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@gilla Tu IMHO vedi provocazioni dove non ce ne sono. Prima in un mio post, ora in uno di Coaster. Una delle cose che fa crescere le persone nella loro vita è il confronto di opinioni. Accettalo, metabolizzalo, anche quando in tale confronto si esprimono critiche verso le tue opinioni. L'importante è che sia civile. Poi questo è un forum, se tutto viene visto e vissuto come una provocazione, allora diventa poco divertente.
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Vero. Forse sarebbe il caso di fare un nuovo thread sui comportamenti idioti a cui si assiste quando ci si mette su strada... Un paio di settimane fa (ero in Sardegna), mi trovavo in una strada extraurbana buia (erano le 11 di notte), limite a 90. Supero una curva ed arrivo ad un rettilineo, limite di 50 (ero giunto nelle vicinanze di un centro abitato), quindi rallento. Subito oltre vedo due strane luci che si accendevano e spegnevano. Era un pirla in bicicletta, visibile solo grazie ai catarifrangenti dei pedali. Non aveva catarifrangente posteriore, non aveva luce posteriore (o l'aveva spenta), non aveva giubbotto retroriflettente (anzi, indossava una maglietta nera). All'entrata del centro abitato c'era una pattuglia della Polizia che fermava le macchine per i controlli di routine. Io non vengo fermato, ma decido di parcheggiare subito oltre per vedere se fermano il ciclista. Be', quello è passato davanti alla pattuglia bello come il sole e i poliziotti non hanno fatto una piega. In tutta franchezza, se mi fossi trovato davanti il ciclista prima, cioè quando andavo a 90, magari mezzo abbagliato dai coglioni che "si dimenticano" di spegnere gli abbaglianti, non so se l'avrei notato in tempo
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Esatto Marchionne oggi può fare il fighetto solo perché ha infilato bene l'operazione Chrysler, con tutto il contorno di garanzie e di tappeti rossi messi in piedi da Obama. Ma Obama vuole risultati, c'è una precisa roadmap da rispettare, scadenze anche abbastanza ravvicinate... Qualora la stessa non dovesse portare ai risultati sperati, sono certo che l'uomo dal maglione di cachemire andrà di nuovo a bussare alla porta del Pantalone italico per elemosinare incentivi rottamazione e cose simili. Diciamo che Marchionne fa il liberista perché oggi se lo può permettere. Ieri non sputava sugli aiuti di Stato e non è detto che domani non si ritrovi a dover di nuovo dipendere da essi.
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wow, tanto di cappello. Non condivido in toto, diciamo che sono d'accordo all'80%, in ogni caso non posso fare a meno di farti i complimenti per come hai espresso la tua tesi.
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Che il mio sia un pregiudizio, un giudizio, o perfino una tua erronea interpretazione di un mio pensiero, temo che non possa essere oggetto di discussione. La politica (intesa come viva il partito della mela piuttosto che quello della pera) non è argomento che si possa discutere in questi forum, così come chiaramente specificato nelle regole. Fa specie, tuttavia, che in questi momenti sia scoperto un ministero vitale come quello delle attività produttive. Fa anche specie che l'invito a FIAT ad ottemperare al reintegro di quei lavoratori debba venire dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti, proprio a causa di quel vuoto. Mi permetto solo di osservare, sperando di non superare i confini del divieto di trattazione di argomenti politici, che chi tu definisci come rappresentante dell'industria italiana, in realtà, al massimo, si può candidare a rappresentante delle PMI. Aggiungo per correttezza e non per semplice par condicio, che è da anni che la politica di destra, sinistra, sopra e sotto, ci ripete fino a scassarci i maroni che l'ossatura economica del nostro paese è data dalle piccole imprese... grazie alla cippa, da decenni non si fa più politica a favore della vera industrializzazione.
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E infatti i politici sono talmente preoccupati per la situazione che chi di dovere si è dimenticato di designare il nuovo ministro delle autorità produttive Quello è solo marketing.
