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loric

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  1. Facciamo fare a Putin quello che crede, che si prenda pure l'Ucraina in toto od in parte (che poi è la stessa cosa). Poi vediamo a chi toccherà. L'unica nostra fortuna (parlo dell'Italia) è che noi siamo abbastanza lontani e contiamo un cazzo, quindi dovremmo essere in fondo alla lista, speriamo solo che Putin non abbia troppa nostalgia del mare della Sardegna da quella volta che è venuto a trovare Scilvio. Tanti auguri.
  2. Evabbe', confermiamo a Putin (che è un dittatore, non nascondiamoci dietro un dito) che si può pappare l'Europa dell'est quando gli pare e come gli pare, dando la colpa ai gps sballati dei suoi soldati che si perdono e finiscono in paesi stranieri per sbaglio. Ricordo che un atteggiamento del genere l'ha tenuto Chamberlain negli anni '30, con risultati non proprio brillantissimi.
  3. La Germania non saprei. La Polonia è invece dichiaratamente disposta. Anche perché sanno benissimo che la politica dell'appeasement, proposta da altri Stati membri, in passato non ha proprio funzionato benissimissimo.
  4. Sappiamo tutti (peraltro me l'avevi ricordato tu stesso) che le armi pesanti ex sovietiche abbondano. Basterebbero quelle, perché se è vero che che i soldati Russi usano armi più avanzate degli Ucraini, si tratta pur sempre di mezzi non "bleeding edge". A ciò si aggiunga che Putin è costretto a mantenere la facciata "non abbiamo inviato nostri soldati in Ucraina anche se ogni tanto qualcuno si perde" (a beneficio più della propria opinione pubblica che delle imbelli diplomazie straniere). Peraltro l'ideale sarebbe fornire quelle armi e quei mezzi in maniera semi-ufficiosa e poi se Levrov apre bocca, rispondere "Non sono nostre, le avranno comprate in qualche negozio". Del resto questa scusa i Russi la conoscono bene, l'hanno usata fino a poche settimane fa.
  5. In realtà per rimettere le cose a posto servirebbe semplicemente fornire armi ed un po' di intelligence militare all'Ucraina (la strategia dell'esercito Ucraino è poco sofisticata, si riduce a "bombardiamo qui, bombardiamo là e che Iddio ci aiuti"). Che poi è quello che Putin ha sempre fatto coi separatisti prima di mandare le proprie truppe. Anzi, Putin ha fatto di più, esistono foto delle milizie di Novorossiya e DNR (con tanto di bandiere e striscioni) mentre si addestravano in Russia già nel 2012. E DNR e Novorossiya a quei tempi nessuno neanche sapeva cosa fossero.
  6. La situazione è semplice: l'Ucraina stava schiacciando i "separatisti", nel giro di un paio di settimane avrebbe finito la sua operazione contro "i terroristi appoggiati da Putin". Putin, che non ha in realtà interesse a conquistare l'intera Ucraina, gli basta controllare anche indirettamente (modello Transnistria) le regioni ad alta concentrazione manifatturiera, ha incrementato gli aiuti ai separatisti ed ha fatto entrare proprie truppe regolari, dotate di armi più avanzate di quelle in possesso degli ucraini. Si parla di circa 1500/1600 soldati russi (gli ucraini sostengono 4/5000) con tank, contraerea, missili et similia in abbondanza. Le sorti del conflitto si sono ribaltate e Kiev ha chiesto aiuti all'ovest. Aiuti intesi non come un intervento militare diretto della NATO, degli USA o quant'altro, bensì in termini di armi e mezzi. L'Europa come al solito fa finta di nulla. E' evidente anche al più miope dei fanboy filoPutin che la Russia sta invadendo l'Ucraina dell'est, ma la soluzione al conflitto può essere solo diplomatica, dicono i leader UE, per cui si escludono aiuti militari anche solo in termini di mezzi (salvo qualche centinaio di elmetti e giubbotti antiproiettile graziosamente donati da qualcuno). Le ex repubbliche sovietiche o comunque dell'ex orbita URSS (compresa la Polonia) sono ovviamente nel panico, la NATO non può intervenire in autonomia (l'Ucraina non è Stato membro) né senza mandato (e Obama si trova a dover gestire più conflitti di quanti ne possa maneggiare). Le eventuali sanzioni economiche a cui si sta pensando (blocco del finanziamento del debito pubblico Russo) sono pesanti ma efficaci solo nel lungo periodo, la Russia ha riserve auree tali da permetterle di andare avanti autofinanziandosi per almeno un anno. Il problema è che l'Ucraina è già molto se resiste due mesi.
  7. Certo, chi se ne frega, tanto in molti neanche sanno dove stia l'Ucraina. Poi la prossima volta toccherà all'Estonia o alla Lituania. Alcune dichiarazioni di Putin, che ricordano quelle rese qualche anno fa sull'Ucraina, non lasciano presagire nulla di buono. Ma chi se ne frega, tanto sono stati di poco conto. Devo continuare?
