi pare un po' traballante. Impariamo a considerare il ricorso al giudice per quello che è: una verifica di legalità.
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Guarda, l'emendamento in questione, quello che dovrebbe rendere inutile il referendum sul nucleare, è contenuto nella legge di conversione del c.d. decreto legge omnibus. Diciamo che questo tipo di provvedimenti, che sono dei minestroni in cui confluisce di tutto, dal punto di vista della costituzionalità sono molto tirati per i capelli. C'è, in effetti, il rischio che il Presidente della Repubblica non lo firmi e lo rinvii alle Camere anche in base alla valutazione che è previsto in tempi brevi un referendum sulla materia*. Detto questo è pacifico che la bocciatura del nucleare da parte del popolo italiano in seguito ad un referendum ha un impatto maggiore e più longevo della mera retromarcia della maggioranza, retromarcia che, mi pare di capire, sia solo temporanea. Se questo è un bene od un male, lo lascio alla valutazione di ognuno. * Tu considera che abrogare una norma alla vigilia di un referendum per poi ripresentarla dopo qualche mese potrebbe essere considerato un mezzo per impedire all'elettorato di esercitare il proprio diritto ad esprimersi; è per questo che non sono pienamente convinto che passerà.
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Ma no, il discorso è diverso, almeno così pare in base a quello che sostiene lo stesso governo. Non si tratta di un abbandono del nucleare tout court, ma di una moratoria per far decantare gli effetti che Fukushima ha avuto sull'opinione pubblica. ll discorso nucleare verrebbe poi ripreso dopo che saranno noti gli esiti dei test di sicurezza che si stanno svolgendo in altri Stati dell'Unione. Poi c'è anche un discorso diverso, collegato ad un mero calcolo politico sull'opportunità di affossare i referendum (che non si limitano al solo nucleare).
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Allora: la vittoria dei "Sì" avrebbe comportato, nella pratica, il blocco degli attuali piani del governo sul nucleare, piani che prevedevano, a partire dal 2012, l'avvio delle procedure per la costruzione delle centrali. Da un punto di vista politico, la vittoria dei Sì sarebbe stata utilizzata da una parte della politica per affermare che "gli italiani non vogliono il nucleare". Il problema tuttiavia non si pone: quel referendum molto probabilmente non si farà perché il governo intende abrogare, per conto suo, proprio quella norma che sarebbe dovuta essere abrogata dal referendum. Quanto questa decisione sia stata motivata da un sincero ripensamento del governo, piuttosto che da altre ragioni contingenti, è OT su AP