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C'è anche, IMHO, la volontà di FIAT di capire fino a che punto possono spingersi nella "americanizzazione di fatto" delle relazioni industriali. E la volontà di Fiom di ritornare agli anni '70
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Da vecchio dietrologo, ti dico come la vedo io. FIAT da una parte e FIOM dall'altra stanno facendo a gara a chi ce l'ha più lungo. Da una parte a FIAT frega una cippa del blocco di quel carrello, ma vuole dare un segnale di tolleranza zero a FIOM e a chi si schiera con FIOM. Dall'altra parte a FIOM serve un qualcosa, qualsiasi cosa, che faccia rumore per giustificare le sue posizioni radicali rispetto alle altre due organizzazioni maggiormente rappresentative. Vedremo come finirà.
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Qual è la tua teoria, cosè che non ti piace per niente?
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In ogni caso il giudice si è posto il problema di cui discutiamo: quando i "capi" si sono avvicinati al carrello per riattivarlo, i manifestanti hanno deliberatamente fatto "melina" per ritardare le operazioni? Il giudice arriva alla conclusione, sentiti i testi, che In ogni caso vederemo cosa uscirà dal giudizio di merito.
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Mi spiego meglio (sempre con beneficio di inventario). La motivazione è stata: "Hanno deliberatamente bloccato un carrello in funzione", non "hanno deliberatamente impedito il celere riavvio di un carrello bloccato".
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Ni. Il cambio di rotta a cui ho fatto riferimento, unitamente ad altre cose venute fuori in sede di istruttoria sommaria, hanno minato la posizione di S.A.T.A. Poi quando ci sarà il giudizio di merito potrà cambiar tutto, eh. Magari verrà fuori che quelli si divertivano a prendere a calci il carrello, o ci si sedevano sopra Da quello che leggo (solo il decreto, non gli atti integrali delle parti), l'eventuale questione del ritardo nella riattivazione del carrello, cagionato dall'indebita presenza dei lavoratori nella zona gialla, non parrebbe essere stata sollevata da S.A.T.A., e comunque il provvedimento di licenziamento non era motivato in tali termini.
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La frase esatta contenuta nella memoria di S.A.T.A., così come riportata nel decreto, è: "Considerato che il carrellino non era in una delle stazioni di fermata, né era stato bloccato dalla società, deve necessariamente inferirsi che lo stesso sia stato bloccato per un contatto nella parte anteriore (Bumpers). A riprova di tanto si evidenzia che per riavviare il carrello è stato necessario premere un pulsante di reset posizionato sullo stesso". In altre parole quel passo della difesa di S.A.T.A. è un autogol mostruoso Giusto per informazione riporto l'art. 28 dello statuto dei lavoratori, applicato nel caso di cui parliamo: Art. 28. (Repressione della condotta antisindacale) Qualora il datore di lavoro ponga in essere comportamenti diretti ad impedire o limitare l'esercizio della liberta' e della attivita' sindacale nonche' del diritto di sciopero, su ricorso degli organismi locali delle associazioni sindacali nazionali che vi abbiano interesse, il pretore del luogo ove e' posto in essere il comportamento denunziato, nei due giorni successivi, convocate le parti ed assunte sommarie informazioni, qualora ritenga sussistente la violazione di cui al presente comma, ordina al datore di lavoro, con decreto motivato ed immediatamente esecutivo, la cessazione del comportamento illegittimo e la rimozione degli effetti. L'efficacia esecutiva del decreto non puo' essere revocata fino alla sentenza con cui il pretore in funzione di giudice del lavoro definisce il giudizio instaurato a norma del comma successivo. Contro il decreto che decide sul ricorso e' ammessa, entro 15 giorni dalla comunicazione del decreto alle parti, opposizione davanti al pretore in funzione di giudice del lavoro che decide con sentenza immediatamente esecutiva. Si osservano le disposizioni degli articoli 413 e seguenti del codice di procedura civile. Il datore di lavoro che non ottempera al decreto, di cui al primo comma, o alla sentenza pronunciata nel giudizio di opposizione e' punito ai sensi dell'articolo 650 del codice penale. L'autorita' giudiziaria ordina la pubblicazione della sentenza penale di condanna nei modi stabiliti dall'articolo 36 del codice penale.