  8. Capita che le truppe Russe che non sono in Ucraina (salvo quelle col Garmin difettoso) stanno spazzando via le truppe Ucraine da Lohansk. E siccome l'Europa ripete il mantra "Si deve risolvere la crisi Ucraina, ma con la diplomazia, senza intervento militare", Putin risolverà la crisi Ucraina (a modo suo) senza diplomazia e con l'intervento militare.
  9. Che ci fa alfa in FCA? Vabbe', buonanotte, siamo tornati ad un pelo da "Marchionne vendi il biscionne"
  10. Il pulsantone rosso con la scritta "Engage" serve ad attivare il motore di curvatura? edit: rileggendo c'è scritto "Engine". Move along, nothing to see here
  11. Assolutamente d'accordo. Ma il problema di questo paese è che di problemi ne ha mille e sono tutti bravissimi a mettersi di traverso quando si comincia a lavorare sulle soluzioni, col risultato che non si risolve mai nulla.
  12. La CGIL ti risponderebbe che l'80% dell'IRPEF arriva da lavoratori dipendenti e pensionati. E' inutile, ogni gruppo di pressione ha individuato il proprio capro espiatorio da additare come fonte di ogni male. Siamo arrivati ad un punto in cui non è più possibile ragionare.
  13. I controlli ci sono già. Quasi ogni singolo licenziamento viene impugnato. Molte impugnazioni sfociano in una causa in tribunale con un giudice che esamina il licenziamento ai raggi X. Ed il giudice 9 volte su 10 è sin dall'inizio dalla parte del lavoratore.
  14. No, non sono d'accordo. Il mobbing (pratica che condanno) non è a costo zero. Ci vuole tempo per "convincere" il dipendente a dimettersi e se questo è un po' scafato si mette in malattia ed i tempi diventano biblici (e se la malattia è a carico del datore di lavoro, i costi esplodono). Il motivo che fa ricorrere al mobbing è che esso, se ha successo, si conclude con una lettera di dimissioni e quindi non c'è alcun licenziamento che può essere impugnato. Chiaro che il lavoratore può far causa per mobbing, ma questa spaventa di meno perché, a differenza di quanto succede nelle cause di licenziamento, in cui il lavoratore non deve provare nulla mentre il datore di lavoro deve convincere il giudice di aver avuto una ragione granitica per licenziare, nelle cause per mobbing l'onere probatorio è tutto in capo al lavoratore. Ed è un onere probatorio non semplice. Del resto le evidenze empiriche sono abbastanza univoche nell'indicare che le rigidità contrattuali pesano di più dei costi diretti nelle scelte dell'imprenditore. Per fare un esempio, la legge Fornero ha modificato la disciplina del contratto a tempo determinato introducendo un contributo aggiuntivo, a carico del datore di lavoro, specifico per tale tipologia di contratti. Questo contributo aumenta ancora di più il divario di costo fra contratto a termine e contratto a tempo indeterminato (quest'ultimo dava diritto già da tempo a detrazioni IRAP che nel contratto a termine non ci sono). Contemporaneamente la legge Fornero ha ridotto alcune rigidità del contratto a termine. Uno può pensare che, in tempi di crisi, i maggiori costi rispetto al passato (quando il contributo aggiuntivo non esisteva) del contratto a termine abbiano prodotto un calo nel numero di assunzioni con tale tipologia contrattuale. Invece no. Post Fornero il contratto a termine, seppur in un quadro complessivo di aumento della disoccupazione, è cresciuto, in percentuale, in maniera prepotente, mentre il ricorso al contratto a tempo indeterminato, sensibilmente meno costoso di quello a termine, ha continuato nel suo declino. Per questo ritengo che il rischio da te paventato, in realtà, sia veramente molto remoto
  15. Quindi converrai che sarebbe giusto, con meccanismi da definire, che al datore di lavoro sia data la possibilità di licenziare un dipendente, ovviamente per ragioni non illecite, sia erogando una indennità economica, da definire in termini di modalità e quantità, sia facendosi carico del percorso di ricollocazione professionale attraverso un'agenzia per il lavoro. In altri termini si tratterebbe di una libera recedibilità onerosa e socialmente responsabile. Invece oggi il datore di lavoro fatica a licenziare, ma quando ci riesce il lavoratore rimane col culo per terra.
  16. Non puoi obbligare un'azienda a tenersi dei lavoratori che non vuole. L'attuale legislazione ci prova, col risultato che le risorse vengono tutte impiegate nella conservazione del posto di lavoro e quando il lavoratore è definitivamente espulso (perché alla fine ci si riesce) è abbandonato a se stesso.
  17. Guarda, il turismo, se sviluppato adeguatamente, può andare benissimo per la Sardegna, anche perché lì non ci puoi fare altro. Pensare di fare del turismo il core business della Lombardia mi pare una... ehm, ci siamo capiti
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