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Prima di tutto non è una sentenza ma un decreto (lo so, sono un temperasupposte ). Il giudice in sostanza dice (riassumo): 1) i 3 lavoratori, durante lo sciopero, avevano sostato in una zona delimitata da apposite segnalazioni e riservata al transito dei carrelli 2) i carrelli sono dotati di sistemi di sicurezza (radar) che, all'approssimarsi di un ostacolo, si fermano, salvo poi ripartire automaticamente quando l'ostacolo viene rimosso 3) i manifestanti, ancora nella zona vietata, vengono raggiunti dai "capi" che li accusano di essersi messi lì per bloccare un carrello 4) i manifestanti ed i capi litigano ("tu hai bloccato il carrello", "no, erano già fermi", "guarda che imputo lo sciopero anche agli altri lavoratori, visto che non possono lavorare"). 5) alla fine i manifestanti lasciano la zona vietata e i carrelli non ripartono automaticamente, cosa che sarebbe dovuta accadere (così si legge) se fossero stati bloccati dalla presenza dei manifestanti in quella zona. 6) ai lavoratori viene inviata una contestazione disciplinare che li accusa di essersi deliberatamente collocati in quella zona per causare il blocco di quel carrello 7) i lavoratori, tramite la FIOM, si giustificano affermando quanto ho scritto sopra, cioè che i carrelli non erano ripartiti automaticamente e che, probabilmente, chi aveva bloccato il carrello stesso, secondo loro attraverso il pulsante di sicurezza, era un responsabile UTE. 8) i lavoratori vengono licenziati per aver deliberatamente cagionato il blocco di quel carrello. La Società deposita una memoria difensiva in cui scrive: 9) siccome nessuno dei nostri poteva aver bloccato il carrello, lo stesso deve essere andato in blocco di sicurezza perché ha urtato un ostacolo col bumper (e qui, cambiando parzialmente la ricostruzione del fatto, IMHO si sono giocati la partita) Il giudice assume sommarie informazioni da cui apprende che: 10) i lavoratori non si erano mai avvicinati tanto al carrello da causare l'intervento del radar (blocco termporaneo con successiva ripresa automatica) né da urtare il bumper così causando un blocco di emergenza che necessitava di procedura manuale di reset. 11) era già successo in passato ed in condizioni ordinarie che i carrelli si fermassero per ragioni accidentali (urto contro viti o tappini) o per intervento umano (blocco azionato per impedire "l'accumulo" dei carrelli in caso di fermo delle linee di produzione) Il giudice conclude che il comportamento dei lavoratori era senz'altro passibile di sanzione disciplinare perché anche se il carrello era già fermo, loro non dovevano entrare nella zona gialla. Il fatto che non abbiano cagionato il blocco del carrello (le risultanze tendono ad escluderlo), rende però il fatto non abbastanza grave da giustificare un licenziamento (non hanno interrotto la produzione, la produzione era già interrotta da prima e per altre ragioni). Che poi FIAT (recte: S.A.T.A.) abbia comunque proceduto al licenziamento, pur avendo verificato che i fatti si erano svolti diversamente da quanto inizialmente aveva ipotizzato (il cambio di rotta nella loro memoria difensiva rispetto al provvedimento di licenziamento lo dimostra), unitamente al fatto che era in corso uno sciopero, diritto costituzionalmente protetto, lo porta altresì a stabilire che quel licenziamento aveva alla base ragioni antisindacali.
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Sarò diventato cinico, ma IMHO non credo che gli sia servito da lezione.
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No? Guarda che tu hai scritto La sanzione disciplinare deve essere proporzionata all'infrazione commessa. Il giudice ha espressamente affermato che il comportamento dei dipendenti era censurabile, ma ha anche detto, in soldoni, che sono stati licenziati per aver bloccato i carrelli, cosa che materialmente non potevano aver fatto, perché, almeno da quello che risulta, i carrelli erano già fermi per altre ragioni (qualcuno, forse un responsabile di linea, aveva azionato in precedenza l'interruttore di sicurezza).Comunque io ci rinuncio, per dialogare bisogna essere in due
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Ma chi l'ha detto che quelli si erano seduti sui carrelli? Scusa eh, ma dove tiri fuori 'ste storie che non stanno né in cielo né in terra?
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Secondo le evidenze emerse in giudizio, quegli operai non avrebbero bloccato i carrelli. Poi per carità, il procedimento ex art. 28 è sommario, ma ripeto: la stessa FIAT si è contraddetta, scrivendo certe cose nelle contestazioni disciplinari che hanno portato ai licenziamenti e cose diverse nella memoria di costituzione in giudizio.
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Il rapporto di lavoro nasce da un contratto fra le parti. Questo contratto contiene l'oggetto del rapporto di lavoro, nonché le sue condizioni, nonché le mansioni. Se ti assumo per fare determinate cose, posso cambiarti le mansioni solo entro specifici limiti (leggiti l'art. 2103 c.c.). Il tuo superiore ti dà gli ordini e le direttive che tu devi eseguire (c. 2 art. 2104 c.c.), ma sempre nell'ambito delle mansioni citate (rileggiti l'art. 2103 c.c.). Poi, se permetti, io non sto giustificando nulla, ti sto riportando come è regolato oggi in Italia il rapporto di lavoro. Non ti sta bene? Parliamone (magari altrove visto che qui stiamo sconfinando nell'OT), ma facciamolo con cognizione di causa. Esattamente, ma se vieni assunto come ragioniere o poi ti fanno lavare i cessi, forse forse ti renderai conto anche tu che qualcosa non fila pe il verso giusto, no? Mai detto il contrario, anzi, massimo rispetto per tutti i lavori. Affatto, io mi riferivo al datore di lavoro da te teorizzato, quello che "o fai quello che cazzo mi pare oppure te ne stai a casa". Personalmente conosco centinaia di datori di lavoro, alcuni meno signori di altri. Certo. Basta che il giudice imparziale non sia quello che decide secondo i tuoi gusti. Hai per caso letto il decreto ex art. 28 L. 300 relativo alla vicenda di Melfi? Magari sarebbe il caso di farlo. No, non regge, la legislazione che "mette il datore di lavoro nelle condizioni di dover vessare il proprio dipendente" non mi convince. Un po' come "il peso fiscale elevato costringe i poveri ricchi ad intestare il proprio Yacht ad una società fittizia con sede nelle Cayman".
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Bene, da domani il tuo lavoro consiste nel pulire i cessi aziendali con lo spazzolino da denti, il tuo spazzolino da denti. Non ti sta bene? Sei sempre libero di andartene Te lo ripeto ancora una volta: il datore di lavoro paga il dipendente perché questi svolga le mansioni per cui è stato assunto, non per avere uno schiavetto a disposizione di ogni suo capriccio. Se permetti, preferisco che sia un giudice a stabilirlo.
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Così facendo sei automaticamente passato dalla ragione al torto. Capisci che quello, nonostante le tue intenzioni non fossero realmente violente, è un reato?
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Non è una conferma di nulla, la frase da te quotata è una speculazione di Max Warburton che non è un rappresentante di VW, bensì un analista inglese, per intenderci lo stesso che non più di 6 mesi fa sosteneva che Chrysler sarebbe finita a fare esclusivamente la RAM e la Jeep, nonché a "prestare" le sue fabbriche per la costruzione delle FIAT destinate al mercato americano.
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Il punto, e mi ricollego a quanto detto da TonyH, è che il lavoratore vessato o tiene duro e sopporta ad oltranza, prendendo mazzate sui denti ogni giorno e a detrimento della sua salute, oppure, se si dimette, ottiene un ristoro economico insufficiente a costituire deterrente per tali comportamenti vessatori da parte del datore di lavoro.
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